SCENA TERZA.

Osvaldo

venendo dalla destra ansioso e cupo come cercando qualcuno, s'incontra con Barbara, che viene dalla sinistra.

Barbara, venite qua, guardatemi bene negli occhi affinchè io veda se qualche cosa trema mentre vi rivolgo una domanda.

Barbara

stupita.

Osvaldo! Vi ascolto! ma siate calmo.... io non tremerò. Non capisco che cosa possa farmi tremare....

Osvaldo.

Tanto meglio! Io ho avuto un pensiero terribile!... Barbara. Noi ci trasciniamo sempre con noi questo dramma del bambino....

Barbara.

Ebbene....

Osvaldo.

Ebbene, mio padre è morto.

Guardandola fisso, dice lentamente.

Ecco una bocca che non parlerà più. E il mistero di questo bambino che uno di noi ha ucciso....

Barbara.

Osvaldo!

Osvaldo

stringendole il polso, dominato da una terribile ansietà.

Questo mistero, dico, complicato dalla disgrazia di mio padre, non vi fa pensare a qualche cosa di assai terribile.... per esempio a qualche cosa che voi non osate confessare a me?...

Barbara

fissandolo.

Nulla, nulla.

Osvaldo

allontanando la mano di lei bruscamente.

Eh! Chi vi capisce? Chi può leggere dentro di voi?

Barbara

con rimprovero.

Osvaldo?

Osvaldo.

Quando voi mi domandaste, ieri, se credevo alla vostra innocenza, io vi risposi sinceramente di sì!

Barbara.

Anch'io vi ho risposto ora sinceramente.

Osvaldo.

Non è vero! Basta guardarvi. E mi è bastata un'occhiata che ho sorpreso un'ora fa, un'occhiata che si scambiavano vostro marito e Gaspare, per capire che qualche cosa passava di assai fosco nella loro anima.... Ma verranno qui, tra poco! e si siederanno a questa tavola! Voglio guardarli bene in faccia!

Mutando.

Perdonate, Barbara, il mio scatto....

Barbara.

Io non mi siederò a questa tavola. Rimarrò di là.

Osvaldo.

Vorrete darmi questo dolore?

Barbara.

Osvaldo, vi darei proprio un dolore?

Osvaldo.

Sì.

Barbara.

Ma.... non so....

Osvaldo.

Vi fa paura questa tavolata mentre nella stanza di là si veglia un morto? Ma forse che io, che sono suo figlio, non mi siederò a una di queste sedie? Mi siederò, Barbara, e spezzerò il pane che i miei parenti mi porgeranno come vuole l'usanza: perchè vengono anche i miei parenti e si offenderebbero se qualcuno mancasse. D'altronde sono contento di guardarli tutti bene in faccia....

Di nuovo tornando cupo e costringendo Barbara a star ferma dinanzi a lui.

Chi sa che essi non abbiano da dirmi qualche cosa. Barbara, quando li fisserò negli occhi, come ora faccio inutilmente con voi!

Barbara

svincolandosi.

Lasciatemi! Non voglio essere guardata così!

Si avvia a destra lentamente.

Io non verrò a questa tavola stasera.

Osvaldo

cupo.

Voi verrete, Barbara. Voi verrete altrimenti crederò che abbiate paura di me più che della morte!

Barbara

con pietosa dolcezza, mutando all'improvviso, lo guarda tentennando il capo.

Povero Osvaldo! Mi fate tanta pena che vi darei tutte le mie lacrime se potessero servire a qualche cosa!

Indi a Palmina con cui s'incontra sul limitare della porta.

Palmina! Tenetegli compagnia, non lo lasciate solo.

Via.

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