Osvaldo dalla sinistra s'incontra con Barbara che era tornata indietro mentre le Maschere si sbandavano.
Osvaldo.
Barbara!
Barbara.
Osvaldo!
Osvaldo.
Sono qui. Non dovrei esserci.... Ho sentito il bisogno irresistibile di venir fuori.
Barbara
lietamente.
E io sono venuta a cercarvi! Ho picchiato alla porta della vostra casa. Nessuna risposta.
Osvaldo.
Le maschere mi hanno circondato. Per fortuna pochi mi conoscono qui. Bisogna che impari a nascondermi. Ma io lascerò questo paese. Voglio andarmene lontano un'altra volta. Ma povero, come quando partì per la prima volta mio padre! Anzi bisogna che mi aiutiate....
Barbara.
In che?
Osvaldo.
Voi mi diceste di amarmi un giorno.
Barbara.
E anche ora...! Soltanto, vi amo molto di più.
Lo guarda.
Osvaldo, bisogna riafferrare la vita e spronarla al galoppo!
Osvaldo.
Sì, se mio padre fosse soltanto morto. Ma io ho vergogna! Ho vergogna.... di lui, di me....
Barbara.
E poi?
Osvaldo.
E poi.... non lo so.... Capisco che così non è possibile vivere. Ho sentito piangere un bambino stanotte, nella casa vicina.... Non era il pianto di quell'altro: lo so bene, Barbara.... Ma era un pianto terribile, un pianto che stringeva la mia gola come una vendetta. Come farò a sottrarmi a tante grida? Aiutatemi, Barbara. Aiutatemi a credere ancóra di poter vivere!
Barbara
fosca.
Per aiutarti a credere bisognerebbe seguitare la strada insieme. Invece tu ti fermerai qui al tuo paese non ostante il proposito di sottrarti all'incubo che per il momento ti sovrasta. Lo so, lo so.... I vincoli della tua razza ti serrano, ti riprendono.... Quel campanile è un po' la tua infanzia, Palmina è dolce e buona e tu pensi a lei come a un rifugio.... Perfino il massiccio e lucido dottor Fox non è stonato su questo fondo di collina dove per te rifiorirà l'idillio....
Con veemenza.
Ma allora.... ma allora non bisogna chiedere il mio aiuto.... Perchè io ti aiutassi a dimenticare bisognerebbe riprendere insieme la nostra vita nomade.... tornare ai paesi che accecano.... ai paesi che vivono terribilmente di sole e sono divorati dalla vastità dei fiumi e dalla cupidigia degli uomini.... Pensa alla gioia di una mattina in cui salendo dal boccaporto della tua nave rivedi la baja di Guanabara, oppure ti ritrovi in mezzo al cerchio ardente di Botafogo. Osvaldo!... Osvaldo!... Per uccidere un rimorso, per addormentare un cruccio bisogna tornare laggiù dove si brucia.... Io ti ho visto già ardere di sdegno....
Osvaldo.
Barbara.... Barbara....
Barbara
violenta.
In mezzo a quel fosco dramma, al tuo lugubre banchetto, il tuo volto era così terribilmente sbiancato dall'ira che io non so dimenticarlo.... Troppa angoscia e troppo sdegno per placarli all'ombra di un modesto campanile di provincia!... Osvaldo, torna laggiù con me nei paesi della febbre, dove si smania.... dove si delira....
Osvaldo.
Barbara, io sento che vicino a te tutta la mia volontà si paralizza.... E che vuoi fare di me, Barbara?
Barbara
ride come presa da una smania gioiosa di lussuria.
Ragazzo! Sei un ragazzo!
Gli sconvolge la testa con una mano. Si baciano perdutamente.
Una pausa. Il campanile si illumina della luce viola. Poi un canto si ode lontano – a tre voci – di contadine. Si entra nell'incanto della Poesia. Osvaldo e Barbara pare che si destino da un sogno. Le loro facce a poco a poco si trasfigurano. Appare il terzo Mago nel mezzo della scena. Dalla destra tornano il Cieco e la Donna in lutto. Mentre Osvaldo rimane a sedere come immemore, Barbara si alza in piedi e poi si avvicina lentamente al Cieco quasi obbedendo a un fascino ipnotico.