LO ZAFFIRO DEL MARE

Kingston! Città bianca di uomini neri, in mezzo a montagne che in ogni ora in ogni momento del giorno trovano la maniera di colorarsi d'azzurro, dinanzi ad una baia di smeraldo che all'alba ed al tramonto si marezza pazzamente d'oro...

Strade polverose, fiancheggiate di bazar interminabili, gremite di neri civilizzati che portano cravatta e colletto e di nere eleganti che inguainano in calze color fragola o pistacchio le loro gambe di bronzo! Tumulto di carri e di facchini nei quartieri vicini al porto, di sacchi e di camions, di argani e di vinchs. Caffè, cacao, coprah, banani ed ananas per ogni dove. Atmosfera di carbone. Sole e sole. Qua e là un gran tralcio di bughenviglia in fiore il quale, sporgendo paradossalmente dal cortile di una limited, irride col suo sorriso alla febbre dei bianchi scamiciati che inseguono dollari e sterline e all'eccitazione dei neri marci di sudore che buscano lo scellino da dare allo spaccio di whisky e di agua ardiente.

Poi le strade si allontanano dal porto. Si calmano e si puliscono. Terminano i bazar di cianfrusaglie ed i depositi di barili. Pian piano incomincia la campagna che canta la gloria di Dio e la soavità dell'amore. Palme e palme. Fiori e fiori. Ventagli verdi che sventagliano la terra. Frangipani che si sfarinano nell'aria. Noci di cocco che suonano le castagnette al soffio del vento. Lungo le siepi ridono mille fiori. Azzurri, rosa, carnicini, lilla, amaranto. Ogni capanna ed ogni casa è un gioiello in uno scrigno di corolle. Enormi oleandri spremono nell'aria il loro profumo. Vaniglie e girasoli cintano i campi.

Se avete contemplato la campagna di Giamaica, non tornate più a Kingston! È orribile. E gli uomini sono così buffi. I bianchi ed i neri. Solo due occhi di mulatta potrebbero conciliarvi con la città. Due occhi di onice in un'acqua bianco-blu. Ma la mulatta giuoca il foot-ball, parla inglese e mastica chewing-gum. Novanta volte su cento è... sufragette. Nera, per giunta!

New-Castle! L'automobile sale la montagna, su per belle strade levigate che fanno la réclame ai sistemi coloniali dell'Inghilterra. A destra ed a sinistra campi di cacao e di caffè giuocano a giro tondo coi boschi di campeggio. Fra un colle e l'altro, l'antica foresta vergine ha lasciato un piccolo campionario di ciò che era l'isola prima che Cristoforo Colombo scoprisse l'America. Mentre l'automobile sale, l'isola scende e si allarga. Vi mostra la sua bellezza. V'apre le pieghe della sua gonna meravigliosa che arriva fino al mare, tonda e gonfia come una crinolina. Nelle pieghe vezzeggiano i villaggi, ridono i fiumi, verdeggiano le foreste, folleggiano le cascate. Il mare è una grande distesa verde-azzurra nella quale le baie paiono specchi messi lì per la vanità delle nuvole. Ogni tanto il bungalow di un colono – giocattolo di legno in una serra – vi fa sentire la nostalgia degli assegni in bianco sul conto corrente della vita.

Quando arrivate a New-Castle, trovate una cittadina di casette di legno coi tetti a punta che v'esuma dai ricordi della scuola il grafico del teorema di Talete: piccola affermazione d'ordine in mezzo al gran disordine radioso della Natura. Il conducente nero, fiero di essere suddito dell'Inghilterra, vorrà portarvi a passeggio pei viali di ghiaia e mostrarvi quelle bellissime cose che sono una chiesetta evangelica coi tetti a punta che fa a pugni col molle ondeggiare delle palme circostanti od un ospedale ultra-asettico che ha pitturato di calce anche i tronchi degli alberi del giardino.

Bucati soldateschi vezzeggiano nei cortili. Il vento della Giamaica giuoca a rimpiattino con le mutande dei soldati di S. M. Britannica. Le bionde ed altere nurses che s'affacciano alle verande, guardano severamente lo straniero che passa. Chi turba i breakfast di New-Castle?

I volti sparuti dei malati vi dicono che il Tropico non è adatto per le reni e le milze della razza bianca, soprattutto quando appartengono ai devoti del whisky e del gin. Certi visi gialli ed infossati vi fanno guardare con ostilità gli ibischi che impazzano nei campi e nei giardini. Ma trecento metri più in su dimenticherete tutto. Il gran giardino tropicale di New-Castle vi stringerà nel suo abbraccio incantato e vi soffierà in volto il suo alito di malia. Tutti i frutti e tutti i fiori delle terre calde sono riuniti in questo orgiastico Eden di verde e di colori che l'Inghilterra ha creato noleggiando al servizio dell'Imperial College la potenza del Tropico e la feracità della Giamaica. Se sapete trovare in uno dei tanti viali uno dei mille angoli di paradiso che vi abbondano – per esempio una panca circondata di bambù e di papiri, in margine ad un corso d'acqua che mai non vede il sole, sotto una triplice tettoia di buchenviglia in fiore, di manghi carichi di frutti e di enormi fichi di Babilonia stracolmi di nidi – e se avete la fortuna di non incontrarvi una nurse con la cuffia abbracciata ad un soldatino scozzese in gonnella, potete dimenticare, nella beatitudine di un'estasi impagabile, tutti i vostri guai, anche il conto dell'automobile noleggiato ad ora che v'aspetta nello square della Regina.

Sant'Antonio! Sogno d'un mandarino di Canton dopo una pipa d'oppio! Strofa di un poeta, ebbro di vino e di amore! Fantasia di un maragià che ha fumato il narghilé sulle terrazze di Odeypure!

Un esercito di palme precipita dalla montagna a mare per suicidarsi, ma... quand'è già chino sull'acqua, si ferma. L'acqua passa sotto l'arco dei suicidi che hanno avuto paura e li irride con una gran risata di spuma e di frantumi di perle. V'è odor di miele nell'aria. Avete il miele nelle vene e nell'anima. La conca di Sant'Antonio – il famoso Blue Hole – è una lastra azzurra nella quale si specchiano il celeste del cielo ed il turchino dei monti, creando una colorazione indefinibile di zaffiro. Il colore della Giamaica, zaffiro dei Tropici. Perchè le montagne paiono azzurre e l'acqua è cilestrina? Chi può dirlo? La costa si sporge, s'avanza, si flette, s'arcua, s'arrotonda per cingere con grazia un punto della baia e creare il Blue Hole. Ogni insenatura è un angolo di bellezza. Ogni promontorio è un giardino incantato. Una lingua di terra sporge più delle altre. S'inoltra con civetteria nel mare. Tremola e smorfieggia. In un altro luogo del mondo questa sporgenza sarebbe un nonnulla di verde e di sabbia, oppure sarebbe scelta da un banchiere arricchito per costruirvi un villino col tennis. Qui no. I banchieri non sono ancora arrivati. Vi sciamano invece le palme, sparpagliate con grazia e con parsimonia, in modo che ognuna di esse sia librata nel suolo come un ninnolo prezioso e possa specchiarsi intera nell'acqua con tutti i suoi brividi. Quattro famiglie nere hanno scelto questo sito per costruirvi quelle loro indefinibili baracche di legno che sembrano fatte apposta per stare in mezzo ai cocchi ed alle banane. Una canoa legata ad una palma si dondola sull'acqua. È il monile del quadro. Poi la lingua di terra finisce in una specie di ciuffo: un ciuffo d'alberi in fiore: accomodato come un mazzo di sposa.

Ed i merli metallici vi cantano le loro canzoni...

Rio Cobre! Fiume che trae il suo nome da una miniera di rame che gli indios rivelarono il 3 maggio 1494 a Colombo. Fiume-poeta. Nasce nelle montagne azzurre. Conosce l'acre sapore dei boschi, il fragore delle cascate ed il tormento di una tubatura idroelettrica. Giunto a valle, conforta le sue nostalgie e le sue sofferenze in canali filosofici che vagabondeggiano pigramente pei campi e pei bananeti, ora fiancheggiati da filari di cocchi, ora nascosti nel sussurro dei bambù o cintati da fantastiche palizzate di papiri. È un fiume verde. Pare che le sue acque siano diventate verdi a forza di riflettere tanti alberi e tante foglie!

V'è sempre un nero pronto ad affittare al viandante una canoa che sa andare con lentezza sull'indolente giro dei canali. E sono allora ore di sogno. Ore di musica. Ore di dolcezza che sciolgono l'anima in un nettare d'Afrodite. La barca partecipa al fremito delle foglie. Sfiora bungalows e capanne. Sorprende amori di bestie e di uccelli, di biscie e di farfalle. Vi rivela intimità di stanze tropicali che non sanno di essere vedute. A volte incontrate una nidiata di ragazze nere che si bagnano in acqua e che fuggono al vostro sopraggiungere con un volo spaurito di ombre e di statue oscure. Spesso la buchenviglia – il fiore tipico della Giamaica – ha scelto un angolo del Rio Cobre per sfoggiare la sua fecondità e la sua bellezza. Allora è una cascata di velluti amaranto che precipita in acqua! I rami creano giuochi di grazia e di colore che sono un riflesso dell'infinito. Talvolta la foga dei fiori è tale che attraversano in massa il canale e vanno a slargarsi sull'altra sponda. Una diga di corolle sbarra il canale. Chiude la strada della delizia. Il barcaiuolo apre con l'accetta un passaggio. Fa un arco. La barca vi passa. S'empie di petali rossi e violetti. Si vedono i riflessi dell'amaranto nello smeraldo. Si sente il brivido dell'anima che trema per l'incanto...

Montego Bay! Due taverne si fronteggiano in una piegatura della baia. Una vende rhum di Giamaica con soda d'Inghilterra ed è frequentata da neri civilizzati che sanno dov'è Oxford. L'altra fa ballare la marimba alle coppie nere e mulatte di Montego. Tra le due taverne c'è una panca che dà le spalle ad un boschetto di vaniglia. Fa caldo e le due bettole sono aperte.

Nella prima tavolini ricoperti di tela incerata a scacchi bianchi e rossi. Oleografie inglesi di cani e di cavalli sui muri. Al banco un irlandese color rosso mattone in maniche di camicia. La camicia aperta lascia vedere uno scapolare di madonna. La clientela è composta di clerks e di impiegati del governo che bevono sodo, che discutono di foot-ball, che fumano sigarette inglesi, che ogni tanto perdono l'equilibrio e stramazzano ubbriachi marci fra le gambe dei tavolini. La civiltà bianca applicata alla razza nera ha nel Novelty Bar uno dei suoi templi giamaichini. Fonografo e pianola si alternano per divertire la clientela. Gli avventori son ben quotati nell'ufficio di polizia del distretto: gente che frequenta la chiesa evangelica e che rispetta il week end. Speranze del domani politico ed amministrativo di Giamaica.

Di fronte c'è invece la classica taverna indigena delle Antille, diretta da un cubano che ha fatto soldi in Haiti assoldando tagliatori di canna ed ora finisce d'arricchirsi facendo ballare le coppie nere e mulatte di Montego. Ha pagato la licenza ed è in regola con la legge, anche se i cortili del Marimbal non lo sono con la morale. L'educazione inglese esige che i neri ballino danze per bene: fox trot, cioè, e two-steep. Ma ogni tanto ci scappa la marimba ed allora sembra che danzino anche le palme e le stelle.

Marimba di Haiti! Marimba di Guatemala! Marimba dei neri d'Africa e degli indios Maya, fatta apposta per le genti e per le notti dei Tropici! Danza di terra calda per gente nuda. Giuoco infantile che evoca la suprema carezza e fa dimenticare la magra cena composta di una sola banana.

Nella notte oscura, tempestata di solitari, satura di profumi, piena di tepore, le zanzare sono l'unica realtà che disturba. Il ritmo della marimba e lo sciacquio del mare si cadenzano a vicenda. Alla luce dei globi d'acetilene, made in England, le coppie nere e mulatte, meticcie e grifone, ballano la loro danza bambinesca e lasciva che scherza con la vita e con la morte. Droga di capanna selvaggia che inganna ogni sera la miseria dell'esistenza con la promessa di un attimo! Droga di una notte fatturata della Giamaica che culla i cocchi ed empie di sogni i bananeti! Droga che entra pei pori della carne accalorata, nell'anima di chi danza e nell'anima di chi guarda!

Concentrata in elisir farebbe la fortuna di una Società per azioni.

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