ROMA ED IL PAN-LATINISMO

I paesi del Centro e Sud-America costituiscono un imponente blocco di popoli giovani e dinamici in pieno processo di sviluppo i quali, oltre a tutto il resto, hanno anche al loro attivo sterminate possibilità economiche. È quindi logico che poderose forze internazionali cerchino d'influenzare a proprio vantaggio questa grande riserva dell'umanità che è ora nella primavera della sua esistenza e che già profila la sua importanza futura con la solida ossatura di Stati quali il Brasile, l'Argentina, il Cile, ecc.

Sono sorti così il pan-americanismo, l'ispano-americanismo, il pan-iberismo ed il pan-latinismo, i quali mantengono giornali, ispirano scrittori, convocano congressi, patrocinano uomini e situazioni politiche, danno una apparenza idealista a grossi affari di Banca e di commercio, spendono e spandono nell'interesse della loro causa. Siccome ognuno d'essi tira l'acqua al suo mulino mascherando il proprio interesse egoistico sotto le forme più svariate, è facile che lo spettatore sia tratto in inganno dalle apparenze o magari rintronato dalla roboante fraseologia di prammatica. È bene mettere in chiaro questa faccenda con semplicità e franchezza italiana.

Il più grosso degli «ismi» è il pan-americanismo, prodotto fabbricato a serie negli Stati Uniti colla marca di fabbrica di Monroe, lanciato sul mercato con grande preparazione reclamistica da Teodoro Roosewelt, perfezionato dall'alta banca di New York, ma compromesso in questi ultimi tempi per eccesso di zelo dagli azionisti yankee del petrolio messicano, dello zucchero cubano, del canale di Panama, del costruendo canale di Nicaragua, ecc. ecc. Il pan-americanismo strombazza la formula: «L'America agli Americani», che nasconde la sua vera etichetta la quale è: L'America per i Nord-americani.

Il motore dinamico del pan-americanismo è la potenza degli Stati Uniti. La leva maggiore di cui si serve per agire sull'America latina è il dollaro, però il pan-americanismo possiede diversi altri meccanismi supplementari, quali l'intrigo politico, l'interferenza economica, la propaganda giornalistica e sportiva, l'attività diplomatica, il bluff del primato della civiltà nord-americana e certe bizzarre ideologie che mescolano l'istruzione pubblica coi sistemi di fabbricazione Ford. In realtà il pan -americanismo è l'ideologia sotto la quale si nasconde la volontà degli Stati Uniti di dominare economicamente e di controllare politicamente l'America latina.

Aggiungiamo che i popoli latini d'America vedono ormai chiaro nell'argomento, dopo essersi lasciati sedurre per qualche tempo dalla fata morgana dei grattacieli. Il Congresso pan-americano del Lavoro e la protesta del Senato argentino per gli avvenimenti di Nicaragua, hanno dimostrato che il pan-americanismo deve ormai fare i conti con la chiaroveggenza e col buon senso della latinità.

L'ispano-americanismo od ispanismo, è invece l'idea con la quale la Spagna cerca di sostituire al tramontato dominio politico una influenza spirituale, basata sulla comunità delle origini e sulla comunità dell'idioma. Anche l'ispano-americanismo ha un suo substrato di interessi materiali – interessi più che altro commerciali con vaghe intelaiature diplomatiche —; però, di fronte alla brutale materialità del pan-americanismo, l'ispanismo ha un contenuto spirituale che lo mantiene in più alte sfere. Esso fa più che altro appello al sentimento di famiglia dei popoli che parlano la lingua spagnuola. Per molto tempo l'ispanismo è stato solamente una formula giornalistica, ma da qualche anno a questa parte – e più precisamente dal colpo di Stato del generale De Rivera – la Spagna è scesa sul terreno delle realizzazioni pratiche e le più recenti manifestazioni di questo programma sono lo sviluppo della marina transatlantica spagnuola, il porto aereo di Siviglia, la vendita all'Argentina di due navi da guerra, i prestiti all'Argentina ed all'Uruguay, la riforma consolare, il Trattato di commercio con Cuba e specialmente la esposizione di Siviglia che nel pensiero spagnuolo è destinata ad essere una battaglia campale dell'ispanismo.

L'ispano-americanismo ha al suo attivo tre forze gigantesche; la comunità delle origini storiche, il vincolo linguistico e la massa degli spagnuoli residenti nell'America latina. La passività è soprattutto rappresentata dal ricordo non eccessivamente simpatico del dominio coloniale e dallo scarso dinamismo della Spagna moderna. Comunque l'ispanismo ha in se stesso una grande forza intrinseca, la quale s'avvantaggia automaticamente di tutte le gaffes del pan-americanismo, così che si può dire che più il dollaro fa sentire ai latino-americani il suo peso, più lo spirito dell'America latina si rivolge verso la Spagna madre come verso una sorgente naturale, anzi, quasi tradizionale di resistenza.

È indiscutibile che se la Spagna avesse in Europa maggiore irradiazione politica e spirituale riuscirebbe con maggiore facilità a dare all'ispanismo quel peso determinante che è nelle speranze di Madrid. Noi che siamo convinti delle possibilità della nuova Spagna, siamo logicamente indotti anche a far credito all'ispano-americanismo, però questo ideale spagnuolo ha una debolezza congenita nel carattere artificiale della formula la quale parte dalla premessa sbagliata che la mentalità latino-americana sia prettamente ed esclusivamente spagnuola, mentre in realtà si tratta di una mentalità essenzialmente latina, la quale, anzi, in un determinato momento, si ribellò contro la Spagna appunto perchè si verificò una contraddizione insostenibile fra la larghezza di vedute tipicamente latina dei popoli d'Ultramar e la ristrettezza di vedute tipicamente madrilena della Metropoli. Quella contraddizione si è in seguito appesantita per l'enorme afflusso di sangue non spagnuolo e prevalentemente italiano nei paesi del Sud-America. All'atto pratico l'ispanismo non offre ai popoli del Centro e Sud-America tutto quel patrimonio spirituale al quale aspirano e che non può essere contenuto nella semplice formula Madrid, perchè vi è un'altra parola molto più vasta e più luminosa ancora che comprende anche Madrid: Roma!

Appunto perchè in Spagna molti uomini di pensiero si rendono conto di questa debolezza costituzionale dell'ispanismo è sorto il terzo «ismo», cioè il pan-iberismo, fatto nascere artificialmente in una incubatrice diplomatica per fare entrare nel girone anche il piccolo Portogallo ed il grande Brasile. Però vi è una tale sproporzione di forza tra Lisbona e Rio Janeiro ed è così grande la funzione potenziale del Brasile nel Sud-America, che il nuovo piedistallo non ha la solidità necessaria per sostenere il peso di un così grande emblema.

L'ultimo degli «ismi» è il pan-latinismo, il quale, per essere basato sull'assoluta comunità del grande ceppo originario e sulla natura fondamentalmente latina dell'anima centro e sud-americana, ha un potere irradiante e fascinatore più forte dell'ispanismo e dell'iberismo, non solo, ma offre ai latino-americani, senza nessun penoso ricordo storico, senza nessuna restrizione mentale, senza nessuno sforzo della coscienza, il naturale antidoto di cui sentono bisogno contro l'invadenza del pan-americanismo yankee. L'argentino come il brasiliano, il cileno come il creolo delle Antille, si sentono profondamente latini, qualunque sia la loro origine etnica e la loro formazione mentale, mentre non tutti si sentono unicamente spagnuoli od iberici, anzi molti hanno una riluttanza istintiva contro lo scenario troppo ristretto dell'ispanismo nel quale non si sentono a loro agio.

Disgraziatamente il paladino che fa sventolare la bandiera del pan-latinismo non ha l'elmo dei padri romani, ma indossa la corazza di Giovanna d'Arco, con i capelli tagliati alla Ninon e la gonnella corta del boulevard. La Francia ha monopolizzato infatti il pan-latinismo ed ha la sede del suo Stato Maggiore un po' nelle aule della Sorbonne, un po' nelle numerose imprese editoriali di Parigi, molte delle quali forniscono perfino i libri di testo in lingua spagnuola per le scuole ed i collegi dell'America latina. Per un lungo periodo di tempo Parigi ha abbagliato i sud-americani con la sua figura di conformazione romana, aureolata dalle fiamme rivoluzionarie della Bastiglia e dagli splendori della gloria napoleonica. In quel periodo la Francia era il faro della latinità e verso questo faro si volgevano gli spiriti dell'America, paghi di vedere quello splendore e di saperlo latino, senza guardare troppo per il sottile, tanto sentivano bisogno di una torcia che illuminasse e riscaldasse le loro anime assiderate dal materialismo nordamericano.

Poi però hanno incominciato a guardare meglio ed i loro occhi, abituatisi al fulgore di quel faro, hanno scoperto che esso non poggia sullo zoccolo marmoreo di una millenaria colonna romana, ma sullo scheletro di ferro della Torre Eiffel, la quale, nella sua linea geometrica, ricorda più la precisione dei celti che la grandiosità dei romani. Ed hanno veduto ai fianchi di questa torre figure nelle quali essi non si riconoscono: un Combes, per esempio, che esclude dallo spirito latino una delle massime espressioni della latinità, la religione cattolica apostolica romana; tipi di donne genere Vie Parisienne, che sono nettamente agli antipodi della donna sud-americana; ménages senza figli che sono un controsenso pei giovani paesi dell'America latina bisognosi di famiglie prolifiche che popolino i loro vasti territori. La letteratura francese s'è evoluta verso generi tipicamente parigini, nei quali l'anima sud-americana non vede più riflesso il suo temperamento latino; la musica che viene dall'Ile de France è troppo cerebrale per scuotere le folle del Sud America che ancora debbono combattere la rude battaglia contro la terra di cui devono domare gagliardemente la resistenza, in mezzo ai vasti scenari della Natura. Tutto lo spirito della moderna civiltà francese ha un'impronta locale maculata di esotismo che obbliga i latino-americani ad uno sforzo su loro stessi per continuare ad accettarlo. Quanto al regime politico, lungi dall'esercitare una qualsiasi influenza, è anzi il prototipo dei sistemi minati dalla decadenza.

Finito ormai il periodo nel quale la Francia era l'unica espressione politica della latinità europea; tramontato il tempo nel quale il volto della Francia era irraggiato dagli immortali princípi che sono stati definitivamente superati dall'incessante evoluzione umana; minacciata ormai seriamente la stessa latinità della Francia dall'annuale innesto di migliaia e migliaia di polacchi, di slavi e di orientali che entrano a far parte della famiglia etnica francese e che pian piano finiranno col risovraporre alla Gallia di Cesare la Gallia preromana; Parigi non ha più la forza morale di ieri ed il pan-latinismo risente la incongruenza di non essere rappresentato dalla naturale capitale del mondo latino: Roma!

Roma risorge ormai con le sue assise universali di capitale della latinità e di centro del Cattolicesimo. Un popolo di più di quaranta milioni di abitanti, in pieno fervore di opere ed in pieno dinamismo di crescenza, circonda nuovamente l'Urbe e si batte gagliardamente per allargare il respiro della Città Eterna. Questo popolo è rappresentato direttamente in seno all'America latina da milioni e milioni di italiani e figli di italiani i quali hanno lasciato la vecchia patria romana per partecipare allo sviluppo dei popoli che Roma ha trapiantato al di là degli oceani, dopo aver incaricato uno dei suoi figli – il Gigante di Genova – di scoprire le terre nelle quali questi popoli sarebbero cresciuti.

Fatalmente Roma avrebbe finito per diritto di madre coll'offuscare Parigi, perchè Parigi vuol dire solamente «Francia» mentre Roma non vuol dire solamente «Italia», ma simboleggia anche le due massime forze spirituali dell'Occidente: la Latinità ed il Cattolicesimo! Il Fascismo aggiungendo a queste due forze il prestigio morale e politico della nuova Italia ha accelerato la risurrezione di Roma più di quanto i calcoli umani avessero preveduto, così che il grande mondo latino ritorna oggi a guardare istintivamente verso i Sette Colli, dov'è la vera culla della latinità e dove periodicamente si rinnova il miracolo del ringiovanimento del ceppo secolare.

Roma risorge! I latini d'America la rivedono quale se la figurava la loro anima filiale: coi ruderi della passata grandezza inquadrata negli allori immortali e nei cipressi votivi, con le cupole fiammeggianti delle Basiliche cristiane e la Croce di Costantino ristabilita nel Colosseo che ricorda alla progenie: In hoc signo vinces! E riodono la sua voce antica che pareva morta. Essa riprende il suo millenario magistero. Non possono non riconoscere questa voce perchè essa pronunzia le stesse parole che per il passato: disciplina, gerarchia, maestà della legge, imperio, potenza, volontà, tenacia. I fatti sono lì a testimoniare che la Città Eterna ha ripreso il suo compito storico. Come nel passato Roma impegnò sempre a fondo l'Impero, il Cattolicesimo e le grandi Repubbliche marinare, ogni qualvolta le ondate barbariche minacciavano di spegnere il grande fuoco dello spirito romano che ha alimentato e vivificato nei secoli la Civiltà d'Occidente, così oggi, rinnovate miracolosamente le sue energie nell'inesausto crogiuolo della razza italica e spiegate le antiche insegne – Aquile e Fasci —, essa ha sbarrato il passo alla marea slava che minacciava di sommergere insieme con le leggi di Roma la più completa delle Civiltà che abbia mai illuminato il sole. E detta alle genti la legge nuova che deve rispondere ai nuovi tempi.

L'attrazione che la dottrina fascista esercita sui latino-americani è già evidente, benchè si tratti solo dei primi lieviti, nè questo fenomeno che ha recentemente ispirato diverse fra le più interessanti produzioni del pensiero americano, può meravigliare, perchè si tratta di una dottrina di pura essenza romana, nella quale gli elementi ideali si fondono in una classica maestà che ha l'ampiezza universale delle leggi del vecchio Lazio. Era del resto impossibile che popoli nettamente latini come i centro-americani ed i sud-americani non sentissero la bellezza di una Legge che è pura espressione dello spirito della stirpe e che il popolo italiano ha adattato alle particolari contingenze dell'ambiente nazionale, così come i popoli d'America sono chiamati ad uniformarla agli ambienti delle loro patrie.

Anche in questo campo dell'influenza spirituale sul mondo latino d'America, la Francia tenterà il possibile e l'impossibile per resistere al primato dell'Urbe, ma anche in questo campo la sua sorte è scritta sul libro glorioso del destino di Roma. Milioni e milioni di italiani e figli di italiani lavorano in America per Roma, la quale non ha bisogno di dare al suo pan-latinismo nessun incentivo interessato, perchè la grandezza e la prosperità dei popoli latini d'America è il più alto compenso al quale possa aspirare il suo cuore di Madre. Ogni grandezza e gloria del Sud-America sarà per riflesso una grandezza ed una gloria di Roma. Dal canto suo il popolo italiano lavora con tutta la gagliardia di cui è capace la razza per essere all'altezza della cattedra.

Forse s'avvicina il giorno in cui il governo dell'Italia Fascista dirà – per bocca del suo Duce – anche in questo argomento la parola chiarificatrice che è necessaria perchè il prestigio della Città Eterna non serva agli interessi degli altri e perchè sia precisata rispetto ai latini d'America la stretta fraternità dell'Italia e l'alta maternità di Roma.

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