Processo contro monsignor Uberto da Gambara
Al Nome di Dio. Amen. - Adì 28 de zugno 1521, in casa del magnifico mess. Obizo da li Remi ducale segretario, in la sua camera terrena, dinanti al magnifico iureconsulto mess. Matheo Casella da Faenza ducale Consigliero di justitia, et in questa parte ducale judice et delegato ecc., come da sua delegatione appare per mano da epso mess. Obizo antedecto.
A perpetua memoria de le infrascritte cose trattate: Constituito il Capitaneo Rodolpho El, mediante il suo iuramento a lui prima delato, cum le interpretationi da maestro Joanne Grosso bombardiero et Zani de Malines, a li quali anchora è stà differito il iuramento de interpretare iustamente et referire quell'in italiano che esso Capitano in lingua sua thodesca li dirà; dice et riferisce:
Como Gianni de Malines mo fanno dui anni questo Natal proximo passato, ritornando ditto Gianni de Barbarìa, et essendo incontrato in monsignor Uberto da Gambara figliuolo del quondam.... nel territorio de Verona, ovvero de Brexa, il prefato Monsignor fece grande et bona cera ad esso Gianni, et dipoi ch'el ebbe inteso da esso Gianni ch'el voleva ritornare in Alemagna, li dixe che li voleva dimostrare un miglior partito, dicendoli ch'el voleva che l'andasse a Ferrara a ritrovare il capitano Rodolpho El suo patrone vechio, et fare intendere al predetto Capitano che, s'el voleva, lo acconzarìa con bonissima conditione con la Santità de Nostro Signore, et potrìa tore bona licentia dal Duca et andarsene perchè il Signor era persona misera et hortulano, [cxlix] et dal quale potrìa poco guadagnare: il che facendosi, prometteva a Gianni farli havere bona conditione da esso Nostro Signore. Et havendo ditto le preditte cose ad esso Capitano, esso Capitano rispose che lui era gentilhomo et persona solita a spendere assai dinari, per il che dagandoli il Duca XX ducati il mese di provisione, se ne potesse havere mazore dal Papa la accettaría, potendo havere bona licenza dal sig. Duca: per il che voleva che lui ritornasse cum lettere de credenza sua dal prefato Monsignore, et vedere se a Sua Signoria li bastava l'animo che Nostro Signore li daesse ducati 50 il mese di provisioni, et per levarlo li mandasse ducati cento, che lui andarìa, tolendo bona licentia dal prefato sig. Duca. E così detto Gianni ritornò da esso Monsignor cum ditte lettere di credenza a Varuolo de la Gisa, due milia longi da Bressa, et espose ad esso quanto li havea commisso esso Capitano; et allora il prefato Monsignor, havendo inteso la risposta del Capitano, disse ad esso Gianni: «Gianni, io t'ho a parlare in secreto, notificandoti che heri sira ebbi una staffetta da Roma; et alhora cominzò a dire al ditto Gianni qualmente la Santità di Nostro Signore non toleva Capitano alcuno se non facevano prima qualche apiacere a Sua Santità; et che quando il prefato Capitano facesse un apiacere a Sua Santità li farìa havere non solo 50 ducati, ma li farìa dare 300 ducati de provisioni il mese et altre cose assai ch'el seria sempre richo, così como S. Santità havea fatto al capitano Zucaro, al qual, per l'apiacere ha fatto a S. S., li dà 300 ducati il mese de provisioni, et niuno però li crida dreto per questo. Et il Capitano qual fa tanto conto de l'honore suo, et fa bene, non bisogna habia a dubitare de alcuno dishonore per servire il Papa, perchè non è put.... chi serve un homo secretamente, ma chi sta in bordello.» Al quale [cl] Monsignore Gianni rispose: «che piacere era questo che Sua Signoria voleva che 'l Capitano facesse a Nostro Signore?»; et alhora 'l prefato Monsignor li dixe: «Sapi, Gianni, che Sua Santità vole fare guerra al Duca de Ferrara et già prepara gente per questo effetto, et sapemo ch'el Duca ha tutta la sua fede et speranza in el capitano Rodolpho El, qual li habii a menare gente et fantarìa de Alemagna. Potrìa esso Capitano nel suo ritorno ch'el farà cum ditti fanti fingere essere stato preso da le genti del Papa, e andare a li servitii de Sua Santità con li fanti che lui conducesse; et noi daressimo dinari in gran quantità sì ad esso Capitano como a le genti che lui conducesse. Et oltra li doni quali li darìa Sua Santità, li darìa provisione de 300 ducati el mese et farlo capitano de tutte le fantarìe tedesche che Sua Santità havesse.» Sopra di che Gianni rispose: «Non domandate simil cosa al Capitano, perchè non è homo da fare simil cosa, perchè sempre mai in Brexa, et in ogni altro loco et expeditioni dove lui è stato, ha fatto più conto de l'honore che de ogni altra cosa: ma che ben sapeva che quando il Capitano fosse a servitio di Nostro Signore, non mancarìa di servire Sua Santità in ogni occorrentia contro il Duca et contro qualunque altra persona.»
Il che intendendo esso Monsignore, pure instava che lui riportasse in suo nome ditte parole al ditto Capitano; et se bene il Capitano non volesse attendere a tal partito, non dovesse restare de dirge quanto per lui era stato commisso: commettendo ad esso Gianni, che de quanto havesse in risposta dal Capitano volesse advisargelo per una sua, la qual dovesse dar ad un suo staffiero qual a posta per questo mandarìa in casa del sig. Enea di Pii.
Et Gianni ritornato in Ferrara non volse già parlare [cli] al ditto Capitano di tal cosa, cognoscendo la sua bona natura; nondimeno fingendo haverli parlato, dixe al ditto staffiero, chiamato sopra nome Schiavon, che 'l Capitano non voleva per conto alcuno attendere a simil cosa, et lo dovesse dire al prefato Monsignore.
Dipoi la proxima quaresima seguente esso Monsignore da Gambara se trasferite a Ferrara, et alloggiò in casa del prefato sig. Enea, et mandò per il Capitano et lo convitò in casa de ditto sig. Enea, in presentia et a tavola del prefato sig. Enea. Et desinato, pigliò il Capitano et dixe volere andare a Francolino per andare a Venezia, et dixe al ditto Capitano nel zardino (presente Gianni preditto qual era interprete tra esso Capitano et ditto Monsignore) se li volea tocare la mano: al che rispose il Capitano, che molto voluntieri. Et così tocandoli la mano, Monsignor dixe verso esso Capitano: «Per l'amore vi porto, io vi voglio fare richo.» Al qual rispose il Capitano: «In che modo, Monsignore?» Rispose Monsignore, che lo voleva conzare cum la Santità del Papa, et farli dare magiore provisione che non haveva, et farlo star bene tutto il tempo de la vita sua. Al qual Monsignore esso Capitano rispose, che era contento, et lo pregava, pur che li fosse l'honore suo, facendoli havere bona provisione et havendo bona licenza dal sig. Duca, che le ne restarìa obligato. Et Monsignore rispose: «Como, Capitano, credete ch'io volesse cosa alcuna che fosse vostro dishonore, et che non gli fosse l'honor vostro? Lassative pur consigliare a me, e fati a mio modo, che farò ben di modo che serete richo et cum vostro honore.» Del che il Capitano restò contento, purchè li fusse l'honore suo, et non altrimente. Et fatto questo parlamento, se partirno d'insiemi.
Qui seguita narrando, che Gianni andò a Napoli e fu fatto dal Vicerè Castellano della Rocca di Sora ove [clii] stette due anni circa: Che nel frattempo Monsignor Gambara scrisse da Roma una lettera al Capitano Ello la quale si dice riportata in Processo, ma non vi si trova: Che il Gambara si portò a Ferrara in casa di Enea Pio ove feee chiamare il Capitano Ello per donargli a nome del Papa 100 scudi e rinnovargli la proposta che andando a far fanti pel Duca conducesse detti fanti dalla parte del Papa; al che il Capitano si rifiutò, accettando per altro i 100 scudi come due mesi anticipati di paga del servizio che fin d'allora si obbligava di prendere sotto il Papa: Che il Gambara passati i due mesi gli mandò altri 100 ducati per una nuova anticipazione di due mesi di paga, e fece dirgli a mezzo di un suo famiglio, che avrebbe accolto ai servigi del Papa anche il figlio del Capitano, ch'era a Cotrone, con 100 ducati al mese, purchè non si rifiutasse d'aiutarlo e dargli avviso, quando parerà tempo, in qual notte potesse venire con genti atte da Bologna a pigliare il Duca con il Cardinale (insieme ad esso Capitano, acciò che la cosa vada più coperta per l'onor suo): e facendo che uno di questi due casi abbia effetto, cioè che 'l Duca o il Cardinale sia preso, gli offeriva a nome del Papa 3,000 ducati, più 100 al mese di provvisione propria, oltre quella pel figliuolo, e finalmente larghi compensi a coloro che avessero agevolata la cosa: Che il capitano Ello non ne volse sapere, ed anzi montò in collera, e fu a denunziare tutto ciò al Duca, il quale gli suggerì di lasciar correre la pratica, tenendolo informato: Che il Gambara più tardi chiamò Gianni da Napoli, scrivendo al Vicerè che gli dèsse licenza per un mese; e che essendosi Gianni portato a Roma, tornò a pregarlo di persuadere e guadagnare il capitano Ello, promettendo che il Papa darebbe a quello in regalo diecimila ducati, mantenendogli i 100 [cliii] di provvisione al mese, e farebbe inoltre il figliuolo di quello Cardinale , con altre promissioni a favore dello stesso Gianni. - E qui il Processo continuua di questo tenore:
Gianni rispose, che era per andare a riferire al Capitano quanto gli dicea Sua Signoria; ma che a fare simil effetto sarìa bono l'havesse simil parole dal Papa che li havesse a mantenere quanto li era promesso; et alhora esso Monsig. dixe: «Mo ben: io farò che tu parlerai questa sira al Papa, e così tu venirai a le XXIV hore, ch'io te introdurò al Papa.» Et così la ditta sira che fo al principio de januario de' 4 di esso, Gianni andette col prefato Monsig. al palazzo, et dipoi poco spatio fu introducto a li piedi di Sua Santità, et intrato dentro, et basatoli li pedi santissimi et beatissimi, Sua Santità l'interrogò se era quell'allievo del Capitano Rodolpho, a la cui Sua Santità Gianni rispose, sì; et alhora Sua Santità li dixe: «Avete ben inteso quel vi ha ditto il Protonotario di Gambara (qual era lì presente)? Ve basta l'animo che 'l Capitano lo farà? Se 'l Capitano farà quel che noi desideramo, adesso è il tempo de doventare richo, perchè s'el ne darà in le man il Duca di Ferrara, qual ogni modo deliberamo de havere, noi il faremo richo lui et voi; e tutto quel v'ha ditto Monsignore vi servaremo: et così state suso il petto nostro. Et hora è il tempo di fare simil cosa, perchè lo è morto il Cardinale et havemo il Marchese de Mantua da la nostra, et non ha amico alcuno, et lui è amalato de la persona, de maniera che questa cosa facilmente se potrìa condure, et tanto più che se farìa cum honore de esso Capitano, perchè se pigliarà ditto Capitano insieme col Duca. Nè dée pensare il Capitano, che [cliv] questo sia peccato alcuno, perchè Ferrara è nostra, et operando il Capitano ch'ella ne sia restituita, non fa peccato alcuno. Et per più sua certezza, quando se harà a confessare, dirà al prete che lui ha aiutato il patrone a ricuperare una possessione qual era occupata da altri, chè senza dubio il confessore lo absolverà et li dirà che non è peccato. Et tanto più il Capitano lo debe fare, chè 'l Duca è un miserazzo et un hortulano.» Et sopraggiunse Monsignore: «Et un buzarone.» Il Papa confirmò: «Cusì è la verità, che è il magior buzarone del mondo!» Et poi le predette cose et molte altre ditte per il Papa et Monsignore, esso Gianni promise di fare il possibile; et alhora il Protonotario dixe, replicando: «Su, hai mò inteso? Tu porai dire al Capitano, che tu l'hai de bocca del Papa.» Et così preseno bona licenza, et se ne partirno da Sua Santità...
Gianni avviandosi alla volta di Ferrara giunse a Bologna, e lìe inteso che 'l Duca havea mandato il Capitano a Trento per far fanti, lì andete drieto, e così lo ritrovò a Trento, et a quello narrò quanto havea in commissione et dal Papa et dal prefato Monsignore, persuadendolo a non attendere a simil pratica; benchè fusse superfluo, perchè esso Capitano sempre fu de animo di non volervi attendere, stimando più l'onore suo che 'l resto. Et havendo inteso esso Capitano che i Svizzari non calavano più, ritornorno in compagnia a Ferrara et narrorno il tutto al Duca. Il qual, secondo che esso Capitano dice, in fin a quell'hora poca fede li havea prestato: ma mò avendo inteso quanto li havea referto Gianni, li comenzò a prestar fede; et volendoli Gianni [clv] mostrarli le lettere scrittele in Sora per Monsignor de Gambara, il Duca non le volse vedere, dicendo prestarli fede assai: per il che vedendo Gianni che esse lettere, portate perchè le fossero testimonio, non esserli necessarie, le brusò.
Il Gambara tornò più volte a tentare il capitano Ello per mezzo di Gianni; e trovandosi a Bologna con quest'ultimo, saltò fuori col fargli il seguente progetto:
«Tu dirai al Capitano, che, volendo expedire questa cosa, il modo è questo: Che esso Capitano una domenica mattina fingendo andare a bevere cum li bombardieri che sono in Castel Tealdo, intrato dentro con alcuni suoi fidati occida detti bombardieri et ritenga in sè ditto ponte et porta, ritenendo cum sè quelli che li sono fidati, dandoli denari. Et noi avvisati da te, Gianni, qual volemo sii cum noi; perchè tu, venuto qui a Bologna il venere innanti a dirne como le cose sono in ordine per ditta domenica, noi, inteso questo, il sabbato che se fa il mercato faremo ritenere tutti li somieri, e fingendosi ch'el si sia fatto costione tra due gentil homini in Bologna, faremo serar le porte a ciò niuno possi uscire; et la notte cum fanti sopra ditti somieri, che non saranno manco di mille, et cum cavalli che non saranno meno di 500, quali tene il Papa qui in Bologna, et cum due mila fanti che condurà Ramazoto et altre gente atte a ciò, ci troveremo la matina al tempo debito al detto posto de Castel Tealdo, et gionti intraremo dentro, et de mano in mano ne seguitarà il Presidente de Bologna cum il popolo di Bologna et cum altra gente venuta de Romagna et de altro loco, et così [clvi] la cosa riuscirà: et in la intrata nostra faremo correre 25 trombetti per Ferrara, gridando Chiesa Chiesa, et confortando ogniuno per parte de la Santità di Nostro Signore che non se movano: et per salvezza de honore del Capitano lo piglieremo anchora lui.»................
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Resterebbe a dire come il progetto del Gambara fosse tirato in lungo d'intelligenza del Duca, per meglio indagarne l'importanza e diramazione, e come in questo mentre il capitano Ello potè carpire al Protonotario del Papa alcune migliaia di scudi. Il processo viene poi finalmente a concludersi con una lettera che si dice diretta dal capitano Ello al Gambara, intesa a sciogliere bonariamente ogni pratica; lettera che ci offre i particolari seguenti :
«Prego V. S. che mai più non mi tenti de tal cosa, perchè io non la voglio fare; et ancho vi avviso che quando bene io la volesse fare non sarìa così facile come forsi voi pensati, perchè questo sig. Duca vive in grande zelosìa et quello Castel Tialdo se guarda con un altro modo che non soleva, et ogni dì se mutano le guardie, e nessuno sa quando debbia toccarli la guardia. Et quando Sua Signoria va fora de la terra, non sta mai che tre o quattro dì, et non se sa mai quando vole andare, se non all'improviso: et oltra la guardia de li alabardieri mena una compagnia de trenta cavalli leggeri et seco lance spezzate, et poi ancho più de 150 persone de la famiglia, che la maior parte sono apti a menar le mani. Et quando è a Belriguardo, quel palazzo è tanto (grande), che non bastariano tre millia uomini [clvii] a circondarlo; sì che uno che fusse dentro non potesse scampare. Et quando ancora va a Porto, sta in loco circundato di fossi, dove dieci homini bastariano a resistere contro mille. Et per venire a questi dui lochi bisogna passare il Po et traversare assai campagna, et le case se trovano spesse in modo che de dì non se potrìa far in effetto nessuno, et de notte li cani bastariano a discoprir ogni cosa: perchè ancho sempre S. S.ria fa fare le sentinelle de notte alli suoi cavalli leggeri; et ancho in casa sempre de ogni hora de la notte sta gente levata de li suoi creati. Et quando va a Comachio sta in una casa in mezzo la valle, dove non se pò andare se non per canali stretti, et lì ha barca armata con falconetti et archibusi et fa fare sempre dì et notte le guardie verso Ravenna et verso Venezia.
«Et sappia che non bisogna pensare de fare adunar gente in Bologna per questo effetto sotto nessuna altra scusa, perchè io ho inteso per bona via che 'l sig. Duca ha in quella cittade tri o quattro gentilhuomini de li primi, suoi amici, che lo avvisano de tutto quello che se fa et se dice: et come se moveno fanti o cavalli da dieci in su, incontenenti S. S. sta con li occhi aperti per la zelosìa che ha; sì che non bisogna pensare che sia così facile.
«Prego V. S. che mai più no cerchi di mettermi in cosa che mi non ho mai fatto, nè homo de casa mia: et se V. S. me vole far bene, me ne faccia per altra via.
«Ho fatto scriver questa a uno mio fidato che sa italiano: e a V. S. me raccomando.»
La lettera non è che in forma di minuta, senza firma, e della mano medesima che stese questo abbozzo di Processo, il quale difetta pur esso di qualsiasi sottoscrizione [clviii] ed autenticità, e così dei tredici documenti citati in appoggio del Processo, riscontrandovi solo gli spazi lasciati in bianco.