CXXXI

Al duca di Ferrara

Ill. ed Ecc. Circa quanto V. Ecc. per ricuperazione de l'onor mio ha determinato che s'abbia a far quando sarà tempo di confirmare o di eleggere di nuovo il potestà di Trasilico, io ne resto molto ben contento e satisfatto da quella, alla quale rendo infinite grazie, così di questo, come anco di aver commesso che Genese mi sia dato ne le mani, il quale prima che le lettere di V. Ecc. sien giunte io l'avevo avuto, e così l'ho nel fondo de la torre con li ferri a' piedi, nè temo che mi sia tolto perchè non mi fidarò a compiacenza d'uomo del mondo alleggerirgli la prigione, come io feci al Moro dal Sillico. Domani fo pensiero di cominciare ad esaminarlo, chè qui è rimaso luogotenente della Ragione un Mess. Achille Granduccio di questa terra, il quale già fu giudice al Maleficio a Ferrara, che serà ottimo per tale officio perchè c'è pratico e uomo da bene, e tratto le cose tuttavia con lui. Se poi V. Ecc. vorrà mandare il Commissario del Frignano [219] o altri, il potrà fare: ma non accade perchè Genese è già condennato la vita per la morte del conte Giovanni, che Mess. Ludovico Albinello allora Capitano lo ebbe condennato, e la condennagione appare sul libro de' Maleficî, sì che non accade a darne altra sentenza, e quand'anco occorresse, questo Mess. Achille si offerisce di far il bisogno. Il Commissario di Frignano non potria venir qui senza spesa di questa provincia, e questi uomini fuggono le spese più che ponno. Se a V. Ecc. pare che facciamo la cosa da noi o pur si aspetti altro mandato, quella faccia il voler suo.

Se contra Simon prete io avessi scritto alquanto gagliardamente, tratto un poco dal sdegno che mi negassino di dar questo prigione, io mi emendo, e non voglio dar la colpa a Simone, perchè so che sua intenzion era di darmelo subito che io lo richiedetti, ed anco gli altri suoi figlioli c'hanno più senno erano del medesimo parere; ma solo il prete, il quale ha assai de l'arrogante, e si tien troppo savio, vietava insieme con Bernardello e altri simili a lui, che non mi fusse dato. Quando ho mandato a tôrre il prigione, Bernardello assieme col prete erano andati non so dove. Simone mi aveva mandato a dire ch'io lo mandassi a tôrre, e poi facendomi molte scuse e domandandomi cento perdonanze lo consegnò alli balestrieri. Serà ben fatto, a mio parere ed anco di Simone, a non lasciare che Bernardello entri per qualche tempo in quelle rôcche, perchè è con troppo dispiacere di tutto il paese ch'un scellerato come quello abbia ad abitarvi. E [220] se per avere già morto Bertagna e... merita qualche grazia, secondo le gride che furono fatte, s'intende però (siccome anco fu da me publicato) ch'abbia grazia avendo le paci dalli suoi nemici, e intanto si può contentare d'un salvo condotto, ma non che debbia andare per tutta la provincia a suo modo.

Circa gli altri banditi, sono stati (come il Capitano ne ha riferito a V. Ecc.) un gran pezzo a Cicerana e poscia a Carreggine, e stati qualche giorno qui fortificati nel campanile de la chiesa, poi sono ritornati a San Romano, ove stanno il più del tempo in la canonica di quella chiesa, la quale serve a ricetto di Pierino Magnano: e quando li balestrieri sono iti a tôrre questo prigione, dicono d'averli veduti da lontano che erano circa diciotto, e mai non vanno in meno di XV, e sempre dove vanno si riducono alle chiese, e qui, da chi per amicizia, da chi per paura, si fanno portare mangiare assiduamente da gli uomini de la terra, e per questo io non posso condennare nè li Comuni, nè li uomini particolari, chè non si può provare che altrove abbiano recapito che da li preti, contra li quali io non ho autorità; e già l'ho domandata alli Vescovi di Lucca e di Sarzana, e non me l'hanno voluta dare. Io non veggo modo alcuno da farli dar ne la rete, perchè li nostri balestrieri non sono atti affrontarli per sè. Chi domandasse soccorso a' Lucchesi e Fiorentini, non credo che mandassino lor bargelli fin qui per esser troppo discosti, e quand'anco li mandassino, non potrebbero mandarli tanto secretamente [221] che li banditi non fossero avvertiti, sicchè avriano tempo di levarsi; nè uomini del paese mai crederei di poter mandare che non fusson di fazione; e qui tutte queste famiglie hanno uno ordine, che come una fazione si muove, subito quelli de la diversa parte avvisano li lor seguaci in l'altre terre. Circa questo già son parecchi dì che il Commissario di Barga è meco in pratica ch'io lo tenga avvisato dove questo Donatello e Battistino e li compagni si riducono, e che quando mi manderà un uomo il quale già io conosco ed è de la fazione contraria di questi ribaldi, ch'io mandi subito li balestrieri, perchè avrà in ordine parecchi uomini da prendere li assassini. Io non ho mancato di far sempre il debito, ma non siamo mai venuti a concluderlo, chè le notizie di ogni mossa si spargono subito in questa terra, e di qui volano dove poi bisogna. Se questi balestrieri fussino dieci o dodici fanti, sicchè senza richiedere uomo del paese io potessi porne venticinque insieme, il Capitano de li balestrieri mi dice che anderia per tutto, e non lasceria fermare questi tristi in luogo alcuno. E avendo questo braccio, bisogneria un'altra cosa a mio giudicio: che il detto Capitano avesse commissione da V. Ecc. che tutti quelli luoghi dove trovasse che banditi fussino allogati, e tanto se ci fussino o non ci fussino li banditi allora dentro, cacciasse subito il fuoco, e massime in le canoniche de le chiese, e mostrasse il Capitano farlo come da sè. Io son stato più volte in animo di far bruciar questa canonica di S. Romano, che non è mai sì [222] povera che non abbia qualche bandito, e già due o tre volte v'ho mandato li balestrieri senza prenderne alcuno, chè quando sono intrati dentro hanno trovato essere il letto caldo, e non è possibile che 'l bandito non vi fosse allora; pur tutta la terra è stata unanime a negare di averlo veduto. Questo San Romano è luogo alto, chè uomini non vi ponno ire che non sieno veduti. Io, come ho detto, avrei voluto comandar che brugino quella canonica, poi ho avuto timore che quel Mess. Nicolò che è sollicitatore a Roma non soffra qualche fastidio in Roma: ma se V. Ecc. comanda al Capitano quanto ho detto, saria un'opera santa; e far altrettanto al prete da Sillano, a quel da Ogno, da Cicerana, da Carreggine, e finalmente a quante chiese sono in questo paese; chè tutte, parte perchè li preti voglion così, parte perchè non ponno fare altrimenti, servono a ricetto di banditi.

Poi che V. Ecc. mi scrive che 'l Commissario di Frignano è per venire prima a Ferrara che possa venir qui, io differirò di mandargli la lettera a lui direttiva, finchè da V. Ecc. avrò altro avviso. Circa al salvocondotto che questo Genese diceva avere da' Signori Lucchesi, ho già provvisto sicchè non mi potrà ostare; nè per quanto intendo li Signori [223] Lucchesi l'avevano fatto, ma l'officiale del luogo dove fu preso, il quale avrà pazienza.

Giorni sono V. Ecc. per un'altra sua mi commise ch'io comandassi a Porfirio e Polinoro da Vallico di venire a trovare V. Ecc., e così mandai subito li comandamenti al Potestà di qui che li mandasse a Vallico, ed oggi m'ha riferito di averlo fatto, e che Porfirio l'ha avuto in persona, quell'altro, cioè Polinoro, l'ha avuto alla casa. S'altro avrò da aggiugnere a V. Ecc., lo farò per altre lettere, che questa è lunga anche troppo: in bona grazia de la quale mi raccomando.

Castelnovi, VIII martii MDXXIV.

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