LIII

Al duca di Ferrara

Ill.mo ed Ecc.mo Signor mio. Alla mia giunta qui trovai che questi banditi del Costa da Pontecchio [93] con li figliuoli di Pellegrin dal Silico e alcuni lombardi de la fazione di Virgilio da Castagneto erano in numero di circa sessanta in Grafagnana, li quali, oltre a quello che avevano fatto fin a quel dì, di che il Capitano mi dice aver avvisato V. Ecc.a, di poi erano stati a Salcagnana e avevano preso un uomo da bene detto Cappello e l'avevano menato via legato e poi ammazzato. Parendomi gran carico mio e anco di V. Ecc.a patire stessino qui così senza contradizione alcuna, molte volte confortai questi di Castelnovo che volessino porsi insieme e ire a cacciarli, il che mai non potetti impetrare, come quelli che non si fidano l'uno de l'altro, e dubitavano che con intelligenza de la parte italiana fussino nel paese. Io pur mi deliberai di far il debito mio, e menai pratica con gli uomini di Sillano, li quali soli di tutta questa provincia gli avevano mostrato il volto ed erano stati seco alle mani, che luni mattina prossimo passato si trovassino a Camporeggiano con cinquanta de li suoi, che io mi troverei qui con quelle persone che potrei fare più presto; poi la sera innanzi mandai comandamenti nella Vicarìa di Trassilico che quelli che potevano portare armi la mattina del lunedì fussino a Camporeggiano: e così senza far motto ad alcuno la mattina del lunedì nell'aprire del giorno, con una gran pioggia, mi partii da Castelnovo con li balestrieri, cioè X, chè il Capitano loro con un altro balestriero restò ferito a Castelnovo, e avendo su la mezzanotte mandato a chiamare li uomini di Turrita, villa qui più prossima, con numero di circa [94] quaranta persone, me n'andai a Camporeggiano, credendo di trovarvi li uomini di Sillano; ma quelli villani non s'erano più mossi, come nulla appartenesse loro questa cosa: tutti gli altri comandati vennero a pezzo a pezzo. Fu forza mandare a chiamare questi di Sillano, senza li quali non mi pareva di poter far cosa che stesse bene, perchè sono armati e da far qualche espedizione, chè gli altri erano da fare in loro poco fondamento. Mentre ch'io faceva questa indugia, li avvisi delli uomini di Castelnovo andavano in volta, li quali più ad agio mi dà l'animo d'investigare e di trovare. Finalmente vennero quelli di Sillano, incirca sei persone, e mi fecero certa scusa infangata, che non m'avevano bene inteso, e poi mi certificaro che tutti li lombardi insieme con Filippo Pacchione, Bernardello e Battistino Magnano s'erano partiti e tornati di costa da l'alpe, e Bertagnetta e tre altri da Pontecchio partiti in discordia da li compagni si trovavano a Pontecchio, ed erano certi che erano avvisati e che non aspettariano, e che s'io volevo andare per bruciar le case, sarei causa di far bruciare la metade di questo paese; e così quelli da Camporeggiano e tutti gli altri mi pregavano che io non bruciassi, ch'io sarei causa de la ruina di questo paese. Per questo e perchè mi vedevo essere stato tardo per pigliarli, e perchè vedevo che nessuno mi seguiva volentieri, e che sul fatto quando accadesse qualche contrasto sarei abbandonato, come già due volte sono stati li balestrieri; l'una da quelli di Castelnovo contra li borghesani, l'altra da quelli [95] di Camporeggiano contra li banditi; mi parve di licenziare la gente. Subito mi furon ambasciatori di quelli banditi da Pontecchio, li quali mi pregavano come per la qui inclusa di Bertagnetta V. Ecc.a potrà vedere. Io per nessun modo son per farli tal salvocondotto: ben son per darli bone parole e vedere di assicurarlo alquanto, se mai potessi fare con astuzia quello che non posso per forza. Io avevo avvisato il Commissario di Frignano e signori Lucchesi, il Commissario di Fivizzano e alcuni altri che a me pareva che fussino buoni per serrare li passi quando questi ribaldi volessono fuggire; ma mentre che ho tardato a dar questi avvisi (che non ho potuto far sì secreto che li fautori suoi, cioè tutti questi de la parte taliana di Castelnovo, non se ne siano avveduti e non gli abbiano avvisati), si sono levati, come ho detto, e tornati in Lombardia. Io voglio che V.a Ecc.a intenda ogni cosa acciò che possa pensare e avvisarmi come mi ho da governare, chè veramente se non ci si fa qualche buona provvisione, questa provincia anderà di male in peggio e a V.a Ecc.a non resterà altro che 'l titolo di esserne signore, e la signoria in effetto sarà di questi assassini e delli capi e fautori c'hanno in questa provincia e specialmente in Castelnovo.

Ieri essendo a Camporeggiano feci chiamare il parlamento generale e proposi tre cose: l'una che fussino contenti di conferire con l'altra provincia ad accettare quindici o venti fanti scoppietteri appresso a gli balestrieri che ci sono, e pagarli per [96] un mese o per dui finchè questa provincia si riducesse in tranquillità e sicurezza. Questo non ho potuto con alcuna persuasione far che vogliano accettare, anzi si sono levati in piedi alcuni vecchi e hanno cominciato a ricordare li tempi passati e a dolersi che contra li capitoli ch'ebbeno quando si dettono alla Casa da Este V.a Ecc.a gli abbia dato la gravezza de li balestrieri, allegando che prima si solevano tenire ne le rocche li castellani, il stipendio de li quali esse Comunità pagano senza alcun loro utile, e che detti castellani erano obbligati a tenere chi dui, chi tre, chi quattro famigli, de li quali famigli poi si soleva prevalere il Commissario, e che questi erano più temuti ed erano più atti a tenere queta la provincia che non sono li balestrieri. Io risposi loro quello che mi parve conveniente; ma finalmente non ci fu uomo che volesse consentire di crescere spesa, ma più presto instavano che questa spesa de li balestrieri si levasse lor da dosso, o almeno che li denari con che si pagano li balestrieri fussino spesi in tanti fanti, che sarìa pur più numero, e in questi sassi niente vagliono li cavalli e che li fanti più quietamente e per sentieri e per balze, di notte e di giorno si potriano condurre in luoghi dove non ponno ire li cavalli. Questo lor parere ho voluto scrivere: V.a Ecc.a lo intenda e poi faccia il suo.

Io li proposi appresso che si facesse un battaglione di ducento o di trecento fanti ne la sua Vicarìa distinto sotto li suoi capi e che se gli desse l'arme o scoppietti o balestre o picche, con che fussino [97] sempre apparecchiati a poter obstare quando lombardi o altri forastieri volesson lor dar noia; chè di voler fare io per mezzo del suo aiuto alcuna esecuzione contro banditi o delinquenti son ben certo che non mi succederìa. Questi rimasero contenti di voler fare, e così ho cominciato a darli principio. Son quattro Vicarìe: mi sforzarò di fare che ciascuna faccia il suo, per potermene valere almeno contra l'insulti di forastieri.

Io feci lor la terza proposta, che mi dessino autorità di poterli obbligare di 25 ducati per persona di delinquente, perchè intendono di metter taglia a questi assassini, e proposi che non volevo che alcuno di essi rispondessi in voce ma secretamente con le fave, acciò che particolarmente non potessino essere notati e per questo offesi da li banditi, de li quali ero certo che avevano più paura, e gli avevano in maggiore osservanza e gli prestavano più ubbidienza che a V. Signoria. Li Sindici furono li primi a rispondere che davano l'autorità di questo agli Otto, sì come a quelli nelli quali era rimesso di poter spendere quello de le Comunità a lor modo. Gli Otto risposero che erano certi di tutti otto essere morti se facevano questo. Io mandai per le fave per far ballottare la cosa: si cominciaro a levare in piedi e ad uscire dal consiglio catervatim, dicendomi che non volevano intervenire a questo perchè erano certi che li banditi gli averebbero tutti per inimici e che se ne vendicariano sol per questo che avessino consentito che tal cosa si ballottasse. Or V.a Ecc.a può comprendere [98] in che paura è tutto questo paese per sei o dieci ribaldi che ci sono.

Ultimamente gli Otto che mi sedevano più appresso mi disseno che avriano di grazia di pagare questa taglia, fatto che fosse l'effetto, ma che non volevano essere autori, ma che più presto volevano mostrare essere sforzati da V.a Ecc.a e che sarìa bene che quella mi dèsse per una sua lettera commissione o per una grida emanata da quella, che io mettessi taglia a questi ribaldi, e l'uno che ammazzasse l'altro uscisse di bando e appresso guadagnasse dieci ducati, chè fariano più conto del denaio che d'essere rimessi. V.a Ecc.a ora consideri il tutto e mi significhi ch'io per me, senza l'aiuto e consiglio di quella, non so che mi faccia.

Per satisfare a quella di quanto ella mi commise de li prugnoli e delle trote, passando da Montefiorino e ritrovandovi il Commissario di Sestola, feci che subito spacciò un messo con certi pochi prugnoli che erano ivi apparecchiati per lui; e credo che V.a Ecc.a gli abbia avuti. Io ho fatto subito pescare a trote, e fin qui non ho potuto averne se non tre assai piccole, le quali subito ho fatto amarenare. Se n'avrò prima che io spacci il messo dell'altre, le manderò insieme; se non V.a Ecc.a si contenterà di queste perchè l'acque sono in questo paese ancora fredde di sorte, che non se ne può pigliare. Ho li messi fuori per trovare delli prugnoli: se ne potrò avere li manderò insieme; ma questo paese è più alto che 'l Frignano, e per questo più tardo a produrre le cose, sì che V.a Ecc.a [99] mi scusi s'io non posso fare al presente quanto è il mio debito e desiderio. Altro non occorre. In buona grazia di quella umil. mi raccomando.

Castelnovi, 15 aprilis 1523.

(P. S.) Appresso mi ero scordato di dire a V.a Ecc.a che tutto il consiglio di Camporeggiano mi pregava ch'io facessi a questi banditi salvo condotto di star nel paese, dando essi sicurtà secondo che per lettera loro inclusa propongono. Io risposi che questo non ero per fare senza saputa di V.a Ecc.a e che gli ne darei avviso.

V.a Ecc.a debbe anco sapere questo, che per derisione dell'officio questi banditi quando erano tutti insieme prima che si partissero del paese ferono far una grida che promettevano di donare ducento ducati a chi dèsse lor nelle mani vivo il Capitano Vicecommissario e cento morto: così m'ha detto esso Capitano che l'ha per cosa certa.

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