LXIX

Ai medesimi

Magnifici ac potentes domini mihi observandissimi. Li uomini di Valico di sotto e delle Fabriche mi sono venuti a fare querela, che uno loro uomo, il quale era venuto per mie faccende a Lucca, vi è stato ritenuto per commissione di V. S., e ad instanza delli uomini di Gello, li quali si pretendono che questi uomini di Valico e delle Fabriche debbino loro pagare certe colte, per vigore di una stima che già diede uno messer Antonio di Mercatello commissario a questo dello illustrissimo signor nostro; [125] alla quale stima il prefato signore non ha mai voluto consentire nè ratificarla, sì come quella che fu data oltre la commissione che 'l detto commissario aveva da sua Eccellenza. E come V. S. per le qui incluse copie potranno vedere, essi uomini di Valico e delle Fabriche fariano contro la volontà del prefato signore nostro, quando consentisseno a pagare dette colte: e se bene qualche volta per li tempi passati, li detti uomini avessero pagate tali colte o per paura o per ignoranza o per altre cause, non ponno nè denno per questo pregiudicare alla giurisdizione del suo signore. Pertanto prego quelle, che faccino rilassare questo nostro ritenuto dalle Fabriche; e se le si credono avere alcuna ragione in questo, siano contente scrivere allo illustrissimo signor mio, e amicabilmente trattare la cosa, e venire a una composizione, in la quale nè l'una parte nè l'altra sia ingiustamente oppressa, e non volere cominciare alle represaglie; che saria totalmente contrario a quello che pare sia la intenzione dello illustrissimo signore mio e di V. S., che questi due Stati stiano fraternalmente uniti e bene d'accordo. E a V. S. mi raccomando.

Castelnovi, 10 maii 1523.

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