LXVII

A Messer Santuccio Santucci

Magnifice tanquam frater honorandus. Credo che Acconcio avrà avvisato V. M. delli suoi muli e del sale che li sono ritenuti a Lucca. La causa io non la so; ma questo accade spesso, che li nostri, che vengono da Pisa con sale, ritrovino a Lucca simili impedimenti. Io ne scrivo la qui alligata a cotesti magnifici signori: prego V. M. che facci opera che tali modi non siano usati da quelli daziarii: o se qualche rispetto muove quelli magnifici signori, che vogliano essere intesi a cenni più presto che a dirlo, prego V. M. che operi che si parli chiaro, acciò che io ne possi avvisare lo illustrissimo signor mio, che vi pigli qualche modo che a sua Eccellenza paia più espediente. Appresso prego ed esorto V. M., che facci ogni possibile opera di pacificare cotesti [123] suoi di Gallicano, acciò che noi ancora, che saremmo vicini a tal fuoco, quando seguisse, possiamo estinguendosi vivere più sicuri. E a V. M. mi raccomando.

Castelnovi, 5 maii 1523.

Di Vostra Magnificenza

Ludovico Ariosto.

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