Al duca di Ferrara
Ill. ed Ecc. Signor mio. Il Moro di Pellegrin dal Sillico è stato ed è in prigione, come sa V. Ecc.: la principal causa perchè io 'l presi fu per far satisfare questi poveri uomini di Cicerana de li denari in che per aver patito che li banditi fossino stati ne lor terra, erano stati condennati, e parendomi che se li uomini di detto Comune erano incorsi in pena per non aver proibito che li banditi [143] stessino in la lor terra, maggiormente doveva essere condennato questo Moro, che li aveva sempre tenuti in casa, mangiato e bevuto, e andato e stato tuttavia in lor compagnia; che per ciascun di questi capi, secondo la mia grida, di che a Mess. Obizo mandai la copia, si doveva condennare. Poi che questo Moro è stato in prigione, non è mai apertamente comparso alcun di Cicerana a dolersi di lui, e questo per le minaccie che son lor fatte da Giulianetto e altri fratelli del Moro e da altri banditi, che pur senza alcun timore di V. S. stanno in Cicerana, e anco da li fautori c'hanno questi di Pellegrino dal Sillico in questa terra; e fin qui non è mai stato uomo di quello Comune ardito di presentare al Capitano, a cui la causa è commessa, uno rescritto c'hanno da V. Ecc., che sieno gravati realiter et personaliter il Moro e il fratello ad ogni danno e interesse che, per aver essi fratelli ricettati li banditi e assassini, essi di Cicerana abbiano patito. È ben vero che molte volte sono a uno e a due venuti segretamente a pregarmi ch'io li aiuti, e a farmi intendere li rispetti che li ritengono di fare le debite querele, e che quella terra è giunta a tanta tirannide e a tanta paura di questi ribaldi, massimamente di quel fratello del Moro detto Giulianetto, che li batte, ferisce, ruba, sforza e minaccia, ch'alfin sarà lor forza di abbandonar le lor case e andarsene dispersi pel mondo. Io mosso a pietà di loro, e pel debito c'ho verso la giustizia, [144] ho molte volte pregato il Capitano qui che condanni il Moro siccome ricettatore de' banditi a pagare e satisfare il detto Comune di quello ch'esso per cagion del Moro e del fratello ha patito: esso Capitano non l'ha mai voluto fare, e rispostomi che 'l Moro non può essere condennato per aver ricettato banditi, cum sit che dinanzi da sè è provato per testimoni che di tal recezione il Moro non ha colpa, ma che avendo la casa comune col fratello non ha potuto vietare al fratello di non far de la sua parte quello ch'egli ha voluto, e che gli è stato il fratello Giulianetto e non esso che ha dato ricetto a' banditi. Io ho replicato al Capitano, che se per questo capo pur non lo può condennare, perchè non lo condanna per avere mangiato e bevuto con loro, parlato, conversato e menatoli seco in Lombardia e altrove, che per ciascun di questi capi, secondo la mia grida, debbe essere condennato? Mi risolve che non vuol farlo, e che l'ha condennato quello che è stato conveniente. Ultimamente con comandamento penale ho fatto che li uomini di Cicerana m'hanno esibita quella lor supplicazione col rescritto di V. Ecc., nel quale è commesso al Capitano come Commissario, che faccia che da questo Moro e dal fratello Giulianetto, li quali sempre hanno in lor casa dato ricetto a' banditi, sia del patito danno per lor causa satisfatto il Comune di Cicerana, e questa supplicazione in presenza del Notaro e con testimonî ho data al Capitano, e fattoli instanza in nome del Comune di Cicerana (del quale in questo caso mi par conveniente [145] ch'io sia procuratore) che eseguisca quanto in essa supplicazione si contiene. Per questo il Capitano non si è voluto muovere dal suo passo, ma risponde, che se quelli di Cicerana vorranno ragione, bisognerà ch'essi siano quelli che si scoprano e che la domandano; e per questo son venuto in sospetto, che a' preghi e contemplazioni di qualcuno esso Capitano tenga questa via, acciò che 'l Moro vada esente, e che quelli di Cicerana restino nel danno; e che se bene ha condennato il Moro ne la confiscazione de li suoi beni, e ne la disgrazia di V. Ecc. per essere ito in Lombardia in aiuto d'una delle parti, contro la grida ch'io feci fare in nome di V. Ecc., forse si persuada (volendolo aiutare) che di questo troverà più presto remissione e perdono da V. Ecc. che non farebbe del danno che per sua causa hanno patito gli uomini di Cicerana. Del tutto ho voluto avvisare quella, acciocchè andando le cose come si vogliano, non creda mai che di mia volontà la giustizia, la equità e la misericordia, dove si conviene, non abbia luogo: ed in sua buona grazia mi raccomando sempre.
Castelnovi, XV iunii 1523.