Al duca di Ferrara
Ill. ed Ecc. Signor mio. Per uno mandato da la Vicarìa di Camporeggiano mandai a Vostra Ecc. una lettera de li Signori Fiorentini, e una de li Signori Lucchesi. Credo che lo esibitore di questa sarà uno mandato da li uomini di Vagli di sopra, alli quali, come per altre mie ho scritto a Vostra Ecc., da li [161] uomini di Pietra Santa è usata gran violenza. Vostra Ecc. farà vedere li loro instrumenti e anco si degnerà pigliarne informazione dal Mag. Mess. Agostino da Villa, il quale intendo che già fu sul fatto e se ne chiarì benissimo, poi quella farà e commetterà secondo il suo parere.
Ho poi avuta una di V. Ecc. dì X di questo, e insieme una direttiva alli Sig.i Lucchesi. Quella che va a' Lucchesi per li uomini medesimi di Vallico, che ne sono stati portatori, ho mandata a Lucca, e ne aspetto risposta. Io mandai anco l'altra ch'io ebbi a' dì passati, e credo che quella ch'io ho mandata per l'uomo da Camporeggiano sia la risposta. Se li prefati Sig.i Lucchesi faranno il lor debito, n'avrò piacere; quand'anco non lo facciano, non mancherà per me; poichè io so la intenzione di V. Ecc. di portarmi con loro come essi si porteranno con noi: se faranno ripresaglia di nostre robe o nostri uomini, farò altrettanto a loro. Circa alle novelle da Pisa, poco si può intendere di verità, perchè vi è la peste. Io non lascio entrar qui persona che venga di là, nè alcuno de' nostri andare a quella via.
Noi semo stati in gran pericolo circa la peste: perchè questi contadini, fatto Pasqua, hanno usanza di andare in gran quantità su quel di Roma e ne le Maremme a guadagnare, e poi, segati li grani, tornano a casa, e nel ritorno molti hanno seco il [162] morbo. Io ho durato grandissima fatica a far che non sieno ricettati ne le lor terre, ma confinati chi qua chi là, e provvisto lor al bosco de li lor bisogni; pur non ho possuto provveder tanto, che molti furtivamente non sieno andati alle mogli ed alle lor case; e in una de le terre nove detta Roggio si è attaccata la peste, sì che subito ne son morti nove. Provvisioni grandi se gli son fatte e fanno tuttavia, e spero che non si dilaterà più innanzi. Questi Maremmani han fornito di venire, sicchè non abbiamo dubbio di peggio. Sia come si voglia, n'ho voluto dare avviso a V. Ecc.
Circa a quanto V. Ecc. mi commette, ch'io l'avvisi di che genti io avrei bisogno per rassettare questo paese, io n'ho già dato avviso a Mess. Gioan Ziliolo, e forse esso avrà mandata la mia lettera a V. Ecc., pur lo scriverò anco a quella. Qui non è alcuna terra ribelle che si bisogni brugiare o saccheggiare, nè alcuno capo di parte ch'abbia sèguito di 200 o di 300 uomini, sicchè per questo sia bisogno mandare esercito di qua. Qui sono quelli del Costa che sono circa sei; li figlioli di Pellegrino dal Sillico altrettanti, e qualche altro giottoncello che li seguita da Barga e da Sommocologna, che senza l'aiuto de' Lombardi non ponno far gran squadra; e quando hanno avuti li Lombardi con loro, cioè quelli Pacchioni e alcuni da la Temporia, non sono arrivati a cento, ma spesso sono stati in trenta o in quaranta. Io so che, come s'intenda che Mess. Giovanni sia per passare o mandar gente di qua, si leveranno: nè finchè ci stia ci appariranno; ma non [163] sì presto sarà partito che saranno qui: nè altra punizione si potrà dar loro, se non di mettere le mani addosso a' loro padri, fratelli e parenti, e non li lasciare che non diano sicurtà che non torneranno li malfattori nel paese. A quelli che non hanno padre, saccheggiar le case e poi arderle e spianare, tagliar le viti e gli arbori, e distruggere li lor luoghi, ch'ogni modo non si potria trovar chi li comprasse, nè aver se ne potria frutto per la Camera; ed anco saria forse bene di non aver rispetto in questo alli padri, nè alle mogliere per dar lor punizione, chè con tante proibizioni di V. Ecc. han sempre dato lor recapito. Poi sarìa bene batter per terra tutti li campanili, o vero aprirli di sorte che non potessino dar ricorso alli delinquenti: et similiter le rôcche che V. Ecc. non vuol far guardare, o saltem alcuna, come quella di Dallo, dove quelli del Costa signoreggiano. A far tutte queste cose basteriano cento fanti, e anco cinquanta: li cavalli qui ponno far poco frutto; pur questi pochi che ci abbiamo con li fanti saranno a sufficienza. Io mandai ieri questo capo di cavalli leggieri che sta qui, cioè Antonio da Cento, a parlare a Mess. Giovanni Ziliolo per vedere se potesse avere fino a 20 fanti, per tornare secretamente di notte, e provare se potesse avere in Cicerana questi banditi: non so quello che sarà, pur dubito più del no che io spieri del sì; perchè, poi che sentono questa furia in Frignano, stanno tuttavia su l'ale. M'era stato detto che volevano andare a trovare Mess. Giovanni, ed io lo aveva avvisato: e si mossono, e poi sono tornati [164] indrieto. Quelli del Costa intendo che sono passati in Lombardia a danno de le reliquie di Domenico di Amorotto; non so se V. Ecc. avesse modo di farli pigliare là, che saría una salutifera opera. Impiccati che fossino X ribaldi di questo paese, il sarìa tutto risanato. Il barigello di Lucca oggi è venuto a Gallicano con commissione da' suoi Signori di far quanto io gli comandarò, e gli è accaduto venire in tempo che'l nostro Capitano di balestrieri non ci era. Mi ha scritto e rescritto, e semo d'accordo che ad ogni mia richiesta tornerà: io lo avrei fatto aspettare, ma essendo scoperta la sua venuta tutti li tristi avranno sgombrato. Io gli ho mandata una nota del nome di questi banditi. Mostrano le lettere sue che ci viene di buono animo, e così anco le lettere che sopra ciò m'hanno scritto li Signori Lucchesi. Altro non occorre. A V. Ecc. mi raccomando.
Castelnovi, XV iulii 1523.