Al medesimo
Ill. Sig. mio. Avevo mandato il Capitano de li balestrieri qui a Mess. Gioan Ziliolo perchè avessi in presto fino a XX fanti che volevo che venissono di notte per provare se si potean pigliare li fratelli del Moro dal Sillico che tuttavia stanno a Cicerana, cioè quelli che assassinâro il prete pisano; ed è tornato senza, riferendomi che da V. Ecc. Mess. Gioanni non ha commissione alcuna di mandar gente di qua. A questo prego V. Ecc. che faccia quella provvisione che li pare, secondo che per l'altra mia scrivo.
Il Camerlingo di Camporeggiano è qui che non ha portato se non una parte de li danari de li balestrieri, e dice che quelli de le terre nuove, cioè Dallo, Pontecchio e il Castello, e l'altre de la Vicarìa di sopra, negano di voler più conferire alla provvisione di quelli, allegando che ogni modo non gli giovano, che sono assassinati e depredati da li Lombardi e da altri, e non è chi li soccorra; e non solo di questa paga, ma di due passate sono debitori. Io gli ho subito fatto far li comandamenti con protesto se non pagano ecc., ma non si trova messo che voglia ire in quel luogo: vederò di mandarli [170] un balestriere, se io potrò. È passato un anno che io feci in scritto alcuni comandamenti alli padri e fratelli di quelli assassini da Pontecchio, e li mandai alli officiali a Camporeggiano, acciò che per uno di quelli messi gli mandassino, e mai non hanno potuto far che messo vi voglia andare, e più che uno di questi citati in questo tempo è venuto a Camporeggiano a certo parlamento, e il notaro del Capitano che avea questi comandamenti in mano non è stato ardito di fargline motto, e questo per esser di questo paese; chè dice che non vole essere amazzato per questo.
Appresso, certi banditi che sono assassini, e sono due deserti che non hanno nè credito nè sèguito, stanno tuttavia a Camporeggiano, e non solo quelli officiali non si pongono alla prova di pigliarli, ma pur mai non me n'hanno scritto: il che intendendo io per altra via, vi mandai li balestrieri e giungendo improvviso si trovò che uno di questi tristi, detto il Frate, giocava a carte con uno da Camporeggiano col circulo di tutta la terra intorno, e come li balestrieri si scopersono lo ascosero, [171] e lo fêro fuggire in un campo di canape: e tutti lo vedevano e sapevano, nè fu alcuno che volesse cennare alli balestrieri, e fra gli altri ci era Ser Costantino da Castelnovo ivi notaro, il quale poi si escusa che non vole essere ammazzato. E appresso, colui che ivi fa l'ufficio del Cavalliero stette quel dì medesimo a battere su un'ara con questo ribaldo il quale da XX giorni in qua ha assassinato circa sei persone in più volte, poveromini che veniano di Maremma, e tolto loro fin a XV ducati. M'incresce, chè par che qui io non abbia da far altro che di riferir male: pur lo fo perchè tutta la colpa, se le cose non vanno bene, non cada sopra di me. A V. Ecc. umil. mi raccomando.
(Castelnovi), XVII iulii 1523.
S'io volessi anco aggiungere cha a Camporeggiano o in quella Vicaria si son fatti maleficî di più sorte, contra li quali non si è mai processo, direi male, ma direi però la verità.