XLI

Al duca di Ferrara

Ill. Sig. mio. Ieri il Moro dal Silico mi appresentò la grazia che V. Ecc. gli ha fatto per un certo omicidio che meritava più presto clemenza che severità. Oggi ho avuto lettere e messo a posta dal Commissario di Frignano, che mi avvisa che questo Moro insieme con li fratelli e altri compagni, de li quali esso Moro era capo, tornando di Frignano in qua, dove erano iti in soccorso di Virgilio, intrôro in casa d'un suddito di V. Ecc. lì da Frignano, e gli spezzâro gli usci e le casse, e depredarono roba e valuta di cento lire, non essendo in casa altri che una vecchia; e mi prega ch'io [73] faccia restituire questa roba. Se 'l Moro mi torna più dinanzi, io lo piglierò e farò che 'l Capitano lo punirà come merita il delitto, senza guardare a grazia che gli abbia fatto V. Ecc., perchè non si estende in questo nè in altri assassinamenti che mi è stato detto che questo Moro insieme con li fratelli hanno fatto; ma dubito che non ci tornerà, perchè questo poveruomo che è stato rubato, prima che sia venuto da me, è stato dal figliuolo e dal nipote di Bastiano Coiaio e da ser Evangelista a provare se per lo meno potesse riavere la sua roba: e a ciò dice di essere stato consigliato da questi altri di Frignano che sono uniti col Moro in lega; e non avendo potuto aver niente è ricorso a me; sì che dubito n'avrà preso sospetto, e non tornerà più a me. Se non torna, parendo a V. Ecc., gli annullerei la grazia: in buona grazia della quale humillime mi raccomando.

Castelnovi, XIX novembris (1522).

Humillimus servitor,

Ludovicus Ariostus.

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