Al medesimo
Questa sarà in risposta di tre lettere di V. S.; alle quali, fuorch'una ch'io le scrissi di villa, non ho possuto risponder prima, perchè dopo il mio ritorno non sono mai stata ferma, ma andata di qua e di là, come carnovale. Alla prima, nella quale Ella mi dava commissione di far fare quelli drappeselli, non potei satisfare, perchè mi fu data tra via quando io andavo in villa; e non mi trovando io quì, se ben ci avessi scritto, non avrei possuto far cosa buona: ma tosto ch'io son ritornata, gli ho fatto fare, e pel primo che m'accada sufficiente, ve li manderò. Aveva anco ordinato il velo per la Madonna; ma il cancelliero del signor Alessandro mi ha detto da parte di V. S. ch'io non lo faccia far più, e terrò li danari per li drappeselli. Il medesimo che diede la lettera di V. S. al capitano Batistino, la diede ancora al conte Lorenzo; e perchè ho inteso che 'l conte Lorenzo dice che non l'ha avuta, sappiate che dice le gran bugie.
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Io ho inteso delle nozze ch'avete fatte; delle quali ho preso tanto contento, quanto di cosa ch'io avessi potuto udire. Così Dio faccia che sieno felici e fauste, e che fra pochi giorni io senta che si faccian l'altre di madonna Lucrezia, e quelle di V. S. Circa che vi dolete che il Cancelliero di questa fosse ammalato a Padova e V. S. niente ne seppe, V. S. sappia, che quando gli venne alli bagni la prima febbre, accadette che vi si trovò il cavaliero degli Obici, e lo pregò che venisse a Padova ad alloggiar seco finchè fosse risanato; e tanto lo persuase, che lasciò di venire a Ferrara, come avea prima deliberato, e andò a Padova, dove ebbe un'altra febbre, che fu terzana. Ed avendo egli disegnato, risanato che fosse, di star qualche giorno in Padova, dove avria visitato V. S. e gli altri suoi amici, sopraggiunse il signor Duca, e lo menò seco a Vinegia, che ancora era debole e non ben guarito, sicchè gli mancò il tempo di far quello ch'era il debito suo: e però V. S. lo scusi. S'un'altra volta gli accadesse a venire in quelle parti, rifarìa questo dove ora par che sia mancato; ed a V. S. molto si offerisce e raccomanda.
Il lino ebbi; del quale, oltra quello che di villa io le scrissi, senza fin la ringrazio, e per amor suo me lo goderò; ancora che mi pare che dovea bastare, chè l'anno passato V. S. me ne donò. Così mi pare che la si voglia far mia feudataria. Alla quale mi raccomando sempre, e la priego che da [327] mia parte abbracci la madonna sua madre, e sue sorelle; e all'una e all'altra senza fin mi raccomando, e s'io posso lor far servizio, che senza rispetto mi comandino, c'ho gran piacere e desiderio di far lor cosa grata.
Ferrara, 26 ottobre 1531.
Di V. S.,
Alessandra Strozza.