CAPITOLO VII.

MA conciossiachè molte volte acconsentendosi, che l'una cosa e l'altra sia utile, si dubita qual sia più; bisogna, che conseguentemente si dica del maggior bene, e del più utile. Diciamo adunque che la cosa che eccede, sia quanto l'ecceduta, e da vantaggio. E che l'ecceduta sia quella ch'è compresa dall'altra ch'eccede. Il maggiore e il più, s'intende sempre a rispetto del meno. Il grande e il picciolo, e l'assai e il poco, a rispetto della quantità di molte cose. Quello ch'eccede, è il grande; l'ecceduto, il piccolo. E nel medesimo modo s'intende il molto e il poco. Ora essendosi detto che il bene è quello che si avrebbe a voler per sè stesso, e non per cagion d'un'altra cosa, e che bene anco è quello, che da tutti si desidera, e quello che si piglierebbe per bene da tutti quelli che avessero intelletto e prudenza. E quello che ha forza di fare e di conservare quel ch'è bene; o quello da cui queste cose dipendono. E perchè quello, per cagion del quale facciamo un'altra cosa è il fine. E fine è quello per conto di cui l'altre cose si fanno; ed essendochè il ben particolare sia quello che a particolar persona è così condizionato; è necessario che i beni che sono più d'uno o di pochi (se quell'uno o quei pochi son compresi da loro), siano maggior beni; perciocchè sopravanzano a quel che comprendono: e quel ch'è compreso è sopravanzato. E se un maggiore in un genere eccede un altro maggiore in un altro genere; il medesimo avverrà dei generi tra loro. E così se dei due generi l'uno eccederà l'altro; ancora il maggiore, che sarà in quell'uno, eccederà il maggiore di quell'altro; pognam caso, se il maggior uomo sarà più grande della maggior femmina; universalmente gli uomini saranno più grandi che le femmine. E se universalmente gli uomini sono più grandi che le femmine; ancora il maggior uomo sarà più grande della maggior femmina: perchè gli eccessi de' generi e delle cose maggiori in essi generi, si corrispondono tra loro in proporzione. Maggior bene ancora s'intende quello, dal quale ne segue un altro, quando quell'altro non segue da lui. E questo seguire si fa, o del pari, o di poi, o in potenza; perchè l'uso di quel che segue, è compreso in quel che precede. Del pari segue, come dallo star sano il vivere, e non dal viver lo star sano. Dipoi; come dall'imparare il sapere. In potenza, come dal sacrilegio il furto: perciocchè chi ruba le cose sacre, furerebbe ben le profane. E di due cose, che eccedono un'altra terza, quella è maggiore, che maggiormente l'eccede; perchè è necessario che quella che trapassa la terza di più, trapassi ancora l'altro maggiore. E quelli sono ancora maggiori, che maggior bene ci fanno; giacchè questo è l'esser fattivo di maggior bene; perchè l'esser maggior bene, e l'esser fattivo di maggior bene si convertono. E finalmente son maggiori quelli, che da maggior cosa ci son fatti: perciocchè se una cosa salutifera è più desiderabile, e maggior bene che una piacevole; maggior bene sarà ancora la salute che il piacere. E quel ch'è per sè stesso degno d'essere eletto, è maggior di quello che non è degno che si elegga per sè. Come la forza è maggior bene d'una cosa salutifera, perchè questa non s'elegge per sè, e quella sì: la qual cosa abbiamo già detto ch'è bene. E quello ch'è fine è maggior di quello che non è fine; perciocchè questo è per cagion d'un'altra cosa, e quello è per cagion sua. E per questo è minor ben l'esercizio, che lo star ben della persona. E di due, quello è maggior bene, che manco ha bisogno dell'altro, o dell'altre cose; perciocchè per sè stesso è più compito. E men bisognoso s'intende che gli facci mestiero, o di manco cose, o di più facili. E quando un bene non sia, o non possa esser senza un altro: e l'altro sia, e possa esser senza lui; quel che può esser senza l'altro è più compito: onde che si vede esser maggior bene. E se uno sarà principio, e l'altro non principio; l'uno causa, e l'altro non causa; perchè senza causa e senza principio, è impossibile che una cosa sia, o si possa fare. E di due principj quello che vien da principio maggiore, è maggiore. E di due cause, quella che vien da causa maggiore, è maggiore; e per contrario, di due principj quello ch'è principio di maggior cosa, è maggiore, e di due cause quella ch'è causa di maggior cosa, è maggiore. È dunque manifesto per quel che s'è detto, che una cosa può parer maggiore nell'un modo e nell'altro; perciocchè ci parrà maggiore così quel che sarà principio, rispetto a quel che non sarà principio, come quel che non sarà principio, rispetto a quel che sarà principio; perchè maggiore è quel che è fine, e non è principio. Onde Leodamante accusando Calistrato, disse: che maggiore ingiustizia era stata di lui, che l'avea consigliato, che di chi l'avea fatto; perchè non si sarebbe eseguito, se egli non l'avesse consigliato. Accusando poi Cabria disse il contrario. Che maggiore era stata di chi l'avea fatto, che di chi l'avea consigliato: perchè il consiglio era nullo, se non vi fosse stato chi l'avesse eseguito. Che a questo effetto si consiglia, perchè si metta in opera. E quel ch'è più raro è maggiore di quel ch'abbonda, come l'oro del ferro; ancora che sia in minor uso; perciocchè la possession d'esso è più cara; perchè l'acquisto è più difficile. E per lo contrario, quel ch'abbonda è maggior che il raro; perchè maggiormente s'usa: perciocchè lo spesso eccede le poche volte. E per questo disse Pindaro:

Ottima è l'acqua.

E in somma quel ch'è più difficile è maggior del facile per esser più raro; e dall'altro canto il più facile è maggiore del difficile, perchè s'ha comunque si vuole; e di due cose quella è maggiore che ha maggiore il suo contrario: e quella di cui maggiore è la privazione; e la virtù è maggior bene di quello che ancor non è virtù. E il vizio è maggior male di quel che ancor non è vizio; perciocchè quelli attingono il fin loro, e questi no. E quelle cose sono maggiori, l'opre delle quali sono più belle o più brutte; e di quelle sono maggiori l'opere, di cui sono maggiori i vizj, o le virtù; perciocchè come sono le cause, e i principj, cosi sono gli effetti loro. E come sono gli effetti, così sono le cause e i principj. E quelle sono migliori, delle quali è più eliggibile, e miglior l'eccesso; come la buona vista è più eliggibile del buon odorato; perchè la vista è meglio dell'odorato. E meglio è l'eccedere in amar l'amico che il danaro. Onde che l'amor degli amici sarà miglior che quel de' danari; e così per lo contrario, gli eccessi delle migliori cose sono migliori; e delle più belle, più belli. E quelle cose son migliori di cui son migliori e più belli i desiderj: perciocchè i maggiori appetiti sono di cose maggiori. E così i desiderj delle più belle e delle migliori cose sono migliori, e più belli per la medesima ragione, e quelle sono più belle e più degne cose, delle quali sono più belle e più degne le scienze; perciocchè come sta la scienza, così sta la verità della cosa di che parla. E ciascuna scienza dà i precetti di quel ch'è suo proprio. E così proporzionevolmente ancora; le scienze delle più belle cose e delle più degne, sono più belle e più degne; e quello che per bene, o per maggior bene giudicherebbono, o hanno giudicato i prudenti; o tutti, o molti, o la più parte, o i migliori, è necessario che cosi sia, o assolutamente, o secondo che hanno saviamente giudicato. E questo è comune ancora nell'altre cose; perciocchè l'essenze, le quantità e le qualità, stanno medesimamente, come da quelli che sanno, e che se n'intendono si determinerebbe che stessero. Ma l'abbiamo detto ora quanto a' beni. Perciocchè s'è diffinito che bene è quello, che ciascuna cosa prenderebbe per bene, se se n'intendesse. È dunque chiaro, che maggior bene ancora sarà quello, che colui che se n'intende dirà che sia maggiormente tale; e quello è meglio, che si trova ne' migliori, o che assolutamente siano così; o in quanto saranno migliori, come la fortezza è miglior della robustezza; e quello è anco meglio, a che s'atterrebbe un migliore, o semplicemente, o in quanto miglior fosse, come ricever più tosto un'ingiuria che farla; perchè un più giusto così farebbe; e quello che più piace, è meglio di quello che piace meno; perciocchè tutte le cose seguono il piacere: e per cagion d'esso stesso piacere l'appetiscono; dalle quali due condizioni s'è già diffinita la natura del bene e del fine. E di maggior piacere s'intende quello, ch'è più senza dolore, e che più lungo tempo diletta; e le cose più belle sono migliori delle men belle; perchè ogni bello o sarà piacevole, o per sè stesso eliggibile; e quelli sono maggior beni, de' quali vogliamo esser cagione più tosto a noi, e agli amici nostri, che ad altrui. E quelli sono maggior mali, de' quali a noi ed a' nostri amici meno che agli altri vogliamo esser cagione; e le cose che durano più son migliori di quelle che durano meno; e le più ferme, migliori delle men ferme; perchè quelle possiamo far più tempo, e queste più a nostra posta; potendone sicuramente servir più d'una cosa ferma quando vogliamo. Un'altra sorte di maggiore si può cavar dall'ordine delle parole, e dalla similitudine delle lor cadenze; come sarebbe a dire: se l'operar fortemente è meglio e più eliggibile che l'operar temperatamente: meglio, e più eliggibile ancora sarà la fortezza che la temperanza, e l'esser forte, che l'esser temperato. E quello che tutti s'eleggono è miglior di quello che non s'eleggono tutti; e quel che desiderano i più è miglior di quel che desiderano i pochi; e se 'l bene è come abbiamo detto, quel che tutti desiderano; il maggior bene deve esser quello, che maggiormente è desiderato; e quello è meglio, che si tien dagli avversarj, o da' nemici, o da' giudici, o dagli eletti da questi tali; perocchè in una parte, poichè gli avversarj lo dicono, è come se ognuno lo dicesse. E nell'altra, poichè si giudica da tali, è come determinato da superiori e da intendenti; e alcuna volta è meglio quello che tutti partecipano; per esser disonore a non partecipare ancor noi. E alcuna volta è meglio quello di che nessuno o pochi partecipano, per esser cosa più rara; e le cose più lodate sono migliori, perchè più oneste convien che siano, e le più onorate similmente; perciocchè l'onore è come una stima delle cose; e quelle delle quali sono maggiori i danni; e quelle cose son maggiori, che superano quell'altre, che da tutti sono aceettate, o credute per grandi. E le medesime, se si dividono in parti, fanno mostra maggiore; perciocchè in più cose par che sia maggior eccesso. E però Omero dice che Meleagro fu persuaso dalla moglie di levarsi a combattere, raccontandoli quanti mali avvengono nella presa d'una città:

Ancidono le genti, ardono i tetti,

Spogliano i tempj, e svelgono (ahi spietati)

I cari figli dai materni petti.

Maggiori si fanno ancora le cose col comporre e col soprapporre; come suol fare Epicarmo. E maggiori paiono parte per la medesima cagione della divisione (perchè quel componimento mostra maggiore il sopravanzo della cosa), e parte perchè quel tutto par che diventi capo, e cagione di cose grandi. E conciossiachè quelle cose siano maggiori, che sono rare e più difficili; la considerazione delle occasioni, dell'età, de' lochi, dei tempi e del potere le ringrandisce; perciocchè quando siano fatte oltra le forze, oltra l'età ed oltra il solito degli eguali, o nel tal modo, o nel tal loco, o nel tal tempo; e le belle e le buone e le giuste cose e i lor contrarj diventano maggiori. E qui fu fondato l'epigramma in lode di quel vincitor degli Olimpici.

Dianzi un vil pescator, ch'andar solea

Col cesto in collo insin d'Argo a Tegea.

e Ificrate da sè stesso lodandosi, disse:

Che fui, che sono;

e quel ch'è nativo è maggior del posticcio: perciocchè più difficilmente si conseguisce. Onde è venuto il vanto di quel Poeta:

Ed io del mio saver maestro fui;

e d'una cosa grande la più e la miglior parte è miglior, e maggior cosa. Questo loco toccò Pericle nella sua orazion funebre, quando disse, che tolta via la gioventù, rimase quella città come rimarrebbe l'anno senza la primavera. E quelle cose son maggiori, che ci son buone a maggior uso; come se ci servissero nella vecchiezza e nelle malattie. E di due indirizzate ad un fine quella è maggiore e migliore, ch'è più vicina a esso fine; e quello ch'è bene a noi, è miglior di quello ch'è semplicemente bene; e quel ch'è possibile è miglior dell'impossibile; perchè quello è fatto per noi, e questo no; e quel che si comprende nel fin della vita, è miglior di quello che non vi si comprende; perchè le cose che appartengono al fine, hanno più del fine; e le cose che mirano all'essere son migliori di quelle che servono al parere. E la diffizion di quel che si fa per apparenza, è, che se non apparisse non si farebbe; e per questa ragione lo ricever benefizio potrebbe parer più eliggibile che 'l far bene ad altri; perchè lo ricever s'eleggerà di farlo volentieri, ancora che non si debba risapere; e 'l beneficar altri se non si risapesse, non par che si dovesse far volentieri; e quelle sono ancor migliori, che noi vogliamo che siano, più tosto che paiano, perchè s'accostano più alla verità. E però dicono alcuni, che la giustizia è picciola cosa; per esser meglio il parer giusto che l'essere. Il contrario avviene della sanità: perchè si vuol più tosto esser sano che parere; e quelle che sono utili a più cose, come al vivere, al ben vivere, al piacere e al ben operare; e per questo le ricchezze e la sanità paiono grandissime; perchè hanno tutte queste doti in loro; e quello è maggiore, che non ha molestia ed è congiunto col piacere: perciocchè v'è più d'una cosa buona; essendo bene il piacere e bene l'indolenza; e di due cose, che s'aggiungono a una medesima, quella è maggiore, che fa maggior quel tutto; e le cose che nel posseditore appariscono sono maggiori di quelle che non appariscono; perciocchè tirano all'esser da vero; e per questo l'esser ricco è maggior bene che'l parere; e quel ch'è caro, è maggior bene, a certi solo, a certi accompagnato con altri beni. Onde che non egual danno sarà di perdere un occhio, non avendone più d'uno, che di perderne uno di due. Conciossiachè chi n'ha un solo resti privo di quel che unicamente gli è caro. Abbiamo ora detto quasi tutti i luoghi, donde possiamo cavar le persuasioni, così volendo confortare, come disconfortare.

Share on Twitter Share on Facebook