ORA per dichiarare quali sieno quelli che sono amati e quelli che sono odiati; e per qual cagione siano odiosi e amabili; veniamo alla diffinizione dell'amare e dell'amicizia. L'amare adunque sarà un volere, ed anco un procurare per quanto noi possiamo a qualcuno quel che a noi pare gli sia bene, per cagion di quel tale e non di noi medesimi. E l'amico sarà colui che ama ed è scambievolmente amato. Amici, poi si pensano d'esser quelli, che per tali si reputano fra loro. Stando queste cose, necessariamente segue, che l'amico sia quello che si congratula del bene, e si conduole del male dell'altro, non per altro rispetto, che dell'amico stesso; perciocchè tutti ci rallegriamo quando ne succede quel che noi vogliamo. E succedendone il contrario, ce n'attristiamo per modo, che il rallegrarci e l'attristarci son segni del nostro volere. Amici si sono ancora quelli, i quali hanno già le medesime cose per bene, e le medesime cose per male; e quelli che hanno i medesimi per amici; e quelli che hanno anco i medesimi per nemici; perciocchè è necessario che siano d'un medesimo volere. Che se uno vuol per un altro quel che vuole per sè proprio, mostra esser amico di quel tale. Amiamo ancora quelli che hanno fatto bene o a noi, o a quelli di chi noi ci curiamo; o che il benefizio sia stato grande, o che prontamente l'abbiano fatto; o a certi tempi, e per nostro conto, o di quelli che noi pensiamo che ci vogliano bene. E quelli che sono amici degli amici nostri, e quelli che amano coloro che noi amiamo, e quelli che sono amati dagli amati da noi, e quelli che sono nimici di coloro, con chi noi teniamo inimicizia, e quelli che hanno in odio coloro che noi odiamo, e quelli che sono odiati dagli odiati da noi; perciocchè pare che quello ch'è bene a tutti questi, sia bene ancora a noi; per modo che noi vogliamo ancora quel ch'è bene a loro. Il che fu dianzi la diffinizion dell'amico. Amiamo ancora coloro che fanno altrui benefizio e nella roba e nella salute. E per questo s'onorano gli uomini forti ed i liberali. Amiamo quelli che son giusti; ed i giusti s'intendono quelli che non vivono dell'altrui, quali sono coloro che si sostentano delle lor fatiche. Tra questi sono gli agricoltori, e tra gli artefici quelli massimamente che operano di lor mano. Amiamo gli uomini temperati, perchè non sono ingiusti; quelli che non sono inquieti per la medesima ragione; quelli che desideriamo d'aver per amici, quando si vede ch'ancor essi vogliono l'amicizia nostra, come sono i virtuosi, e quelli che sono approvati o da tutti, o da' migliori, o da quelli che noi ammiriamo, o da quali siamo ammirati noi. Amiamo oltra di questi gli uomini piacevoli nel conversare e nel trattenere, come sono certi di buona natura, non appuntatori, non soperchievoli, non pertinaci; perciocchè tutti di questa sorte sono contenziosi; e quelli che contendono mostrano d'esser di contrario volere; e come sono certi altri, che ne' ragionamenti sanno ferire e parar con destrezza; perciocchè amendue queste sorti d'uomini tendono a un medesimo segno col compagno, potendo esser motteggiati, e motteggiar altrui con grazia; e quelli che ci lodano le cose che abbiamo di buono; e massimamente quelle che dubitiamo di non avere. Quelli che son puliti nell'aspetto, nel vestire, e in tutto il viver loro. Che non sono rimproveratori nè degli errori, nè dei benefizj; perciocchè questi e quelli sono appuntatori. Che non si ricordano del male. Che non tengono conto dell'ingiurie; ma che facilmente si riconciliano; perciocchè noi giudichiamo che quali sono verso gli altri, tali debbono esser verso noi. Quelli che non hanno mala lingua. Che sanno non i difetti, ma le cose buone, o nostre, o d'altrui. La qual cosa è costume degli uomini da bene. Ancora quelli che non s'oppongono agli adirati, che non danno noja agli occupati; perchè questi tali sono contenziosi. E quelli che in un certo modo sono inclinati verso noi, come quelli che ci ammirano; che ci reputano per virtuosi; che si rallegrano della nostra conversazione; e quelli che sommamente si dilettano delle cose, in che noi vogliamo sopra tutto parere o mirabili, o studiosi, o piacevoli; e quelli che sono simili, e d'una stessa professione, e non ci guastano il fatto nostro, sebben vivano del medesimo esercizio che noi; perchè in questo caso,
La 'nvidia è fra gli artefici.
E quelli che desiderano una cosa medesima quando insiememente ne possino partecipare, altramente avverrebbe come di sopra. E quelli con chi siamo tanto familiari, che in cospetto loro non ci vergogniamo di far certe cose, che par che si disdicano secondo l'opinion del volgo, quando però non lo facciamo per tener poco conto di loro; e quelli in presenza de' quali abbiamo vergogna di quel che veramente ci dobbiamo vergognare; e quelli appo de' quali desideriamo d'essere in qualche onore; e quelli amiamo o vogliamo per amici, dai quali cerchiamo d'essere imitati e non invidiati; e quelli con chi insieme operiamo qualche bene, quando non sia per seguirne più di male; e quelli che ad una medesima guisa amano gli assenti che la dimostrazione degli amici e de' nemici. Ed essendo, mostrar che siano; non essendo, far che sieno tenuti; e dicendo essi che sono, rimproverarli; e possiamo dire che l'avversario si sia mosso contra di noi, o per ira, o per odio, secondo qual delle due cose ci risolviamo che meglio ci metta.