CAPITOLO XXV.

IN due modi si risolve, o con opporre altri argomenti, o con fare instanze. Il modo d'opporre argomentando è già noto, che si può cavare dai medesimi luoghi che si son detti; avvengachè gli argomenti sono di materie probabili, e le probabili trovano assai contrarj infra di loro. Le instanze dunque (come si dice nella Topica) si fanno in quattro modi. O dal medesimo, o dal simile, o dal contrario, o dalle cose giudicate. Dal medesimo dico, come se si formasse un'entimema dell'amore che fosse buona cosa; l'instanza sarebbe per due vie, o dicendo universalmente che tutti i bisogni son cattivi: o particolarmente, chè non si direbbe per proverbio l'amor caunio, se non ci fossero ancora de' cattivi amori. Dal contrario si fa l'instanza, come se l'entimema fosse che gli uomini buoni fanno bene a tutti gli amici, rispondendosi, che i tristi non fanno già male a tutti. Dal simile, quando l'entimema fosse questo, che coloro che ricevono dispiacere hanno sempre in odio; dir che quelli che ricevono piacere non amano già sempre. Le cose giudicate son quelle che sono venute dagli uomini degni. Come se ci fosse fatto un entimema che bisogna perdonare agli ebbri, perchè peccano per ignoranza. L'instanza sarà, Pittaco dunque merita biasmo che constituì maggior pena a chi peccava per ebbrezza? E conciossiachè gli entimemi derivano da quattro cose; e le quattro cose sieno queste: verisimile, esempio, indizio e segno; perciocchè dai verisimili vengono quegli entimemi che si fanno di cose che sono, o veramente che pajono in maggior parte; dall'esempio quelle che si formano per induzione d'una, o di più cose simili, quando si piglia una proposizione universale, e si conchiude poi nel particolare. Dall'indizio, quelli che si cavano dalle cose necessarie, e che veramente sono; e dai segni quelli che son fondati nelle cose universali, o particolari, o vero, o falso che sia; parlando prima degli entimemi che vengono dai verisimili (poichè verisimile è quello che non è sempre, ma come il più delle volte), chiara cosa è che con fare instanza si possono sempre risolvere. La soluzione nondimeno è apparente, ma non vera sempre; perciocchè colui che fa l'instanza, non solve con dir che la cosa non è verisimile, ma con dir che non è necessaria. E da questo inganno procede, che l'accusato ha sempre maggior vantaggio che l'accusatore; perchè mostrando l'accusatore per via di verisimili, e non essendo il medesimo a risolver, che non sia verisimile che risolver che non sia necessario (che contra al verisimile si può sempre fare instanza, altramente non sarebbe verisimile, ma sempre vero necessario), il giudice quando il difensor viene a risolvere, che non è necessario quel che s'oppone, pensa, o che non sia verisimile quel che l'accusatore ha detto contra di lui, o che non sia tale, che vi debba far su giudizio. Ed in questo s'inganna, come abbiamo detto; perchè non deve egli giudicar sempre dalle cose necessarie, ma dalle verisimili ancora; essendo questo quel che si dice il migliore e più retto modo di giudicare. Non basta dunque a solvere che non sia necessario; ma bisogna solvere, che non sia verisimile. E questo avverrà, quando l'instanza sia tale, che superi il verisimile che adduce l'accusatore, con un altro verisimile che sia più solito ad essere; e questa instanza può venir da due cose, o dal tempo, o dal fatto: e fortissima sarà venendo da ambedue; perciocchè quando così sia, che questo verisimile si faccia il più del tempo, e nel più delle cose; sarà che sia più verisimile che quell'altro. Si risolvono ancora i segni e gli entimemi che derivano da' segni ancora che siano veri; come s'è detto nelle cose di prima; perchè abbiamo già veduto nell'Analitica, che nessun segno fa sillogismo. Contro gli esempi e gli entimemi che da essi si formano, servirà quella medesima risoluzione, che contra i verisimili; perchè opponendosi una qualche cosa a riscontro, che non sia così, come l'avversario dice, basta a risolver ch'egli non prova di necessità; ancora, che per la più parte, e le più volte possa stare altramente. Ma quando per lo più, e le più volte sia com'egli dice, allora bisogna contrastare, che questo caso sia diverso da quello, che diverse siano le lor circostanze, o che qualch'altra differenza sia tra loro. Il tecmirio e gli entimemi che dal tecmirio procedono non si possono risolvere con dire, che non faccia sillogismo, perchè ancor questo abbiamo chiarito nell'Analitica. Ci resta dunque a mostrar, che quel che l'avversario dice non sia vero. Che quando manifestamente sia vero e sia tecmirio, non si può più risolvere, perchè già tutto è chiaro per dimostrazione.

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