Capo Settimo

Riassunto delle filosofie esposte

1. - S'è dunque data una scorsa, rapida bensì [P. 988 A.18] e sommaria, a coloro i quali hanno discorso de' principii e del vero, e a' loro modi di discorrerne: ma con questo frutto, di certo, ch'e' non s'è visto nissuno di questi, che trattano di principii e cause, trascorrer fuori delle cause stabilite da noi ne' libri della natura: anzi tutti, confusamente bensì, ma pure metton capo a quelle.

2. - Di fatto, alcuni esprimono il principio materiale, sia che ne abbiano supposto un solo, sia più, o che ne facciano un corpo o un incorporeo: Platone, verbigrazia, che ammette il grande e piccolo, gl'Italici l'infinito, Empedocle il fuoco e la terra e l'aere, ed Anassagora l'infinità delle parti similari. Di certo, tutti costoro si sono opposti ad una causa di questa sorta. E così quegli altri che fanno il primo elemento aere o fuoco o acqua, o più denso del fuoco e più rado dell'aere: (e' c'è di quegli che lo fanno così): anzi questi ultimi hanno colta solo questa causa.

3. - Altri però anche quella di dove è il principio del movimento: tutti quelli, per mo' d'esempio, che ammettono per principio l'amicizia e discordia o la mente o l'amore.

4. - In quanto alla quiddità, all'essenza, chiaramente, davvero, non ce l'ha data nessuno: pure [B] più di tutti, certo, l'esprimono quelli che ammettono le specie. Non tengono, infatti, le specie per materia dei sensibili, nè l' uno (R) per materia delle specie, nè che da esse sia il principio del movimento, anzi le fanno piuttosto cause dell'immobilità e dello star fermo. Le specie danno a ciascuna delle altre cose la quiddità, e l ' uno la dà alle specie.

5. - Il fine per cui le azioni e le mutazioni e i movimenti si fanno, sotto un aspetto, di certo, lo ammettono per causa, ma non sono sotto a questo suo proprio, nè come richiede la sua natura. Giacchè, di sicuro, quelli che ammettono l'intelletto e l'amicizia, danno, è vero, qualità di bene a codeste cause: ma non però dicono, che siano fine per cui un qualunque ente o sia o si generi, ma bensì che da esse si cagionino i movimenti.

6. - Della stessa maniera, quegli altri che affermano che l ' ente o l' uno sia questa specie di causa, dicono bensì che l' ente o l ' uno sia causa dell'essenza, ma non già, di sicuro, che siano il fine per cui sia o si generi cosa veruna. Di maniera che dicono e non dicono causa il bene; di fatto, lo dicono causa, non assolutamente, ma per accidente.

7. - Ch'e' si sia, dunque, definito rettamente intorno alle cause e al loro numero e qualità, pare che ce l'attestino anche tutti questi filosofi, che non si sono potuti apporre a un'altra causa.

Oltre di ciò, s'è chiarito, che si devono ricercare i principii, sia tutti uno per uno, sia in qualcuna delle lor forme.

Ora, dopo questo, facciamoci a scorrere le difficoltà possibili intorno a' principii, contrapponendo quello che ha detto ciascuno di questi filosofi, a quello che è la vera condizione dei principii.

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