Capo Terzo

Dimostrazione storica del soggetto e del contenuto della filosofia
Le quattro cause, Filosofia jonica ed Eleatica
Causa materiale, motrice e finale

[p. 983 A 24] 1. - È dunque manifesto che bisogna acquistare la scienza delle cause prime: e di fatto, allora diciamo di sapere una cosa, quando ci paia di conoscerne la prima causa. Ora, causa si dice in quattro sensi. In un senso diciamo causa la essenza , la quiddità ; di fatto, il perchè si riduce da ultimo al concetto, e il primo perche è causa e principio . L'altra causa è la materia , il soggetto . La terza quella di dove è il principio del movimento . La quarta è la contrapposta a quest'ultima, il fine per cui è il bene , essendo essa il termine d'ogni generazione e movimento. E veramente noi le abbiamo studiate a sufficienza tutte e quattro ne' libri della natura : pure qui vogliamo accompagnarci con coloro, che prima di noi si sono messi a considerare gli enti e hanno filosofato intorno al vero (E). [B] Di fatto, è chiaro che anche loro parlano di principii e cause: il darci dunque una scorsa non farà che bene al presente trattato: giacchè o troveremo qualche altro genere di causa o avremo più fede a queste nostre quattro.

2. - La più parte di quelli che hanno filosofato per i primi, non dettero alle cose principii altro che in forma di materia. Giacchè quello, da cui tutti gli enti sono, e da cui prima si generano ed in cui ultimo si corrompono, mantenendosi la sua essenza e tramutandosi solo in quanto alle modificazioni, quello appunto dicono che sia elemento e quello principio degli enti; e perciò credono che, come non vien mai meno una tal natura, nulla nè si generi nè perisca: allo stesso modo, che neppure, per esempio, di Socrate, diremmo ch'e' si generi assolutamente, quando e' diventa bello o dotto in musica, nè che perisca, quando perde queste qualità; e ciò perchè riman sempre il soggetto, il Socrate medesimo. E così d'ogni altra cosa. E' ci deve essere un tale natura, o più d'una, da cui le altre cose si generano, conservandosi quella la stessa.

3. - Però, non dicono tutti alla stessa maniera nè in quanto al numero nè in quanto alla forma d'un tal principio. Talete, corifeo d'una tale filosofia, dice che sia acqua (perciò sostenne, che la terra stia sull'acqua) ricavando forse questa dottrina dal vedere che il nutrimento d'ogni cosa è umido, e fino il caldo se ne generi e ne viva; ora, ciò da cui tutto si genera, è il principio di tutto: ricavando adunque questa dottrina parte da questo, e parte dall'avere tutti i semi una natura umida, ed essere appunto l'acqua il principio negli umidi della loro natura. E c'è chi crede, che gli antichissimi, quelli che hanno teologizzato un buon pezzo prima della presente generazione e per i primi, abbiano avuto la stessa opinione sulla natura; perchè hanno fatto Oceano e Teti padri della generazione, e che gli Dei giurino per quell'acqua, che i poeti stessi chiamano Stige ; ora, il più antico sia il più pregiato e il più pregiato sia il giuramento. [p. 984 A.] Ma, s'e' sia proprio vero che quest'opinione intorno alla natura sia antica e vecchia, potrebbe forse non essere chiaro. Comunque sia, Talete, si dice, che l'abbia tenuta intorno alla prima causa: giacchè nessuno vorrebbe metter Ippone con costoro: tanto ha gretto il cervello.

4. - Anassimene invece e Diogene fanno l'aria anteriore all'acqua; e il principio, per eccellenza, tra' corpi semplici. Per Ippaso Metapontino ed Eraclito Efesio è il fuoco. Per Empedocle sono principii tutti e quattro, aggiungendo a' tre nominati la terra per quarto: giacchè tutti rimangano sempre gli stessi, e non accada generazione altro che per il loro aumentare o diminuire di quantità, riunendosi o disunendosi. Anassagora poi che in età vien prima, co' fatti dopo quest'ultimo (F), dice che i principii sono infiniti: tutti affatto i composti similari, vuole che, non meno dell'acqua e del fuoco si generino e periscano a quella maniera, per via, ciò è dire, di riunione o disunione; e che in qualunque altro senso non si generino nè periscano, ma rimangano eterni.

5. - Ora, dietro a questi, uno non s'apporrebbe se non a sola la causa materiale. Pure, nell'avanzarsi così, la cosa stessa fece loro strada, e li costrinse a cercare. Infatti, quando pure ogni corruzione e generazione derivasse da una natura unica ovvero da più; perchè ha poi luogo, e che n'è la causa? Giacchè di certo, non il soggetto stesso fa esso stesso tramutar se medesimo: vo' dire, per esempio, non il legno e non il rame si cagionano ciascuno il proprio tramutarsi: nè il legno fa esso un letto o il rame una statua, ma qualcos'altro è causa della mutazione. Ora, cercar questo equivale a cercare quell'altro principio, di dove, al dirla a modo nostro, è il principio del movimento.

6. - Quelli che primissimi si applicarono a queste speculazioni e sostennero che il soggetto fosse uno, non si diedero altra briga, nè parve loro di intoppar punto . Se non che alcuni dei professanti quest'uno, quasi sopraffatti da questa difficoltà del movimento, affermarono che non pure l'uno sia immobile, ma che tutta la natura non abbia moto, non solo di generazione o di corrompimento (G) , ma neppure di verun'altra mutazione . A nessuno quindi, di coloro, che dissero, che il tutto sia uno, successe di scorgere codest'altra causa, se non forse a Parmenide, o a questo in tanto, in quanto non solo ammette l'uno, ma di giunta due altre cose.

7. - Quegli invece, che ammettono più principii, possono dire di più: quelli per esempio, che ammettono il freddo e il caldo o il fuoco e la terra forniscono il fuoco d'una natura motrice, e l'acqua, la terra e simili della contraria.

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