CAPO VIII.

Di alcune false dottrine dedotte dalla negazione
de' due principii discussi.

1. - Determinati questi punti, è chiaro; che quelle [1012. A29.] formole assolute ed universali è impossibile che reggano; quelle, vo' dire, che taluni dicono, certi affermando che nulla sia vero (giacchè, dicono, niente vieta, che tutto sia come la commensurabilità del diametro ), certi che tutto sia vero. Codesti sono discorsi pressochè simili a quello d'Eraclito: perchè chi dice che tutto sia falso e tutto vero, dice anche ciascuna delle due proposizioni separatamente : di maniera che se le sono impossibili [B.] ciascuna da sè , sono anche impossibili riunite insieme .

2. - Di più, sono manifestamente contradittorie le proposizioni che non possono essere insieme vere; ma neppure già false tutte e due : quantunque da que' discorsi parrebbe che si potrebbe piuttosto dare questo secondo caso .

3. - Se non che per far fronte a simili discorsi, bisogna, come s'è già detto più su, dimandare non se qualcosa sia o non sia, ma che si dia un significato alle parole: di maniera che si possa discorrere colla definizione alla mano fissando cosa significa falso e vero. Se il vero ed il falso non sono altro (Y) se non un affermare o negare , è impossibile che tutto sia falso: giacchè è necessario che uno de' membri della contradittoria sia vero.

4. - Di più, se ogni cosa si deve per forza affermare o negare, è impossibile, che così l'affermazione come la negazione sia falsa: perchè è falso solo uno de' membri della contradittoria .

5. - Succede a tutti i discorsi simili quel caso notissimo, di darsi la zappa su' piedi. Giacchè chi dice che tutto sia vero anche il ragionamento contrario al suo, e perciò non vero il suo (di fatto, l'avversario non dice che sia vero): chi poi dice che tutto sia falso, da sè dice falso il ragionamento proprio. E se accettuano, quel primo, il ragionamento contrario, come solo non vero, e questo secondo il suo proprio, come solo non falso, succede loro d'introdurre a un tratto infiniti discorsi veri e falsi: giacchè chi dice il vero discorso vero, è vero: e c'è da ire così all'infinito .

6. - È manifesto poi, che nè quelli che dicono che tutto stia in quiete, nè quelli che tutto si muova, dicono il vero . Giacchè se sta tutto in quiete, le stesse cose saranno sempre vere e sempre false; ora si vede che cangiano: giacchè chi parla, una volta, lui stesso, non era, e tra qualche tempo non sarà più. Se poi tutto si muove, non sarà vero nulla: per conseguenza, falso tutto. Il che s'è pure dimostrato impossibile.

7. Oltre di ciò, è necessario che sia l'ente quello che si cangi . Giacchè il cangiamento è di qualcosa in qualcosa. Però, ogni cosa non sta già in quiete e si muove solo ad intervalli, e veruna sempre: giacchè ce n'è una, che sempre muove i mossi, e il primo movente è egli stesso immobile .

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