Capitolo II. Eternità della Materia e della Forza.

Una delle maggiori conquiste della moderna scienza sperimentale è quella senza dubbio che può riassumersi nel famoso motto: – nulla si crea e nulla si distrugge. È dimostrato come ciò che v’ha oggi nell’universo – vuoi sotto forma di materia,vuoi sotto forma di energia (forza) – non è quantitativamente di più o di meno di quanto nell’Universo stesso v’era migliaja e milioni di anni fa. La materia si trasmuta, passa cioè da una forma ad un’altra, a infinite altre, tutte fra loro diverse, ma non ne va perduta, distrutta una sola particella; di guisa che variando all’infinito i suoi aspetti particolari, inalterata ne resta la quantità totale. Nella stessa guisa la forza subisce ogni sorta di metamorfosi, non distruggendosene la più piccola parte.

La materia è immortale, che è come dire eterna.

La forza è pure immortale, o per usare la medesima parola, eterna.

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Vediamo la cosa un po’ più da vicino, prima per ciò che riguarda la materia, poi per ciò che riflette la forza.

Qui non navighiamo nell’incerto mare delle astrazioni filosofiche; qui nessuna controversia di principî teoricamente stabiliti. È un fatto provato che quel che chiamiamo la materia, come quel che chiamiamo la forza, sono immortali, indistruttibili; non un atomo di polvere, non un milionesimo di energia possono perdersi nell’universo od aggiungersi.

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Abbruciamo una candela: a prima vista sembra innegabile che la combustione abbia distrutta la materia che la componeva. E nondimeno la bilancia del chimico prova inconfutabilmente che il peso dei prodotti della combustione è di qualche cosa superiore al peso della candela, superiore di quel tanto di materia che la combustione ha assorbito dall’aria. La materia non è andata distrutta; si è solo trasformata – E l’esempio, addotto ora, della candela non è, si noti, che uno dei tanti, delle migliaja che si potrebbero addurre e che taciamo per brevità. Basti infatti notare «come le trasformazioni e le metamorfosi che subisce la materia nell’Universo, le quali furono seguite dall’uomo colla bilancia e la misura alla mano, si contano a milioni e non hanno nè limite, nè fine. La morte e la nascita, il deperimento e il rinnovamento ovunque si porgono la mano in un’eterna unione. Il pane che mangiamo, l’aria che respiriamo ci rendono le sostanze di cui, migliaja di anni or sono, si componeva il corpo dei nostri antenati, e noi stessi giorno per giorno ritorniamo al mondo esteriore una parte della nostra sostanza, per riprenderla forse qualche tempo dopo o per riassorbirne altra da altri esseri con noi viventi.

Com’è noto, la concezione che oggi abbiamo della materia, è che essa sia composta di atomi. L’idea dell’atomo non è nuova nè recente; basti ricordare le idee di Leucippo, che visse in Grecia, nel 500 av. Cr., idee che Democrito, suo seguace, sviluppò in sistema. Sulle loro orme ricamarono vasti sistemi atomisti Epicuro e Lucrezio. – La Chimica moderna, inaugurata, com’è noto, dal Lavoisier, diede, diremmo quasi, sanzione scientifica alla geniale intuizione degli antichi; successivi studî non fecero che completarla.

Ebbene: è appunto l’atomo l’elemento indistruttibile acquisito oggidì dalla scienza – Mi tornano qui a mente le suggestive parole di Czolbe:

«Il carbonio che si trova nella calce carbonata cristallizzata, nella fibra ignea o nel muscolo, può bene assumere un’altra forma, dopo la distruzione di questi corpi, ma come elemento non potrà mai essere alterato od annientato

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La forza, dicemmo, è indistruttibile. – Questa verità così semplice – oggi notissima e nondimeno, si può dire, fino a circa 50 anni fa ignorata dagli stessi fisici – appartiene al novero di quegli assiomi scientifici che vengono di tempo in tempo suggeriti dalle più comuni esperienze.

La confricazione di due pezzi di legno sviluppa senza dubbio una forza, la quale, lungi dall’andar perduta, può trasformarsi in calore, in elettricità, mantenersi quindi in questi stati od uscirne sotto la prima od altra forma di movimento. Se scaldiamo una macchina a vapore, ecco prodursi, per effetto del calore, il movimento e la confricazione. Anche qui la forza s’è trasformata talmente che possiamo asserire che il moto delle ruote è un equivalente del calore, come nel primo esempio il calore o l’elettricità erano un equivalente del movimento. – Anche la gravità può trasformarsi in moto, come si può da tutti constatare in un orologio a pendolo; infine – e lo vediamo ogni giorno in mille casi – nessun moto o cambiamento fisico e per conseguenza nessuna manifestazione di forza può verificarsi, senza dar luogo a una serie indefinita di cangiamenti e moti successivi, che sono ancora una – benchè variata – manifestazione della stessa forza.

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Il lettore comprenderà l’opportunità da parte mia di insistere su questo punto fondamentale. Quando diciamo che è impossibile ed inconcepibile l’annientamento della forza – di qualunque sia pur infinitesima parte di forza – noi affermiamo implicitamente la impossibilità che una qualunque energia nasca dal nulla. – È nota la frase con la quale, non ricordo ora quale celebre fisico, sintetizzò tale verità, dicendo che tutte quante le forze che noi osserviamo sul pianeta possono essere derivate dal sole. La vita è appunto un circolo perpetuo in cui tutti i corpi danno e ricevono reciprocamente energie – una circolazione senza pausa, nella quale ciascun movimento divien causa di un altro susseguente ed equivalente.

Prendansi due palle da bigliardo di peso eguale. Se le spingiamo una contro l’altra con eguale velocità, esse si respingono a loro volta reciprocamente in seguito all’incontro, con una velocità uguale a quella che ognuna di esse avrebbe posseduto, se avesse percorso la propria linea oltre il punto di incontro. In questo caso, come non osserviamo alcuna impronta sulla biglia, del pari non notiamo nessun aumento di temperatura nei punti di contatto che hanno ricevuto il contraccolpo. Ma se poi in luogo di servirci di palle elastiche, spingiamo l’una contro l’altra due palle di uguale peso, poniamo, di piombo, ambedue rimangono in riposo dopo il contraccolpo non solo, ma presentano una impronta e un aumento di temperatura. La forza iniziale della spinta s’è trasformata concorrendo ad aumentare la forza di coesione del piombo.

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La teoria della equivalenza delle forze si presenta appunto come un corollario del principio di conservazione e trasformazione, di cui stiamo occupandoci.

Ogni forza può essere trasformata in un’altra qualunque e ritornare poi al suo stato di prima. – Così, ad es., nella pila di Volta l’affinità chimica (differenza chimica) dello zinco per l’ossigeno dell’acqua è convertita in corrente elettrica, calore, luce, ecc. Nello stesso modo, se per mezzo di una caduta di acqua, noi diamo impulso ad una ruota che faccia girare un cono di legno massiccio esattamente applicato ad un altro cono vuoto di metallo, il lavoro meccanico, per effetto della confricazione, si trasforma in calore; perciò non è strano l’asserire che con una corrente d’acqua, con un mulino a vento si possa riscaldare una camera. Così ancora, allorquando, ad esempio, una pietra cade sulla terra non ha perduto – come parrebbe in apparenza – la sua forza dinamica; in realtà è avvenuto che la pietra e la terra si sono messi in movimento in un senso reciprocamente opposto. Naturalmente la reazione della terra data la sua enorme massa, in confronto della pietra, sfugge ai nostri sensi.

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D’altra parte con queste conclusioni sperimentali, per cui si afferma la immortalità della materia e della forza, concordano pienamente le deduzioni che possiamo fare per mezzo del ragionamento astratto. Nessuna mente umana può e potrà mai concepire il nulla assoluto. Trasportiamoci pure con le ali dell’imaginazione ai così detti principî del mondo; come imaginare il nulla, dove ora vediamo la materia? Cancellando mentalmente dall’idea di materia tutte quelle idee correlative che la incorniciano: la forma, le proprietà, il peso, la gravità, ecc., ecc., non pertanto distruggiamo la materia, lo spazio. La stessa inconcepibilità di un Nulla anteriore all’attuale stato dell’Universo ci si palesa e direi quasi ci soggioga nell’atto in cui ci affacciamo sgomenti all’idea di un Nulla di là da venire.

Dove andrebbero infatti a finire la Materia e la Forza? Fuori del mondo no, perchè il mondo è senza limiti. L’unica risposta possibile – la risposta che soddisfa a un tempo alle esigenze della ragione e ai dati dell’esperienza, quietando tutti i dubbî, colmando tutte le lacune ed eliminando tutte le incertezze – è quella che afferma la immortalità della materia e della forza. La materia e la forza, eterne e inseparabili, sono i soli dati reali, coi quali l’umana ragione possa cimentarsi.

«La circolazione della forza – dice Büchner – correlazione necessaria di quella della materia, ci fa conoscere che nulla nasce, nulla scompare» – e che non v’ha di eterno «altra cosa da quella all’infuori che fu sempre, che è e che non può non essere sempre stata».

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