La negazione di Dio.

È forse opportuno premettere che ai tempi di Max Stirner (nato nel 1806 a Bayreuth e morto nel 1856 a Berlino) la Germania intellettuale era, si può dire, conquistata dalla sinistra hegeliana, la quale aveva per rappresentanti degli scrittori di grande valore, come ad esempio Bauer, Strauss e Feuerbach. E mentre i primi due si erano dati principalmente alla critica storica dei documenti biblici (dei testi del Nuovo Testamento), il Feuerbach aveva attaccato il concetto di Dio. Egli aveva, in altre parole (vedi ad esempio le sue Lezioni su l'essenza della Religione), fatto il processo all'idea di Dio, dimostrando con inusitato vigore di argomenti in qual modo si sia venuto formando nella mente umana l'idea di Dio come esteriorizzazione nelle ombre dell'ignoto delle nostre sensazioni e della nostra soggettività.

Alla radice dell'idea di Dio, Feuerbach trova, in altre parole, un'illusione di prospettiva intellettuale. NOI, diceva Feuerbach, PERVENIAMO AL CONCETTO DI UN DIO, DI UN ENTE SOPRANNATURALE SOLO PERCHÈ PROIETTIAMO FUORI DI NOI LA COSCIENZA DELLA NOSTRA PERSONALITÀ.

Feuerbach non attaccava Dio con gli argomenti metafisici dei materialisti o degli atei che avevano filosofato prima di lui polemizzando coi teologi; egli rifaceva la genesi dell'idea di Dio, chiarendone l'UMANITÀ, la psicologia.

Dopo Feuerbach, i liberi pensatori, rovesciando il dogma religioso, poterono dire che non già l'uomo era fatto ad immagine e somiglianza di Dio, come si legge tuttora nel catechismo, bensì al contrario che Dio era fatto ad immagine e somiglianza dell'uomo.

Del resto, l'analisi di Feuerbach è troppo nota perchè qui senta il bisogno di riassumerla. Mi preme invece di insistere – perchè a mio avviso è tipico del pensiero di Feuerbach – sul fatto ch'egli, vero e legittimo fondatore dell'ateismo moderno, ha cambiato completamente faccia alla questione dell'esistenza di Dio.

In altre parole, Feuerbach – e qui sta proprio il suo merito e la sua originalità – ha fatto di una questione prettamente filosofica, metafisica, una questione di psicologia.

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E veniamo ora a Max Stirner.

Dio, dice Max Stirner, è il fantasma misterioso e incomprensibile che s'aggira nell'Universo e lo turba. Ahimè! Da che l'uomo ha incominciato a filosofare, s'è fitto in capo di dimostrare l'esistenza di un Ente Supremo. Tutta la storia della filosofia non è che la storia dei tentativi fatti dall'intelligenza per afferrare l'inafferrabile, per convertire in cosa reale il fantastico, per dar corpo alle ombre. Quale vanità! A sentire i filosofi non è già l'uomo con le sue passioni, co' suoi istinti e co' suoi desideri la realtà del mondo; tutto questo non è che verità apparente, e di reale, di vero non ci sono che le ESSENZE, gli spiriti, gli dei, i demoni.

Recentemente la questione dell'esistenza di Dio parve sciogliersi in senso negativo per opera di Feuerbach. Ma non in modo definitivo. Infatti, è bensì vero che Feuerbach ha detronizzato il Dio personale della teologia, MA NON HA SOPPRESSO IL DIVINO. Ne consegue che l'errore religioso resta semplicemente spostato.

A che si riduce in ultima analisi la religiosità?

Essa consiste essenzialmente nel fastidio che si prova per l'uomo QUAL'È. È quindi naturale che essa si affermi col desiderio di contrapporre all'uomo QUAL'È, un uomo ideale, un TIPO DI PERFEZIONE da raggiungere. Ed eccoci ricaduti, anzi ripiombati nel regno dei fantasmi, delle illusioni. ECCOCI IN PIENO ATEISMO... RELIGIOSO. Infatti i nostri atei, aggiunge Max Stirner, hanno elevato l'uomo (intendi l'UOMO ASTRATTO) alla dignità di ENTE SUPREMO, e all'antico TIMOR DI DIO, predicata dai preti, hanno sostituito il TIMOR DELL'UOMO. Evidentemente urge, di fronte al problema religioso, prendere un'altra posizione: una posizione decisiva, non importa nulla se, per prenderla, si dovrà fare opera di PROFANAZIONE.

Per iniziarla, Max Stirner esordisce col dichiarare che egli sarà l'avversario di ogni idea sin qui e dalla maggioranza degli uomini ritenuta come sacra. Egli adopererà le sue forze contro IL TIMOR DI DIO, egli sarà anzi l'AVVERSARIO di Dio, mentre le religioni insegnano di propiziarselo con l'adulazione e con l'umiliazione. Purtroppo la religiosità ha tuttora profonde radici nella coscienza umana. Il cristianesimo è lungi dall'essere distrutto, e non ha nulla da temere dagli attacchi del facile anticlericalismo e dal cosidetto libero pensiero. Viviamo, dice Max Stirner, in un'età cristiana, in cui le stesse ribellioni contro Dio (l'autore allude evidentemente a Feuerbach) sono intinte di pece teologica, sono meschine schermaglie di strategia teoretica.

Max Stirner (siamo dolenti di non poter che riassumere in proporzioni ridotte) rifà per conto suo il processo al Cristianesimo, formulando un atto d'accusa nuovo, tutt'affatto suo e che invano cercheremo in Bauer o in Strauss. Secondo Max Stirner, l'essenza del Cristianesimo è di ALLONTANARE l'uomo dalle COSE per preoccuparlo esclusivamente dello SPIRITO. Esso ha creato così la dottrina dell'uomo, intendi, dice Max Stirner, di «un essere senza mondo, e senza rapporti, vale a dire un puro spirito». I VALORI umani furono rovesciati di pianta; l'asse centrale della vita, così com'era concepito dagli antichi, si spostò. E che cosa accadde? L'AVVILIMENTO DELL'UOMO FU IL NECESSARIO, L'INEVITABILE PORTATO DEL CRISTIANESIMO. (Perchè sarebbe un errore credere che il Cristianesimo inculchi la simpatia e l'amore pel prossimo). Il Vangelo parla bensì del dovere di amare il nostro prossimo come noi stessi; ma nella realtà, l'uomo ideale, non già l'uomo qual'è, con le sue passioni, co' suoi slanci e con le sue miserie – il quale va anzi schernito, disprezzato e odiato. – Il Cristianesimo giunge, in altre parole, all'apogeo della CORDIALITA' APATICA.

E questa non è che una prima constatazione. Abbiamo visto come il Cristianesimo tenda a spiritualizzare la vita. Pel credente tutto è opera dello spirito: il fiore che schiude alla rugiada primaverile i suoi petali olezzanti, la nuvola variopinta che volteggia capricciosamente nel cielo, la polla d'acqua che scaturisce fresca dalla roccia... Il credente vede nel mondo un fantasma, l'ombra di uno spirito.

Ma, evidentemente, se tutto il mondo appare SPIRITUALIZZATO e fatto simile a un misterioso fantasma, non c'è da meravigliarsi, dice Max Stirner, ANCHE SE IN TE STESSO NON TROVERAI ALTRO CHE UNA RIDDA DI FANTASMI».

Ed ecco pertanto cosa diventa l'uomo: un ossesso del grande fantasma, un'apparenza, uno spettro... Dal momento in cui gli insegnamenti di Cristo arrivarono a questo risultato, l'uomo ebbe terrore di sè stesso (timore dell'Uomo). Ahimè! «Il fantasma ha preso carne: Dio s'è fatto uomo, ma l'uomo stesso è ora l'orrido fantasma del quale prima indagava il mistero e ch'ei si sforzava di cacciare, di evocare e di far parlare! l'uomo è lo SPIRITO». Il peggio si fu che, aperto l'adito a questo «spirito prototipo», irruppe tutta una schiera di altri spiriti e fantasmi (la Verità, il Diritto, la Giustizia, la Legge ecc.), che si imposero alla mente umana con la forza delle idee fisse e che gli valsero infiniti dolori, vani entusiasmi, folli fanatismi e l'assoluta perdita d'ogni tranquillità. Oggi si parla di «religione dell'amore», di «religione della libertà», di «religione politica», e di altre consimili sciocchezze.

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Qui Max Stirner affronta direttamente il problema della liberazione da ogni credenza religiosa. Egli osserva che la schiavitù religiosa ha fatto velo agli occhi dell'uomo, il quale per fare ciò che piace a Dio, rinuncia stolidamente alla propria autonomia. Ci si è fatto credere che noi siamo degli idealisti, delle creature dabbene; ci hanno per tal modo legato mani e piedi con le catene dei Doveri, della Pietà e delle Leggi. «Scuotete ciò dalle vostre spalle... ricercate il vostro «IO», diventate egoisti. Che ciascuno di voi divenga un IO ONNIPOTENTE».

E cos'è, del resto, la Religione; cos'è lo stesso Cristianesimo, se non un egoismo larvato? Forse che le religioni possono fare a meno delle promesse, forse che l'uomo può fare a meno della ricompensa? Ma intanto, essendo l'egoismo religioso nascosto e quindi inconsapevole, esso degenera in servaggio, in schiavitù. In modo spiccatissimo il Cristianesimo è caratterizzato dall'odio per l'egoismo: preti e credenti coprono questa parola di disprezzo e di obbrobrio; nella fase più recente, questa guerra all'egoismo abbraccia ogni cosa, diventa fanatica e universale. Com'è dunque possibile uscire dal cerchio di ferro entro cui la religione stringe l'uomo? Com'è possibile liberarcene?

Secondo Max Stirner la liberazione non può venire chedalla sconfitta del Cristianesimo. Ma il Cristianesimo è penetrato in tutta la compagine delle nostre idee, s'è insinuato nei più riposti meandri della nostra coscienza. COME DISTRUGGERLO?

Max Stirner non ha fede nelle discussioni teoretiche egli non attribuisce grande importanza alle polemiche filosofiche con le quali il così detto Libero Pensiero si compiace di dar l'assalto alla rocca cristiana... Occorre ben altro che delle astrazioni. Occorre un ATTO DI VOLONTÀ, occorre, in altre parole, un'AFFERMAZIONE ANTICRISTIANA, la quale scuota l'edificio religioso dalle sue fondamenta: così, come la religiosità è un ATTO DI FEDE, l'irreligiosità dev'essere un ATTO DI NEGAZIONE. Si tratta, insomma, di ritrovare il giusto punto di vista della nostra vita reale, andato travolto e disperso dall'impeto della follia cristiana.

A questo risultato non si può giungere che abbandonando definitivamente gli argomenti della vecchia polemica antireligiosa, la quale ha fatto opera vana, se non dannosa. Bisogna persuadersi che l'uomo si sarà liberato dalle fantasmagorie religiose, non solo quando avrà avuto la forza di liberarsi dalla credenza negli spiriti, ma anche NELLO SPIRITO. «La verità che bisogna proclamare è che «la spogliazione intera dei diritti dei sensi rappresenta il CONTROSENSO e la CONTRONATURA, ed il peccato e la coscienza del peccato sono la piaga che ci affligge da secoli...». Ma chi, in questa titanica impresa di distruzione d'una fede e d'uno stato d'animo, millenario, dirà l'ultima parola? «Solo colui, risponde Max Stirner, che avrà compreso la vanità, la fugacità della natura, potrà anche dello spirito fare ugual conto: IO LO POSSO, e lo può ciascuno di voi il quale si comporti nell'opera e nel pensiero quale un «IO» che non conosce costrizioni; lo può, in una parola, l'EGOISTA».

Intendiamoci bene: «Chi supera la religione e la morale deve implicitamente superare la gerarchia delle idee sacre che in tutto o in parte l'uomo, secondo il concetto volgare, dovrebbe professare». Non basta liberarsi di Dio e dello Spirito, e non vale niente l'emancipazione se si fa atto di riverenza a quegli altri spiriti, a quegli altri dèi (leggi: quegli altri Fantasmi), che si chiamano la FAMIGLIA, la PATRIA, la SCIENZA, l'UMANITÀ, la GIUSTIZIA, ecc., Tutto ciò è ancora della religione, vale a dire del PRETISMO.

Anche qui occorre dunque NEGARE senza riserve: occorre anche qui affermare il predominio del SENSO sull'IDEA PURA, dell'egoismo sul disinteresse. In altre parole, l'uomo deve persuadersi che «NESSUNA IDEA, NESSUN SISTEMA, NESSUNA CAUSA SANTA È COSÌ GRANDE CHE ESSA NON DEBBA ESSERE SOVERCHIATA DAGLI INTERESSI PERSONALI...».

Si dica la stessa cosa del tanto predicato AMORE PER GLI ALTRI, di cui l'educazione fa un COMANDAMENTO.

Max Stirner osserva a questo proposito che l'amore in parola può bensì costituire un comandamento per l'Uomo come tale (per l'Idea dell'Uomo), «ma non per ME stesso». «L'uomo, vale a dire l'umanità, pretende da me l'amore e vorrebbe impormelo come un dovere. Ma l'amore così intenso NON APPARTIENE PIÙ A ME, bensì a un'astrazione e diventa una proprietà dell'uomo, di ogni uomo. Io dunque dovrei nuovamente mendicare A ME STESSO l'amore, liberandolo dal potere dell'uomo...».

Se pertanto l'egoista non odia gli uomini: se anzi, al contrario, prova per essi compassione e amore, non lo fa già perché questo amore gli venga imposto sotto forma di dovere da una potenza superiore ed estranea a lui. Ama gli uomini perché amandoli prova piacere. Li ama per egoismo... «L'amore dell'egoista è... cosa mia, l'oggetto del mio amore è veramente un MIO oggetto, un MIO possesso. Non ho quindi verso di esso alcun obbligo. Se ne prendo cura, ciò avviene esclusivamente nel mio interesse».

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Qui ha termine la critica etico-religiosa di Max Stirner. Dio è per lui (come del resto era pel Feuerbach) una creazione fantastica e sentimentale, e basta, per annientarla, chiarirne la natura soggettiva e la genesi. Ma non è a questo punto che deve arrestarsi l'opera distruggitrice della critica.

Infatti, Dio non è soltanto un'Idea della Filosofia di cui si possa dimostrare l'assurdità per via di argomentazioni metafisiche. La questione dell'esistenza o meno di Dio è qualche cosa di più di un semplice problema teologico, e noi abbiamo messo in evidenza come, secondo Max Stirner, occorra: per risolverla in modo definitivo, il diretto intervento dell'Io. Però, siccome l'Io tende a sua volta ad usurpare il posto della Dinività, sostituendo alla distrutta superstizione una nuova superstizione, così urge star in guardia contro tale tendenza, penetrando con la dialettica ne' più riposti meandri di quella ideologia dell'Io, in cui, ad insaputa degli stessi atei, si vanno trincerando gli ultimi avanzi del teismo. Bisogna, in altre parole, che «la negazione raggiunga l'intima struttura di tutto quel sistema di congegni etici e sociali che si arrogano la prerogativa di fare dell'individuo SINGOLO una molecola disciplinata di un organismo, per raggiungere scopi che si proiettano, con valutazioni di merito o di demerito, e quindi di premio o di pena, oltre la cerchia meramente personale ed incondizionatamente autonoma».

Ed eccoci alle porte della critica dello Stato.

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