Catechismo conjugale.

XXVII.

Il matrimonio è una scienza.

XXVIII.

Un uomo non può ammogliarsi senza avere studiato l’anatomia e disseccato almeno una donna.

XXIX.

La sorte d’un matrimonio dipende dalla prima notte.

XXX.

La donna priva del suo libero arbitrio non può mai avere il merito di fare un sagrificio.

XXXI.

In amore, fatta astrazione dell’anima, la donna è come una lira, che non confida i suoi segreti se non a quello che la sa ben suonare.

XXXII.

Indipendentemente da un movimento repulsivo, esiste nell’anima di tutte le donne un sentimento che tende a proscrivere prima o poi i piaceri sforniti di passioni.

XXXIII.

L’interesse d’un marito gli prescrive almeno quanto l’onore, di non permettersi mai un piacere che egli non abbia avuto il talento di far desiderare a sua moglie.

XXXIV.

Il piacere essendo causato dall’alleanza delle sensazioni e di un sentimento, si può arditamente pretendere che i piaceri siano una specie d’idee materiali.

XXXV.

Le idee combinandosi all’infinito, deve esser lo stesso dei piaceri.

XXXVI.

Non s’incontrano nella vita dell’uomo due momenti di piaceri simili, più di quel che vi siano due foglie esattamente simili nel medesimo albero.

XXXVII.

Se esistono differenze fra un momento di piacere e un altro, un uomo può sempre esser felice con la stessa donna.

XXXVIII.

Afferrare abilmente le gradazioni del piacere, svilupparle, dar loro un nuovo stile, e una espressione originale; costituisce il genio di un marito.

XXXIX.

Fra due esseri che non si amano, questo genio diventa libertinaggio; ma le carezze alle quali l’amore presiede, non sono mai lascive.

XL.

La donna maritata più casta può esser anco la più voluttuosa.

XLI.

La donna più virtuosa può essere indecente a sua insaputa.

XLII.

Quando due esseri sono uniti dal piacere, tutte le convenzioni sociali dormono. Questa situazione nasconde uno scoglio sul quale si sono infrante molte imbarcazioni. Un marito è perduto se dimentica una sola volta che esiste un pudore indipendentemente dai veli. ‒ L’amor conjugale non deve mai porre o toglier la sua benda che a proposito.

XLIII.

La potenza non consiste nel colpir forte e spesso, ma nel colpir giusto.

XLIV.

Far nascere un desiderio, nutrirlo, svilupparlo, ingrandirlo, irritarlo, soddisfarlo, è un poema tutto intero.

XLV.

L’ordine dei piaceri è dal distico al quaternario, dal quaternario al sonetto, dal sonetto alla ballata, dalla ballata all’ode, dall’ode alla cantata, dalla cantata al ditirambo ‒ Il marito che incomincia dal ditirambo è uno sciocco.

XLVI.

Ogni notte deve aver la sua lista.

XLVII.

Il matrimonio deve incessantemente combattere un mostro che divora tutto: l’abitudine.

XLVIII.

Se un uomo non sa distinguere la differenza dei piaceri di due notti consecutive, egli si è ammogliato troppo presto.

XLIX.

È più facile essere amante che marito, per la ragione che è più difficile avere spirito tutti i giorni, che dire delle cose graziose di quando in quando.

L.

Un marito non deve mai addormentarsi il primo, nè svegliarsi l’ultimo.

LI.

L’uomo che entra nel gabinetto di toletta di sua moglie, è un filosofo o un imbecille.

LII.

Il marito che non lascia nulla a desiderare è un uomo perduto.

LIII.

La donna maritata è una schiava che bisogna saper mettere sopra un trono.

LIV.

Un uomo non può lusingarsi di conoscer sua moglie e di renderla felice, se non quando la vede spesso ai suoi ginocchi.

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Era a tutta la caterva ignorante dei nostri predestinati, alle nostre legioni di catarrosi, di fumatori, di tabacconi, di vecchioni, di brontoloni, ecc., che Sterne dirigeva la lettera scritta, nel Tristram Shandy, da Gauthier Shandy a suo fratello Tobia, quando questi si proponeva di sposare la vedova di Wadman.

Le celebri istruzioni che il più originale degli scrittori inglesi, ha consegnato in quella lettera, potendo, tranne qualche eccezione, completare le nostre osservazioni sulla maniera di condursi rispetto alle donne, noi la offriamo testualmente alle riflessioni dei predestinati, pregandoli a meditarla come uno dei più sostanziali capilavori dello spirito umano.

Lettera del signor Shandy al capitano Tobia Shandy.

«Mio caro fratello Tobia,

«Ciò che sto per dirti concerne l’indole delle donne e la maniera di far con esse all’amore. E forse è cosa felice per te (quantunque non lo sia ugualmente per me) che l’occasione si sia offerta, e che io mi sia trovato capace di scriverti alcune istruzioni su questo proposito.

«Se fosse piaciuto a quello che distribuisce le nostre leggi di darti maggiori cognizioni che a me, sarei stato lietissimo che tu ti fossi seduto al mio posto, e che questa penna fosse fra le tue mani; ma poichè tocca a me l’istruirti, e che la signora Shandy sta vicino a me, preparandosi ad andare a letto, m’accingo a gettare insieme e senz’ordine sulla carta idee e precetti concernenti il matrimonio, tali quali mi verranno in mente, e che crederò possano giovarti; volendo con ciò darti un pegno della mia amicizia, e non dubitando, mio caro Tobia, della riconoscenza con la quale le riceverai.

«In primo luogo, per quanto ha rapporto con la religione in quest’affare (quantunque il fuoco che sale al volto mi faccia accorgere che arrossisco parlandoti su questo argomento, quantunque io sappia, a dispetto della tua modestia, che ce lo lascerebbe ignorare, che tu non trascuri alcuna delle sue pie pratiche), ve n’è una nondimeno, che vorrei raccomandarti in maniera più particolare, perchè tu non la dimenticassi mai, almeno durante tutto il tempo che dureranno i tuoi amori. Questa pratica, fratello Tobia, è di non presentarti mai dinanzi a quella che è l’oggetto delle tue premure, sia la mattina, sia la sera, senza raccomandarti prima alla protezione di Dio onnipotente perchè ti preservi da ogni disgrazia.

«Ti raserai la testa e ti laverai ogni quattro o cinque giorni, ed anco più spesso se lo puoi, per paura che togliendoti la parrucca in un momento di distrazione, ella non iscorga quanti de’ tuoi capelli sono caduti sotto la mano del Tempo, e quanti sotto quella di Trim.

«Bisogna, per quanto potrai, allontanare dalla sua immaginazione ogni idea di testa calva.

«Poniti bene in mente, Tobia, e segui questa massima come sicura:

«Tutte le donne sono timide. Ed è gran fortuna che esse lo sieno, altrimenti chi vorrebbe aver da far con esse?

«I tuoi pantaloni non siano nè troppo stretti, nè troppo larghi, e non somiglino a quelle grandi brache de’ nostri antenati,

«Un giusto medium previene tutti i commenti.

«Qualunque cosa tu abbia a dire, sia che tu debba poco o molto parlare, modera sempre il tono della voce. Il silenzio e tutto ciò che gli assomiglia, incide nella memoria i misteri della notte. Perciò, se puoi evitarlo, non lasciar mai cader la paletta o le molle.

«Nelle tue conversazioni con essa, evita ogni scherzo ed ogni ironia; e, per quanto lo potrai, non le lasciar leggere nessun libro gioviale. Vi sono alcuni trattati di devozione che le puoi permettere (quantunque preferirei che non li leggesse); ma non soffrire che ella legga Rabelais, Scarron o Don Chisciotte.

«Tutti questi libri eccitano il riso, e tu sai, Tobia, che nulla è più serio dei fini del matrimonio.

«Attacca sempre una spilla alla gala della tua camicia, prima di entrar da lei.

«Se ella ti permette di assiderti sul medesimo sofà e ti dà modo di porre la tua nella sua mano, resisti a questa tentazione. Non potresti prenderle la mano senza che la temperatura della tua non le faccia indovinare quanto succede in te. Lasciala sempre nella indecisione su quel punto e su molti altri. Conducendoti a questa guisa, avrai almeno per te la sua curiosità, e se la tua bella non è ancora intieramente sottomessa, e che il tuo asino continua a ricalcitrare (il che è probabilissimo) ti farai cavar qualche oncia di sangue di sotto gli orecchi, seguendo il costume degli antichi Sciti, che guarivano con questo mezzo i più sfrenati appetiti dei nostri sensi.

«Avicenna è di parere che si debba stropicciarsi con estratto d’elleboro, dopo le evacuazioni e purghe convenienti, ed io penserei come lui. Ma sopratutto non mangiar che poco o punto becco e cervo; astienti accuratamente, vale a dire, quanto più potrai, dai pavoni, dalle gru, dalle folaghe e da altri uccelli acquatici.

«Per la bevanda, non ho bisogno di dirti che deve essere una infusione di verbena e d’erba hanea, della quale Elieno riferisce effetti sorprendenti. Ma se il tuo stomaco ne soffrisse, dovrai smetterne l’uso, e vivere di cetrioli, di poponi e di lattuga.

«Non si presenta pel momento altro da dirti.

«A meno che dichiarandosi la guerra...

«Quindi, mio caro Tobia, desidero che tutto vada per il meglio.

«E sono il tuo affezionato fratello

«Gauthier Shandy.»

Nelle circostanze attuali, Sterne stesso toglierebbe senza dubbio dalla sua lettera l’articolo dell’asino, e lungi dal consigliare a un predestinato di farsi cavar sangue, cambierebbe il regime dei cetrioli e delle lattughe in un regime eminentemente sostanzioso. Raccomanderebbe allora l’economia per giungere ad una profusione magica al momento della guerra, imitando in ciò l’ammirabile governo inglese che, in tempo di pace ha duecento vascelli, ma i cui cantieri possono al bisogno fornire il doppio, quando si tratta di abbracciare i mari e di impadronirsi d’una marina tutta intiera,

Quando un uomo appartiene al picciol numero di quelli che una educazione generosa investe del patrimonio del pensiero, dovrebbe sempre, prima di ammogliarsi, consultar le sue forze fisiche e morali. Per lottare con vantaggio contro le tempeste che tante seduzioni si preparano a suscitare nel cuore di sua moglie, un marito deve avere, oltre la scienza del piacere e una fortuna che gli permetta di non trovarsi in alcuna classe di predestinati, una salute robusta, un tatto squisito e molto buon senso, per non far sentir la sua superiorità, se non nelle circostanze opportune; e per corollario una finezza eccessiva di udito e di vista.

Se avesse una bella figura, una graziosa taglia, un’aria maschia, e restasse addietro a tutte queste promesse, rientrerebbe nella classe dei predestinati. Quindi un marito brutto, ma il cui volto è pieno d’espressione, si troverebbe, se sua moglie ha dimenticato una sola volta la di lui bruttezza, nella situazione più favorevole per combattere il genio del male.

Egli si studierà, e questa è una dimenticanza nella lettera di Sterne, di rimaner costantemente inodoro, per non dare appiglio al disgusto. Perciò farà uso mediocre dei profumi, che espongono sempre le bellezze ad ingiuriosi sospetti.

Egli dovrà studiar la sua condotta, limare i suoi discorsi, come se fosse il cortigiano della donna più incostante!

È per lui che un filosofo ha fatto la seguente riflessione:

«Qualche donna si è resa disgraziata per tutta la vita, si è perduta, si è disonorata per un uomo che ha cessato d’amare, perchè egli si è tolto male l’abito, si è tagliato male un’unghia, si è messo le calze a rovescio, o non ha saputo disfare un bottone.»

Uno dei più importanti doveri sarà quello di nascondere alla propria moglie la vera situazione della sua ricchezza, per poter disfare le fantasie ed i capricci che ella può avere, come fanno i celibi generosi.

Infine, cosa difficile, cosa per la quale occorre un coraggio sovrumano, deve esercitare il più assoluto potere sull’asino di cui parla Sterne. Quest’asino deve esser sottomesso come un servo del tredicesimo secolo, al suo signore, obbedire e tacere, camminare e fermarsi al menomo comando.

Munito di tutti questi vantaggi, un marito potrà appena entrare in lizza, con speranza di successo. Come tutti gli altri, egli corre pure il rischio d’esser per sua moglie una specie d’editore responsabile.

E come! stanno per gridare alcune buone gentucole per le quali l’orizzonte finisce al loro naso, fa d’uopo darsi tante pene per amare? E per esser felice in famiglia, sarebbe dunque necessario d’andare preventivamente a scuola? Il governo fonderà per noi una cattedra d’amore, come ha eretto non è molto una cattedra di diritto pubblico?

Ecco la nostra risposta:

Queste regole moltiplicate tanto difficili a dedurre, queste osservazioni tanto minuziose, queste nozioni tanto variabili secondo i temperamenti persistono per così dire nel cuore di quelli che sono nati per l’amore, come il sentimento del gusto e di non so qual felicità a combinare le idee, si trovano nell’anima del poeta, del pittore e del musicista.

Gli uomini che provassero qualche fatica per porre in pratica gli insegnamenti dati con questa meditazione, sono naturalmente predestinati; come colui che non sa scorgere i rapporti esistenti fra due idee differenti è un imbecille.

Infatti l’amore ha i suoi grandi uomini ignoti, come la guerra ha i suoi Napoleoni, come la poesia ha i suoi Adrea Chénier, e come la filosofia ha i suoi Descartes.

Quest’ultima osservazione contiene il germe d’una risposta alla dimanda che tutti gli uomini si fanno da gran tempo: Perchè un matrimonio felice è dunque così poco frequente?

Questo fenomeno del mondo morale si compie di rado, per la ragione che si trovano poche persone di genio. Una passione durevole è un dramma sublime rappresentato da due attori uguali in talento, un dramma dove i sentimenti sono catastrofi, dove i desiderii sono avvenimenti, e dove il più leggier pensiero fa cangiare scena. Ora, come trovar spesso in questo gregge di bimani che si nomina una nazione, un uomo e una donna che posseggano allo stesso grado il genio dell’amore, quando le genti di talento sono già sì rare nelle alte scienze, per riuscir nelle quali l’artista non ha bisogno che d’intendersi con sè stesso?

Fino ad ora ci siamo contentati di far presentire le difficoltà, in qualche modo fisiche, che due sposi debbono vincere per essere felici; ma che sarebbe se si dovesse stender lo spaventevole quadro degli obblighi morali, che nascono dalle differenze dei caratteri? Fermiamoci! L’uomo abbastanza abile per dirigere il temperamento sarà senza dubbio padrone dell’anima.

Noi supponiamo che il nostro marito modello, adempia queste prime condizioni, volute per disputare con vantaggio sua moglie agli assalitori. Noi ammettiamo che non si trovi in alcuna delle numerose classi dei predestinati che abbiamo passato in rivista. Conveniamo finalmente che egli è imbevuto di tutte le nostre massime; che egli possiede quella scienza ammirabile di cui abbiamo rivelato alcuni precetti; che egli si è ammogliato sapientissimo; che conosce sua moglie e che ne è amato; e continuiamo la enumerazione di tutte le cause generali che possono peggiorare la situazione critica alla quale lo faremo giungere, per l’istruzione del genere umano.

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