MEDITAZIONE VIII. Dei primi sintomi.

Quando vostra moglie, è nella crise in cui l’abbiamo lasciata, voi siete, voi, in preda ad una dolce e intiera sicurtà. Avete tante volte veduto il sole, che incominciate a credere che egli possa splendere per tutti. Voi non prestate più allora ai menomi accenti di vostra moglie quella attenzione che vi dava il primo fuoco del temperamento.

Questa indolenza impedisce a molti mariti di scorgere i sintomi coi quali le loro mogli annunziano un primo uragano; e tale disposizione di spirito ha fatto minotaurizzare più mariti, che l’occasione, le vetture, i canapè, e le camere fuor di casa. Questo sentimento d’indifferenza al pericolo è in qualche maniera prodotto e giustificato dalla calma apparente che vi circonda. La cospirazione ordita contro di voi dal nostro milione di celibi affamati pare sia unanime nel suo cammino. Quantunque tutti quei damigelli sieno nemici gli uni degli altri, e che neppur uno di essi si conosca, una specie d’istinto ha dato loro la parola d’ordine.

Due persone si ammogliano, e gli sbirri del minotauro, giovani e vecchi, hanno tutti, pel solito, la cortesia di lasciar gli sposi intieramente a loro stessi. Essi considerano un marito, come un operajo incaricato di digrossare, pulire, tagliare a faccette e montare il diamante, che passerà di mano in mano, par essere un giorno ammirato in circolo. Perciò l’aspetto d’una giovane coppia fortemente innamorata, rallegra sempre quelli fra i celibi che sono designati col nome di scaltrissimi; essi si guardano bene dal turbare il lavoro di cui deve profittar la società; essi sanno anco che le grosse piogge durano poco; e si tengono in disparte, facendo i sorveglianti, spiando, con una incredibile finezza, il momento in cui i due sposi cominceranno a stancarsi del settimo cielo.

Il tatto col quale i celibi scoprono il momento nel quale il vento viene a soffiar in una coppia, non può esser paragonato che a quella noncuranza cui sono in preda i mariti destinati a veder sorgere la luna rossa. Vi è, anco in galanteria, una maturità che bisogna sapere aspettare. Il grand’uomo è quello che giudica tutto ciò che possono recar le circostanze.

Quelle persone di cinquantadue anni, che abbiamo presentate come tanto pericolose, comprendono benissimo, per esempio, che un tale che si offre per esser l’amante d’una donna, e che è fieramente respinto, sarà ricevuto a braccia aperte tre mesi dopo. Ma è anco obbligo di riconoscere che in generale le persone maritate pongono nel tradir la loro freddezza, la stessa ingenuità che hanno nel denunziare il loro amore.

Al tempo in cui percorrevate con la signora le amene campagne del settimo cielo, e nelle quali si rimane domiciliati più o meno a lungo, come lo prova la precedente Meditazione, andavate poco o punto in società. Felice nel vostro interno, se uscivate, era per fare, al modo degli amanti una partita di piacere, andare a teatro, in campagna, ecc.

Dal momento in cui ricomparite, insieme o separatamente in seno alla società, quando vi si veda assidui l’uno e l’altra ai balli, alle feste, a tutti quei vani divertimenti creati per fuggire il vuoto del cuore, i celibi indovinano che vostra moglie vi viene a cercar distrazioni; dunque il suo matrimonio e suo marito l’annojano.

Là, il celibe sa che la metà della strada è fatta. Là, voi siete sul punto d’esser minotaurizzato, e là, vostra moglie tende a diventare inconseguente; vale a dire, al contrario, che sarà conseguentissima nella sua condotta; che ella la discuterà con una stupefacente profondità, e che non ci vedrete che fuoco. Da quel momento, essa non mancherà in apparenza ad alcuno de’ suoi doveri, e andrà in traccia dei colori della virtù, tanto maggiormente, quanto meno ne avrà.

Ohimè! Diceva Crebillon:

Si deve ereditare da quei che si assassina!

Mai l’avrete veduta più premurosa di piacervi. Essa cercherà d’indennizzarvi della segreta lesione, che medita di fare alla vostra felicità conjugale, con piccole felicità che vi fanno credere alla perpetuità del suo amore; di qui viene il proverbio: Felice come uno sciocco. Ma, secondo il carattere delle donne, o esse disprezzano i loro mariti, appunto perchè li ingannano impunemente, o li odiano, se sono contrariate da loro; o infine cadono, verso di costoro, in una indifferenza mille volte peggiore dell’odio.

In quella congiuntura, il primo diagnostico nella donna, è una grande eccentricità. Una donna desidera salvarsi da sè stessa, di fuggire il suo domicilio, ma senza quella avidità degli sposi completamente disgraziati. Ella si veste con molta cura, perchè, dirà lei, vuol lusingare il vostro amor proprio, attirando tutti gli sguardi in mezzo alle feste ed ai piaceri.

Tornata in seno a’ suoi nojosi penati, la vedrete qualche volta cupa e pensosa; poi tutto ad un tratto ridente e spensierata come se volesse stordirsi; oppure assumerà l’aria d’un tedesco che parte per la guerra. Queste frequenti variazioni annunziano sempre la terribile esitazione che abbiamo segnalata.

Vi sono donne che leggono romanzi per pascersi dell’immagine abilmente presentata e sempre diversificata d’un amore contrariato che trionfa, o per abituarsi col pensiero ai pericoli d’una tresca.

Ella professerà la più alta stima por voi. Vi dirà che vi ama, come si ama un fratello: che questa amicizia ragionevole è la sola vera, la sola durevole, e che il matrimonio non ha altro scopo che quello di stabilirla fra due sposi.

Ella distinguerà con molta abilità, che non ha se non doveri da compiere, e che può pretendere di esercitare dei diritti.

Ella vede con una freddezza che voi solo potete calcolare, tutte le particolarità della felicità conjugale. Questa felicità non le può esser mai molto piaciuta, e d’altronde per essa, ella è sempre là; la conosce, l’ha analizzata; e quante leggere ma terribili prove vengono allora a dimostrare a un marito spiritoso, che quest’essere fragile argomenta e ragiona, invece di farsi trasportar dalla foga della passione.

LX.

Più si giudica e meno si ama.

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Di qui scaturiscono in lei, e quelle celie di cui ridete pel primo, e quelle riflessioni che vi sorprendono con la loro profondità; di qui provengono quei cambiamenti repentini, e quei capricci d’uno spirito che ondeggia. Qualche volta, ella diventa ad un tratto d’una estrema tenerezza, come per pentirsi de’ suoi pensieri e de’ suoi progetti; qualche volta è sgarbata e indecifrabile; insomma compisce il varium et mutabile femina, che abbiamo avuto fin qui la sciocchezza d’attribuire alla loro costituzione. Diderot, desiderando di spiegare queste variazioni quasi atmosferiche della donna, si è perfino spinto a farle provenire da ciò che egli chiama la bestia feroce; ma non osserverete mai queste frequenti anomalie in una moglie felice.

Questi sintomi, leggieri come la mussolina, somigliano alle nubi che velano appena l’azzurro del cielo, e che si chiamano fiori d’arancio. Ma in un momento i colori prendono più forti tinte.

In mezzo a questa solenne meditazione, che tende a mettere, secondo l’espressione della signora di Staël, maggior poesia nella vita, alcune donne alle quali madri virtuose per calcolo, per dovere, per sentimento o per ipocrisia, hanno inculcato principii tenaci, prendono le divoranti idee che le assalgono per suggestioni del demonio, e le vedete allora trottar regolarmente alla messa, all’uffizio ed anco ai vesperi. Questa falsa devozione comincia da graziosi libri di preci rilegati con lusso; con l’ajuto dei quali queste care peccatrici si sforzano invano di adempiere ai doveri imposti dalla religione e trascurati per i piaceri del matrimonio.

Qui poniamo un principio, e incidetelo in lettere di fuoco nella vostra memoria.

Quando una giovane moglie riprende ad un tratto le pratiche altra volta abbandonate, questo nuovo sistema d’esistenza, nasconde sempre un motivo d’alta importanza per la felicità del marito. Su cento mogli, ve ne sono almeno settantanove, nelle quali questo ritorno a Dio, prova che sono state inconseguenti o che stanno per diventarlo.

Ma un sintomo più chiaro, più decisivo, che ogni marito riconoscerà, sotto pena d’essere uno sciocco, è questo:

Al tempo in cui eravate immersi l’uno e l’altra nelle delizie ingannatrici della luna di miele, vostra moglie, da vera amante, faceva sempre ciò che volevate. Beata di potervi provare una buona volontà, che prendevate entrambi per amore, ella avrebbe desiderato che le aveste comandato di camminare sull’orlo delle grondaje, e, sul momento, agile come uno scojattolo, si sarebbe posta a correr pei tetti. In una parola, ella trovava un piacere ineffabile a sagrificar quell’io che la rendeva un essere differente da voi. Ella si era identificata alla vostra natura, obbedendo a quel voto del cuore: Una caro.

Tutte queste belle disposizioni di un giorno, si sono cancellate insensibilmente. Urtata dal veder la sua volontà annientata, vostra moglie tenterà adesso di riconquistarla per mezzo di un sistema sviluppato gradualmente, e di giorno in giorno con una crescente energia.

È il sistema della Dignità della donna maritata.

Il primo effetto di questo sistema è di recar nei vostri piaceri una certa riserva ed una certa tepidezza, della quale voi solo siete giudice.

Secondo la maggiore o minore foga della vostra passione sensuale, avete forse durante la vostra luna di miele, indovinato alcune di quelle ventidue voluttà che in altri tempi crearono in Grecia ventidue specie di cortigiane, dedicate particolarmente alla cultura di quei rami delicati d’una medesima arte. Ignorante ed ingenua, curiosa e piena di speranza, la vostra giovine moglie avrà preso qualche grado in quella scienza tanto rara quanto sconosciuta, e che raccomandiamo singolarmente al futuro autore della fisiologia del piacere.

Allora, in una mattinata d’inverno, e simile a quegli stormi d’uccelli che temendo il freddo dell’Occidente, s’involano ad un tratto, con un medesimo volo, la Felattrica, fertile in civetterie che ingannano il desiderio per prolungarne i cocenti accessi; la Tractatrice, proveniente dal profumato Oriente, dove i piaceri che fanno pensare sono in onore; la Subagitatrice, figlia della grande Grecia; la Lemane, con le sue voluttà dolci e solleticanti; la Corintia, che potrebbe all’occorrenza tener luogo di tutte; e finalmente, la provocante Fenicia dai denti divoratori e folleggianti, il cui smalto pare intelligente. Una sola forse vi è rimasta; ma una sera, la brillante e focosa Propetide stende le sue ali bianche e fugge, a fronte bassa, mostrandovi per l’ultima volta, come l’Angelo che sparve agli occhi di Abramo, sul quadro di Rembrandt, i seducenti tesori che ella stessa ignora, e che non era dato che a voi contemplare con occhio inebbriato, e lusingare con mano carezzante.

Stanco di tutte queste gradazioni di piacere, di tutti questi capricci dell’anima, di queste frecce dell’Amore, voi siete ridotto alla più volgare maniera d’amare, a quella primitiva e innocente dell’imeneo, pacifico omaggio che rendeva l’ingenuo Adamo alla nostra madre e che suggerì senza dubbio al serpente l’idea di farle perdere l’ingenuità. Ma un sintomo tanto completo non è frequente. La maggior parte dei conjugi sono troppo buoni cristiani per adottar gli usi della Grecia pagana. Perciò noi abbiamo classificato fra gli ultimi sintomi l’apparizione nel pacifico talamo nuziale di quelle sfrontate voluttà, che la maggior parte delle volte sono figlie di una illegittima passione. A tempo e luogo, tratteremo più ampiamente questo diagnostico incantatore, che qui forse si riduce ad una noncuranza ed anco ad una ripugnanza conjugale, che siete i soli in grado di apprezzare.

In pari tempo che ella nobilita in tal guisa con la sua dignità i fini del matrimonio, vostra moglie pretende che ella deve avere la sua opinione e voi la vostra. «Maritandosi – dirà – una donna non fa voto di abdicar la sua ragione. Le donne sono dunque realmente schiave? Le leggi umane hanno potuto incatenare il corpo, ma il pensiero?... Ah! Dio se l’è posto troppo vicino, perchè i tiranni possano mettervi le mani.»

Queste idee procedono necessariamente, o da una istruzione troppo liberale, che le avrete lasciato prendere, o dalle riflessioni che le avrete permesso di fare. Una Meditazione intiera è stata consacrata alla educazione conjugale.

Poi vostra moglie comincia a dire: «La mia camera, il mio letto, il mio appartamento.» – A molte delle vostre domande risponderà: «Ma, amico mio, ciò non vi riguarda!» Oppure: «Gli uomini hanno la loro parte nella direzione di una casa e le donne hanno pure la loro.» O anco, ponendo in ridicolo gli uomini che s’immischiano delle faccende domestiche, ella pretenderà «che gli uomini non s’intendono affatto di certe cose.»

Il numero delle cose delle quali non v’intendete, aumenterà tutti i giorni.

Un bel mattino vedrete nella vostra chiesetta due altari, laddove non ne coltivavate che uno solo. L’altare di vostra moglie e il vostro saranno diventati distinti, e questa distinzione andrà crescendo, sempre in virtù del sistema della dignità della donna.

Verranno allora le idee seguenti, che vi s’inculcheranno, vostro malgrado, per virtù d’una forza viva, antichissima, e poco conosciuta. La forza del vapore, quella dei cavalli, degli uomini o dell’acqua, sono buone invenzioni; ma la natura ha provvisto la donna d’una forza morale, alla quale, queste ultime non sono paragonabili; noi la chiameremo forza della raganella. Tale potenza consiste in una perpetuità di suono, in un ritorno sì esatto delle stesse parole, in una rotazione sì completa delle medesime idee, che a forza di udirle, le ammetterete per esser liberato dalla discussione. Quindi la potenza della raganella vi proverà:

Che siete felicissimo d’avere una moglie d’un tal merito;

Che vi ha fatto troppo onore sposandovi;

Che le donne vedono meglio degli uomini;

Che dovreste prender su tutto consiglio da vostra moglie, e seguirlo quasi sempre;

Che dovete rispettar la madre de’ vostri figli, onorarla ed aver confidenza in essa;

Che la miglior maniera di non essere ingannato è quella di rimettersi alla delicatezza d’una donna, perchè, secondo certe vecchie idee che abbiamo avuto la debolezza di lasciar accreditare, è impossibile ad un uomo d’impedire a sua moglie di minotaurizzarlo;

Che una moglie legittima è la migliore amica d’un uomo;

Che una donna è padrona in casa sua, e regina nel suo salone, ecc.

Coloro che, a queste conquiste della dignità della donna sul potere dell’uomo, vogliono opporre una ferma resistenza, cadono nella categoria dei predestinati.

Dapprima sorgono dispute che, agli occhi delle loro mogli, danno ad essi un’aria di tirannia. La tirannia di un marito è sempre una terribile scusa alla inconseguenza d’una donna. Poi in quelle leggere discussioni, esse sanno provare alle loro famiglie, alle nostre e a tutti, compresi noi, che abbiamo torto. Se, per ottenere la pace, o per amore, riconoscete i diritti pretesi dalla moglie, le lasciate un vantaggio, di cui ella profitterà eternamente. Un marito, come un governo, non deve mai confessare un fallo. Allora il vostro potere sarebbe reso vano dal sistema occulto della dignità della donna; e tutto sarebbe perduto; sin da quel momento ella camminerebbe di concessione in concessione, fino a cacciarvi dal suo letto.

La moglie essendo scaltra, spiritosa, maliziosa, e avendo tutto il tempo di pensare a un’ironia, vi porrebbe in ridicolo, durante l’urto momentaneo delle vostre opinioni. Il giorno in cui ella vi avrà fatto ridicolo verrà la fine della vostra felicità. Il vostro potere spirerà. Una donna che ha riso del suo marito non può più amarlo. Un uomo deve essere, per la donna che ama, un essere pieno di forza, di grandezza e sempre imponente. Una famiglia non potrebbe resistere nel dispotismo.

Nazioni, pensateci!

Perciò la condotta difficile che un uomo deve tenere in presenza di avvenimenti tanto gravi, quest’alta politica del matrimonio è appunto l’oggetto delle seconda e terza parte del nostro libro. Questo breviario del machiavellismo maritale, vi insegnerà la maniera d’ingrandirvi in quella mente leggiera, in quell’anima di trina, diceva Napoleone. Voi saprete in qual modo un uomo può mostrare un animo d’acciajo, può accettar quella piccola guerra domestica, e non ceder mai l’impero della volontà senza compromettere la sua felicità. Infatti, se abdicaste, vostra moglie non vi stimerebbe per ciò solo che vi troverebbe senza vigore; voi non sareste più un uomo per lei. Ma non siamo ancora arrivati al momento di sviluppare le teorie e i principii pei quali un marito potrà conciliar l’eleganza delle maniere con l’acerbità delle misure. Ci basti dunque pel momento d’indovinar l’importanza dell’avvenire e proseguiamo.

A quest’epoca fatale, la vedrete stabilir con destrezza il diritto di uscir sola.

Voi eravate non è molto il suo dio, il suo idolo. Ella è ora pervenuta a quel grado di devozione che permette di scorger dei buchi nella veste dei santi.

— Oh! mio Dio, amico mio, diceva la signora della Vallière a suo marito, come portate male la vostra spada! Il signor di Richelieu ha una maniera di farla star dritta al suo fianco, che dovreste tentar d’imitare; è di assai miglior gusto. — Mia cara, non si può dirmi più spiritosamente che siamo maritati da cinque mesi! replicò il duca, la cui risposta fece fortuna sotto il regno di Luigi XV.

Ella studierà il vostro carattere per trovare armi contro di voi. Questo studio, in odio all’amore, si scoprirà dalle mille trappole che vi tenderà per farsi, a disegno, strapazzare e maltrattare da voi; perchè quando una donna non ha scuse per minotaurizzare suo marito, ella procura di trovarne.

Ella si porrà forse a tavola senza aspettarvi.

Se passa in carrozza in mezzo ad una città, ella vi indicherà alcuni oggetti che non scorgevate; canterà davanti a voi senza aver paura; vi interromperà quando parlate, non vi risponderà qualche volta, e vi proverà in venti maniere differenti che ella gode di tutte le sue facoltà e del suo buon senso.

Ella cercherà d’abolire intieramente la vostra influenza nell’amministrazione della casa, e tenterà di diventare sola padrona del vostro patrimonio. Da principio, questa lotta sarà una distrazione per la sua anima vuota, o troppo fortemente scossa; in seguito essa troverà nella vostra opposizione un nuovo motivo di ridicolo. Le espressioni consacrate non le mancheranno, ed in Francia noi cediamo tanto presto all’altrui ironico sorriso!...

Di quando in quando compariranno le nevralgie; ma questi sintomi daranno luogo ad una Meditazione.

In società, parlerà di voi senza arrossire, e vi guarderà con sicurezza.

Incomincerà a biasimare i vostri menomi atti, perchè saranno in contraddizione con le sue idee o le sue intenzioni segrete.

Ella non avrà cura di quanto vi concerne; saprà appena se avete tutto ciò che vi occorre. Voi non sarete più il termine delle sue comparazioni.

A imitazione di Luigi XIV, che recava alle sue ganze mazzetti di fiori d’arancio postigli tutte le mattine sulla sua tavola dal primo giardiniere di Versailles, il signor di Vivonne dava quasi tutti i giorni fiori rari a sua moglie durante il primo tempo del suo matrimonio. Una sera trovò il mazzetto giacente sopra un mobile, senza essere stato collocato, come al solito, in un vaso pieno d’acqua.

— Oh! oh! sclamò. Se non sono uno sciocco, non tarderò ad esserlo.

Voi siete in viaggio per otto giorni e non ricevete lettere, o ne ricevete una, della quale tre pagine sono bianche... Sintomo.

Voi arrivate montato sopra un cavallo di valore, che amate molto, e, fra un bacio e l’altro, vostra moglie si preoccupa del cavallo e della biada... Sintomo.

A questi segni potete ora aggiungerne altri. Noi procureremo in questo libro di dipinger sempre a fresco, e di lasciar a voi le miniature. Secondo i caratteri, questi indizi nascosti sotto gli accidenti della vita abituale, variano all’infinito. Uno scoprirà un sintomo nella maniera di mettersi uno scialle, quando un altro avrà bisogno di ricevere un buffetto sul suo asino per indovinar l’indifferenza della sua compagna.

Un bel mattino di primavera, all’indomani di un ballo, o alla vigilia di una partita di campagna, questa situazione giunge al suo ultimo periodo.

Vostra moglie si annoja, e la felicità permessa non ha più attrattive per essa. I suoi sensi, la sua immaginazione, il capriccio della natura, forse chiamano un amante. Nondimeno ella non osa ancora ingolfarsi in un intrigo le cui conseguenze e i cui particolari la spaventano. Voi contate tuttavia per qualche cosa; pesate nella bilancia, ma ben poco.

Dal canto suo l’amante si presenta ornato di tutte le grazie della novità, e di tutte le seduzioni del mistero.

Il combattimento che si è elevato nel cuore di vostra moglie diventa, a fronte del nemico, più reale e più pericoloso che mai. In breve, più vi hanno pericoli e rischi da correre, più ella arde dal desiderio di precipitarsi in quel delizioso abisso di timori, di godimenti, d’angosce e di voluttà. La sua immaginazione s’accende e scoppietta. La sua vita futura si colorisce a’ suoi occhi di tinte romantiche e misteriose. La sua anima trova che l’esistenza ha già preso un tono, in questa discussione solenne per le donne. Tutto si agita, tutto si scuote, tutto crolla in lei. Ella vive tre volte più di prima e giudica dell’avvenire dal presente. Le poche voluttà che le avete prodigate perorano allora contro di voi; perchè dessa non s’irrita tanto dei piaceri di cui ha goduto, quanto di quelli dei quali godrà; la immaginazione non le presenta forse la più viva felicità con quell’amante che le leggi le proibiscono? Infine ella trova godimenti ne’ suoi terrori, e terrori ne’ suoi godimenti. Poi ell’ama quel pericolo imminente, quella spada di Damocle sospesale sopra la testa da voi stesso, preferendo in tal guisa le deliranti agonie d’una passione, a quella inanità conjugale peggior della morte, a quella indifferenza che è meno un sentimento, dell’assenza d’ogni sentimento.

Voi che dovete forse andare a far dei complimenti al ministero delle finanze; delle note alla Banca, dei riporti alla Borsa, o dei discorsi alla Camera; voi giovinotto, che avete tanto arditamente ripetuto, con molti altri nella nostra prima Meditazione il giuramento di difendere la vostra felicità, difendendo vostra moglie, che potete opporre a questi desiderii così naturali in lei? Perchè, per queste creature di fuoco, vivere è sentire; dal momento in cui esse non provano nulla, sono morte. La legge in virtù della quale camminate, produce in loro quel minotaurismo involontario. «Egli è, diceva Alembert, una conseguenza della legge del moto!» Ebbene! Dove sono i vostri mezzi di difesa? Dove?

Ohimè! se vostra moglie non ha ancora baciato del tutto il pomo del serpente, il serpente le sta dinanzi; voi dormite; noi ci svegliamo, e il nostro libro comincia.

Senza esaminare quanti mariti, fra i cinquecentomila che questo lavoro concerne, saranno rimasti fra i predestinati; quanti si sono male ammogliati; quanti avranno male esordito con le loro mogli; e senza voler cercare se di questa schiera numerosa ve ne sono pochi o punti che possano soddisfare alle condizioni volute per lottare contro il pericolo che si avvicina, noi svilupperemo nella seconda e terza parte di questo lavoro, i mezzi di combattere il minotauro e di conservar intatta la virtù delle mogli. Ma se la fatalità, il diavolo, il celibato e l’occasione vogliono la vostra perdita, allora, riconoscendo il filo di tutti gli intrighi, assistendo alle battaglie che avvengono in tutte le coppie conjugali, forse vi consolerete.

Molte persone hanno un carattere tanto felice, che mostrando loro il luogo, spiegando loro il perchè e il come, si grattano la fronte, si fregano le mani, battono i piedi, e sono soddisfatti.

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