II. Delle nevrosi

Esiste una potenza superiore a quella dell’emicrania, e noi dobbiamo confessar per gloria della Francia, che questa potenza è una delle conquiste più recenti dello spirito parigino. Come tutte le scoperte le più utili alle arti e alle scienze, non si sa a qual genio è dovuta. Soltanto è certo, che fu verso la metà dell’ultimo secolo, che i vapori cominciarono a mostrarsi in Francia.

Così, mentre Papin applicava a dei problemi di meccanica la forza dell’acqua vaporizzata, una francese, sciaguratamente sconosciuta, aveva la gloria di dotare il suo sesso del potere di vaporizzare i suoi fluidi. Ben presto gli effetti prodigiosi ottenuti dai vapori, misero le donne sulla via dei nervi; ed è così che, di fibra in fibra, nacque la nevrologia. Questa scienza ammirabile ha già condotto i Phillip ed altri abili fisiologisti, alla scoperta del fluido nervoso e della sua circolazione, e forse sono alla vigilia di riconoscerne gli organi e i segreti della nascita e della evaporazione.

Così, grazie ad alcune smorfie, dovremo se ci riuscirà di penetrare un giorno i misteri della potenza incognita, che abbiamo già nominato più d’una volta in questo libro, la volontà. Ma non entriamo sul terreno della filosofia medica. Consideriamo i nervi e i vapori soltanto nei loro rapporti col matrimonio.

Le nevrosi (denominazione patologica sotto la quale sono comprese tutte le differenti afflizioni del sistema nervoso) sono di due sorta, relativamente all’uso che ne fanno le donne maritate, perchè la nostra Fisiologia ha il più superbo disdegno delle classificazioni mediche.

Quindi non riconosciamo che:

I. Nevrosi classiche.

II. Nevrosi romantiche.

Le affezioni classiche hanno qualche cosa di bellicoso, di animato. Esse sono violente nei loro attacchi come le pitonesse, esaltate come le Menadi, agitate come le Baccanti: è la pura antichità.

Le affezioni romantiche sono dolci e timide come le ballate cantate in Iscozia fra la nebbia. Sono pallide come le giovinette spinte alla fossa dalla danza e dall’amore. Esse sono eminentemente elegiache; è tutta la melanconia del Nord.

Questa donna dai capelli neri, dall’occhio indagatore, dall’incarnato vigoroso, dalle labbra secche, dalla mano possente, sarà bollente e convulsa, e rappresenterà il genio delle nevrosi classiche; mentre una giovine bionda, dalla pelle bianca, sarà quello delle nevrosi romantiche.

All’una apparterrà l’impero dei nervi, all’altra quella dei vapori.

Spesso un marito, tornando a casa, vi trova sua moglie che piange. — Che hai, mio caro angiolo? — Io? Non ho niente. — Ma tu piangi? — Piango, senza sapere perchè. Sono d’una gran tristezza! Ho veduto delle figure nelle nubi, e quelle figure non mi appariscono mai, che alla vigilia di qualche disgrazia... Mi pare che stia per morire... — Ella vi parla allora del defunto suo padre, del defunto suo zio, del defunto suo nonno, e del defunto suo cugino.

Ella invoca tutte le ombre lamentevoli, ella risente tutte le loro malattie, ella è attaccata da tutti i loro mali, ella sente il suo cuore battere con troppa violenza o la sua milza gonfiarsi. Voi vi dite da voi stesso con aria presuntuosa. So bene d’onde ciò viene! E tentate di consolarla; ma ecco una donna che sbadiglia come un baule; che si lagna del suo stomaco, che ripiange, che vi supplica di lasciarla alla sua malinconia ed alle sue memorie. Ella vi parla delle sue ultime volontà, segue il suo funebre convoglio, si seppellisce e stende sulla sua tomba il pennacchio verde d’un salice piangente.... Là dove volevate intraprendere di sciorinare un allegro epitalamio, trovate un epitaffio tutto nero. La vostra velleità di consolazione si dissolve nella nuvola d’Issione.

Esistono donne di buona fede, che strappano in tal guisa ai loro sensibili mariti dei cascemir, dei diamanti, il pagamento dei loro debiti o il prezzo d’un palco ai Buffi; ma quasi sempre i vapori sono adoperati come armi decisive nella guerra civile.

In nome della sua consunzione dorsale e del suo petto attaccato, una donna va a cercar delle distrazioni. Voi la vedete vestirsi mollemente e con tutti i sintomi dello spleen. Ella non esce, se non perchè un’intima amica, sua madre o sua sorella vengono a tentare di strapparla a quel divano che la divora, e sul quale ella passa la sua vita ad improvvisare elegie. La signora va a passar quindici giorni alla campagna, perchè il dottore l’ordina. Breve; ella va dove vuole, e fa ciò che vuole. S’incontrerà mai un marito tanto brutale per opporsi a desiderii simili? per impedire che una donna vada a cercar la guarigione di mali tanto crudeli? Perchè è stabilito da lunghe discussioni che i nervi causano atroci sofferenze.

Ma è sopratutto a letto che i vapori rappresentano la loro parte. Lì, quando una donna non ha l’emicrania, ha certo i suoi vapori; quand’essa non ha nè vapori nè emicrania, è sotto la protezione della cintura di Venere, che, come sapete è un mito.

Fra le donne che vi danno la battaglia dei vapori ne esistono alcune, più bionde, più delicate, più sensibili delle altre, che hanno il dono delle lagrime. Esse sanno tanto ammirabilmente piangere! Piangono quando vogliono, come vogliono, e quanto vogliono. Organizzano un sistema offensivo che consiste in una sublime rassegnazione, e riportano vittorie di tanto più strepito, inquantochè giovano alla loro salute.

Un marito irritatissimo, giunge a promulgar la sua volontà? Esse lo guardano con aria sottomessa, abbassano la testa e tacciono. Questa pantomima contraria sempre un marito. In questa sorta di lotte conjugali, un uomo preferisce udire una donna parlare e difendersi. Perchè allora ci si esalta, ci si arrabbia; ma queste donne, niente... Il loro silenzio v’inquieta, e voi sentite una specie di rimorso, come l’assassino, che non avendo trovata resistenza nella sua vittima, prova un doppio timore. Egli avrebbe voluto ammazzarvi lottando con voi. – Voi tornate. – Al vostro comparire, vostra moglie asciuga le sue lagrime e nasconde il suo fazzoletto in modo da lasciarvi vedere che ha pianto. Siete intenerito. Supplicate la vostra Carolina di parlare; la vostra sensibilità vivamente commossa vi fa tutto dimenticare; allora ella singhiozza parlando e parla singhiozzando; è una eloquenza da mulino; ella vi stordisce con le sue lagrime e con le sue idee confuse e a scatto; è uno scoppiettìo, è un torrente.

Le francesi, e sopratutto le parigine, possiedono a meraviglia il segreto di questa sorta di scene; alle quali la natura dei loro organi, il loro sesso, la loro toletta, il loro linguaggio danno attrattive incredibili. Quante volte un sorriso di malizia non ha sostituito le lagrime, sul volto capriccioso di queste adorabili commedianti, quand’esse vedono i loro mariti premurosi di romper la seta, debole legame dei loro busti, o di rimettere al posto il pettine che radunava le trecce de’ loro capelli sempre pronti a sviluppare migliaja di ricci dorati!

Ma come tutte queste astuzie dell’epoca moderna cedono al genio antico, ai potenti attacchi di nervi, e alla pirrica conjugale!

Oh! quante promesse per un amante nella vivacità di quei movimenti convulsi, nel fuoco di quegli sguardi, nella forza di quelle membra, graziose fino nei loro eccessi! Una donna si gira allora come un vento impetuoso, si slancia come le fiamme di un incendio, si spiega come un’onda che striscia sui bianchi sassolini, e soccombe a quella esuberanza d’amore, vede l’avvenire, profetizza, scorge però sopratutto il presente, atterra un marito, e gli impone una specie di terrore.

Basta spesso ad un uomo, d’aver veduto una sola volta sua moglie, scuotere tre o quattro uomini vigorosi, come se non fossero che piume, per non tentar più mai di sedurla. Sarà come il fanciullo, il quale, dopo aver dato la via allo scocco d’una spaventevole macchina, ha un incredibile rispetto pel più piccolo meccanismo. Ho conosciuto un marito, uomo dolce e pacifico, i cui occhi erano incessantemente fissi su quelli di sua moglie, proprio come se lo avessero messo nella gabbia d’un leone, e gli avessero detto che non facendolo irritare avrebbe la vita salva.

Gli attacchi di nervi sono affaticantissimi e divengono tutti i giorni più rari. Il romanticismo è prevalso.

Si sono incontrati alcuni mariti flemmatici, di quegli uomini che amano a lungo, perchè fanno buon uso dei loro sentimenti, ed il cui genio ha trionfato dell’emicrania e delle nevrosi, ma questi uomini sublimi sono rari.

Discepoli fedeli del fortunato san Tommaso che volle mettere il dito sulla piaga di Gesù Cristo, essi sono dotati d’una incredulità atea. Imperturbabili in mezzo alle perfidie della emicrania ed agli agguati delle nevrosi, essi concentrano la loro attenzione sulla scena che si fa loro, ed esaminando l’attrice cercano una delle molle che la fanno agire; e, quando hanno scoperto il meccanismo di quella decorazione, si divertono ad imprimer un leggero movimento con qualche contrappeso, e si assicurano così facilissimamente della realtà di quella malattia o dell’artifizio di quella buffonata conjugale.

Ma se, per una attenzione forse al disopra delle forze umane, un marito sfugge a tutti questi tiri che un indomabile amor proprio suggerisce alle donne, sarà necessariamente vinto dall’impiego d’un’arma terribile, l’ultima che afferri una donna; perchè sarà sempre con una sorta di ripugnanza che ella distruggerà da sè stessa il suo impero sopra un marito. Ma è un’arma avvelenata, tanto potente quanto la fatal mannaja del carnefice. Questa riflessione ci conduce all’ultimo paragrafo della presente Meditazione.

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