Offriamo le massime seguenti alle vostre meditazioni. Bisognerebbe disperare della razza umana, se esse non fossero state fatte che nel 1830; ma esse stabiliscono in una maniera categorica i rapporti e le dissomiglianze che esistono tra voi, vostra moglie e un amante; esse debbono rischiarare così brillantemente la vostra politica e rivelarvi tanto giustamente le forze del nemico quanto il magister ha fatto abnegazione d’ogni amor proprio; e se per caso vi si trovasse un solo pensiero muovo, accusatene il demonio che consigliò l’opera.
LXV.
Parlare d’amore, è fare all’amore.
LXVI.
In un amante, il desiderio più volgare si manifesta come lo slancio d’una ammirazione coscienziosa.
LXVII.
Un amante ha tutte le doti e tutti i difetti che non ha un marito.
LXVIII.
Un amante non dà solamente vita a tutto, egli fa anche dimenticare la vita: il marito non dà la vita a nulla.
LXIX.
Tutte le finzioni di sensibilità che fa una donna, ingannano sempre l’amante, e quando il marito alza necessariamente le spalle, un amante va in estasi.
LXX,
Un amante non tradisce che con le sue maniere, il grado d’intimità al quale è giunto con una donna maritata.
LXXI.
Una donna non conosce sempre il perchè essa ama. È raro che un uomo non abbia un interesse ad amare. Un marito deve trovare questa segreta ragione di egoismo; poichè sarà per lui la leva di Archimede.
LXXII.
Un marito di talento non suppone mai apertamente che sua moglie ha un amante.
LXXIII.
Un amante ubbidisce a tutti i capricci d’una donna; e siccome un uomo non è mai vile nelle braccia della sua ganza, egli impiegherà per piacerle, dei mezzi, che sovente ripugnano ad un marito.
LXXIV.
Un amante insegna ad una donna tutto quello che un marito le ha tenuto nascosto.
LXXV.
Tutte le sensazioni che una donna fa provare al suo amante, anch’essa le prova, e le ritornano sempre più forti. Esse sono tanto ricche di ciò che hanno dato, quanto di ciò che hanno ricevuto. È un commercio, ove quasi tutti i mariti finiscono per dichiarar fallimento.
LXXVI.
Un amante non parla a una donna che di ciò che può ingrandirla; mentre un marito, anche amando, non può a meno di dare dei consigli, che hanno sempre un’impronta di biasimo.
LXXVII.
Un amante procede sempre dalla sua amante a sè: è il contrario presso i mariti.
LXXVIII.
Un amante ha sempre il desiderio di parere amabile. C’è in questo sentimento un principio d’esagerazione che conduce al ridicolo: bisogna saperne approfittare.
LXXIX.
Quando un delitto è consumato, il giudice d’istruzione sa (salvo il caso d’un forzato che ha finito la sua pena che assassina al bagno) che non esistono più di cinque persone alle quali egli possa attribuire la colpa. – Egli parte da quel punto per stabilire le sue congetture. Un marito deve ragionare come il giudice: non vi sono che tre persone a sospettare nella società quando egli vuole cercare qual è l’amante di sua moglie.
LXXX,
Un amante non ha mai torto.
LXXXI.
L’amante d’una donna maritata le dice: Signora, voi avete bisogno di riposo. Voi dovete dare l’esempio della virtù ai vostri figli. Voi avete giurato di fare la felicità d’un marito, che tranne qualche difetto (e ne ho più di lui), merita la vostra stima. Ebbene! bisogna sacrificarmi la vostra famiglia e la vostra vita, perchè ho veduto che avete una gamba ben tornita. Non vi sfugga un lamento, perchè un rimorso è una offesa che io punirò con una pena più severa che quella della legge contro le spose adultere. In premio di questi sacrifizii, vi reco maggiori piaceri che pene. Cosa incredibile, un amante trionfa!... La forma che dà ai suoi discorsi fa dimenticar tutto. Egli non dice che una parola: Amo. Un amante è un eroe che proclama, o il merito, o la bellezza, o lo spirito di una donna.
Che cosa proclama un marito?
Sommato tutto, l’amore che una donna maritata ispira, o quello che essa sente è il sentimento meno lusinghiero che vi sia al mondo; per essa è un’immensa vanità, pel suo amante, è l’egoismo.
L’amante di una donna maritata contrae troppe obbligazioni, perchè si incontrino tre uomini per secolo che si degnino adempirli; egli dovrebbe consacrare tutta la sua vita alla sua ganza ch’egli finisce coll’abbandonare: l’uno e l’altra lo sanno: e da quando esistono le società, l’una è stata sempre sublime quanto l’altro è stato ingrato.
Una forte passione eccita qualche volta la pietà dei giudici che la condannano; ma dove vedete voi passioni vere e durature? Quale potenza non occorre ad un marito per lottare con successo contro un uomo del quale i prestigi conducono una donna a sottomettersi a tali disgrazie!
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Noi crediamo che, per regola generale, un marito può, sapendo bene impiegare i mezzi di difesa che noi abbiamo spiegato, condurre sua moglie fino all’età di ventisette anni, non senza che essa abbia cercato amanti, ma senza che abbia commesso un gran delitto. S’incontrano qua e là degli uomini che, dotati d’un profondo genio conjugale, possono conservare le loro donne per essi soli, corpo ed anima, fino a trenta o trentacinque anni; ma tali eccezioni causano una specie di scandalo e di spavento. Questo fenomeno non avviene che in provincia, dove la vita essendo diafana e le case vetrificate, un uomo si trova armato d’un potere immenso. Questa miracolosa assistenza data a un marito dagli uomini e dalle cose, svanisce sempre in mezzo a una città, di cui la popolazione ammonta a duecentocinquantamila anime.
Sarebbe dunque quasi constatato che l’età di trenta anni è quella dalla virtù. In questo momento critico una donna diventa tanto difficile a custodirsi che, per riuscire a tenerla sempre incatenata nel paradiso conjugale, bisogna giungere all’impiego degli ultimi mezzi di difesa che ci rimangono, e che ci sveleranno il Saggio sulla polizia, l’Arte di rientrare in casa e le Peripezie.