MEDITAZIONE XV. Della dogana.

— Eh! no, signora, no...

— Perchè, signore, vi sarebbe forse qualche cosa di sì sconveniente...

— Credete voi dunque, signora, che noi volessimo prescriver di visitare, come alle barriere, le persone che oltrepassano la soglia dei vostri appartamenti, e che ne escono furtivamente onde vedere se esse non vi recano qualche gioiello di contrabbando? Eh! Ma non vi sarebbe nulla di decente; e i nostri procedimenti, signora, non avranno niente d’odioso, e niente di fiscale: rassicuratevi.

— Signore, la dogana conjugale è di tutti gli espedienti di questa seconda parte, quello che forse reclama maggior tatto o finezza, e le maggiori cognizioni acquistate a priori, vale a dire prima del matrimonio. Per poter esercitare, un marito deve aver fatto uno studio profondo del libro del Lavater ed essersi penetrato di tutti i suoi principii; avere abituato il suo occhio e il suo criterio a giudicare, afferrare, con una stupefacente prontezza, i più leggieri indizi fisici, per mezzo dei quali l’uomo tradisce il suo pensiero.

La Fisiognomonia di Lavater ha creato una vera scienza. Essa ha preso posto fra le umane conoscenze. Se, dapprima, qualche dubbio, qualche scherzo accolsero l’apparizione di questo libro, dopo, il celebre dottor Gall è venuto con la sua celebre teoria del cranio a completare il sistema dello svizzero e a dare solidità alle sue fine e luminose osservazioni. Le persone di spirito, i diplomatici, le donne, tutti coloro che sono i rari e ferventi discepoli di quei due uomini celebri, hanno spesso avuto l’occasione di notare molti altri segni evidenti, dai quali si riconosce il pensiero umano. Le abitudini del corpo, la scrittura, il suono della voce, le maniere, hanno più di una volta rischiarato la donna che ama, il diplomatico che inganna, l’amministratore abile o il sovrano obbligato a discernere con un colpo d’occhio l’amore, il tradimento o il merito sconosciuti. L’uomo, la cui anima agisce con forza, è come una povera lucciola, che a sua insaputa, lascia scappar la luce da tutti i suoi pori. – Egli si muove in una sfera brillante, dove ogni sforzo produce una scossa nel bagliore e disegna i suoi moti con lunghe traccie di fuoco.

Ecco dunque tutti gli elementi delle cognizioni che dovete possedere, perchè la dogana conjugale, consiste unicamente in un esame rapido, ma profondo, dello stato morale e fisico di tutti gli esseri che entrano ed escono di casa vostra, quando hanno veduto o vanno a veder vostra moglie. Un marito somiglia allora ad un ragno, che, al centro della sua tela impercettibile, riceve una scossa dalla più piccola mosca stordita, e, da lontano, ascolta, giudica, e vede, o la preda o il nemico.

Così vi procurerete i mezzi di esaminare il celibe che suona alla vostra porta, in due ben distinte situazioni: quando entra, e quando è entrato.

Al momento di entrare, quante cose non dice, senza nemmeno schiudere i denti!...

Sia che con un leggiero colpo di mano, sia che immergendo a più riprese le dita nei suoi capelli, egli ne abbassi o rialzi il ripieno caratteristico;

Sia che egli canterelli un’aria italiana o francese, allegra o triste, con voce di tenore, di contralto, di soprano o di baritono;

Sia che si assicuri se la punta della sua cravatta significativa, è sempre disposta con grazia;

Sia che egli schiacci la gala ben piegata o in disordine di una camicia da giorno o da notte;

Sia che egli cerchi di sapere con un gesto interrogatore e furtivo se la sua parrucca bionda o bruna, arricciata o spianata, è sempre al suo solito posto;

Sia che egli esamini se le sue unghie sono pulite o ben tagliate;

Sia che con una mano bianca o mal curata, bene o male inguantata, egli arricci i suoi baffi o la sua barba, o sia che li passi e ripassi fra i denti d’un pettinino di tartaruga;

Sia che con moti gentili e ripetuti, cerchi di situare il suo mento, nel centro esatto della sua cravatta;

Sia che si dondoli con un piede sull’altro, tenendo le mani in tasca;

Sia che egli tormenti il suo stivale, guardandolo, come se si dicesse: «Eh! ma ecco un piede, che davvero non è mal fatto!»;

Sia che arrivi a piedi o in carrozza, che cancelli o no la leggiera impronta di fango che sporca la sua calzatura;

Sia, anco, che rimanga immobile e impassibile come un olandese che fuma;

Sia che con gli occhi fissi su quella porta, egli somigli a un’anima uscente dal purgatorio e aspettante san Pietro e le sue chiavi;

Sia che egli esiti a tirare il cordone del campanello; sia che egli lo afferri negligentemente, precipitosamente o famigliarmente; o come un uomo sicuro del suo fatto;

Sia che egli abbia suonato timidamente, facendo echeggiare uno squillo perduto nel silenzio degli appartamenti, come un primo tocco di mattutino d’inverno in un convento di Minimi; o sia che dopo aver suonato con vivacità suoni ancora, impazientito di non udire i passi d’un servo;

Sia che dia al suo fiato un profumo delicato, mangiando una pastiglia di cachundé;

Sia che prenda con sussiego una presa di tabacco, scacciandone accuratamente i chicchi che potrebbero alterare la bianchezza della sua camicia;

Sia che si guardi d’intorno, assumendo l’aria di valutar la lampada della scala, il tappeto, la spalliera, come se fosse un mercante di mobili o accollatario di fabbriche;

Sia infine che questo celibe sia giovine o anziano, abbia freddo o caldo, giunga lentamente, tristamente o allegramente ecc.;

Voi sentite che vi è lì, sul gradino della vostra scala, una massa sorprendente di osservazioni.

I leggieri colpi di pennello che abbiamo tentato di dare a questa figura, vi mostrano in essa, un vero caleidoscopio morale col suo milione di desinenze. E noi non abbiamo nemmeno voluto fare arrivare una donna su quella soglia rivelatrice; perchè i nostri rilievi, già considerevoli, sarebbero divenuti innumerevoli e leggieri come i grani di sabbia del mare.

Infatti, dinanzi a quella porta chiusa, un uomo si crede intieramente solo, e, per poco che aspetti, vi comincia un dialogo muto, un soliloquio indefinibile, dove tutto, fino il suo passo, svela le sue speranze, i suoi desiderii, le sue intenzioni, i suoi segreti, le sue qualità, i suoi difetti, le sue virtù, ecc., ecc., insomma un uomo è sopra un pianerottolo, come una giovinetta di quindici anni in un confessionale, alla vigilia della sua prima comunione.

Ne volete la prova? Esaminate il cambiamento subitaneo operato su quella figura, e nelle maniere di quel celibe, appena che di fuori arriva dentro. Il macchinista dell’Opéra, la temperatura, le nubi o il sole, non cambiano più presto l’aspetto d’un teatro, dell’atmosfera e del cielo.

Alla prima pietra della vostra anticamera, di tutte le miriadi d’idee, che quel celibe vi ha rivelato con tanta innocenza sul pianerottolo della scala, non resta nemmeno uno sguardo, al quale si possa riannettere una osservazione. La smorfia sociale di convenzione, ha tutto avviluppato con un denso velo; ma un marito abile, ha già dovuto indovinare, con una sola occhiata, l’oggetto della visita, e legger nell’anima dell’arrivante come in un libro.

La maniera, con la quale avvicina vostra moglie, le parla, la guarda, la saluta e la lascia... vi sono lì dei volumi d’osservazioni più minuziose le une delle altre.

Il timbro della voce, il contegno, il disagio, un sorriso, il silenzio stesso, la tristezza, le attenzioni per voi, tutto è indizio, e tutto deve essere studiato con uno sguardo senza sforzo. Voi dovete celar la scoperta più spiacevole sotto la bonomia e il linguaggio abbondante d’un uomo di società. Nella impotenza in cui ci troviamo di enumerare gli immensi particolari del soggetto, ce ne rimettiamo intieramente alla sagacità del lettore, che deve ravvisare l’estensione di questa scienza; essa incomincia all’analisi degli sguardi e finisce alla percezione dei movimenti che il dispetto imprime a un callo nascosto sotto il raso d’uno scarpino o sotto il cuojo d’uno stivale.

Ma l’uscita!... Perchè bisogna prevedere il caso in cui avrete mancato al vostro rigoroso esame della soglia della porta, e l’uscita diviene allora di capitale interesse, di tanto più che questo nuovo studio sul celibe, deve farsi coi nuovi elementi, ma in senso inverso del primo.

Esiste nondimeno nell’uscita, una situazione affatto particolare: è il momento in cui il nemico ha superate tutte le trincee nelle quali poteva esser osservato, e che arriva in istrada! Lì, un uomo di spirito deve indovinare tutta una visita, vedendo un uomo sotto un portone. Gli indizii sono ben più rari, ma per contro, quanta chiarezza! È lo scioglimento; e l’uomo ne svela sul momento la gravità con l’espressione più semplice della felicità, della pena o della gioja.

Le rivelazioni sono allora facili a raccogliersi; è uno sguardo gettato, o sulla casa o sulle finestre dell’appartamento; è un’andatura lenta o svogliata; il fregamento delle mani dello sciocco, o la corsa saltellante del presuntuoso, o la stazione involontaria dell’uomo profondamente commosso; infine, voi avevate seguito sul pianerottolo le questioni, tanto nettamente proposte, che se un’Accademia di provincia offrisse cento scudi per un discorso, all’uscita, le soluzioni sono chiare e precise. Il nostro còmpito sarebbe al disopra delle forze umane, se abbisognasse enumerare le differenti maniere, con le quali gli uomini rivelano le loro sensazioni; lì, tutto è tatto e sentimento.

Se voi applicate questi principii d’osservazione agli stranieri, a più forte ragione sottoporrete vostra moglie alle medesime formalità.

Un uomo ammogliato deve aver fatto uno studio profondo del volto di sua moglie. Questo studio è facile, ed è anco involontario e di tutti i movimenti. Per lui, questa bella fisionomia della donna non deve più aver misteri. Egli sa in qual modo le sensazioni vi si pingono, e sotto quale espressione esse si celano al fuoco dello sguardo.

Il più leggiero moto di labbra, la più impercettibile contrazione delle narici, le digradazioni impercettibili dell’occhio, l’alterazione della voce, e quelle indefinibili nubi che avviluppano i suoi lineamenti, o quelle fiamme che illuminano, tutto è linguaggio.

Quella donna è là; tutti la guardano, e niuno può comprendere il suo pensiero. Ma, per voi, la pupilla è più o meno colorata, dilatata o ristretta; la palpebra ha vacillato, il sopracciglio si è mosso; una ruga, cancellata tanto rapidamente quanto un solco nel mare, è comparsa sulla fronte: il labbro è contratto, ed essa ha leggermente piegato o si è animata...; per voi la donna ha parlato.

Se in questi difficili momenti nei quali una donna dissimula in presenza di suo marito, voi avete l’anima di Sfinge per indovinarla, sentite bene che i principi della dogana, divengono un giuoco da fanciulli al suo confronto.

Giungendo da lei, o uscendo, quand’essa si crede sola, insomma, vostra moglie ha tutta l’imprudenza di una cornacchia, e direbbe ad alta voce a sè stessa, il suo segreto; quindi dal subitaneo cambiamento de’ suoi lineamenti, al momento in cui vi vede, contrazione che, malgrado la rapidità del suo giuoco, non si opera abbastanza presto, da non lasciar veder l’espressione che aveva il volto durante la vostra assenza, voi dovete leggere nella sua anima, come in un libro di canto fermo. Insomma, vostra moglie si troverà spesso sulla soglia dei monologhi, e lì, un marito può, ad ogni istante, verificare i sentimenti di sua moglie.

Vi è egli un uomo tanto noncurante dei misteri del- l’amore da non aver qualche volta, ammirato il passo leggiero, fitto, civettuolo di una donna che vola ad un appuntamento? Ella s’insinua a traverso la folla come un serpente sotto l’erba. Le mode, le stoffe e le insidie sfolgoranti tese dalle mercantesse di biancheria, spiegano invano per lei le loro seduzioni; ella va, ella va, simile al fedele animale che cerca la traccia invisibile del suo padrone, sorda a tutti i complimenti, cieca a tutti gli sguardi, insensibile perfino ai leggieri sfregamenti inseparabili dalla circolazione umana in Parigi. Oh! Com’ella sente il prezzo di un minuto! La sua andatura, la sua toeletta, il suo volto, commettono indiscrezioni. Ma qual affascinante spettacolo per lo sfaccendato, e che pagina sinistra per un marito, la fisonomia di questa donna, quando torna da quel segreto alloggio, incessantemente abitato dall’anima sua. La sua felicità è segnata fino nella imprescrittibile imperfezione della sua pettinatura, il cui grazioso edifizio e le treccie ondeggianti non hanno saputo prendere, sotto il pettine rotto del celibe, quella vernice lucente, quel giro elegante e deciso, che imprime loro la mano sicura della cameriera. E che adorabile abbandono nell’incesso! In qual modo ridire quel sentimento che spande sì ricchi colori sul suo incarnato, che toglie ai suoi occhi tutta la loro sicurezza, che ha della malinconia e dell’allegria e che fa capo per tanti legami al pudore ed all’orgoglio!

Questi indizi rubati alla Meditazione degli ultimi sintomi, e che appartengono ad una situazione nella quale una donna tenta di dissimular tutto, vi permettono di indovinare per analogia, l’opulenta messe di osservazioni, che vi è riserbato di raccogliere, quando vostra moglie giunge a casa, e quando, non essendo ancora commesso il delitto, essa rivela innocentemente il segreto del suo pensiero.

Quanto a noi, non abbiamo mai veduto un pianerottolo senza aver avuto voglia d’inchiodarvi una rosa dei venti ed una banderuola.

I mezzi da adoperare per giungere a farsi una specie di osservatorio nella propria casa dipendono intieramente dai luoghi e dalle circostanze. Ce ne rimettiamo alla destrezza dei gelosi per eseguire le prescrizioni di questa Meditazione.

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