Capitolo X.LA COMUNE E VERSAILLES.

Le cose toccano il loro sviluppo fatale e terribile. I federali hanno mantenuta la loro parola. Thiers ha una immensa responsabilità sulla sua coscienza da gesuita; quella d'aver voluto che quanto accadde avvenisse. Pochi giorni prima che sotto alle rovine di Parigi si seppellisse quel partito che credeva e voleva barricare col proprio petto la ristaurazione monarchica che si sente bene essere il programma dell'assemblea di Versailles, si poteva ancora transigere ed evitare così gli orrendi mali che colpirono la Francia e che porteranno per logica conseguenza i mostruosi eccidii a cui si doveva abbandonare l'Assemblea. L'orda vigliacca dei suoi soldati fuggiaschi; quei prigionieri di Sédan e di Metz, non domandavano miglior cosa che donne e fanciulli, vecchi e prigionieri da scannare, per mostrare quell'eroismo che credettero bene di conservare per miglior occasione dinanzi alle armate prussiane.

In faccia alle truppe di Versailles, che entravano in Parigi ebbre d'odio e di vendetta, i federali gettarono le rovine di tutto ciò che ricordava le opulenze monarchiche che tante volte hanno insultata la miseria del popolo e il Louvre, le Tuileries, l'Hôtel de Ville, il palazzo di Giustizia, la santa Capella ardono!... e le loro fiamme illuminano sinistramente il massacro che si fa sulle vie, dove si combatte petto contro petto, barricata per barricata.

Noi non vogliamo già scusare gli incendiarii, ma diciamo una sola cosa. L'Assemblea doveva sapere che ciò sarebbe avvenuto.

In faccia alla possibile rovina di Parigi, se quell'impasto di clericume che ne costituiva la maggioranza avesse potuto sentire soltanto un'idea di amor patrio, il mezzo di appianare le cose era facile a trovarsi. Ebbra d'orgoglio, di vigliaccheria e di odiose personalità, l'Assemblea che si diceva rappresentante della Francia non fece che gettar fuoco su quel vulcano che ardeva minaccioso.

Se quella lava è eruttata, di chi è la colpa? Chi ha spinti gli uomini dell'Internazionale e della Comune fino a quel parossismo del delirio a cui si sono abbandonati?... La spietata inesorabilità dell'Assemblea!.. La sua ferocia fu appagata; se era ciò che si voleva, si ottenne.

Cosa riescirà frattanto l'Assemblea di Versaglia?...

Mentre i comunisti incendiano, i versagliesi, dopo aver detto al mondo che nella lotta civile le truppe francesi riacquistarono l'antica riputazione, quella riputazione che avevano perduta combattendo il nemico della patria, oggi proclamano che continuano in Parigi la loro marcia trionfale. Fra gli incendi ed i cadaveri dei cittadini, hanno il tempo di pensare allo spettacolo del trionfo!

Sì, fra i cadaveri dei concittadini: imperciocchè essi fanno una parte all'elemento straniero della rivoluzione parigina. Ma i fatti sono fatti. Chi combatteva in numero mille e mille volte maggiore, era la guardia nazionale, erano i franchi-tiratori di Parigi; e combattevano non per un giorno, ma per oltre due mesi, contro un esercito fornito di tutto dinanzi al fuoco terribile delle mitragliatrici, e così accanitamente che senza il soccorso indiretto prestato dai tedeschi, i quali tagliarono la strada del nord, forse la lotta non sarebbe ancora finita.

Strano spettacolo! I giornali bonapartisti tentando di giovarsi d'ogni incidente per una restaurazione, sono i più acerrimi contro i comunisti – e non ricordano come essi abbiano recati danni alla Francia ben superiori a quelli della intiera distruzione di Parigi, abbandonando le popolazioni allo straniero, perdendo ricchissimi territori, gravando le spese di cinque miliardi, perpetuando l'occupazione prussiana. I vincitori, che oggi alzano il capo superbo, a Sédan ed a Metz preferirono cedere con disonore le armi al nemico anzichè con onore morire – ed i vinti anche, nella scellerata loro brutalità manifestano quanta energia ci fosse nel popolo di Francia se non l'avessero tradito. L'assemblea di Versailles non pensa che alle vendette, non vuole che la distruzione, e non sente, come ben osserva l'Opinione, essere su lei, sulla sua durezza inaccessibile ad ogni componimento, sulla sua condotta reazionaria che ricade la colpa della insurrezione scoppiata a Parigi.

E certo tutte queste contraddizioni ed altre che si potrebbero rilevare, non scusano gli orrori cui si assiste. Ma dopo aver manifestata l'indignazione che l'animo prova, dopo aver con tutta la forza condannati delitti che nessun tempo perdona, dopo aver ascoltata la voce dell'umanità, è dover del pubblicista indipendente di far sentire anche quella della ragione che la completa.

La resistenza di Parigi ispiravasi a grandi principii. I mezzi adoperati per sostenerli erano cattivi, gli uomini che li proclamavano non avevano autorità da farli rispettare. Questi uomini sono ormai passati, questi mezzi hanno fatto la loro prova; ma quei principii restano, e gli errori stessi, le colpe degli amici e degli avversari, come lo sfregamento villano su caratteri di bronzo, li resero più chiari più tersi.

Ci piace confermarlo col seguente brano dell'Opinione uno dei giornali del partito moderato che abbia finora meglio giudicata la situazione in Francia e quello certamente che meno può esser sospetto.

«Non si deve credere, dice l'officioso periodico fiorentino, che Parigi sia del tutto isolata. Se il duello fosse stato ristretto assolutamente tra la Francia e la sua capitale, non sarebbe durato così a lungo. Noi vediamo dallo stesso ultimo tentativo dei delegati di Lione quanto la causa di Parigi trova fautori nelle altre principali città, ed è possibile, contro le tendenze dei più importanti centri della ricchezza; il sapere, e quindi una gran parte della forza della nazione, è impossibile immaginarsi che le tendenze retrive dell'Assemblea possano avere libero e tranquillo il loro corso!».

È dunque la guerra civile in permanenza ciò che può aspettarsi la Francia se l'Assemblea di Versailles, conchiusa la pace con cui fu nominata, non discioglie. Imperciocchè è impossibile che la Francia intelligente rinunci a quei principii con cui combatteva Parigi; la forma di governo repubblicano colla quale meglio d'ogni altra darà all'Europa guarentigie di pace; la libertà comunale che stabilirà l'ordine all'interno; e lo studio della grande questione sociale che dovrà conciliar i diritti del capitale con quelli del lavoro.

Però questi principii li giudicheremo un'altro giorno; oggi non dobbiamo che condannare gli orrori di Parigi.

La tremenda pagina intanto si compie e non manca di nessuno di quegli episodi che la mente non arriverebbe ad immaginare in tutta la loro truce realtà.

Padroni del Pantheon gli insorti aveano stabilite sotto il portico del tempio le loro batterie, pronti a saltare in aria col monumentale colosso di cui ne avevano fatto una barricata.

Parigi non era che un immenso braciere in mezzo a cui si agitano gli insorti ed i soldati dell'ordine.

Ad ogni punto dell'orizzonte, gli incendi innalzano verso il cielo colonne di fumo nerastro; di tanto in tanto, una nube biancastra indica una esplosione di polveriera, di un deposito di munizioni, di qualche piccola mina ignorata.

Una volta preso un edificio convien perquisire le cantine ed esplorare i punti segreti. Quello che accade in ogni parte di Parigi può far temere di tutto.

La facciata del ministero degli affari esteri, verso il quai, è mutilata dalle granate; a Corpo Legislativo, col suo portico classico, alcuni enormi capitelli furono portati via dai proiettili di Montmartre; anche la facciata della Maddalena è danneggiata. Il circolo agricolo, sull'angolo del quai d'Orsay, sembra che sia stato preso per obiettivo dalle batterie delle terrazze delle Tuilleries.

Gli episodi non hanno valore in una resistenza tanto colossale; nessun capo celebre della Comune è stato preso dagli insorti; la lotta è una lotta spontanea; ognuno di coloro che vi si trova impegnato si sente ridotto alle strette e brucia le sue munizioni dove si trova. Non più sonno, non nutrimento; polvere ed acquavite; e poi, in mancanza d'ispirazione, una specie di illuminismo, causato dalla certezza della morte inevitabile.

L'incendiario delle Tuilleries è un certo Bandin, aggiunto del signor Dardelles, che comandava il palazzo.

Entrato dapprima nel teatro, egli vi gettò del petrolio, e vi appiccò il fuoco. Indi se ne andò negli appartamenti dove fece altrettanto.

Le granate lanciate dagli insorti che si sono rifugiati alle alture Chaumont ed in Belleville, piovono nelle vie Ventadour, Saint-Honoré, Neuve, des Petits-Champs, Quatre Septembre, sul bouleverd Hausmann, e in via Godot-de-Mauroy.

I quartieri Vivienne e Richelieu hanno poco sofferto.

In piazza Vendôme, si sequestrarono tutte le carte di Dombrowscki.

In data del 28, il Francais, recava questi altri particolari.

Il ministero degli esteri ed il ministero della guerra sono in buono stato. La casa che fa angolo colla via di Bellechasse è bruciata. Il ministero delle finanze è assolutamente distrutto. Non rimangono che carboni fumanti laddove sorgevano le Tuilleries fino ai due cancelli Lesdiguières e Rohan. Le case che stanno di fronte alla colonnata del Louvre sono in fuoco. Tutto l'isolato dell'Hôtel-de-Ville è in fiamme. In piazza Vendôme, tutto è in buon stato. La barricata che ostruiva la via Castiglione all'altezza della via di Saint-Honoré esiste ancora.

Le perdite degli insorti vengono calcolate a 600 morti.

Gli abitanti della via di Lille sono stati prevenuti martedì alle ore 8 ½ pomeridiane che si stava per appiccare il fuoco al Consiglio di Stato, e che le loro case erano destinate a subire ugual sorte. Poche ore dopo gl'incendiarii recando torce e versando petrolio hanno percorso la via Lille. Fra le case distrutte ci si nominano le quattro case che formano gli angoli della via del Bach e della via di Lille. La casa del Bon-Marché, in capo della via del Bach, è affatto distrutta.

In via di Royale, i pompieri lanciarono dei getti che sembravano accrescere anzichè spegnere l'incendio. Furono sequestrate le loro pompe, che vennero trovate piene di petrolio. Il capitano dei pompieri e quelli che facevano il servizio delle pompe, che appartenevano alla Comune, furono immediatamente fucilati.

Verso mezzodì, vennero arrestate nella via Miromesnil delle donne e dei fanciulli che portavano degli inaffiatoi coi quali gettavano petrolio nelle cantine dagli spiragli.

I comunisti non avevano sgombrato la loro ambulanza delle Tuilleries e che 400 dei loro feriti sono periti nelle fiamme.

La piazza della Concordia è stata bombardata e presa da tre colonne che vi giunsero per il quai de la Conference, per l'avenue dei Campi Elisi e per la via du Bach.

80 cannoni d'ogni calibro posti sul quai hanno in un istante distrutte le barricate che sono cadute in frantumi. La terrazza delle Tuilleries è stata presa vivamente d'assalto. Qui come altrove furono fatti numerosi prigionieri. La porta Maillot attaccata dal 5° corpo è stata presa d'assalto dai fucilieri marinai comandati dal generale Bruat. Vi si presero 12 cannoni ed 8 mitragliatrici.

Il corpo che formava l'ala sinistra, ha preso d'assalto le stazioni del nord e di Strasburgo, mentre il generale Clinchant stendendosi sulla riva sinistra giungeva al crocevia di Clichy, si inoltrava per le avenues di Clichy e di Saint-Ouen in guisa da chiudere da questa parte l'altura Montmatre.

Il corpo Douai marciava al centro dell'esercito, giungeva a Château d'Eau per prendere l'altura dall'altra parte.

Verso le dieci, l'artiglieria tacque ed i tre corpi d'esercito, procedendo all'assalto dell'altura da diversi punti, la presero con grande slancio. Fra l'una e la due, le nostre truppe si erano rese padrone di questa formidabile posizione.

Il corrispondente versagliese del Times telegrafa a questo giornale in data di Versaglia, 22, a sera:

«Sono ritornato in questo momento dall'aver seguita l'ultima colonna del generale Vinoy, che si recava a prender posizioni nelle vicinanze del Trocadero. Sono penetrato a Parigi per il Point-du-Jour, ho visitato Auteuil ed i bastioni fra la porta di Saint-Cloud e quella di Auteuil. Dopo passato il ponte di Sèvres, restai sorpreso che nella via portante il nome di questo ponte le case presso alla cinta abbiano sofferto pochissimo. Una o due portavano i segni delle granate, ma il fatto che quasi tutte rimanessero illese prova che l'artiglieria versagliese sapeva dirigere benissimo i suoi colpi. La popolazione sulla via di Sèvres tenne aperte le botteghe in mezzo ad un terribile fuoco. Soltanto due o tre case erano chiuse perchè facevano un angolo pericoloso alle batterie di Meudon. In una di esse s'era scritto: fermé pour cause du bombardement. Fra le ultime case ed il bastione, ad una distanza di circa 100 metri da quest'ultimo v'erano le trinciere costruite dalle truppe. Esse erano munite di buoni gabbioni, ed intorno v'era una grande quantità di fascine. I battenti della porta non esistevano più. Il ponte levatoio era pure fatto a pezzi. Il corpo di guardia cadeva in rovine, e la spianata da Point-du-Jour ad Auteuil era letteralmente coperta di frammenti di granate. Il parapetto era crollato, ma non vi era praticata una breccia, propriamente detta.

Passato il Point-du-Jour, le rovine vanno aumentando; dalla porta alla stazione ferroviaria non v'è neppure una casa abitabile; neppure tre hanno il tetto, e neanche una ha intatte le finestre ed i muri. Dal viadotto io potei distinguere un immenso incendio nelle vicinanze del Campo di Marte ed assistere al combattimento fra le truppe e gli insorti. Nella piazza della Concordia e la via di Rivoli presso il Trocadero, le truppe stanno colle armi a fascio dalle due parti della strada, ma lungo i quais non ha luogo alcun combattimento. Il generale Vinoy si è stabilito nel suo nuovo quartiere generale ed i 70 o 80,000 uomini già entrati in città sono reputati sufficienti per disperdere gli avanzi della Comune. Il rumore della battaglia si poteva udire in più d'un punto, e nondimeno tutti credono che l'insurrezione sia all'agonia. Dietro ai bastioni vi è un piccolo cimitero, dove rimangono insepolti i cadaveri di trentadue guardie nazionali. I dintorni di Auteuil presentano un'orribile scena di desolazione e di disordine; le porte di Auteuil, come quelle del Point-du-jour, sono scomparse, e le abitazioni sono ridotte ad un mucchio di rovine.

Le case della via Rivoli, specialmente quelle che stan vicine alla mairie di Saint-Germain, Auxerrois, il teatro Lirico, le Tuilleries, o per lo meno la facciata verso il giardino sono distrutte, le case della via Royale che fanno angolo colla via del Faubourg Saint-Honoré sono abbruciate. Del ministero delle finanze non rimangono che i muri.

«Sulla riva sinistra, molte case in via du Bach e Lilla, la prefettura di polizia, il palazzo di giustizia, la cassa dei depositi e delle consegne, la Legion d'onore, il tribunale di commercio, le case dei Faubourg Saint-Germain sono più o meno danneggiate dal fuoco. Notre-Dame e la Sainte Chapelle sono salve. Da ultimo, in una parte remota di Parigi due immense colonne di fiamme e di fumo si elevano, indicanti, per quanto si dice, che alla stazione dell'est, e certamente al granaio di deposito sul quai Bourdon, si sta compiendo un'opera di distruzione.

«Questi incendii gettavano in Parigi lo spavento più ancora che il frastuono della battaglia. Dappertutto si turano accuratamente gli spiragli delle cantine. Furono côlte delle donne che vi gettavano del petrolio infiammato. Gran numero di guardie nazionali hanno preso le armi nei quartieri vicini ai boulevard, ed ognuno veglia alla propria casa. Assicurasi anche che in più d'un punto sono le donne che hanno rinfocato la lotta e dato esempi di meraviglioso fanatismo.

«Quale tremendo aspetto aveva Parigi, così deserto, devastato, forato, ognuna delle cui case era solcata da traccie delle palle!

«In molti punti, la resistenza è stata delle più vive. Alla stazione Saint Lazare, alla Maddalena, alla via Lafayette si è combattuto con accanimento. Un lungo combattimento d'artiglieria ha avuto luogo da un capo all'altro della chausée d'Antin fra la barricata innalzata all'altezza della casa Bignon e le batterie poste allo square della Trinité.

«Un incendio considerevole si sviluppò nel quartiere del Lussemburgo.

«La fisonomia di Parigi era delle più tristi. Quasi completa ne è la solitudine. Gli abitanti ignoravano tutto meno quello che accade loro sott'occhio. Il maresciallo Mac-Mahon che evidentemente è in istato di giudicare della situazione, si è opposto, dicesi, alla pubblicazione di qualunque giornale».

Dall'estremità occidentale di Parigi, il quadro delle rovine già ammucchiate dalla guerra civile o dalle faci degli incendiari è terribile.

Auteuil più non esiste; Passy ha delle porzioni quasi interamente distrutte: l'orlo del bosco di Boulogne è quasi ridotto allo stato di terreno brullo. Il viale dell'imperatrice è nudo affatto.

La parte sud-ovest dell'arco di Trionfo, compreso il bassorilievo, è più o meno mutilata da cima a fondo. Le case che fiancheggiano la piazza dalla stessa parte sono crivellate. Il viale dei Campi Elisi, disseminato di palle e scheggie di granate, porta sulla maggior parte delle case e degli alberi traccie dello spaventevole cannoneggiamento delle ultime quarantotto ore. La legazione d'Italia, alla rotonda, ha ricevuto una granata che ha prodotto grandi guasti.

Lo spettacolo è approssimativamente eguale a quello del Faubourg Saint-Honoré, dove un combattimento accanito ha crivellato le case di traccie di palle, specialmente nelle adiacenze del ministero dell'interno; l'ambasciata d'Inghilterra è forata da tre o quattro granate. Il ministero dell'interno non sembra sia stato oggetto di un tentativo di incendio. Nella Cité sono abbruciati: La prefettura di polizia, la Santa Capella, il palazzo di giustizia, il quai des Orfèvres, dal boulevard du Palais fino alla via di Harlay.

Se ora noi ridiscendiamo alla piazza della Concordia per rimontare di là alla riva destra ecco ciò che incontriamo:

La via Royale, che non è più che un ammasso di macerie su tutto il lato dei numeri pari. Un solo muro rimane in piedi, e porta, sospeso all'altezza del terzo piano un cartello intatto, accanto al quale è rimasto attaccato un quadro.

Il ministero delle finanze, rovinato all'interno nella parte che sta verso la facciata; sembra per altro sia stato risparmiato dal fuoco, verso la via Mont-Thabor.

All'incontro, le case che vi confinano, in via Rivoli, e credo, anche nella via Castiglione, furono seriamente danneggiate. Le Tuilleries sono distrutte verso il giardino, in tutta la lunghezza dalla via Rivoli al quai; l'ala del padiglione di Marsan subì la stessa sorte fino al ponte di incontro coll'antico Ministero di Stato.

Verso il fiume, l'incendio potè essere domato un poco al di qua di questa linea. Per conseguenza, il Louvre e tutte le sue collezioni sono salve. Il Palais-Royal propriamente detto, cioè le parti che contenevano gli appartamenti di residenza, non esiste più.

La parte superiore della galleria di Valois è stata avvolta in questa distruzione.

La galleria d'Orléans, la galleria Montpensier ed il Teatro Francese sono stati preservati.

Il vasto agglomeramento di costruzioni che comprendeva l'albergo del Louvre ed il magazzino dello stesso nome, è devastato in tutta la sua estensione.

Da un rapporto spedito al ministero dell'istruzione pubblica da delegati mandati a Parigi, rilevasi che della biblioteca del Louvre non resta più un solo volume.

In faccia a questa tremenda realtà, Thiers aveva il coraggio impudente di dire all'Assemblea che le truppe sono degne dell'ammirazione di tutta l'Europa, che i soldati fecero prodigi.

La mattina del 26, il generale Liszy si era impadronito della Salpetriére, mentre altri generali occupavano differenti altri punti. La resistenza è dai versagliesi incontrata sulla piazza del Chateau d'Eau. È qui che rimase ucciso il generale di brigata Leroy de Dais. Gli insorti difesero accanitamente la barricata innalzata all'angolo della rue du Temple e del boulevard. A mezzogiorno, la Bastiglia era occupata dalla truppa.

Nella via di Rennes, la lotta fu terribile. A duecento metri dalla chiesa di Saint-Germain-des-Près, sette insorti, nascosti dietro materassi, fulminavano i soldati. Scoperti, furono fucilati. Alcune case più lungi, da un quinto piano, un insorto nascosto dietro un materasso ha dato la morte a ventun soldati; non si sapeva donde partissero i colpi, e quando si concepì il dubbio che escissero dalla finestra accennata, l'insorto erasi già salvato su pei tetti.

I movimenti delle truppe erano regolati con ordine ammirabile. L'attacco facevasi su quattro linee, la prima fila faceva fuoco; una volta stanca, cedeva il posto alla seconda, e andava a riposarsi, e così di seguito.

Per tutta la giornata, gli insorti lanciarono granate nella direzione del nuovo Opera; gli abitanti del quartiere furono costretti a rifugiarsi nelle cantine.

Le barricate della Villette non poterono essere prese che a costo dei più duri sacrifizii.

Alla mattina di sabato 27, fu presa la barriera del Trono, e dopo quest'azione, le truppe ebbero alcune ore di riposo.

I forti del sud che resistevano ancora, si sono resi nella giornata di venerdì. È in seguito allo scoppio di una polveriera nella cinta di Ivry che i dragoni del generale du Barrail hanno posto piede a terra, e profittando del panico degli insorti, entrarono nel forte, ove riuscirono a mantenersi dopo una vivissima lotta.

Nella notte di giovedì a venerdì avea preso fuoco il complesso di costruzioni, ove trovavansi i depositi e le officine della compagnia dell'est alla Villette. Esso rimase completamente distrutto.

La facciata del Ministero degli esteri fu rovinata in tal modo che si dovrà ricostruire. La piazza della Concordia presentava il più triste aspetto.

Macerie in quantità enorme coprivano il suolo.

Vi sono centinaia di carra di pietre e di materiale di fabbrica. La statua dell'imperatore è col dorso fortemente incastrata nel suolo. Il bronzo della colonna è rotto in mille pezzi, nel Châtelet furono rinchiusi numerosi prigionieri che hanno la libertà di passeggiare sul balcone e che di là possono contemplare la loro opera di distruzione.

La notizia dell'incendio del palazzo degli archivi era falsa. Sono per altro abbrucciati gli Archivi della Corte dei Conti. Arso l'Hôtel de Ville. Non esistono più i documenti dello stato civile di tutti gli abitanti della capitale.

Gli uomini della Comune destinati a dar fuoco agli edifizii, coll'aiuto di una pompa o con larghi pennelli, coprivano di petrolio i monumenti condannati alle fiamme e le case vicine; venivano in seguito altri colle torcie ad appiccare il fuoco. In un momento, le fiamme, salendo lungo i muri, s'appiccavano al legno, penetravano nell'interno propagandosi dappertutto con istraordinaria velocità. E, come ciò non bastasse, giungevano dall'alto gli obici, le palle di cannone, palle piene di petrolio.

I grandi depositi di alcool e di petrolio destinati al consumo della città fornivano abbondanti munizioni agli incendiari.

Quel po' di luce che si potè avere da quello spaventoso abisso che travolse con sè uomini e cose in quella ecatombe in cui si seppelliva un'idea colla disperazione del cuore…. mostrò come agli incendiari della Comune andasse unita una ciurmaglia d'ogni basso grado. – Mani comperate dagli Orléans, dai Bonapartisti, dal governo istesso di Versaglia avevano per iscopo di disonorare un partito che temevano.

Il Moniteur, in data di Parigi 20 maggio, dava intanto un positivo ragguaglio dei guasti sofferti dalla città, ove risultava:

«Palais Royal, abbruciato, meno le gallerie; i muri restano in piedi. – Ministero delle finanze, abbruciato. – Rue Royale, tutti i numeri dispari fra Rue saint Honoré e la Madeleine, ed alcuni numeri pari. – Rue du Bach, grande incendio fra il ponte e Rue de Lille; parecchie case crivellate nei dintorni della Rue Saint-Dominique; barricate numerose, passaggio difficile. – Théatre Lirique, abbruciato per di dietro. – Théatre del Châtelet, intatto. – Palazzo delle Tuilleries, le gallerie della corte d'onore abbruciati. – Louvre completamente salvo, meno ed unicamente la biblioteca vittima di un disastro speciale. Alcune palle nella facciata della colonnata. – Piazza Saint-Germain l'Auxerrois, bruciata la gran casa posta fra la mairie e Rue de Rivoli. Salvate la mairie e la chiesa di Saint-Germain l'Auxerrois. – Palazzo di Giustizia, abbruciato, meno la biblioteca degli avvocati. Il fuoco era combattuto due piani più in alto e si sperava di spegnerlo. Santa Cappella, intieramente intatta; la bandiera a tre colori è stata portata sulla sommità della guglia da un pompiere chiamato Blin del distaccamento di Chartres. – Prefettura di Polizia, in piedi, sostenuta da innumerevoli puntelli, ma intieramente incendiata. – Molte case della Rue de Rivoli abbruciate, fra cui i magazzini di Pygmalion. – Hôtel de Ville e suoi annessi della piazza abbruciati; la caserma di dietro e la mairie, in piedi; alcune scheggiature nel campanile della chiesa vicina. – Corte dei Conti, co' suoi archivi e Consiglio di Stato, distrutti. – Cancelleria della Legion d'onore, abbruciata. – Ministero degli affari esteri, alcune brutte scheggiature nella facciata. – Biblioteca Mazarino, qualche vetriata rotta; le tinozze di petrolio erano già preparate, ma gli uomini non hanno lasciato il tempo di darvi fuoco. – Palazzo della zecca, vetri rotti. – Museo Carnevalet intatto. – Notre Dame, salva. Le seggiole ammonticchiate cominciavano già ad ardere, quando i praticanti di farmacia d'Hôtel Dieu sfondarono la porta e tirarono indietro i rimasugli infiammati. – Tribunale di commercio e Caserma dei pompieri, intatti. – Granaio d'abbondanza, incendiato. – Biblioteca dell'Arsenale, molto minacciata dalla vicinanza del Granaio d'abbondanza. – Gobenins, abbruciati senza che si possa dire fino a qual punto il fuoco abbia estese le sue devastazioni. – Avenue Victoire, e Boulevard Sébastopol, abbruciate le prime case della Rue Saint-Martin che formano uno dei lati della Tour Saint-Jacques. – Deposito delle carte e piani della Marina, Rue de Lille: salvo, ma spogliato de' suoi cannochiali e cronometri. – Museo, rispettato. Archivi nazionali, soltanto qualche scalfitura dalla parte di Rue de Chaume. È il solo stabilimento in cui la bandiera a tre colori sia rimasta fino al 23 maggio. Il signor Naury direttore del medesimo, è rimasto al suo posto. – Conservatorio delle arti e mestieri; due bombe nelle gallerie. Il signor Tresca sotto direttore, precedendo le truppe, aveva fatto preparare tre pompe a vapore, una delle quali è stata mandata in soccorso della Biblioteca dell'Arsenale appena il combattimento lo ha permesso. – Panthéon: salvato. – Biblioteca Sainte Geneviève; una sola bomba caduta in uno scaffale di libri.»

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