Ricetta n. 18 La Sublime Confettura di Limone n. 2

Al fine di realizzare al meglio la presente Ricetta terrai tali comportamenti.

In primis per una quantità che sia pari a 15 libbre di Confettura che vorrai confettare principierai col procurarti personalmente le seguenti spezie che son d’agevole rinvenimento a breve distanza dal Palazzo Reale.

A tale fine ti recherai ai porticati della piazza detta del Castello nella bottega impiantata dal signor Antonio Benedetto Carpano e ivi te ne procaccerai nove: di semi di noce muscata 3 onze, di ramoscelli di cynnamomo 1 onza, d'infiorescenza d’indica cannabacea 7 onze, di semi di cardamomo 2 onze, di chiodi detti del garofalo 1 onza, di fungo mescal 4 onze, di rizoma di galanga 1 onza, di rizoma d’iride fiorentina 4 onze, di foglie di tanaceto 3 onze.

In secundis curerai di verificare assai che tali spezie sieno ben essiccate e per nulla muffite e poscia le pestellerai personalmente tutt’insieme con somma cura in acconcio mortajo fintanto ch’esse divengan al pari di polvere finissima e del pari non sieno più distinguibili l’une coll’altre.

A tale punto provvederai a eseguire personalmente la Ricetta secondo i dettami di quella che precede questa.

Pervenuto nella sua elaborazione laddove dicesi che in esso discioglierai o farai disciogliere 3 onze di purissimo miele di favo il quale sia di preferenza quello sutto dalle laboriose api dal fior dell'acacja, aggiongerai le nove spezie pestellate come sovra e porrai somma attenzione affinchè le quantità delle spezie sieno sommamente rispettose della quantità enunciata di Confettura che vorrai confettare oppur proporzionali a essa.

Poscia, accuratamente tramenando unirai all’intruglio le buccie dell’agrume e al picciol foco le cucinerai fintanto ch’esse appaian trasparenti avendo dismesso la lor aqua intrinseca e avendo sutto in luogo d’essa quanto massimamente potea suggersi dell’intruglio medesimo.

A tal punto toglierai le buccie dalla cazzarola a una a una mercè l’ausilio d'uno spillone e le accomoderai a dovuta distanza l’una dall’altra s’un acconcio piano di marmo e le spianerai con l’ausilio d’un limone intonso e ben nettato in quanto che l’igiene è l’ingrediente principe d'ogni preparazione, poichè esse tendon a divenir riccie e l'utilizzo dell’agrume diviene necessario poichè esso è di ostacolo per la trasmissione del calore alla mano dello spianatore e inoltre cede alle buccie del suo simile frutto il profumo dei suoi olii.

Nel necessario tempo le buccie dell’agrume diverranno sode e, ancor tepide, con somma cura al fine ch’esse permangano intonse le scalzerai dal piano marmoreo mercè l’ausilio d’un coltello o d'altro simile stromento.

Poscia le spolvererai con un poco di molto zuccaro che previamente avrai pistato al mortajo fintanto ch’esso divenga finissimo e porrai lo zuccaro che residua in acconcio scodello e in esso farai rotolare le buccie e in tale fatta eviterai ch’esse s'appiccichino l’une all’altre e le porrai in un elegante vitreo contenitore e ivi le terrai a disposizione dei tuoi commensali al termine del convivio.

In tale modo potrai con malcelato orgoglio far degustare quest’afrodisiaca e ghiotta Confettura ai tuoi commensali buongustaj e a fronte della lor riconoscienza e delle lor congratulazioni oblierai tutta la fatica ch'affrontasti per approntarla personalmente, non essendoti avvalso dell’ajuto altrui al fine d’impedire che i tuoi guatteri o chi per essi potesser carpirne la Ricetta al fine di farne lucroso mercimonio.

Tale Confettura risulterà esser assai gradevole pel palato in specie se non sarà ingollata ma verrà sutta con quella riflessiva e compiacente lentezza che assai ben s’addice ai commensali buongustaj inquantochè prima digestio fit in ore, e del pari sommamente corroborante pel corpo secondo quanto enunciato nella Ricetta che precede questa la quale informa altresì che le buccie del limone che son confettate in tale fatta han virtù carminativa in quanto prevengono la formazione postprandiale d’aria entro lo stomaco e i consequenziali dolori qualora l’educazione al convivio imponga sia al Cavaliere e sia alla Dama di rattener l’invereconda flatulenza che anela sortir dal corpo.

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