Ricetta n. 31 L’Ordinaria Confettura di Zucca

Conciosiacosachè tutti i frutti promanano dalla terra sia da alberi o da piante o d’arbusti sia sovra sia sotto la medesima, illustro la Ricetta d’una Confettura che s’ottiene da un frutto che s’adagia al suolo e pertanto non penzola sovr’esso e neppur si cela sott’esso.

A tale fine sarà d’uopo che tu colga o che tu faccia cogliere una zucca al fine di poter approntare la presente Ricetta.

Detta zucca ha da esser solamente quella detta d’inverno, ciò è quella che appartiene alla specie cucurbita maxima che presentasi a buccia costoluta di gran spessore, di polpa gialla e farinosa e dolce, ovverosia la zucca così detta la grigia di Bologna la quale si disvela ottimale al fin di confettare quanto vado a esporre.

Monderai o farai mondare la zucca dello scorzone e dei semi e dei filamenti in tale fatta da ottener da essa la sola polpa.

Al fine d’ottenere quanto meno 4 libbre di Confettura ti necessiteranno 3 libbre della polpa sovra menzionata, 1 libbra di zuccaro e del sugo di limone tanto quanto possa esser tratto da un frutto per ciascuna delle 12 onze di polpa impiegata e 1 libbra di quei dolciumi detti amaretti di Monte Baruzzo che furon creati da un pasticciere di colà nomantesi Francesco Giacinto Moriondo.

Accenno brevemente che Moriondo e coloro i quali a lui succedettero furon i ben retribuiti fornitori di tale dolciume per questa Real Casa fintanto che il Capo Cuoco e Pasticciere Giovanni Vialardi, a seguito di perigliose vicende cui non posso e non voglio far cenno, ebbe ventura di compulsare le infino ad allora segrete carte autografe del ricettario che il pasticciere vergò pria di spirare il trascorso secolo e pertanto produsse amaretti tali quali, se non migliori, e ottenne il plauso di Sua Altezza Reale, della Corte e sovrattutto dell’Economo di Palazzo.

Quanto, per dire che tali amaretti richiedono sia scienza e sia conoscienza per esser prodotti per cui sarà più agevole il procurarteli dal commerciante: comunque che sia ridurrai personalmente in minute briciole detti amaretti, ma pria tu taglierai o farai tagliare tutta la polpa della zucca in tocchi che sien di grandezza simile a quella d'un pollice e porrai o farai porre detti tocchi in acconcio cupreo pajolo che porrai o farai porre al foco dolce fintanto che la zucca si disciolga entro la sua aqua medesima.

A tale punto aggiongerai o farai aggiongere nel pajolo lo zuccaro e con esso il sugo di limone e lo sbriciolone d’amaretto.

Tramenerai la pozione o la farai tramenare senza interruzione alcuna per tanto tempo quanto necessita affinchè questa pervenga al bollore e quinci si rappigli lentamente al par di sanbajonne.

Se avrai il disio di sveltire il tempo della cottura tu potrai far uso di pettina in ragione d’una onza e mezza per ciascuna libbra di pozione.

Poscia la porrai ancor bollente o meglio la farai porre in recipienti di vetro smeriglio che incoperchierai personalmente con carta pergamena e che sigillerai con ceralacca e che non ti periterai punto di dischiudere fintantochè non sien trascorsi quanto meno due mesi.

Tale Confettura risulterà esser assai gradevole pel palato, specie se non ingollata ma bensì sutta con lentezza inquantochè prima digestio fit in ore, e del pari sommamente corroborante pel corpo massimamente se la Dama o il Cavaliere che abbian digià trabalzato la IV età avran disio di gustare quanto puotesi realizzare mercè la successiva Ricetta d’una Confettura la quale adduce un durevol eccitamento dei sensi i quali avran ragione della ratio medesima fintanto che non pervengasi di necessità a prolungata estasi che sia di carnale consolo e confortorio, ciò è a quella che gli Antichi dicean esser la piccola morte.

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