Ricetta n. 27 L’Ordinario Elixir d’Ovo di Gallina

Pria ch'io divulghi la presente Ricetta son d’uopo talune brevi notazioni che vado a esporre concisamente puranco perchè ancor mi duole il core per gli accadimenti a essa legati che se non fosser stati tali, al presente io saria ricco, riverito, celebre e celebrato alchimista al pari del furfante che fece sua questa Ricetta che era la mia.

Io era ancor nel fulgore della IV età di mia vita, sibbene quasi pervenuto al suo naturale termine, allorquando venni spronato dal Capo di Cucina di Real Casa pel tramite del suo Ajutante Giovanni Vialardi a approntare un elixir che simigliasse al sanbajonne, un cibo di cui era sommamente ghiotto Sua Altezza Reale e del quale facea gran consumo mattutino coadiuvandosi con un copioso numero di biscotti nomantisi in Casa Reale savoiardi sin dal XIV secolo e che Egli usava in luogo del cucchiajo.

A tal fine mi fu affidato un giovine ajutante guattero a nome Firmino Pezziol il quale avea l'incarico di coadiuvarmi nella realizzazione di quanto richiestomi, la quale cosa necessitò d’innumerevoli esperimenti poichè non è agevole mutare in bevanda un cibo da cucchiajo, sia esso biscotto oppur stoviglia.

Egli mi disse che provenia dal Regno del Lombardo Veneto e che il padre suo a nome Gianbattista avea bottega in Padova; era di buon comando, curioso circa quello che venia approntato nelle Cucine Reali e lesto nell’eseguire e nell’apprendere.

Lavorai senza sosta e trascorsi che furon alcuni giorni, presentai all’assaggio del Capo di Cucina nove elixir, ciò è quelli ch’io ritenea esser maggiormente meritevoli infra le oltre due dozzine ch’io avea creato ex novo e quand'egli pervenne a libare il settimo d’essi, m’abbracciò d'impeto e s’affrettò a sottoporlo all’approvazione di Sua Altezza Reale e se ne tornò raggiante di gran letizia.

Grand honneur! il Sovrano l’avea sommamente gradito e quale guiderdone gli avea donato la Reale Licenza di produrne sia per la Corte, sia pei sudditi del Regno.

E pertanto Sua Altezza Reale dispose che l’elixir fosse posto in commercio a un equo prezzo, con appropriato nome e con quello del produttore e con la dizione Fornitor della Real Casa e che i proventi sarebber stati suddivisi come d’uso: la settantacinquesima parte per l’Economo di Palazzo, la decima parte pel commerciante autorizzato, la quindicesima parte pel produttore ciò è pel Capo di Cucina il quale avrebbe ceduta la trentesima parte all'Ajutante di Cucina il quale ne avrebbe ceduta la trentesima parte a me medesimo che avrei ceduta la trentesima parte all'ajutante guattero che m'era stato affidato per la bisogna: unucuique suum.

Dimentichi d’ogni gerarchia, il Capo di Cucina, il suo Ajuto, io e il mio ajuto facemmo bisboccia per gran parte della notte quasi fossimo in Cuccagna, digià fantasticando circa i guadagni che ci attendean e io proposi di appellare il mio Elixir d'Ovo di Gallina col nome Ov e si decise che avea da farsi in tal fatta.

Ma il mattino seguente il mio ajutante guattero era sparito e siccome mi venne riferito da persona di fiducia seppi ch'egli non toccò giaciglio e che pria che sorgesse l'alba il malandrino s’era dileguato impossessandosi d’un agile destriero asserendo che avea da recarsi precipitevolissimevolmente dal padre suo che stava spirando.

E come mi venne riferito da altra persona di fiducia seppi che trattavasi di menzogna e che il genitore godea d'ottima salute al punto che al ritorno a casa del fuggiasco principiò lestamente a produr l’elixir secondo i dettami della mia Ricetta, lo appellò Vov e lo presentò appo la Corte d'Austria e da questa ottenne l'Imperiale Brevetto di Commercio.

E forse fu per beffa o forse per riconoscienza, avvenne che il lestofante Gianbattista Pezziol ne omaggiò copiosa quantità a Sua Altezza Reale che ne fu lieta ma nel contempo rimbrottò aspramente il Capo di Cucina pel mancato guadagno e costui rimbrottò asperrimamente il suo Ajutante e questi rimbrottommi in analogo modo per lungo tempo e da severo ma giusto qual'era, mi privò vita natural durante e a favor suo della decima parte delle mie prebende e a mia volta io non ebbi qualsivoglia persona da rimbrottare e sulla quale rivalermi.

A ogni buon conto e senz’ajuto d’alcuno, ti procurerai dodici ova freschissime di gallina, quanto meno 30 limoni, 2 libbre e 8 onze di zuccaro, 1 litro di vino di Marsala della miglior specie e mezza onza di ramoscelli di cynnamomo.

Netterai con somma cura i gusci dell’ova poichè sai donde promanano e sai che l’igiene è l’ingrediente principe d'ogni preparazione e le porrai in vitreo contenitore e le affogherai col sugo dei limoni.

Sigillerai il contenitore e lo porrai in loco fresco e oscuro e allorquando vedrai che i gusci dell’ova di gallina siensi liquefatti espellendo i torli e gl’albumi, lo aprirai e aggiongerai zuccaro e vino di Marsala e cynnamomo e tramenerai l’intruglio per discioglier lo zuccaro e fare un perfetto amalgama del tutto e poscia filtrerai la pozione mercè l’ausilio d’un panno di solo lino che sia lindo e di trama e d’ordito finissimi e porrai l’Elixir che ne deriva in bottiglie di coccio al fine ch'esso sia preservato dalla luce e attenderai quanto meno cinque dì e poscia lo berrai e rimembra che ogni qual volta lo berrai dovrai pria scotere la bottiglia.

Quest’Elixir sarà assai gradevole al palato, specie s’esso non sia rattamente ingollato ma bensì libato con lentezza e del pari sommamente corroborante pel corpo massimamente se la Dama o il Cavaliere che abbian digià trabalzato la IV età avran disio di gustare quanto puotesi realizzare mercè la successiva Ricetta d’un Elixir il quale adduce un durevol eccitamento dei sensi i quali avran ragione della ratio medesima fintanto che non pervengasi di gran necessità a prolungata estasi di carnale consolo e confortorio, ciò è a quella che gli Antichi dicean esser la piccola morte.

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