Ricetta n. 6 Il Sublime Elixir d’Archebuse

Al fine di realizzare al meglio la presente Ricetta terrai tali comportamenti.

In primis per una quantità pari a 15 libbre di foglie d’archebuse che vorrai porre alla macerazione principierai col procurarti personalmente le seguenti nove spezie.

Esse son d'agevole rinvenimento a breve distanza dal Palazzo Reale ovverosia sotto i porticati della piazza detta del Castello nella bottega impiantata dal signor Antonio Benedetto Carpano: di semi di noce muscata 3 onze, di ramoscelli di cynnamomo 1 onza, d'infiorescenza d’indica cannabacea 7 onze, di semi di cardamomo 2 onze, di chiodi detti del garofalo 1 onza, di fungo mescal 4 onze, di rizoma di galanga 1 onza, di rizoma d’iride fiorentina 4 onze, di foglie di tanaceto 3 onze.

In secundis curerai di verificare assai che tali spezie sieno ben essiccate e per nulla muffite e poscia le pestellerai personalmente tutt’insieme con somma cura in acconcio mortajo fintanto ch’esse divengan al pari di polvere finissima e del pari non sieno più distinguibili l’une coll’altre.

A tale punto provvederai a eseguire personalmente la Ricetta secondo i dettami di quella che precede questa e pervenuto nella sua elaborazione laddove dicesi che apparecchierai o farai apparecchiare tanta purissima aqua di fonte che risulti pari alla ottava parte di quanto alcole sia stato impiegato, in essa aggiongerai le nove spezie pestellate come sovra e porrai somma attenzione affinchè la lor quantità sia rispettosa dell’enunciata quantità delle foglie di archebuse che vorrai porre al macero oppur proporzionale a essa.

Poscia aggiongerai tanto zuccaro che sia pari a mezzo peso di detta aqua e porrai al picciol foco la pozione in acconcia cazzarola cuprea e la rimestolerai fintanto ch’essa pervenga al picciol bollore e si trasmuti nell’occorrente lasso di tempo in un siroppo che permarrà nella cazzarola medesima che porrai in loco fresco fintanto ch’esso divenga fresco anch’esso.

Sarà tua cura il versare il siroppo nel contenitore vitreo privato del sigillo e versatolo, novellamente lo sigillerai con carta pergamena e ceralacca e poscia personalmente lo porrai in loco fresco e oscuro e lo scoterai dolcemente per cinque dì ogni sera al tramontar del sole e poscia lo terrai immobile fintanto che non appaia il primo dì nel quale la luna diviene piena.

A tale punto filtrerai la pozione nell’usata fatta con cui filtransi gl’infusi in alcole mercè l’ausilio d’un panno di solo lino che sia lindo e di trama e di ordito finissimi e quinci porrai l’Elixir entro vitrei e sigillati contenitori che andran posti in loco fresco e oscuro.

Potrai degustare quest’Elixir trascorse che sieno per lo meno cinque lune piene principiando da quando i contenitori vitrei furon sigillati.

Infine potrai con malcelato orgoglio far degustare quest’afrodisiaco e ghiotto Elixir ai tuoi fortunati commensali buongustaj e a fronte della lor riconoscienza e delle lor congratulazioni tosto oblierai la fatica ch'affrontasti per approntarlo personalmente, non essendoti avvalso dell’ajuto altrui al fine d’impedire che i tuoi guatteri o chi per essi potesser carpirne la Ricetta e farne lucroso mercimonio.

Tale Elixir risulterà esser assai gradevole pel palato in special modo se non sarà ingollato ma verrà libato con quella riflessiva e compiacente lentezza che ben s’addice ai commensali buongustaj e del pari sommamente corroborante pel corpo secondo quanto enunciato nella Ricetta che precede questa.

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