Ricetta n. 7 L’Ordinario Elixir di Cola e di Coca

Pria ch'io divulghi la presente Ricetta son d’uopo talune brevi notazioni che vado a esporre concisamente com'è mio costume inveterato: multa paucis.

Il Diplomatico Bernardino Michelemaria Drovetti, nelle grazie di Sua Altezza Reale e ben accetto a Corte con cui intrattenea ben remunerati affari attinenti alle antichità che egli avea rinvenuto in terra egizia, era solito omaggiare Casa Reale di doni insoliti e curiosi provenienti da vegetali di terre lontane e ch’egli commerciava in virtù di traffici che dispiegava con l’orbe terraqueo.

E pertanto egli ebbe un dì a far regalia di frutti, foglie e noci sin'allora ignoti e provenienti d’Africa, d’Oriente e dal Novo Mondo e questi pervennero come d’uso alle Regie Cucine e infra essi eranvi frutti di piante che ci dissero esser nomate licis, avvocado, carambola, rambutan, sapodilla, et cetera e foglie di piante nomate aloe vera, aloe falsa, coca, salvia mazateca, amamelide, et cetera e noci delle piante nomate acagiù, cola, betel, pecan, acai, et cetera.

Venni pertanto spronato dal Capo Cuoco e Pasticciere di Real Casa Giovanni Vialardi a produrre un elixir dissetante e di poco alcole utilizzando le possibili combinazioni di quest’insoliti ingredienti e a tale fine m’affidò due giovini ajutanti guatteri in qualità d’assaggiatori a nome Ugo Maccagno e Gino Ferrero che qui rimembro con mestizia in quanto accomunati da un funesto destino.

Il giorno successivo a quello della degustazione dei numerosi elixir da me elaborati ma da me punto libati come mi venne comandato dal Capo Cuoco e Pasticciere al fine di non influenzare l'opinione degli ajutanti guatteri, Gino principiò nell'avere visioni Mariane e comunicò a qualsivoglia persona egli incontrasse nel suo frenetico deambulare che volea prender voti ma siccome insistea anco nel dire che volea farsi suora, venne tosto ospitato nella Piccola Casa della Divina Provvidenza sita in borgo Dora.

Nell’istesso giorno, fattasi notte, Ugo precipitò se medesimo dalle finestre del dormitorio delle Regie Cucine asserendo d’esser in grado di volare al pari d'augello a tutti coloro i quali che s'erano appropinquati al fine di dissuaderlo dall'insano gesto.

Ma pria che tali mesti accadimenti accadessero, decretaron entrambi e sotto giuramento che la miglior bevanda era la settima ovverosia quella per ottener la quale posi alla macerazione noci di cola e foglie di coca e pertanto vado a esporre la Ricetta di quest’Elixir dissetante che a Corte riscosse, al presente riscote e riscoterà ancor gran favore e che tu produrrai personalmente.

Ti procurerai noci di cola e foglie di coca, pisterai al mortajo i gherigli di dette noci e li porrai unitamente a dette foglie in acconcio contenitore vitreo entro cui siavi alcole d'ottimo gusto in ragione di 1 pinta per ciascuna libbra di gherigli e di foglie ch’avrai impiegato.

Poscia sigillerai con carta pergamena e ceralacca il contenitore acciocchè l’alcole non disperdasi per l'aere e gherigli e foglie intraprendan il processo di lor macerazione e lo porrai in loco fresco e oscuro e ogni dì e per venticinque dì lo scoterai e poscia filtrerai la pozione con l’ausilio d’un panno di solo lino che sia lindo e di trama e d’ordito finissimi e in tale fatta avrai l’Elixir.

Pervenuto a tal punto volgerai al caramello 5 libbre di zuccaro in acconcio cupreo pajolo che toglierai dal foco allorquando avrai il caramello e ivi aggiongerai 4 pinte di purissima bollentissima aqua di fonte e poscia tramenerai fintanto che l’intruglio si raffreschi e con esso diluirai l’Elixir e tramenerai ancor con cura il tutto.

Ora ti procurerai bottiglie al par di quelle che son usate pel vino spumante ottenuto alla moda del monaco Piero Pérignon e acconci tappi di sughero e verserai il blando Elixir entro dette bottiglie ma ne lascerai sgombero il collo al fine di versarvi una miscela in polvere di mia invenzione che renderà la bevanda pétillant poichè quando tale polvere si discioglierà entro l'aqua dell'Elixir in essa andrà a crearsi della carbonica anidride.

Pertanto appronterai una bottiglia alla volta che chiuderai col tappo quanto più rattamente ti sia possibile affinchè la carbonica anidride non disperdasi nell'aere allorquando verserai la miscela in polvere che è composta in tale fatta per ciascuna bottiglia: 1 onza di carbonato acido di sodio, 1 onza di acido malico e 1 onza di acido tartarico.

E sarà puranco d'uopo il tenere con una mano il collo della bottiglia e con l'altra il tenere pressato il tappo, il capovolgerla più fiate al fine di disciogliere al meglio la miscela e poscia legare il tappo al collo al fine che non si sturi.

Tale bevanda non abbisogna d'invecchiamento e pertanto è di pronta beva e quando essa venne presentata a Corte, fu assai lodata e mi venne riferito da persona di fiducia che talmente piaccue a Sua Altezza Reale che ebbe a affermare che l’Elixir di Cola e di Coca, in ispecie quello della seguitante Ricetta, era di gran ristoro nell'alleviare le Sue fatiche venatorie e amatorie in ispecie quelle che sostenea nell'appagare quell'Amalia Bettini che primeggiò sul palcoscenico del Regio Teatro al pari di Adelaide Ristori e tale cosa fu per me di gran guiderdone morale e fui lieto che in tal frangente lo stipendio di Giovanni Vialardi s’accrescesse di 2000 lire quale segnale di soddisfazione del Sovrano per quanto elaboratosi nelle Regie Cucine.

A ogni buon conto quest’Elixir sarà assai gradevole al palato, specie s’esso non sia rattamente ingollato ma bensì libato con lentezza e del pari sommamente corroborante pel corpo massimamente se la Dama o il Cavaliere che abbian trabalzato la IV età avran disio di gustare quanto puotesi realizzare mercè la successiva Ricetta d’un Elixir il quale adduce durevol eccitamento dei sensi i quali avran ragione della ratio medesima fintanto che non pervengasi di gran necessità a prolungata estasi di carnale consolo e confortorio, ciò è a quella che gli Antichi dicean esser la piccola morte.

Share on Twitter Share on Facebook