1. Il vasto lavoro di cui ho accennato or ora, dovuto ai Regi Matematici inviati dalla Francia di Luigi XIV all'Imperatore Kang-hi, può dirsi, come già ho osservato, il necessario compimento dell'opera iniziale del nostro grande Maceratese.
All'Italia, che da Marco Polo a Matteo Ricci ebbe tanta parte nelle relazioni iniziali fra le due Civiltà, già così disgiunte e lontane – relazioni commerciali nel Medio Evo, onde scaturì la prima notizia positiva dell'Estremo Oriente, spirituali e scientifiche più tardi, onde si ebbe la vera conoscenza geografica e intellettuale dell'Impero celeste, non senza una mirabile continuità di contatti fra l'Europa e la Cina, incombe sopra tutto il dovere di non venir meno a questa nobile tradizione, tanto nel campo economico, avuto riguardo agli interessi dell'industria nazionale, quanto in quello più elevato degli studi e della cultura.
Il «pericolo giallo» è parola stolta, invenzione di anime piccole, che si argomentano di sopprimere mezza l'umanità a servizio dell'altra: è sentenza di uomini politici senza cuore e senza cervello, che credono di poter tagliar fuori un popolo di 400 milioni di uomini dalla corrente generale della storia.
E, da parte nostra, se è utile tener conto dei rapporti commerciali resi più largamente attivi fra l'Italia e l'Asia Orientale, è pur bello non perdere di vista una finalità più alta e più degna, quella di Matteo Ricci, o Signori: l'elevazione morale di tutti i popoli e insieme della grande famiglia umana.
Io le vedo le due massime civiltà mondiali come due smisurate colonne sollevarsi in lente spire sull'Europa da una parte e dall'altra sui fertili piani e i vasti fiumi lucidi della Cina, là dove trema il Mar Giallo e si scorgono le cime dorate delle isole che furono lo Zipangu di Marco Polo; le vedo spingersi gigantesche negli spazi del comune Zodiaco, e poi moversi a poco a poco l'una verso l'altra per congiungersi lontano in una sola, quasi immensa piramide luminosa gettata negli estremi orizzonti della storia.