1. Ho ricordato da principio l'augusta parola di S.A.R. il Duca di Genova al Congresso di Venezia in ordine a quella che io chiamerei la finalità umana della Geografia, essendo sintomatico il fatto che un principe reale, un principe nostro, appunto perchè fortemente educato al mare, ai viaggi, agli studi geografici, abbia affermata pubblicamente, fin dal 1881, questa verità: che la Geografia tende ad abbattere le barriere onde sono divisi i popoli, e ad unirli in un interesse comune.
Nè sarebbe qui fuori luogo il ricordare appunto come la visione larga dell'umanità, il cui sentimento è proprio del Cristianesimo, e che fu nel mondo pagano gloria particolare della Stoa, venne presentita anticamente, non già da Aristotele, il principe dei filosofi, bensì da Eratostene, il padre dei geografi.
2. Però il frazionamento dell'Umanità in popoli tendenti a comporsi nei termini loro naturali, e del mondo fisico in cento patrie diverse non tutte determinate nelle forme politiche – di cui la Geografia, in nome delle leggi naturali (che Leonardo da Vinci chiamava la «divina necessità»), da loro quasi un nuovo «diritto divino» – offre alla nostra scienza, in un fatto incontrastabile, le ripartizioni più utili, per la metodica divisione del lavoro geografico.
Ed anzi: noi ben sappiamo quanta amorosa collaborazione di attitudini spirituali diverse e dottrina specializzata esiga lo studio di una sola delle tante patrie terresti e insulari sulle quali è sparsa la razza umana. E poichè lo studio della patria risulta alla sua volta dall'unione degli studi speciali delle singole regioni, così si comprende come lo studio regionale, sì per la parte scientifica che per la descrittiva, debba precedere ogni altro prima di passare alla considerazione di una individualità corografica di ordine superiore.
La Geografia adunque ha per base, come ogni altra scienza, il lavoro monografico: non solo per la illustrazione di ogni regione, ma anche di ogni località della regione stessa, se non pure di ogni fenomeno considerato nella sua distribuzione. Così il buon metodo vuole che si proceda dal particolare al generale per mezzo di monografie raccolte sistematicamente regione per regione.
Ed eccoci agli «studi regionali», nei quali appunto deve integrarsi l'illustrazione intera della patria comune.
3. Per l'Italia, poi, lo studio particolare della Regione ha un motivo più complesso: geografico e storico. Il motivo geografico, ognuno lo comprende, risiede sopra tutto nella forma della Penisola, la più slanciata e snella delle tre meridionali di Europa, e forse più delle altre, a parità di estensione, varia per contrasti di clima, di prodotti, di paesaggio, per giacitura continentale e per esposizione marittima. Il motivo storico si riconosce nel lungo frazionamento politico a cui è stato soggetto il nostro Paese fra correnti etniche le più opposte, teutoniche e semitiche, e le cupidigie di imperi e signorie che solcano di luce sanguigna il suo passato – nel quale sovrastano le glorie dei liberi comuni e delle republiche marinare, che dalle superbe opere architettoniche, dalle Università e dai cantieri navali, irradiano con novo magistero di scienza nautica, con forme artistiche d'inusitato ardimento e coi principii del diritto moderno, i più lontani orizzonti dell'Europa.
Se le regioni sono un fatto fisico fissato sulle minori individualità corografiche, il «sentimento regionale» che in esse si determina e configura, ha pure le sue profonde radici nella storia, ed è un fatto di cui va tenuto il massimo conto nell'edifizio politico della nazione. Non già con uno stolto livellamento amministrativo centralizzato, ma con la saggia liberalità delle autonomie locali e con una giusta concessione delle esigenze dei «Compartimenti» quali essi sono, nel loro clima, nella loro vegetazione, nei costumi degli abitanti, nelle tradizioni, è solo possibile chiedere al sentimento regionale tutto l'effetto utile di cui è capace, per rendere più varia, più attiva, più armonica la vita generale dell'intero paese.
Ma il «sentimento regionale» cioè la forma di collettività quotidianamente più sentita fra noi, non è da confondersi col «regionalismo» che ne è la forma corrotta o degenerata, tenuta viva dalla ingiustizia vera o presunta, non sempre scientemente voluta, ma tollerata dal potere centrale, che si muove a stento in una complicata e pesante macchina burocratica. «Regionalismo» significa tendenza alla sopraffazione di una regione a danno dell'altra, come «nazionalismo» è, bene spesso, la esagerazione del sentimento nazionale fino alla pazzia egoistica delle sopraffazioni violente.
Il sentimento regionale diretto, con sapiente opera di governo, può in Italia costituire la base sincera di una salda organizzazione economica. A questo fine tendono appuntò i nostri studi, o Signori, poichè non v'ha dubbio che una buona organizzazione economica non è possibile senza la cognizione esatta del suolo in tutte le sue relazioni cogli abitanti.
4. La cognizione fondamentale della terra e anche del mare patrio, ci è fornita dallo Stato per mezzo dei suoi massimi Istituti di informazioni scientifiche e demografiche, quali sono appunto l'Istituto Geografico Militare di Firenze, l'Istituto Idrografico della R. Marina di Genova, l'Ufficio Geologico di Roma e la Direzione Generale della Statistica. Rimane tuttavia un vasto campo all'attività dei Geografi nello studio di questi elementi integrati in un nuovo lavoro di osservazioni personali e di confronti, sopratutto considerati nei rapporti con la vita economica.
In questo campo i geografi italiani, e anche alcuni stranieri degni di essere segnalati alla nostra riconoscenza, hanno spiegata recentemente una singolare operosità, con pubblicazioni di alto valore, con riviste, con associazioni sportive, con molteplici e fruttifere ricognizioni territoriali, che ci hanno fornito un vero tesoro di preziose monografie.
Nè qui dobbiamo dimenticare le istituzioni private che tengono vivo nella nostra gioventù il culto della montagna, voglio dire il Club Alpino Italiano colle sue varie diramazioni, e il Touring Club Italiano, che è divenuto, in breve volgere di tempo, la più popolare, la più utile, la più potente delle istituzioni dirette allo studio del suolo patrio.
Tanto e così nuovo fervore d'indagini deve essere disciplinato in una opportuna uniformità di metodi così da evitare le fatiche inutili e le ripetizioni ingombranti, da segnalare le manchevolezze più stridenti e da concludere ad un'opera organica costituita di elementi comparabili.
Ordinare il lavoro dei singoli per indirizzarlo ad un intento comune, cosicché le azioni isolate si congiungano in una sola, e di tanti ordigni sparsi si formi una macchina potente di scienza e di volontà, che svegli le iniziative e indichi loro la via nella generale organizzazione del lavoro umano regione per regione, ecco il compito scientifico e civile ad un tempo di questi nostri convegni, la vera ed alta ragion di essere di questa Istituzione, non ultima fra le benemerenze della Società Geografica verso la Scienza e verso il Paese.