1. Ho detto della necessità di disciplinare coi Congressi l'indagine libera e la recente fioritura di studi regionali, che ci daranno ampia materia per una nuova descrizione scientifica della Patria. Ma i Congressi devono uniformarsi ai bisogni delle singole regioni, se non vogliono vivere di rugiada e pascersi di generalità teoriche. Essi devono, anzi, farsi l'esponente vivo dei bisogni regionali, non senza indicare il sistema di orientamento del lavoro industriale più adatto al progresso economico della regione. Se questo carattere definito non ebbero i Congressi passati, sarà merito speciale del nostro la constatazione della sua necessità.
Il Congresso di Palermo è una affermazione di possesso della scienza nazionale sulla Sicilia; ma con una forte reazione di elementi regionali sulla scienza medesima per dare a questa un intento preciso nella Capitale di una Regione, il cui isolamento geografico sembra creato apposta per fissarne la funzione specifica e necessaria.
La generale forma di correlazione tra i fenomeni, sieno essi fisici, o biologici, o storici, permette alla nostra scienza di vedere insieme cospiranti gli svariati fattori della vita economica di un individuo corografico, nella coesistenza spaziale. La Geografia sta in una sola parola: aderire al suolo. Essa deve riconoscere come vi aderiscano gli aggregati umani, gli stati, le città, e in qual modo gli elementi del suolo possano, dal lavoro organizzato, trasformarsi in benessere sociale. E sopratutto deve applicare questi principii alle singole regioni della patria comune, per sviluppare di ciascuna le forze latenti, accrescere e migliorare la produzione industriale e agricola, in un corrispondente sviluppo della viabilità interna e del commercio esterno. Se l'Astronomia insegnò all'uomo il modo di guardare la Terra, di fissare le posizioni e di costruire con esattezza le carte, primo sussidio della Geografia, solo a questa è dato di conferire la forza di una coerente solidarietà a tutte le scienze utili alla vita. Ma questa azione economico-sociale si manifesta specialmente circoscrivendo il nostro lavoro fra limiti determinati, senza renderlo esclusivo.
2. Da ogni parte d'Italia pervennero a noi vivaci approvazioni per l'indirizzo che questo Comitato seppe dare al VII Congresso Geografico Italiano. L'indirizzo regionale – si disse – è l'unico che possa salvare i nostri convegni dal ritorno alle consuete generalità e dalla noia delle ripetizioni inutili; l'unico che possa rinnovarli con una contenenza sempre vitale e d'interesse generale. Nei Congressi annuali francesi, si diceva ancora, il lato nuovo e caratteristico sta appunto nella nota regionale, che si rileva specialmente nelle pubblicazioni, nei doni e nelle discussioni già fissate dal Comitato Ordinatore. Se per ogni Congresso si cercasse di far conoscere ai Congressisti la città e i dintorni, con l'intento, di porre in evidenza sia l'attività scientifica, sia quella agricola, industriale e commerciale, se ne ritrarrebbe un utile reale, e si riuscirebbe a dare una fisionomia propria ad ogni riunione.
Questo appunto noi abbiamo cercato di fare in Sicilia, riconoscendola una delle regioni più adatte, sia fisica-mente, sia antropicamente, ad uno studio specializzato.
Il Prof. Alberto Penck, nel 1906, quando salì alla cattedra di Geografia fisica dell'Università di Berlino già illustrata dal genio di Richthofen, dimostrò nella sua prolusione l'importanza capitale dell'osservazione diretta eseguita sul suolo, per le conclusioni d'ordine generale a cui aspira la Geografia. Ora: si può affermare, dopo le molteplici osservazioni già fatte sul suolo, da Carlo Gemmellano fino ai geografi e naturalisti viventi, che quest'isola, pure in così breve spazio di globo terracqueo, presenta tali varietà di configurazione e di aspetti da poterne fare un modello per uno studio fisico della Terra considerata da un punto di vista generale. Gli svariati fenomeni geografici che la Sicilia presenta nella sua morfologia, nelle sue diverse altitudini, nel suo clima, nei suoi prodotti, nelle relazioni dell'uomo col suolo, sono elementi inesauribili di educazione scientifica a cui può bene associarsi lo studio pratico, diretto a disciplinare le acque, a utilizzare le forze idrauliche, a bonificare le aree malariche, a migliorare il clima, a moltiplicare la vita e il benessere di tutti.
Siamo in una Regione che rappresenta al massimo grado quel vivace particolarismo italiano del Rinascimento nel quale appunto risiede l'originalità della nostra storia. E non solo nello spirito che informa le sue manifestazioni artistiche e politiche, ma anche lo rivela, come abbiamo detto, nelle sue forme geografiche e nel suo paesaggio, che tanto fascino esercita sui visitatori stranieri.
3. L'Etna biancheggia vaporoso, alto nel ciclo azzurro, davanti al teatro di Taormina, le cui pietre sanno i cori dei Persiani di Eschilo; l'infelice Messina, colla sua falce aperta sull'Jonio, braccio teso nei secoli verso la penisola, aspetta la nuova vita che sullo stretto fatale e bellissimo suggellerà per sempre l'unione indissolubile dell'Italia con la Sicilia; Palermo e Catania si affacciano alla vita moderna reclamando l'ampliamento dei loro porti e il contatto delle grandi linee di navigazione; Siracusa veglia raccolta nel silenzio del suo mare e delle sue vecchie difese che la leggenda ha riempito del nome di Archimede; Selinunte, sulle stesse rive che vedono tuttora i templi dorici di Girgenti, è pur sempre la più grandiosa rovina che vanti l'Europa: e più verso Occidente si avanza l'Erice fenicia, innanzi alle Egadi; e Cartagine è vicina. Qui la Geografia parla coi fatti; e le sue parole sono materiate di storia, forse più che in nessun altro paese del mondo. Quando nel 1860 Garibaldi, colla forte schiera dei suoi cooperatori dentro e fuori Sicilia, univa quest'isola al rimanente d'Italia, non faceva che mettere in atto la posizione naturale dell'Italia nel Mediterraneo: il fatto storico era il compimento di un fatto geografico. L'Italia meridionale, tutta gettata sul mare, nel mare soltanto, come ho detto, può cercare la sua via, la sua forza politica, la sua salvezza economica. Nella nostra isola, più che in qualsiasi altra regione italiana, si accentua quel carattere marittimo che le è imposto dalla natura e confermato dalla storia.
La centralità della Sicilia nel Mediterraneo è un fatto di immenso valore economico, che si comunica a tutta la Penisola: poichè in nessun caso mai, come in quello della Sicilia, il valore economico di una Regione si identifica con quello dell'intera Nazione.
4. Però questo valore economico è ancora ben lontano da potersi dire raggiunto. Studiare tutto un sistema di provvedimenti che convergono a questo utilissimo fine è compito supremo degli Uomini di Stato della Terza Italia. Ma uno studio siffatto deve essere da lunga mano preparato nelle regioni stesse, col ravvicinamento degli elementi amministrativi, coll'opera concorde delle Provincie e delle Camere di Commercio, a cui non può essere estranea l'opera unificatrice e ravvivatrice di un Congresso Geografico: l'opera vostra, o Signori.
Quest'Isola, così illustre nella storia, tanto cantata dai poeti, tanto visitata dagli stranieri, deve uscire una buona volta dalla nebbia dorata delle frasi fatte. L'Italia, e in particolar modo l'Italia meridionale – sopratutto la Sicilia – deve cessare di essere un Museo, per uso e consumo degli Inglesi, dei Tedeschi, degli Americani del Nord. Noi non dobbiamo essere i «pensionati della Storia»; ma accanto alle vecchie glorie dobbiamo crearne delle nuove, una sopratutto: l'unità economica della Patria.
Sia lo studio della nostra regione, coi larghi criteri che solo la Geografia può dare e con la coordinazione di cui essa sola è capace, il principio di un sistematico risveglio in tutti i campi dell'attività umana perchè l'Italia meridionale si trasformi, e la sua figura economica non sia più quella di una colonia o di un mercato di consumo per i prodotti del Nord: ma l'Italia tutta unita, anche nell'intensità del lavoro industriale, eliminati i contrasti più stridenti, cerchi con vigile sagacia i suoi mercati altrove: nella Spagna, nella Balcania, nell'Anatolia, nell'Africa mediterranea, ove poter versare il prodotto del proprio lavoro e lo stesso suo lavoro potenziale sotto forma di una regolata emigrazione, ben altrimenti abilitata e protetta.
5. Non si può negare, a nostro conforto, un certo movimento nuovo in questi paesi, sia pure per iniziative venute dal di fuori. Ma purtroppo, qui in Sicilia, quasi tutto è da fare. Se la cornice è brillante, se agli orli dell'Isola sorgono città che non temono il confronto delle più civili del continente, l'interno – colla nessuna sicurezza della proprietà e il difetto delle comunicazioni onde molti centri agricoli distano dalla ferrovia intere giornate di faticoso viaggio coi mezzi di locomozione più primitivi – sembra un paese lasciato da secoli nel più desolato abbandono, quasi una provincia asiatica nella Turchia.
Nè si può dire che manchi assolutamente il capitale, quando il risparmio visibile, il piccolo risparmio postale dell'Isola, ha raggiunto nel 1908 la cifra di 119 milioni di lire: manca sopratutto (a tacere dell'istruzione elementare) l'istruzione tecnica, che ora le scuole di Commercio, provvidamente istituite, incominciano appena a diffondere nella borghesia, e che dovrà dare occhi alla iniziativa, far nascere la fiducia, abbattere gli ostacoli che si oppongono alla libera circolazione della vita economica, dove il capitale si rinnova e rapidamente si moltiplica.
La Sicilia, o Signori, deve studiarsi dal Geografo italiano, non solo nel suo aspetto fisico e nella sua storia, ma anche nei complessi rapporti della sua posizione e delle forme geografiche collo sviluppo dell'organismo sociale.
In mezzo secolo, oggi quasi compiuto, di unità politica, la Sicilia ha molto progredito, come già ho detto, nei paesi del contorno e in alcuni rami dell'industria. Qualche sua città presenta l'aspetto nuovo di una prosperità recente; ma nel complesso la grande Isola offre, pur troppo, il contrasto più stupefacente fra lo spettacolo di una natura prodiga, nella posizione mediterranea centrale più invidiata, e il livello economico-sociale assolutamente inferiore, dal quale appena, a stento, sembra volersi sollevare. Ma ciò non è possibile senza una coalizione sapiente di tutte le forze della Regione in un'opera nuova di restaurazione e di governo.
Non già con l'atteggiamento passivo della vittima rassegnata al fato avverso, nell'atmosfera inerte del fatalismo orientale, ma coll'opera virile e feconda, ma colla volontà cosciente dei forti, essa deve tentare la sua seconda liberazione, e conseguirla.
Se la scienza si dirige alla mente, può tuttavia conferire al maggior numero quella convinzione, che crea la volontà, e fa levare in piedi tutto un popolo per la conquista del suo avvenire sulla terra e sul mare.