1. Il Comitato di preparazione del Congresso avrebbe desiderato di affermare il nuovo indirizzo dei Congressi geografici italiani con un'opera ben più larga di preparazione organica, con un programma di lavori tale da abbracciare tutto il complesso problema economico dell'Isola fissato nei suoi fattori geografici.
Ognuno può ben comprendere le difficoltà di una siffatta organizzazione in un tempo così ristretto e quando proprio la nostra, colla regione contermine, era stata afflitta da una sciagura senza confronti, che nella sua spaventevole vastità, pareva destinata a colpire per molti anni di paralisi, non solo la vita economica della Sicilia, ma anche quella dell'intera Nazione.
Fortunatamente la vita ha trionfato della morte nei luoghi stessi dov'era stata più crudelmente colpita, e l'Italia non solo, bensì anche la stessa Sicilia, hanno potuto uscire dalla terribile prova con la constatazione di una solidarietà morale e di una vitalità economica non prima sospettata, e dalla quale può trarre i migliori auspici un gran popolo risorto.
2. Ed ora mi sia concesso un doveroso ringraziamento alle Autorità e agli Enti locali che hanno confortato del loro valido appoggio l'opera coraggiosa del Comitato in un momento di grave depressione degli spiriti in tutto il paese. Grazie, anzitutto, sian rese al Governo, in particolar modo ai Ministri dell'Istruzione Pubblica, di Agricoltura, dei Lavori Pubblici e anche a quello degli Esteri, per aver contribuito ai lavori di questo Congresso in una misura più larga che non pel passato.
3. Un mesto saluto rivolgo ora ai geografi e ai compagni di lavoro, che nel breve volgere di pochi mesi, si sono ripiegati uno dopo l'altro nella quiete misteriosa del sepolcro, a incominciare da Gabriele Grasso, uno dei più promettenti fra i giovani, tragicamente scomparso nella catastrofe di Messina. Lo seguirono, or fa un anno, e a breve distanza fra loro, Giuseppe Pennesi e Celestino Peroglio, così diversi per età, per modernità di cultura e vivacità di spirito, pur somiglianti nel lungo isolamento intellettuale di cui si tennero paghi. Ma del Pennesi chi non ricorda la balda figura, la colorita facondia, la prorompente dottrina e quella energia di parola, a volte quasi spavalda, tanto cara ai giovani? Chi non vede più vicina a noi, più assidua ai nostri convegni, l'imagine di Vittore Bellio, che al valore tecnico del disegno geografico, seppe unire l'acume della ricerca originale, aprendo una via nuova all'esame delle carte nautiche medioevali?
E finalmente chi di noi può persuadersi, senza un groppo alla gola, della sparizione inattesa di Filippo Porena? Egli, benchè tardi arrivato alla cattedra universitaria, ha saputo spiegarvi una così larga e insistente operosità in tutti i rami della nostra scienza, da potersi proporre come esempio ai giovani, troppo spesso vinti da un primo sforzo di affrettata dottrina. Egli fu il filosofo della Geografia in Italia, e ne fu anche, sto per dire, il cavaliere vivace e sentimentale, sempre pronto alla difesa e anche all'attacco.
4. Se le nostre file si sono diradate, se anche nel campo delle scienze affini dobbiamo lamentare perdite dolorose, quale fu quella di Enrico H. Giglioli – il naturalista anglo-italiano, che tanta parte della sua intelligente attività diede alla Geografia a cominciare dalle indimenticabili pagine sul «Viaggio della Magenta» – dobbiamo tuttavia rallegrarci che rimangano ancora fra noi alcuni dei veterani gloriosi della nostra scienza, primo fra tutti, il Senatore Giuseppe Dalla Vedova, il Maestro dei maestri in Italia, spirito equilibrato e sereno, già mente direttrice della Società Geografica Italiana, ed ora impulso costante a questi nostri Convegni, che sono movimento di idee e proposito di lavoro.
Né debbo dimenticare il nome di Luigi Hugues, il Geografo piemontese di cui si è celebrato pochi giorni or sono, nella sua Casale, il cinquantesimo anno di opera didattica, che fu tutta un apostolato di scienza rinnovatrice.
Ma lasciate che io saluti fra noi un altro veterano della Geografia, che dal campo degli studi geologici ci ha portato un forte contributo di dottrina e di opera. Ho nominato Gustavo Uzielli, il geologo divenuto storico della Geografia nell'epoca del Rinascimento, in quella primavera della scienza e del pensiero moderno, nella quale ha saputo tratteggiare la grande figura di Paolo dal Pozzo Toscanelli. Multiforme ingegno e varia attività, non è vano ricordare come al merito scientifico egli congiunga singolari benemerenze di uomo d'azione, allorchè, giovinetto, prese parte alla campagna garibaldina del 60 e contribuì all'esito decisivo della battaglia del 1° Ottobre.
5. Ed ora un saluto ai giovani che si preparano stre-nuatamente a riempire i vuoti delle nostre file e che già tanta copia di lavoro utile hanno saputo dare alla Geografia nazionale. Essi rappresentano l'ondata fresca che tutto rinnova e che prepara l'avvenire.
A voi tutti, o Signori, sia rivolto l'augurio lieto perchè l'opera di questo Congresso si annunzi feconda di utili iniziative, e valga in tutto a mostrare il temperamento speciale della nostra Regione. Se la Geografia fisica rivela l'attitudine naturale del suolo sul quale un popolo vive, la Geografia politica esplica l'attitudine del popolo a profittarne.
Ed ora, o Signori, ho l'onore di invitarvi alle discussioni serene su questo doppio ordine di ricerche, rivolte in particolar modo allo sviluppo sociale di questa parte estrema del «bel Paese» tanto più che il benessere della Sicilia, per le speciali attitudini geografiche dell'Isola, è, come dicemmo, al massimo grado comunicabile a tutte le regioni d'Italia.
Così potrà risorgere a vita novella questa tricuspide vedetta dei mari, che dalle sue antiche città, dalle sue colossali rovine, guarda indietro all'Asia materna e all'Egitto, quasi scheggia divelta al misterioso Oriente Semitico, quasi nave lanciata nei secoli dall'Occidente Europeo; e la sua prora è l'Erice punica, il Mongibello nevoso la sua candida vela.