CAPITOLO IX. Il cugino di Tanagra

— Mister Woller, non vorrete, io credo, terminare la «Donna caduta dal cielo» con una controfigura – esclamò Tom Fred appena fatta irruzione nell'ufficio di Sam Woller, mentre questi meditava profondamente ammirando sulla scrivania le proprie scarpe.

— Senza dubbio, no, mister Fred – rispose. – Ma insegnatemi voi il modo di riavere Tanagra.

— Parto alla sua ricerca.

— Bene!

— Sul serio, sempre però che la Compagnia me ne dia i mezzi.

— Certamente. E di dove incominciate, mister Fred? chiese l'amministratore delegato dell'«Universal» con un sorriso alquanto scettico, per non dire canzonatorio.

— Due denti di diamante, sono facilmente rintracciabili nel mondo – rispose l'acrobata.

Sam Woller abbassò ì piedi dalla scrivania.

Era questo un movimento che caratterizza in lui l'illuminazione del suo cervello.

All right! – esclamò. – M'ero dimenticato del giapponese. M'ero dimenticato che il giapponese mi aveva offerto un milione per non scritturare Tanagra. M'ero dimenticato che voi l'avevate preso a pugni e che aveva detto qualche cosa di minaccioso a Tanagra... Che cosa aveva detto a Tanagra?

— «Posseggo una tremenda potenza».

— Bene, Yoko-Hito possiede una faccia da schiaffi, due denti di diamante ed una tremenda potenza e Tanagra è scomparsa nel modo che ci ha fatto impazzire. Tom Fred, voi avete una buona idea. Ma, ripeto, da dove volete incominciare?

— Questo non lo so, mister Woller – rispose Tom Fred, – ma penso che al Giappone sapranno dove si trova l'uomo dai denti diamante.

— Sono ben contento di aiutarvi in questo coraggioso tentativo – disse l'amministratore delegato dell'«Universal». – Ma, naturalmente, credo che non vi riuscirà facile rinvenire sulle nubi le pedate del Gigante.

— Dato che il giapponese entri per qualche cosa nel rapimento, se riesco a metter le mani su di lui, gli tirerò ben fuori il segreto del diabolico Gigante. In quanto agli inizi dell'impresa, penso che dovrà incominciare per via acquea.

— Perchè?

— Perchè non bisogna dimenticare che Yoko-Hito è padrone di un yacht e che è su questo yacht che aveva invitato Tanagra a seguirlo.

— Non sapevo che voi possedeste l'abilità di ragionare così bene – fece Sam Woller.

— Mi vanto di essere fotogenico, mister Woller, e come tale ho il dovere di essere intelligente. So fare delle acrobazie anche nel campo del poliziesco. Perciò, non mi riesce strana la supposizione che Tanagra sia stata rapita da chi così insistentemente voleva sposarla. Chi ci dice, mister Woller, che questo piccolo giapponese non sia un genio diabolico capace di aver costruito un gigante di metallo dentro il quale viaggia pel mondo a rapire le fanciulle?

— Voi supponete che dentro al Gigante dell'Apocalisse ci sia il giapponese? – disse Sam Woller.

— Ce ne poteva stare almeno una mezza dozzina – rispose l'acrobata.

— Sicchè voi intendete di andare alla ricerca del yacht? – chiese Sam Woller. – Sapete almeno come si chiami?

— No – fu la risposta di Tom Fred.

— Allora è come cercare uno spillo in un pagliaio – disse Sam Woller.

La similitudine non scoraggiò Tom Fred. Un yacht giapponese non è invisibile.

— Mister Woller, tre mesi fa, cioè quando Yoko-Hito scomparve – disse Tom Fred – il yacht doveva essere ancorato al porto più prossimo ad Hollywood. La sua presenza non può dunque essere ignorata alla capitaneria del porto. Conosciuto il nome del yacht, lo rintraccerò. Non per nulla noi abbiamo inventato la telegrafia senza fili.

— In Europa si sostiene che l'abbia inventata Marconi...

— Lasciateli dire!

— Faccio così, li lascio dire – sorrise Sam Woller. – Quando intendete partire?

— Subito... Quando dico subito, voglio dire che partirò appena la Compagnia mi provvederà dei mezzi.

— Questo s'intende – osservò Sam Woller. – Se voi riuscite nel vostro intento, voi diventerete l'uomo più popolare e ricco del mondo... se non riuscite, la vostra buona intenzione non andrà perduta. Sarà sempre una buona réclame per la Compagnia...

— Partite solo? – soggiunse dopo un istante l'amministratore delegato della «Universal».

— Porto con me Din Gimmy colla sua macchina da presa... Spero di essere il primo a girare Tanagra dopo la sua ricomparsa.

— Lo auguro a voi ed a me – fece Sam Woller.

In quel momento, un vocìo concitato si udiva nella sala d'aspetto precedente l'ufficio dell'amministratore delegato.

— Cosa succede? – chiese Sam Woller.

Questa domanda era appena formulata, che la porta si aprì bruscamente ed un giovane alto e bruno entrò con violenza, respingendo due uomini che cercavano trattenerlo.

— Voglio parlare al signor Sam Woller! – esclamò il giovane con accento straniero.

— Sono io – fece Woller. – Ma voi avete violato la consegna... Nelle ore di meditazione ricevo gli intimi solamente...

— Mi chiamo Nello Sorasio – disse il giovane.

Sam Woller balzò in piedi.

— Il cugino di Tanagra? – chiese.

— Il cugino di Tanagra – rispose Nello Sorasio.

— Avrei dovuto comprenderlo subito – disse Sam Woller accennando al costume aviatorio portato dal giovane. – Vi siete precipitato ad Hollywood ed avete fatto bene.

— Tanagra? – chiese, quasi aggressivo Nello Sorasio.

— Evaporata... evaporata come nebbia al sole – rispose Sam Woller alquanto piccato dal tono di Nello Sorasio.

— I miei complimenti alla cavalleria americana! esclamò con pungente ironia l'aviatore.

— Cioè? – chiesero insieme Tom Fred e Sam Woller.

— Cioè, non vi siete curati di impedire ad un grottesco fantoccio il rapimento di una donna! – rispose con sdegno il giovane.

Una vampa di rossore salì al volto di Tom Fred, i cui pugni si chiusero minacciosi. Sam Woller, che conosceva il tic del suo scritturato, gli si pose dinanzi. Tom Fred dovette rivolgere il pensiero a Tanagra per ricacciare in dentro la voglia impetuosa di scaricare sull'aviatore gli swings che si accumulavano nei suoi muscoli.

Ma Sam Woller si accorse che l'italiano stava per eseguire lui la manovra rientrata di Tom Fred.

— Mister Nello, c'è un equivoco – disse Sam Woller. – Tom Fred, che ho il piacere di presentarvi, assisteva al rapimento apocalittico: perciò nessuno può supporre che, se fosse stato possibile impedirlo, egli non l'avrebbe fatto.

Nello Sorasio parve calmarsi. Rivolse uno sguardo di simpatia a Tom Fred, del quale la cugina gli aveva frequentemente scritto, narrandogli l'episodio che l'aveva liberata dalle odiose insistenze del giapponese.

— Scusate la mia irruenza – disse Nello Sorasio: – ma voi non potete immaginarvi quali sentimenti mi sconvolgano dopo la notizia di questo incredibile rapimento.

— Lo immaginiamo invece facilmente – fece Tom Fred – a giudicare da quelli che sconvolgono noi stessi.

— Son qui per conoscere come in realtà si svolse la scena – soggiunse Nello Sorasio.

Tom Fred narrò minutamente quanto era successo e terminò col proposito espresso a Sam Woller di partire alla ricerca di Tanagra.

Il giovane aviatore gli stese la mano che Tom Fred scosse vigorosamente.

— Sono con voi, naturalmente – disse Nello Sorasio.

— Naturalmente – ripetè l'acrobata. Saremo dunque in tre, voi, Din Gimmy l'operatore, ed io. Mister Sam Woller ci provvederà dei fondi necessari. Non è vero?

— Senza dubbio – rispose l'amministratore delegato dell'«Universal»... – L'uomo che ha saputo far cadere con tanta precisione sul nostro terrazzo la cara Tanagra, saprà farla ritornare ancora. Non possiedo nessun elemento per dimostrare questa fiducia, trattandosi di chiarire un mistero che tutto il mondo giudica impenetrabile: eppure non saprei scacciare da me questa fiducia... Mi lusingo di essere anch'io un po' fotogenico e perciò posseggo un po' il dono dell'intuizione...

Si bussò alla porta.

Era Kennedy, il capo dell'Ufficio stampa dell'«Universal».

— Vi sono novità? – chiese Sam Woller.

— Ce n'è una straordinaria – rispose Kennedy.

— Non fateci morire d'attesa – disse Tom Fred.

— Il redattore dell'«Hollywood News» ha ricevuto per radio una notizia. È stato trovato in pieno oceano un flacone di acqua di Colonia.

Sam Woller fece una smorfia.

Sapeva che spesso Kennedy barzellettava per tenere allegro l'amministratore delegato; ma non gli parve quella l'occasione più adatta.

— Senza dubbio, voi definite la notizia straordinaria pel fatto che qualche cretino ha voluto profumare l'Atlantico – disse Sam Woller versando un Martini's a Nello Sorasio.

— No, ma perchè il flacone invece di acqua di Colonia contiene dieci centimetri quadrati di finissima tela di batista – rispose il capo dell'Ufficio stampa.

— Bene?

— La cosa non sarebbe per nulla straordinaria se questo pezzetto di tela appartenesse a qualche Robinson Crusoè dedito all'eleganza che avesse trovato questo mezzo vecchio per dare al mondo sue notizie. Ma lo straordinario si è che il quadratino di tela appartiene alla camicia di Tanagra e che porta un messaggio della stessa Tanagra.

Un'esclamazione di gioiosa sorpresa mista ad incredulità, uscì dal petto degli ascoltatori. Tom Fred non potè trattenere il suo pugno destro che si avanzò sulla spalla di Kennedy con amorevole precipitazione.

— Un messaggio di Tanagra!

— Sì, miei signori – rispose Kennedy. – Ma ignoro il suo contenuto: il redattore non volle dirmelo, colla scusa che presto uscirà un'edizione speciale dell'«Hollywood News» con la riproduzione telefotografica del messaggio. Bevo volentieri un altro cocktail per ammorbidire la mia impazienza. Alla vostra, mister Woller!

Share on Twitter Share on Facebook