CAPITOLO VII. Testimonianza fallita

La strabiliante notizia recata ad Hollywood dalle tre Roll-Joyce venne dapprima accolta con un divertito scetticismo.

Subito fu opinione generale che Sam Woller, irruente e fantasioso ideatore di bluffs, avesse, d'accordo con Charley Brenon e gli artisti recatisi al Lago d'Oro, allestito il colossale colpo di scena per gareggiare colla trovata di presentazione aerea della stessa Tanagra e fare a questa il più emozionante «lancio».

Parecchi, però, non esitarono a trovare di pessimo gusto l'idea di far rapire da un gigante apocalittico, frettolosamente ideato contro ogni logica umana, la graziosa artista.

— Via, disse qualcuno, Sam Woller ha bevuti troppi Martini's, oggi, per infliggerci questa trovata da incubo opprimente.

Ma lo stesso Sam Woller fu il primo a trovare questa volta di poco buon gusto il colpo reclamistico della graziosa italiana e lo disse a Charley Brenon.

— La piccina esagera. Dove si è nascosta?

Charley Brenon guardò Sam Woller con due occhi, ancora talmente ingranditi dallo stupore, che l'amministratore delegato della «Universal» ne rimase colpito.

— Diamine – esclamò – se fate la commedia anche con me, devo ammettere che la fate molto bene.

Quando si seppe però che Din Gimmy aveva girato l'inverosimile rapimento e che stava appunto sviluppandone il negativo, lo scetticismo di Hollywood si mutò in una febbrile curiosità ed in una tormentosa ansia di vedere le fattezze del Gigante rapitore di vergini.

Le quaranta troupes avevano smesso di lavorare.

Stelle di prima, di seconda e di terza grandezza: stelle appena in formazione dalla nebulosa del «fotogenismo», stelle dall'ancor tenue e vaporoso bagliore; stelle oramai sulla triste via dello spegnimento: celebrità maschili passate, presenti e future, artisti d'ogni specialità, operatori, arredatori d'ambienti, inscenatori; personale di amministrazione, di stampa e di proiezione: tutto il vario, promiscuo e caotico mondo che vive ad Hollywood per soddisfare alla mondiale frenesia cinematografica, si assiepava di fronte all'edilizio ove Din Gimmy stava sviluppando il già celebre negativo.

— I cento metri del Gigante dell'Apocalisse! – si diceva.

Parecchi reporters di grandi quotidiani che dimoravano in permanenza ad Hollywood per informare il mondo sullo svolgersi della metropoli fittizia, erano accorsi in attesa del risultato fotografico.

Per non perdere tempo, essi avevano già telegrafato ai loro giornali l'evaporazione ultrasensazionale della piccola ed indiavolata Tanagra, che dopo essere piovuta dal cielo, al cielo era stata assunta per le ali di un mostruoso pipistrello.

Il telefono ed il telegrafo funzionavano ininterrottamente perchè da tutte le parti si invocavano notizie e particolari sul fantastico rapimento.

Charley Brenon aveva dovuto stabilire un vero servizio di polizia per impedire che gli hollywoodiani facessero irruzione nel locale ove Din Gimmy procedeva allo sviluppo del prezioso negativo.

In quanto agli artisti che avevano presenziato alla scena del Lago d'Oro, essi si trovavano addirittura in uno spasimo d'aspettazione.

Tom Fred non si era trattenuto dal distribuire qualche pugno ai cocciuti increduli che si ostinavano a ritenere una burla la notizia strabiliante. Nella sala che precedeva il laboratorio di sviluppo di Din Gimmy, Charley Brenon attendeva ansioso. Parecchie volte egli aveva chiesto attraverso la porta che lo separava dal suo operatore:

— Ebbene, Din Gimmy... Ci siamo?

E non aveva ancora ricevuto risposta.

Che faceva dunque, Din Gimmy?

Ad un tratto questi apparve, pallido, stravolto, tenendo sul braccio la pellicola svolta.

I suoi occhi esprimevano un deluso stupore.

— Nulla! – disse, porgendo a Charley Brenon la pellicola.

— Nulla?! – ripetè questi sbalordito.

— Nulla!

Il negativo appariva biancastro come quando si espone una pellicola vergine alla luce.

— Nulla! – fu la desolata esclamazione del celebre inscenatore.

— Nulla! – ripeterono in coro Marcus Alliston, Tom Fred, Gaston Wing che si trovavano con Brenon.

In quanto a Sam Woller, non disse nulla, ma battè i piedi con collera sul pavimento.

— Che significa questo scherzo? – gridò Tom Fred avanzandosi verso Din Gimmy quasi volesse somministrargli una serie di pugni. – Forse non hai proceduto a dovere allo sviluppo.

Din Gimmy ebbe una espressione di collera.

— Supponi dunque che Din Gimmy non sia buono a sviluppare un pezzo di negativo?

— Allora, perchè non c'è nulla? – chiese l'acrobata.

— Chiedilo al demonio! – gridò rabbiosamente l'operatore.

— Noi siamo vittime di qualche diavoleria inaudita!

— La prova del rapimento è fallita! – fu il melanconico commento di Charles Brenon.

— Ora tutti avranno motivo di credere che noi abbiamo raccontato una piramidale fandonia – disse Marcus Alliston.

— Se pure si accontenteranno di ciò – gridò Tom Fred. – Noi saremo accusati di aver soppresso Tanagra, affogandola nel lago. Cari signori, vi dò l'ingrata notizia che la sedia elettrica ci attende. Come proveremo la nostra innocenza?

— Ci sarà bene qualcun altro, all'infuori di noi, che avrà scorto in aria il maledetto Gigante! – esclamò Marcus Alliston.

— Speriamolo, altrimenti ci diranno vittime di un'allucinazione collettiva – disse Brenon. – Ma come spieghi tu questo annullamento dell'impressione? – soggiunse, rivolto all'operatore.

— Non lo spiego affatto – balbettò Din Gimmy – è la prima volta che giro una scena stregata!...

— In realtà, sono anch'io di opinione che la stregoneria sia entrata a far parte dell'«Universal»! – disse Alliston.

— Di tutto quanto abbiamo veduto, si può spiegare ben poco – suggerì Tom Fred, – ma il fatto del negativo fallito si spiega benissimo... Non vi ricordate che il Gigante era avvolto in una bruma azzurra? Evidentemente il mostro deve aver emanato qualche raggio ultra-infernale che ci ha soppiantata la scena.

— Infatti, abbiamo sentito tutti, in quel momento una strana vibrazione che ci ha annientati – disse Charley Brenon...

Intanto, la folla che assediava il laboratorio chiedeva a gran voce notizie del negativo.

— Li servo io! – fece Sam Woller.

Aprì la porta e si affacciò all'ingresso.

— Ebbene, mister Woller? – si chiese da cento voci.

— Ebbene – rispose Sam Woller – il Gigante del Lago d'Oro si è portato in cielo anche la sua fotografia... Vuole certamente presentare un «provino» delle sue abilità a qualche Casa del pianeta Marte, che il firmamento l'ingoi!... Non ci ha lasciato che cento metri di nebbia biancastra.

Un coro di delusione si levò dalla folla hollywoodiana, seguito subito da numerose risate ironiche e di salaci commenti.

— Come scherzetto, non c'è male!

— Non poteva essere più spiritoso!...

— Bravo, mister Wolier! Grazioso boom, ma ora potete tirar fuori Tanagra.

— Dove l'avete nascosta?

— Ero invitato a casa sua per un fritto all'italiana,.. non voglio rinunciarvi...

— Fritti lo siamo noi!

— Non tutte le réclames riescono col buco!...

— Ciambella che vai, buco che trovi!

— Questa volta non ce la dai a bere... Io sono per il regime asciutto!

— Fuori Tanagra!

Intanto i giornalisti avevano preso d'assalto il povero Din Gimmy.

Si passavano di mano in mano il negativo così miseramente fallito: lo scrutavano contro luce: lo analizzavano colla lente.

— Non c'è ombra di gigante!

— Nè di Tanagra!

— Nè di Lago d'Oro!

— Non potremo più parlare di «Gigante dell'Apocalisse» – disse un corrispondente di giornale italiano, forse A. Fraccaroli in quei giorni ad Hollywood. – Per conto mio parlerò soltanto del Gigante della... poca realtà e della molta... fantasia!...

Delusi, parecchi si allontanarono per telegrafare al loro giornale l'esito negativo del medesimo.

Alcuni altri però conservarono la loro fede nel Gigante: uno telegrafò che questo «si era imboscato dietro un velario di nebbia siderea». La frase non voleva significare nulla, e per questo il corrispondente sperava in un bell'effetto.

Un altro trasmise una serie di considerazioni sulla possibilità che si trattasse di un fantasma astrale, non suscettibile di venir preso coll'obbiettivo cinematografico.

Lo stesso Sam Woller, intervistato, opinò che egli credeva al Gigante, perchè non poteva dubitare della buona fede dei suoi scritturati, ma che lo riteneva assolutamente non-fotogenico, quindi non idoneo ad una brillante carriera... «Vedrete che il Gigante mi riporterà Tanagra», concluse, molto ottimista, l'amministratore delegato dell'«Universal»... Ma vi diffido a far nascere nei vostri lettori l'idea che tutto ciò costituisca un colpo di réclame... Purtroppo Tanagra è stata rapita... Ed io che ho già venduto in tutto il mondo «La donna caduta dal cielo: a scatola chiusa!».

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