CAPITOLO V. Un acrobatismo singolare

Il Barone Von Krämer aveva detto giusto.

Il pozzo in fondo al quale i nostri cinque eroi guazzavano per tenersi a galla e non annegare, era una infernale trovata.

Le pareti di esso, levigate e senza alcuna possibilità di venire assalite: il fondo costituito da una cisterna piena d'acqua, forse comunicante col mare: oscurità perfetta. Era difficile, per non dire impossibile, che i cinque disgraziati trovassero una via d'uscita per salvarsi da quella situazione. Riguardo all'oscurità, bisogna rettificare.

Di quando in quando, l'accenditore automatico di Murray illuminava la poco allegra situazione. E ciò perchè Tom Fred, che sapeva Murray possessore di un accendisigaro, quando vide aprirsi al disopra il masso e comprese che i tre aviatori seguivano la stessa sorte, ebbe la presenza di spirito di gridare:

— Murray... tenete fuori acqua l'accenditore!

E Murray, che aveva intuito il valore della ingiunzione, mise in salvo dall'umidità il prezioso oggetto.

Sicchè, di quando in quando, i cinque disgraziati avevano la soddisfazione di vedersi reciprocamente a diguazzare nella cisterna e constatare che le pareti in cemento non presentavano alcuna presa al loro desiderio di salvezza.

Quanto tempo avrebbero potuto resistere a quella non cercata gara di nuoto?

— Come improvvisata, non c'è male! – disse Tom Fred, che galleggiava accanto a Pepy.

— Avevo ragione di temere il contegno ambiguo di Mister Giga – fece Din Gimmy.

— Che ne sarà della povera Tanagra! – gemette Nello Sorasio.

— Il giapponese è riuscito ad uscire dalla sua prigione, oppure il tedesco ha ripreso la sua libertà d'azione? – chiese Murray.

— È probabile che non sia stata Tanagra a farci questo gentile ricevimento! – opinò Din Gimmy.

— Che i padroni di quest'Isola abbiano seguito le buone usanze dell'ospitalità? – disse Tom Fred. – Che ci abbiano fatto fare un bagno per rimetterci dalle fatiche del viaggio?

Pepy non parlava.

Il monello californiano era diventato muto dalla disperazione?

No.

I monelli di tutti i climi non si dànno mai alla disperazione.

Pepy, quando Murray metteva in funzione, l'accendisigaro con una mano sollevata, tenendosi a galla, con il movimento dell'altra, figgeva lo sguardo in alto, sulle pareti del pozzo.

— Alzate di più l'accendisigaro, signor Murray – disse ad un tratto. – Non vedete qualche cosa che ci fa nascere qualche speranza?

— No – fu la risposta dei quattro compagni di nuoto. – Guardate bene... sparate le vostre pupille in su – fece il monello.

— Perdio, sì! – gridò Din Gimmv, – C'è un vano. – È un'apertura praticata sulla parete del pozzo – osservò Murray.

— Il monello ha ragione – disse Nello Sorasio – deve esser il termine di un corridoio che mette capo a questo maledetto pozzo.

— Supponiamo che sia così – disse Din Gimmy. – A che cosa ci può servire?

— A svignarcela – spiegò Pepy.

— Il demonio potrà svignarsela di qui! – mormorò l'operatore.

— Mister Fred, che ne dite? – fece Murray. – È possibile che Pepy abbia ragione.

— I monelli americani hanno sempre ragione – rispose Tom Fred.

— Spiegati con un esempio, Tom! – pregò Din Gimmv.

— Spieghiamoci, Pepy – disse l'acrobata. – Voi due, Nello e Murray, aiutate a mantenere a galla Din Gimmy. Io salirò sullo stomaco di Din Gimmy.

— E me lo sfonderai!

— Non temere, sei di stomaco buono e poi, farai entrare quanto più potrai aria nei tuoi polmoni.

— Va bene... ma non comprendo...

— Pepy si arrampicherà su di me, io lo prenderò per la vita e lo lancerò in alto... Pepy, che fa così bene il boomerang, salirà, ma non tornerà indietro... si afferrerà colle mani allo spigolo dell'apertura e si farà un dovere di andare a vedere che cosa c'è nel corridoio, dato che corridoio ci sia.

Per quanto tale esercizio di acrobazia si presentasse con qualche difficoltà di esecuzione, era giusto che si dovesse tentare.

Murray e Nello Sorasio tennero a galla l'operatore cinematografico, il quale si aiutava anche lui come poteva. Tom Fred salì sul suo stomaco: il risultato fu che il corpo di Din Gimmy si sarebbe sommerso, se Pepy non si fosse immediatamente trovato tra le braccia di Tom Fred e questo non lo avesse lanciato in aria...

L'esercizio non durò che tre secondi: al quarto, Pepy si trovava afferrato colla mano allo spigolo dell'apertura ed al quinto era ritto entro di essa.

— Lanciatemi l'accenditore, Tom! – disse.

Tom prese dalle mani di Murray l'accenditore e lo lanciò in alto. Il monello lo colse a volo.

— Vado in esplorazione – disse, e scomparve nel corridoio.

— Bravo, Tom Fred! – disse Murray. – Non credevo che un tal esercizio potesse riuscire.

— È meraviglioso come il peso di Tom Fred e di Pepy non abbia affondato Din Gimmy – osservò Nello Sorasio.

— La riuscita di simili colpi, dipende dalla rapidità con la quale vengono eseguiti – osservò Tom Fred. – Ma non è il momento per analizzare un fatto fisico. Potremo farlo in seguito, quando saremo usciti da questo elegante ritrovo di rane.

— Se ne usciremo!

— Pepy gode della protezione del Fato – osservò Tom Fred – come tutti i monelli di questo mondo. Che cosa esso abbia intenzione di fare, non saprei dirvelo. Non ho la minima idea di quanto si possa trovare nel corridoio dov'è scomparso.

— Purchè egli faccia ritorno.

— Non temete, il mio allievo farà ritorno... È un monello che conosce i doveri dell'amicizia.

— Ma possiamo noi sapere che cosa gli può capitare nell'orribile covo?

— Lo sapremo... quando lui ce lo dirà – fece Tom Fred. Auguriamocelo... Tanto, non abbiamo nulla di meglio da fare qui, per passare il tempo.

Passò un quarto d'ora.

Passò mezz'ora.

Il ragazzo non faceva ritorno.

I quattro compagni continuavano a guazzare nell'acqua e già sentivano la noia e la stanchezza di quel nuoto praticato in condizione così poco sportiva.

— Sarebbe troppo umiliante per noi, morire in una vasca di pesci – disse Tom Fred.

— È la sorte che ci dovrà fatalmente capitare se Pepy non fa ritorno con qualche mezzo di salvezza.

Un colpo d'arma da fuoco giunse, sebbene affievolito, fino alla cisterna.

— Ogni speranza è perduta – disse angosciato Din Gimmy. – Hanno sparato sul povero ragazzo!

— Noi lo abbiamo mandato alla morte!...

— Nonostante il vostro pessimismo, io non voglio ancora abbandonare le mie speranze. Credo nel felice destino del monello americano.

— Speriamolo, perchè io non ne posso più! – mormorò disgustato Din Gimmy cambiando posizione.

Ed i quattro disgraziati continuarono a nuotare nella vasca, vanamente in attesa che Pepy desse qualche segno di vita.

Tom Fred era sul punto di abbandonare la sua cieca fiducia sul buon destino degli scugnizzi californiani.

Il prossimo avvenire era buio come la cisterna in cui disperatamente diguazzavano!

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