IL COMUNISMO CATTOLICO

A due anni di distanza dalla divulgazione dell'Enciclica contro il «Comunismo, ateo», Hitler scatenava nel mondo la seconda guerra universale. Essa non è ancora conclusa ed è difficile antivedere quali ne saranno le prossime e le remote ripercussioni. Una cosa è certa fin d'ora. La Repubblica dei Sovieti ha superato in una maniera imprevedibilmente portentosa la sua prova del fuoco e domani essa farà sentire indubbiamente la sua voce.

Ma noi in Italia per ciò che riguarda le formulazioni teoriche del comunismo abbiamo già avuto una singolare sorpresa che sembra porsi come un'istanza contro le definizioni dell'Enciclica pontificia. Abbiamo cioè assistito alla comparsa di un comunismo che non solo non è ateo, ma si professa energicamente e volutamente cattolico. Già nel periodo dell'occupazione nazista questo partito comunista cattolico ha avuto i suoi testimoni. Un giorno la cronaca clandestina di Roma apprese che erano stati tratti in arresto parecchi giovani che si dicevano comunisti cattolici e che si radunavano regolarmente nel vecchio oratorio del Caravita, nei pressi di sant'Ignazio, sotto la guida spirituale dei Padri gesuiti. Quando ai primi di giugno del 1944 gli Alleati entravano a Roma, il partito comunista cattolico fece anch'esso la sua pubblica apparizione. Sedi di reclutamento si aprivano nei vari quartieri della città e il movimento del partito comunista cattolico ebbe anche il suo settimanale. I cattolici ortodossi mostrarono di non gradire troppo questa che si potrebbe chiamare anche «concorrenza politico-religiosa». E «Il Quotidiano» organo dell'Azione cattolica italiana, intervenne apertamente per ripetere una ad una dinanzi al pubblico dei cattolici comunisti le molteplici e reiterate condanne papali che avevano posto al bando qualsiasi innaturale e aberrante avvicinamento tra la professione comunistica e la professione cristiana e cattolica. I cattolici comunisti risposero dal canto loro mostrandosi ben poco impressionati dalla aggressione degli scrittori della Azione cattolica italiana. Essi ebbero in qualche modo buon giuoco nel rilevare che le condanne pontificie avevano voluto colpire con esplicita dichiarazione il comunismo ateo. Dal momento, che essi non solamente ripudiavano l'ateismo del comunismo leninista, ma si dicevano senza meno cristiani e cattolici, non c'era nessuna ragione di continuare a ritenere che le condanne papali li riguardassero.

D'altro canto bisogna riconoscere che il comportamento della propaganda comunistica in Italia autorizzava una revisione delle precedenti posizioni e una nuova valutazione dei pronunciamenti pontifici.

Il Capo del partito comunista italiano, Palmiro Togliatti, dal giorno che presentatosi a Napoli col suo vero nome e nella sua vera qualità aveva iniziato la campagna della sua nuova propaganda e della nuova organizzazione del Partito in Italia, aveva senza ambagi, con visibile e compiaciuta ostentazione, dichiarato che il comunismo si proponeva in Italia di rispettare con ogni riguardo e con ogni deferenza la religione cattolica, quale religione della maggioranza degli italiani. Come da una parte il Governo di Mosca aveva riconosciuto il Governo Badoglio aprendo senz'altro le relazioni diplomatiche con esso, così dall'altra i dirigenti del movimento comunista fra noi, che recavano l'ufficiale investitura bolscevica, non si stancavano di ripetere ad ogni occasione che mentre essi, pur accettando la coalizione con i partiti antifascisti, nutrivano ben scarsa fiducia sulle possibilità costruttrici e riedificatrici dei vecchi partiti liberali e democratici, sopravvivenze sparute di correnti e di gruppi nettamente superati dagli eventi uraganici degli ultimi anni, tendevano le mani con fiducia e con simpatia ai partiti di massa quale il democratico-cristiano, che si presentavano senza preconcetti, almeno essi così pensavano, e senza pregiudiziali conservatrici nel nuovo arringo politico.

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Questa oggi la situazione dei rapporti in Italia fra cattolicesimo e comunismo. Le condanne papali che si sono con una uniformità inderogabile rinnovate da un secolo contro il comunismo basato sui principi economici del marxismo non hanno perduto, ufficialmente, nulla del loro teoretico valore. D'altro canto la pratica sembra voler contrapporre a quelle condanne teoriche una smentita sempre più concreta e precisa.

Quali trasformazioni profonde non si vengono lentamente operando nella materia tuttora fluida dei grandi movimenti sociali, sollecitati dal rinnovamento ab imis operato dalla grande guerra!

Noi abbiamo visto socialisti astrattamente e letteralmente fedelissimi al verbo marxista, segnalare, come un evento pieno di significato e di avvenire, l'affiancarsi della bandiera rossa al tricolore, e proclamare la necessità di una guerra liberatrice anti tedesca. Ma a norma delle teorie di Carlo Marx gli ideali patriottici non sono piatti ideali borghesi e la guerra non è un fenomeno di calcolata degenerazione capitalistica, a cui le masse proletarie avrebbero dovuto contrapporre sempre e dovunque la più fiera resistenza?

La verità è che ci sono trasformazioni spirituali che si effettuano sotto vecchie formule e al riparo di schemi molto duri e molto tenaci nella loro volontà di sopravvivenza. Perchè il vino nuovo rompa i cerchioni degli otri vecchie, è necessario sempre un certo lasso di tempo.

Oggi la situazione dei partiti estremi, non soltanto in Italia, è questa. Essi promettono alle grandi masse umane una sistemazione dei rapporti economici e sociali, domani, basata tutta sulla scala dei valori e sulla gerarchia degli ideali care al mondo borghese. E non si accorgono che c'è qui una contraddizione stridente e c'è un divario incolmabile. Preparando l'umanità nuova, questi partiti di sinistra aprono la porta, per quella legge di eterogenesi dei fini che è il paradosso della storia, ad una umanità che probabilmente adotterà una scala di valori e una gerarchia di ideali nettamente in antitesi con quelle del decadente mondo borghese.

Perchè non è detto che l'uomo viva solo del necessario. A volte non soltanto vive del superfluo, ma vive proprio di quello che distrugge il necessario alla vita materialmente intesa. I martiri che hanno sofferto in quest'ultima tragica vicenda della vita italiana lo hanno dimostrato in una maniera portentosa.

Il comunismo crede di lavorare alla costituzione di un mondo economico, che assicuri a tutti l'indispensabile al sostentamento quotidiano. Probabilmente ignora le vere finalità verso cui la Provvidenza lo dirige. Se le conoscesse, forse si ritrarrebbe dalla sua via e dal suo sforzo. Per questo le deve ignorare.

Il cristianesimo ha bisogno di nuovi proseliti. Perchè gli innumerevoli eserciti dei catalogati nelle sue anagrafi vivono solo in superficie, o diciamo meglio solo in apparenza, le grandi realtà della spiritualità suscitata e retta dal Vangelo.

Il vecchio aforisma di Bossuet ci torna alla mente «L'umanità si agita e Dio la conduce».

Chissà che dalla propaganda dei senza-Dio non esca domani un manipolo di idealisti che mostri agli uomini come la giustizia e la pace si introducono nel mondo, non attraverso propagande che pongono le loro basi sull'interesse gretto e precario del vivere quotidiano, ma solo attraverso predicazioni spirituali, che instillano nell'uomo il senso di quelle idealità superiori per le quali soltanto vale la pena di vivere e di morire.

Quel giorno si potrà valutare la tempestiva funzione dei comunisti cattolici.

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