Le idee del Papa in materia di governo. Una frase perturbatrice.

Sotto il titolo «spudorata menzogna», la Cor rispondenza romana del 6 gennaio pubblicava uno di quei suoi noti articoli velenosi nel quale si scagliava contro Roberto Dell e Guglielmo Quadrotta per un articolo del primo comparso nel Times del 1 gennaio. Il Dell riferiva fra l'altro, una frase detta dal Papa nell'udienza concessa ai membri del Congresso antischiavista, che è questa; «Un governo per ben governare deve essere dispotico e ti rannico», e aggiungeva: «Questa dichiarazione è stata soppressa nella relazione ufficiale del discorso; ma la sua autenticità è assicurata dal sig. Guglielmo Quadrotta e da altri che erano presenti e udirono colle proprie orecchie quelle parole con loro profondo stupore». Il Dell aveva appresa la cosa da una lettera inviata dal Quadrotta al sig. E. Nourry di Parigi, lettera che ha veduto la luce come prefazione alla traduzione francese del Programma dei Modernisti.

La Corrispondenza romana così commentava l'articolo del Dell:

«Per quanto mostruosamente assurdo fosse questo passo della lettera del sig. Dell, abbiamo voluto recarci in Vaticano e domandare in proposito informazioni: e siamo autorizzati a dichiarare che l'attribuzione di quelle parole, od anche di una frase equivalente, al Papa, è una spudorata menzogna la cui onta ricade su chi l'ha inventata e diffusa».
«Ed ora attendiamo che il sig. Guglielmo Quadrotta, segretario della Società Nazionale di Cultura, e redattore del Giornale d'Italia, dica pubblicamente se egli ha detto, sì o no, di aver inteso quelle parole. – D'altra parte non dubitiamo che la presidenza del Congresso antischiavista dichiarerà per parte sua quanto ora abbiamo constatato ».
«Ed ecco preso in flagrante, un altro episodio di un misterioso giuoco che si va facendo da qualche tempo. – Da Roma partono notizie false e suggestionanti contro la S. Sede ed i suoi fedeli, e vanno in Inghilterra a certi gruppi liberali e modernisti che le accolgono ad occhi chiusi, e ne fanno materia di deplorevoli manifestazioni. Ancora si deve sapere chi annunziò da Roma a Tyrrell che la «stampa vaticana» parlava della sua sottomissione, mentre il solo a parlarne (come esso stesso ha poi pubblicato) fu l'anticlericale Giornale d'Italia. Il Tyrrell a tale notizia prese fuoco o mostrò di prendere fuoco; e scrisse una lettera al predetto giornale, prendendosela pazzamente con la «stampa vaticana» e mettendosi sempre più per la cattiva strada ove si è perduto. – Chi gli mandò quella falsa notizia, mefistofelicamente calcolata nel momento in cui Tyrrell sembrava rinsavire?».
«Ed ora, chi ha mandato al signor Dell quest'altra infamia che egli ha pubblicato, dando prova solenne della sua patologia morale?»
«Attendiamo risposta da chi di ragione».

Il Quadrotta inviava questa lettera pel tramite del corrispondente romano, al Direttore del Ti mes :

Roma, 8 gennaio 1908.
Signor Direttore,
La Corrispondenza romana mi invita a dichiarare pubblicamente se sia vero che io abbia detto di avere inteso una frase di Pio X pronunziata nel discorso tenuto al Congresso antischiavista e riprodotta dal signor Dell in un articolo del Times, frase così concepita: «Un Governo, per governare bene deve essere dispotico e tirannico».
Non vi sarebbe bisogno di rispondere alla Corrispondenza romana per due ragioni: innanzi tutto perchè siamo ormai abituati a prestar nessuna fede alle sue smentite – ricordiamo fra l'altro la recentissima su l'allontanamento del Battifol dall'istituto di Tolosa che tutti sanno essere dipesa da un ordine esplicito del Vaticano, checchè dicano alcuni corrispondenti vaticani di grandi giornali moderati e liberali divenuti appendici dell'agenzia ufficiosa. Secondariamente perchè io ho riferito quella frase in una lettera, che verrà pubblicata tra giorni diretta al signor Nourry di Parigi. Ad ogni modo, poichè mi si invita ad una pubblica dichiarazione, tengo a confermare esplicitamente quanto il signor Dell – fatto anche esso segno dei noti mezzi polemici di cui la Corrispondenza romana è capace – riprodusse nell'articolo del Times.
Io fui presente al ricevimento concesso al Congresso antischiavista di cui ero membro, e presi nota con la più grande diligenza del discorso del S. Padre di cui intendevo riprodurre i brani salienti nel Giornale d'Italia. Udii distintamente e con me udirono molti altri, fra i quali di mia conoscenza l'avv. Giuseppe Fiocco, il professore Vincenzo Cecconi, il signor Ferdinando Bucci, e alcuni sacerdoti, dei quali, per ragioni facili a comprendersi, non posso fare il nome, la frase di cui la Corrispondenza romana vorrebbe negare l'autenticità e che è certamente d'una gravità eccezionale, tanto che io pietosamente la attenuai nel sunto del discorso che il solo Giornale d'Italia riprodusse quella sera e che molto probabilmente determinò la pubblicazione del discorso molto ufficiale sull'Osservatore romano della sera dopo.
La Corrispondenza romana fa poi come il suo solito, insinuazioni vaghe su delle informazioni «suggestionanti» che si manderebbero da Roma a «certi ambienti modernisti» d'Inghilterra. Non so a che cosa di preciso voglia alludere l'agenzia del Governo vecchio; se il signor Olivi, o chi per lui, ha dei fatti, li citi: sono persuaso a priori che potrei ribatterli trionfalmente. Ad ogni modo, poichè la Corrispondenza romana fa ancora una volta il nome del Tyrrell, mi sembra non inopportuno ricordare che c'è ancora una domanda formulata dal Tyrrell sul Times e sul Giornale d'Italia rimasta senza risposta: che si pubblichi cioè il testo completo di tutte le lettere scambiate fra il Tyrrell e la Santa Sede sulla nota vertenza con la Congregazione dei Vescovi e Regolari. Richiesta oltremodo legittima dopo la pubblicazione parziale e tendenziosa delle lettere, fatta dalla Corrispondenza romana.
Guglielmo Quadrotta.

Di questa polemica si interessò la stampa internazionale e i commenti, com'è facile immaginare, furono disparatissimi. Non mi è possibile tener conto neppure di una piccola parte di essi, e per dare al lettore un riassunto chiaro e fedele della polemica riproduco, tradotto dalla Tribune di Londra del 3 febbraio 1908, un articolo di Roberto Dell nel quale il significato della frase e dei commenti della stampa ufficiosa e di quella imparziale, è rilevato molto felicemente.

Al sig. Editore della «Tribune»
Londra.
Signore,
In una mia lettera pubblicata nel Times del 2 gennaio io dicevo che il Papa, nella sua allocuzione del 4 dicembre ai membri del Congresso romano antischiavista aveva dichiarato che «un governo, per ben governare, deve essere dispotico e tirannico». La mia proposizione era fondata sull'autorità del signor Guglielmo Quadrotta, segretario della Società Nazionale di Cultura e redattore del Giornale d'Italia, che aveva assistito all'udienza del 2 dicembre e che intese con altri distintamente la frase pronunciata dal Papa.
La pubblicazione di questa frase ha provocato molte discussioni, in Italia e in Francia, e non poca indignazione nella stampa cattolica, che sembra un po' contrariata. Ma, dopo tutto, come parecchi giornali italiani hanno osservato, la frase attribuita al Papa è interamente in armonia con i principi che sono stati ripetutamente da lui enunciati, e con tutta la sua politica, vuoi ecclesiastica vuoi civile. Perchè coloro che professano questi principi ed approvano questa politica dovrebbero indignarsi della attribuzione al Papa di una proposizione che illustra una volta di più la sua piena sincerità e la sua lealtà sprezzando ogni riguardo ed ogni espediente? La spiegazione è stata data in un interessantissimo articolo pubblicato dal Nuovo Giornale di Firenze, il 16 gennaio scorso. Sebbene il Papa prescinda da ogni riguardo di opportunismo, v'è della gente in Vaticano ben diversa da lui. Essi sanno, come sanno le autorità cattoliche in Inghilterra, che l’anti-modernismo nella sua forma più rigida è cosa indigeribile in Inghilterra, e che sarebbe un disastro per il papato e il proselitismo cattolico in Inghilterra, se la verità oggettiva intorno alla politica papale cominciasse ad essere conosciuta diffusamente dal pubblico inglese. Come dice il Nuovo Giornale la frase in questione avrebbe provocato poca eccitazione se fosse stata pubblicata solamente in Italia, perchè ivi non avrebbe sorpreso nessuno; è la sua pubblicità in Inghilterra che ha tanto allarmato Vaticano e vaticanisti, perchè mal si accorda con lo specioso aspetto del cattolicismo com'è presentato agli occhi di un confidente pubblico protestante. In Inghilterra le autorità cattoliche fan buon viso e dichiarano di domandare niente più che uguali diritti con gli altri; ma il loro atteggiamento e le loro pretese sono ben diversi nei paesi cattolici.
È appunto per questa ragione che l'argomento è di grande importanza e che io vi chiedo di permettermi di rispondere dalle vostre colonne agli attacchi di cui sono stato fatto segno nella stampa inglese ed irlandese. Le malignità che sono state da questa stampa rivolte contro di me mi lasciano indifferente, perchè sono ormai ad esse abituato. Ma parecchi particolari importanti sono stati omessi nei racconti che questi giornali hanno fatto dell'incidente, e su questi particolari è bene che l'attenzione pubblica sia richiamata.

Il conflitto di testimonianza.

Lasciatemi ricordare innanzi tutto che vi sono state tre smentite semi-ufficiali della frase attribuita al pontefice. Nel Times dell'8 gennaio l'ab. Gasquet negava appoggiandosi «sulla più alta autorità» che il papa avesse mai usato le parole o «espresso i sentimenti» a essi attribuiti; nello stesso giorno il Times pubblicava un telegramma del sig. Quadrotta, confermante la mia informazione. Nell'Osservatore Romano (organo ufficiale del papa) dell'8 gennaio, Don Jansen O. S. B. il quale aveva partecipato al ricevimento del 4 dicembre pubblicava anche lui una smentita più prudente, e dava delle spiegazioni le quali facevano pensare che il papa aveva realmente parlato della necessità del governo dispotico, almeno in certi casi. E nell'Osservatore Romano del 10 gennaio Mr. Luigi Scialdoni, presente anche lui all'udienza, negava che il papa avesse usato le frasi attribuitegli.
Questi fatti sono stati pubblicati nei giornali cattolici inglesi, ma essi non hanno fatto alcuna allusione alla lettera del sig. Quadrotta pubblicata nella stampa italiana. La sostanza di questa lettera è contenuta nel seguente tratto, che ricavo da una lettera privata che ho ricevuto dal Quadrotta:
«Io fui presente all'udienza accordata al Congresso antischiavista di cui ero membro, e seguii con la massima attenzione il discorso dei S. Padre, desiderando di riportarne i tratti principali sul Giornale d'Italia. Udii distintamente le parole: «Un governo, per ben governare, deve essere dispotico e tirannico». Parecchi altri i quali erano presenti assicurano ugualmente di aver udite queste parole. Fra questi ricordo il signor Giuseppe Fiocco, il prof. Vinc. Cecconi, Ferdinando Bucci, Giulio Farina e parecchi preti i cui nomi naturalmente non posso fare, in vista della presente situazione».
Il Quadrotta aggiunge di essere rimasto così colpito dall'eccezionale gravità dell'espressione del papa che «pietosamente l'attenuò» nel resoconto pubblicato dal Giornale d'Italia. Egli nota di più che il resoconto ufficiale del discorso pubblicato dall’Osservatore Romano fu accuratamente riveduto ed omise parecchie frasi del papa.
Qui vi è conflitto di testimonianze fra le persone presenti all'udienza. E non c'è da meravigliarsene, perchè è difficile ricordare esattamente le parole pronunciate da un oratore. Ma la questione delle parole esatte adoperate dal papa non è quella importante: la questione importante è di sapere se egli ha parlato nel senso indicato, e su questo punto non c'è quasi possibilità di dubbio. Nel Giornale d'Italia del 10 gennaio lo scrittore degli Echi Vaticani i quali compaiono periodicamente in questo giornale, scriveva così:
«Due o tre persone in perfetta buona fede dichiararono e dichiarano di aver udito la frase precisamente com'è stata riportata. Secondo il nostro parere, è stato un errore dedicare tanta discussione alla esatta fraseologia, mentre è sempre difficile ricordare le parole precise di un parlatore con perfetta esattezza. Senza mettere in dubbio affatto la buona fede di coloro che forniscono l'informazione, noi possiamo ricavare il senso delle parole usate da S. Santità. Secondo una nostra informazione il senso fu il seguente: Se oggigiorno, un governo fa il suo dovere, è immediatamente chiamato dispotico e tiranno: ma un governo, il quale vuol ben governare, non deve essere spaventato dall'apparire così».
Questa versione differisce da quella del sig. Quadrotta semplicemente nelle parole che ho sottolineato, e che egli legge invece: «deve essere dispotico e tirannico». La differenza del significato è minima. In ogni caso il papa deve aver inteso «dispotico e tirannico» secondo la generale opinione d'oggidì, che è assolutista: nessuno suppone che egli abbia voluto dare un significato cattivo ai termini. Il punto fondamentale della espressione di Sua Santità è che i democratici moderni sono in errore chiamando un governo assoluto «dispotico e tirannico».Che ciò sia così è chiaramente provata da un notevole articolo il quale apparve nell'Osservatore Romano dell'11 gennaio, col titolo «la verità è dispotica».

Una negazione temperata.

Quest'articolo non è altro che un'apologia della raccomandazione fatta dal papa dell'assolutismo, la quale è implicitamente ammessa. Esso comincia col riferirsi alla mia lettera diretta al Times e mantiene la sua smentita che il papa abbia usato le parole attribuite a lui. Ma il seguente tratto è significativo:
«I modernisti, per quanto divergenti e dissimili, ricorrono sempre agli equivoci e alle manifeste falsità. Essi interpretano male, secondo l'uso della generazione a cui appartengono, il termine «dispotismo» a fine di ingannare i semplici o timidi amatori della verità. Secondo tutti i vocabolari, un governo dispotico vuol dire semplicemente un governo in cui la volontà di un uomo, ragionevolmente esercitata, governa la comunità in perfetta armonia con la giustizia e l'equità. Il diritto («talento» nell'italiano, che implica un dono di Dio o il diritto divino) di un despota non è il diritto di agire su un semplice capriccio, senza alcun riguardo ad alcuna concessione di giustizia e di equità. Se ciò fosse, sarebbe realmente una tirannia».
Lo scrittore seguita col dire che nella sua allocuzione al Congresso anti-schiavista il papa alludeva alla «necessità» in cui si trovano i governi civili «di ricorrere alla forza bruta per far rispettare le leggi». E continua:
«Se non ci facciamo spaventare dalle parole, il tenore delle quali è la più feconda causa di equivoci ed errori, noi possiamo dire che, nel Governo della Chiesa, il più perfetto di tutti perchè d'istituzione divina, la autorità papale in materia di dottrina e di disciplina è, e deve essere, dispotico nel senso che la filosofia del linguaggio attribuisce ai vocaboli «dispotico» e «dispotismo» non nel senso in cui essi sono travisati e abusati per convenzione».
Se la forma assolutistica di governo è «la più perfetta di tutte» deve esser ugualmente desiderabile nello Stato come nella Chiesa, e questa è indubbiamente la tesi dell'Osservatore Romano, fedele interprete delle parole pontificie. La posizione è nello stesso tempo logica e consistente; un ultramontano non potrà essere realmente un democratico, e la posizione di tutti gli ultramontani inglesi e irlandesi, i quali pretendono di essere liberali e democratici in politica, è evidentemente inconsistente. Se l'assolutismo è la miglior forma di governo per la Chiesa, lo è anche per lo Stato, e nessuno può coerentemente difenderla in un caso per combatterla nell'altro; prima o poi sarà obbligato a scegliere.
L'Osservatore Romano giunge fino a identificare l'assoluta autorità del papa con quella di Dio stesso. Esso dice:
«Quando il papa ha parlato non c'è uomo per quanto elevato («non v'ha barba d'uomo») che possa contradirgli; non solo quel che egli ha definito o proposto da credere, o condannato è intieramente fuori del campo di discussione per i cristiani, e quegli o coloro che vorrebbero contestarlo sono trattenuti perchè obbligati ad una forma di giurisdizione ecclesiastica confermata da Dio stesso. Il dispotismo della funzione dogmatica del papato è uguale a quello della legge eterna in cui è contenuta la moralità dei pensieri e delle azioni umane, la cui pratica espressione è il decalogo, il più dispotico e assolutista di tutti i codici, perchè è la perfezione e la quintessenza della giustizia e dell'equità».
Non è questa la maniera in cui i vescovi cattolici e gli «apologisti» autoritari sogliono parlare in Inghilterra, ma è bene che il pubblico inglese comprenda come secondo il vero insegnamento romano, un documento come la recente enciclica obbliga i cristiani in coscienza nella stessa misura e nella medesima estensione della legge morale fondamentale.

Per l'assolutismo solamente.

Questo articolo nell'organo ufficiale del pontefice mostra che, comunque la versione del signor Quadrotta del giudizio pontificio sia stata o no verbalmente fedele, essa non travisava il pensiero di S. S. Io sono pronto ad accettare la versione data nel Giornale d'Italia che è sopra citata, tanto più che l'accuratezza di essa non è stata posta in dubbio. Nessuna smentita ne è stata pubblicata, e il silenzio col quale è stata accolta dall'interessata stampa vaticana contrasta con la premura con la quale si era affrettata a riferire una frase la quale riproduceva con la massima chiarezza il medesimo pensiero. La versione del Giornale d'Italia non solo è confermata dall'articolo dell'Osservatore Romano, ma è stata accolta come fedele dalla Croix in un articolo pubblicato la sera del 18 gennaio, il quale rivela un notevole imbarazzo. In questo articolo la Croix, la quale secondo l'uso dei giornali cattolici aveva precedentemente accusato il signor Quadrotta e me di aperto mendacio, riconosceva che noi eravamo in buona fede.
È dunque accertato che il papa ha dichiarato buono solo quel governo il quale secondo l'opinione contemporanea è «dispotico e tirannico», vale a dire, assolutista. Ne segue che il papa non considera i governi democratici, quali quelli dell'Inghilterra, della Francia e dell'Italia come buoni. Quali governi civili rispondono al suo ideale? L'autocrazia russa e la Sublime Porta certamente. Ma egli aveva nella fantasia, certamente, un governo che gli è stato particolarmente grato, un governo che il mondo civile accusa d'essere dispotico e tirannico, semplicemente perchè fa «il suo dovere» in Polonia.
Parigi, gennaio 30.
Robert Dell.

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