XVI GLI ORDINI MENDICANTI

La comparsa nella storia dei cosiddetti Ordini mendicanti si effettua nelle circostanze piú strane. Il Concilio del Laterano del 1215 sanziona fra i suoi provvedimenti quello che proibisce la costituzione di un qualsiasi nuovo Ordine religioso. Quando si tengano presenti le parole pronunciate pochi decenni piú tardi da fra Salimbene da Parma, là dove dice nella sua Cronaca che ciascuno al quale fosse saltato in testa di ficcarsi sul capo un cappuccio e di cingersi ai fianchi una corda, aveva subito la presunzione di atteggiarsi a costitutore di una nuova famiglia religiosa, le parole del Concilio lateranense appaiono perfettamente comprensibili. La moda correva per i nuovi Ordini religiosi. Si comprende come la Chiesa ufficiale e curiale dovesse essere preoccupata di simile andazzo. Ma lo strano è che ad un anno appena di distanza dal sinodo del 1215 la Curia si affretta a trasgredire le stesse decisioni conciliari ed approva una nuova Regola religiosa: quella dell'Ordine domenicano, che pur traendo l'ispirazione dalla Regola agostiniana, in realtà assumeva, attraverso le circostanze peculiari in cui veniva a realizzarsi, un palese carattere di novità. Non solo. Ma passerà pochissimo tempo ancora, e la Curia spingerà irresistibilmente San Francesco proprio a dettare una nuova Regola cenobitica, nonostante le resistenze tenaci e desolate del Serafico. Ecco circostanze di fatto di cui non si può non tener conto, nella valutazione dei caratteri e delle finalità del primitivo francescanesimo.

Da piú che sessant'anni a questa parte i movimenti spirituali del secolo decimoterzo hanno trovato nel mondo dei nostri studi storici una trattazione copiosissima. Noi possiamo designare come un fondamentale lavoro di precursore il saggio di Felice Tocco: L'eresia del Medioevo, Firenze, Sansoni, 1884. A distanza di piú che un sessantennio, dell'opera, che meriterebbe di essere integralmente ripubblicata con gli opportuni aggiornamenti, appare ancora la importanza capitale. Si può dire, senza tema di esagerare, che tutte le posteriori ricerche storiche si sono svolte sulle linee direttive tracciate dall'operosissimo e sagacissimo maestro dell'Istituto fiorentino.

La stessa vita di San Francesco dettata da Paolo Sabatier, a cui, come si sa, arrise tanto strepitosa fortuna, ebbe nell'opera del Tocco la sua prima ispirazione e la sua guida magistrale. Non occorre qui registrare tutta la copiosa letteratura svoltasi intorno al movimento minorita nell'ultimo cinquantennio. Noi segnaliamo soltanto come degne di peculiare considerazione le due opere di Heinrich Tilemann, Studien zur Individualität des Franziskus von Assisi e di Vlastimil Kybal, Die Ordensregeln des Heiligen Franz von Assisi und die ursprüngliche Verjassung des Minoritenordens (Leipzig, Teubner, 1914 e 1915, nei «Beiträge zur Kulturgeschichte des Mittelalters und der Renaissance», edito da Walter Goetz, Band 21).

Una viva biografia di San Domenico è quella dettata dal Generale dell'Ordine domenicano Gillet nella collezione «Grandi cuori» presso l'editore Flammarion di Parigi. La biografia è tradotta anche in Italiano.

Per la conoscenza delle correnti manichee pullulanti nel movimento albigese e cataro, al di là e al di qua delle Alpi, ci sembra di fondamentale importanza la recente pubblicazione del Padre A. Dondaine O. P.: Un Traité néo-manichéen du XII siècle: le Liber de Duobus Principiis, suivi d'un Fragment de Rituel Cathare («Institutum Historicum FF. Praedicatorum Romae ad S. Sabinae», Roma, Istituto storico domenicano S. Sabina, 1939).

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