VI Lo SCISMA GRECO

Per una singolarissima coincidenza, che probabilmente non manca di significato, alla figura di Fozio hanno dedicato monografie rimarchevoli, per i loro tempi, due dei rappresentanti piú insigni della cultura cattolica nel secolo decimonono, l'uno tedesco, l'altro italiano: l'Hergenroether e il Tosti. L'Hergenroether, come si sa, fu uno degli studiosi cattolici noti in Europa che Leone XIII volle insignire della porpora all'inizio del suo Pontificato, quasi per dare una indicazione eloquente degli indirizzi culturali che egli avrebbe voluto imprimere al proprio supremo governo ecclesiastico. Con lui furono incorporati nel Sacro Collegio il dottissimo benedettino francese Pitra e il convertito inglese Enrico Newman. L'opera dell'Hergenroether era apparsa a Ratisbona tra il 1867 e il 1869 (Pothius Patriarch von Constantinopel). L'opera del padre Luigi Tosti, benedettino cassinese, (Storia dell'origine dello scisma greco) è compresa come volume XIII nelle sue «Opere complete» pubblicate dall'editore Pasqualucci a Roma.

I due lavori rispecchiano fedelissimamente e tipicamente i due stili storici, l'uno tedesco, l'altro italiano. La grande monografia dell'Hergenroether rappresentava un vero monumento di erudizione critica e di esplorazione documentaria, anche se intimamente pervasa e guidata da un trasparente intento polemico e confessionale. L'opera del Tosti era tutta soffusa di quel calore immaginoso e di quella turgidezza stilistica, che fanno degli scritti del grande monaco cassinese una stupenda opera d'arte, anche se a volte criticamente non impeccabile.

Io ricordo ancora, con emozione, l'impressione profondissima che le opere del padre Tosti suscitarono nel mio spirito giovanile, quando le scoprii nella deserta e solitaria biblioteca del Pontificio Seminario Romano. Posso dire di dovere ad esse la mia vocazione agli studi storici. Dio avesse voluto che la cultura cattolica italiana si fosse fedelmente e amorosamente ispirata a quei modelli! Ci si fece prendere la mano dalla moda della cronistoria arida e secca, si che oggi si può esser sicuri che chiunque riprendesse in mano le opere di Tosti, a cui nessuno rimanda e di cui nessuno sembra ricordarsi, le troverebbe facilmente maculate da quella che suole chiamarsi ampollosità euforica e pesantezza espositiva. Il che significa che si è dimenticato come la storia è un'arte, e che non è un difetto sentire ed esprimere con densità di forme e intensità di partecipazione spirituale, quel dramma permanente che è la trasmigrazione del fatto cristiano nella storia.

Al tramonto del secolo scorso un gesuita francese, P. Lapôtre, aveva iniziato una grande pubblicazione dal titolo: L'Europe et le Saint-Siège d l'époque carolingienne, di cui il primo volume, Jean VIII, vedeva la luce a Parigi nel 1895. Dieci anni prima il Lapôtre aveva mandato innanzi a questa, che avrebbe dovuto essere una pubblicazione monumentale, una sua eccellente dissertazione in latino: De Anastasio bibliothecario (Parigi, 1885). Purtroppo l'opera si arrestò al primo volume e non ebbe piú séguito. Nessuno seppe piú mai dove il Lapôtre fosse andato a finire. La sua opera era apparsa troppo libera e troppo scientificamente austera, perché i superiori del Lapôtre, i reverendi membri della Curia generalizia della Compagnia di Gesù, potessero permetterne la continuazione. Ma il primo volume apparso rimase e rimane fondamentale per la valutazione esatta dei movimenti della politica foziana e di rimbalzo della politica della Santa Sede di fronte a Costantinopoli, nel momento in cui le popolazioni slave entrano nel circolo della vita europea.

Le piú recenti indagini intorno a Fozio non fanno che riprendere e portare alle ultime conseguenze principî posti dal Lapôtre e dubbi e problemi sollevati da lui. Alludiamo in particolare ai saggi di Fr. Dvornik: Le second schisme de Photius, Une mystification historique; e l'altro: Études sur Photius, apparsi nella rivista «Byzantion» (Revue internationale des études byzantines), rispettivamente del 1933 e del 1936.

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