IX SANT'ANSELMO E LA PRIMA DIMOSTRAZIONE CRISTIANA DI DIO

Quel che Giovanni Scoto Eriugena era stato nel secolo nono al tramonto dell'Impero carolingico, lo è Sant'Anselmo nel secolo undicesimo al tramonto dell'Impero teutonico-sassone. Per questo noi abbiamo ritenuto consono ai fini di questa nostra esposizione consacrare alla sua figura una speciale attenzione. Abbiamo detto che con lui la tradizione cristiana viene a conoscere la prima dimostrazione razionale di Dio. Crediamo di avere spiegato a sufficienza in quale significato noi adoperiamo questa frase. Non intendiamo affatto sostenere che dimostrazioni di Dio manchino alla precedente tradizione ecclesiastica. Basta pensare ad alcuni capoversi famosi dell'Apologetico di Tertulliano o ad alcune pagine memorande di Sant'Agostino. Ma altra cosa è la ricerca dei vestigia di Dio nell'universo creato e nell'uomo, e altra cosa è la ricerca di un'argomentazione strettamente e nudamente dialettica, ritenuta capace di imporre apoditticamente e senza possibilità di evasione la credenza in Dio ad un qualsiasi intelletto cogitante. È in questo significato che noi parliamo della dimostrazione anselmiana di Dio come della prima dimostrazione tecnica che si sia fatta nel cammino del pensiero cristiano. Lo si riconosce da storici della metodica dialettica come il Prantl (Geschichte der Logik im Abendlande), anche se si ritiene discutibile il suo titolo a un primato di questo genere, che egli del resto, caso mai, dovrebbe cedere a qualche oscuro precursore non molto lontano cronologicamente da lui. D'altro canto noi ci siamo sforzati di dimostrare che per valutare convenientemente il significato e la portata del cosiddetto argomento ontologico di Sant'Anselmo, bisogna collocarlo in tutto il piano delle sue visioni antropologiche e soteriologiche.

I monaci benedettini della Badia benedettina di Sékau (Steiermark) hanno iniziato nel 1938 un'edizione completa di tutti gli scritti di Sant'Anselmo, di cui, a quanto ci risulta, sono usciti finora soltanto i primi due volumi (S. Anselmi Cantuariensis archiepiscopi Opera omnia, Vol. I, continens opera quae prior et abbas Beccensis composuit. Adiectis quatuor tabulis phototypicis. Ad fidem codicum recensuit Franc. Salesius Schmitt O. S. B.). L'edizione completa consterà di cinque volumi. Il medesimo benedettino Schmitt, a cui dobbiamo il primo volume di questa monumentale edizione, ha dato edizioni del Proslogion, del Monologion, della Epistola de incarnatione Verbi, del Cur Deus Homo nel «Florilegium Patristicum tam veteris quam medii aevi auctores complectens» pubblicato dal Geyer e dallo Zellinger presso l'editore Hanstein di Bonn.

Appunto perché noi ci siamo sforzati di inquadrare l'argomento ontologico anselmiano sullo sfondo completo della produzione teologica del grande abbate di Bee, difformemente da quel che si suol fare di consueto, qui nei ragguagli bibliografici vogliamo segnalare, oltre le monografie complessive, alcuni studi particolari nei quali ci si è proposto di indagare soprattutto le visuali mistico-soteriologiche dell'arcivescovo di Canterbury.

Dopo aver ricordato cosí le vecchie monografie di Ch. De Rémusat, Saint Anselme, Parigi, 1853; di G. V. Church, St. Anselm, Londra, 1870 e del nostro A. Levasti che nel 1929 ha pubblicato un buon Sant'Anselmo presso Laterza di Bari, crediamo opportuno rimandare ai seguenti saggi: B. Dörholt, Die Lehre von der Genugtuung Christi, Paderborn, 1891; F. Stentrup, Die Lehre d. hl. Ans. über d. Notwendigkeit d. Erlosung und d. Menschwerdung nella «Zeitschrift für Theologie», 1892, pagine 553-691; B. Funke, Grundlagen und Voraussetzungen der Satisfactionstheorie des hl. Ans. v. C., Münster i. W., 1903; L. Heinrichs, Die Genugtuungstheorie des hl. Ans. v. C. nelle «Forschungen zur christl. Lit. und Dogmengeschichte» IX, 1, Paderborn, 1909.

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