IV «Ad majorem Dei gloriam»

Se i gesuiti hanno mantenuto per decenni e decenni vivissima la polemica antigiansenistica, bisogna ben riconoscere che i giansenisti dal canto loro e tutti i simpatizzanti col giansenismo, hanno loro reso la pariglia. La polemica pertanto intorno alla Compagnia di Gesù annovera una letteratura copiosa quanto mai. Noi qui ci limitiamo naturalmente a registrare le opere e le fonti indispensabili per una conoscenza di prima mano della genesi della Compagnia, della sua propagazione nel mondo, della sua azione nel complesso della Chiesa Cattolica.

Tra le fonti vanno segnalati innanzi tutto gli Acta P. Ignatii, di cui è stata data un'edizione critica nel testo originale, castigliano e italiano, nei «Monumenta Historica Societatis Jesu» e precisamente nei «Monumenta Ignatiana» serie 4a, I, pagg. 1-96. In questi «Monumenta Ignatiana» sono state pure pubblicate le lettere del Santo dal 1524 al luglio del 1556.

Le biografie di Sant'Ignazio sono numerosissime. Meritano di essere ricordate quelle latine di P. Ribadeneira (1a ed., Napoli, 1572), di G. P. Maffei (Roma, 1585), di N. Orlandini nell'Historia Societatis Jesu, parte 1a, edita dal Sacchini (Roma, 1615) e il Commentarius praevius di J. Pien negli Acta Sanctorum, luglio, VII, Anversa, 1731.

Biografie scritte in italiano degne di menzione sono: i cinque libri Della vita e dell'Istituto di S. Ignazio di L., di D. Bartoli (Roma, 1650); quella di N. Nolarci (pseudonimo di Luigi Carnoli), Venezia, 1687, e di A. F. Mariani (Bologna, 1741).

Fuori d'Italia la letteratura ignaziana non è stata meno abbondante. Possiamo ricordare i saggi di H. Böhmer al quale si deve una traduzione tedesca degli Acta P. Ignatii, del Gonzales de Camera, e una serie di Studien zur Geschichte der Gesellschaft Jesu, del Bohmer, Bonn, 1914.

Un lavoretto sintetico sulla Compagnia di Gesù animato da forte spirito polemico antigesuitico è quello di G. Huber, professore nell'Università di Monaco: I gesuiti (Storia, dottrina, organizzazione, pratiche, azione politica e religiosa della Compagnia di Gesù, Roma, Casa Editrice Artistica).

In appendice al volumetto è pubblicata l'«Accusa contro i gesuiti in faccia al Papa, ai vescovi, ai príncipi e alle nazioni» divulgata nel 1848 come opera di un G. R. ex-gesuita non professo. Il volumetto era edito in un periodo nel quale la vecchia campagna antigesuitica, destinata ogni tanto ad avere delle reviviscenze, batteva il suo pieno. In quel medesimo torno di tempo si era pubblicato a Losanna e a Parigi un volume violentissimo per opera di un presunto vescovo De Schoulepnikow.

Per tutto ciò che concerne le Costituzioni della Compagnia e la propagazione stessa della Compagnia da quattro secoli a questa parte, noi disponiamo oggi di una suppellettile veramente insigne di raccolte documentarie e di storie particolari. Segnaliamo: Institutum Soc. Iesu, Firenze, 1892-93; Constitutiones Soc. Iesu latinae et hispanicae cum earum declarationibus, Madrid, 1892; Monumenta Historica Soc. Jesu, edita a Patribus eiusdem Societatis, Madrid, 1894-1925; Lettere dei Generali della Compagnia di Gesù, voll. 3, Roma, 1845; A. Carauon, Documents inédits concernants la Compagnie de Jésus, Poitiers, 1863-1886; A. Coemans, Breves notitiae de instituto, historia, bibliographia Societatis, Roma, 1930; O. Braunsberger, Canisii epistolae et acta, I-VII, Friburgo in B., 1896-1923.

Negli ultimi anni, per opera delle supreme gerarchie della Compagnia di Gesú, che hanno affidato il còmpito ad altrettanti Padri della Compagnia distribuiti nelle singole province, si è venuta apprestando una storia della Compagnia nei vari paesi. Ecco il nome dei singoli autori: P. Tacchi Venturi, Storia della Compagnia di Gesù in Italia, I, 2a ed., Roma, 1921, e II, ivi, 1922; A. Astrain, Historia de la Campañia de Jesús en la asistencia de España, voll. 7, Madrid, 1912-1925; L. Frias, Historia de la Compañia de Jesús en su asistencia moderna de España, I, Madrid, 1923; H. Fouqueray, Histoire de la Compagnie de Jésus en France, voll. 5, Parigi, 1910-1925; B. Duhr, Geschichte der Jesuiten in den Ländern deutscher Zunge, tre volumi, Friburgo in B., Monaco 1907-1928; T. Hughes, History of the Society of Jesus in North-America, voll. 4, Londra, 1907-1917.

Sulla partecipazione dei teologi della Compagnia ai lavori e alle definizioni del Concilio di Trento mette ben conto di consultare la geniale e viva opera di Ramiro de Maetzu: La Spagna e i popoli ispanici nel mondo – Defensa de la Hispanidad, trad., introd. e note di Domenico S. Piccoli, Casa Editrice Giuseppe Principato, Messina-Milano. Il libro rappresenta una rivendicazione e una celebrazione in pieno dei meriti che i gesuiti spagnoli, e soprattutto il Laynez, si sarebbero acquistati al Concilio di Trento, combattendo decisamente ed intransigentemente la dottrina riformata della predestinazione e asserendo cosí la universalità della salvezza cristiana in un valore ecumenico, che avrebbe diviso sempre piú profondamente i paesi latini dai paesi anglosassoni. Nella propria celebrazione della Compagnia di Gesù e dei suoi membri spagnoli al Concilio di Trento il Maetzu finisce però col trascurare un altro cospicuo apporto spagnolo al cattolicismo moderno, l'apporto della mistica carmelitana, sul principale rappresentante della quale, Giovanni della Croce, possono leggersi oggi le commemorazioni fattene recentemente in occasione del quarto centenario dalla nascita a Roma: San Giovanni della Croce, L'uomo – La Dottrina – L'influsso; Card. A. G. Piazza, P. Pier Tomaso della Verg., P. Silverio di S. T., P. Anselmo di S. G., P. Gabriele di S. M. M., P. Roberto di S. T. d B. G., P. Simone di S. A., P. Anastasio del S. R., Edizioni di «Vita cristiana» Libreria Fiorentina.

Il Concilio di Trento, come si sa, segna una data capitalissima nella storia della Cristianità declinante. Si comprende come le ricerche intorno ad esso abbiano raggiunto una mole cospicuissima. Come abbiamo visto, esso fu convocato in tre riprese: nel 1545, nel 1551, nel 1562. A ciascuna di queste tre convocazioni corrisponde un determinato periodo nella storia del Concilio. Ciascuna fase fu preceduta da un intensissimo lavoro preparatorio, che non fu soltanto religioso e dottrinale, bensí inoltre diplomatico e politico, in inscindibile rapporto con gli avvenimenti politico-militari del tempo. Lo studio e la ricostruzione del Concilio di Trento e di tutte le sue definizioni sono oggi resi possibili dalla larga pubblicazione di documenti e da tutto quell'insieme di indagini particolari che ora, all'avvicinarsi del quarto centenario della prima convocazione, accennano a rifiorire gagliardamente. Come si sa, il Concilio fu oggetto di storia da parte del famoso servita Paolo Sarpi e nel campo opposto da parte del gesuita Pallavicino. Da un cinquantennio a questa parte la «Görres-Gesellschaft» ha intrapreso la edizione critica delle fonti tridentine, suddividendola in varie sezioni: Diaria, a cura di S. Merkle; Acta, di E. Ehses; Epistulae, di G. Buschbell; Tractatus, di V. Schweitzer.

Fra le numerose monografie dedicate al Concilio di Trento segnaliamo qui: J. Susta, Die römische Kurie und das Konzil v. Trient unter Pius IV, Vienna, 1904-14, voll. 4; K. D. Schmidt, Studien zur Geschichte des Konzils von Trent, Tubinga, 1925; P. Richard, Concile de Trente, Parigi, 1930-31, in 2 voll., in continuazione alla «Histoire des Conciles» di Hefele-Leclercq.

Sulla base della pubblicazione del testi tridentini per cura della Società Görres, ha lavorato Hans Rückert, dandoci saggi diligentissimi sulla dottrina della giustificazione quale era prospettata nei suoi molteplici aspetti e nelle sue copiose ripercussioni dai teologi, le cui discussioni prepararono le definizioni tridentine (Die Rechtfertigungslehre auf dem tridentinischen Konzil, Bonn, Marcus und Weber, 1925: nelle «Arbeiten zur Kirchengeschichte», edite da K. Holl e H. Lietzmann, 3); sulla evoluzione teologica del Contarini, illuminando di rimbalzo il punto di partenza e la elaborazione sistematica della dottrina della duplice giustizia, quale si trova oltre che nel Contarini, nel San Felice, nel Seripando e nel Mazzocchi (Die theologische Entwicklung Gasparo Contarinis, Bonn, Marcus und Weber, 1926: nelle medesime «Arbeiten», 6). Il Rückert ha potuto lavorare, oltre che sulle grandi edizioni della «Görres», con materiale offerto dall'Hünerman nel «Corpus catholicorum» con l'edizione degli scritti del Contarini. Il medesimo Hünerman ha indagato la concezione della grazia attuale che a Trento ricevette la sua solenne sanzione (Wesen und Notwendigkeit der aktuellen Gnade nach dem Konzil von Trient, Paderborn, Schöningh, 1926: nelle «Forschungen zur christlichen Literatur und Dogmengeschichte», XV, 4).

La figura di Troiano Gerolamo Seripando è quella che dopo il Contarini ha sollecitato di piú in questi ultimi tempi l'attenzione degli studiosi. Nato a Napoli nel 1493, entrato dodicenne nel convento di S. Domenico Maggiore, donde passò presso gli agostiniani, fu segretario del Generale Egidio da Viterbo negli anni in cui si preparava l'insurrezione di Lutero. Vicario generale dell'Ordine, fu tutto dedito alla predicazione e agli studi. Conobbe da vicino il movimento creato da Valdès a Napoli, attraverso le comuni amicizie, P. Carnesecchi, G. Priuli, M. A. Flaminio, G. Caracciolo, R. Polo e soprattutto la Gonzaga. Questo avrebbe dovuto indurci a trattare piú ampiamente del gruppo valdesiano e in genere dei riformatori italiani se la necessità di non dilungarci troppo nella nostra esposizione sintetica non ce ne avesse trattenuto. Come si sa, sul gruppo valdesiano hanno gettato luce recentissimamente i lavori del Cione e del Croce. Degli scritti del Seripando, fino a questi ultimissimi anni ancora inediti, ha fatto larghissima utilizzazione il gruppo di agostiniani tedeschi della Casa di S. Rita, portando oggi a molto piú trasparente luce il contributo dell'operosissimo generale agostiniano, non solamente ai lavori del concilio di Trento, bensí anche a tutta la grande opera della controriforma, diretta alla reintegrazione della disciplina ecclesiastica e alla sana amministrazione dei carismi sacramentali nella ortodossia romana.

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