V FRA LA GIUSTIZIA E LA PIETÀ

Il lento processo di trasformazione del messaggio luterano nello sviluppo della spiritualità germanica negli ultimi secoli è senza dubbio uno degli aspetti piú significativi della evoluzione del cristianesimo moderno. Per questo ci siamo indugiati nel ricostruirne le tappe sulle orme di quell'opera classica in materia che è la Geschichte der protestantischen Theologie di Isacco Augusto Dorner. Questi è stato senza dubbio uno dei teologi luterani piú eruditi e chiaroveggenti che il secolo XIX abbia contato. La sua opera risale al 1867. E sebbene la esposizione ne sia viziata da una troppo schematica e meccanica raffigurazione dei principî luterani (formale e materiale, critico e soteriologico) e da una tendenza apologetica che mal si nasconde, pure la raccolta del materiale è vasta e ben vagliata.

Negli anni piú vicini a noi lo sviluppo dell'esperienza religiosa germanica è stato oggetto di analisi pazienti, al di qua come al di là del Reno. Di molto successo sono state ricche le ricerche di Ernesto Troeltsch, fra cui ricordiamo: Protestantisches Christentum und Kirche in der Neuzeit, in «Die Kultur der Gegenwart» I, IV, 1; Die Soziallehren der christlichen Kirchen und Gruppen, III, nel primo volume delle «Gesammelte Schriften» infine Die Bedeutung des Protestantismus für die Entstehung der modernen Welt, Berlin, Oldenburg, 1925, 4a ed. postuma. I punti fondamentali della posizione storica del Troeltsch sono due: innanzi tutto che la concezione cristiana in Lutero è, con la sua soteriologia soprannaturalistica e la sua teorica trascendentistica, molto piú legata alla mentalità e alla spiritualità del Medioevo di quanto comunemente non si creda; in secondo luogo, che occorre istituire una differenziazione netta fra il vecchio e il nuovo protestantesimo, fra cui il movimento della Aufklärung ha segnato il passaggio.

In Francia l'evoluzione religiosa della Germania dell'età moderna ha trovato un indagatore acuto, anche se pesante e confuso, in René Lote,Du Christianisme au germanisme; L'évolution religieuse au XVIII siècle et la déviation de l'idéal moderne en Allemagne. Paris, Alcan.

Data la cospicua importanza della pietà dei Fratelli Boemi nello sviluppo dell'esperienza religiosa in Germania dall'età della riforma in poi, riteniamo opportuno qui indicare l'opera che si annuncia veramente capitale di Erhard Peschke, Die Theologie der Böhmischen Brüder in ihrer Frühzeit, I Band, Das Abendmahl, 1935-1940, Stuttgart, Kohlhammer.

Abituati come siamo a vedere nella Cristianità della riforma soprattutto una Chiesa che fa del libero esame della Bibbia il canone fondamentale e la pietra angolare, noi dimentichiamo molto spesso, come il Dorner già ai suoi tempi osservava, che per Lutero la divina sicurezza, la quale infonde nella fede la sua forza irresistibile, è essenzialmente il risultato non già del carattere miracolosamente soprannaturale impresso da Dio sul testo e sul canone della Bibbia, bensí della convinzione intima della giustificazione guadagnata attraverso la fede. L'assioma della giustizia imputata fu, piú che un dogma, una vera esperienza e un energico principio di vita. I teologi luterani, a cominciare da Egidio Dunn (1603, nel suo De perfecta maiestate, auctoritate, fide ac certitudine Scripturae Sacrae) e da Giovanni Gerhard (1637, nelle sue due opere Confessio catholica in qua doctrina catholica et evangelica, quam e cclesiae augustanae confessioni addictae profitentur, ex romano-catholicorum scriptorum suffragiis confirmatur e Exegesis sive ulterior explicatio articulorum de Scriptura Sacra de Deo et de persona Christi), hanno fatto della Scrittura il principio centrale ed esclusivo dell'insegnamento teologico. Ma piú innanzi di tutti nella riduzione della spiritualità religiosa ad una pedissequa assimilazione della tradizione biblica si spinse il teologo di Wittenberg Teofìlo Wernsdorf (1739), il quale nelle sue dissertazioni accademiche, che a loro tempo esercitarono una vasta efficacia (specialmente in quella diretta contro i pietisti, De gustu Spiritus Sancti) pone la testimonianza dello Spirito Santo nella pura evocazione mnemonica dei passi scritturati. La transizione, perfettamente comprensibile del resto nella traiettoria di sviluppo della Chiesa luterana, bisognosa di trovare un nesso di disciplina inappellabile da sostituire al magistero disciplinare del cattolicesimo, non si effettuò senza resistenza, di cui il principale rappresentante fu, nella prima metà del '600, il Rathemann di Danzica.

Data la sinteticità della nostra esposizione, non ci siamo potuti arrestare con quella che sarebbe stata la da noi desiderata ampiezza, su figure minori della riforma germanica come il Weigel. Ci siamo arrestati di piú su Jacob Böhme data la singolarità del suo profilo spirituale e l'originalità del suo misticismo popolare. Su Böhme esiste una letteratura imponente, accresciutasi sensibilmente di recente nell'occasione del terzo centenario della sua morte. Segnaliamo in particolare il saggio di Heinrich Bornkamm, Luther und Böhme, Bonn, Marcus u. Weber, 1925, nella raccolta di «Arbeiten zur Kirchengeschichte» n. 2. Di Böhme si è occupata copiosamente in Italia Emilia Nobile, con saggi diligenti e sagaci. Ricordiamo in particolare: Jacob Böhme e il suo dualismo essenziale, Napoli, Albrighi e Segati, 1928; I limiti del misticismo di Jacob Böhme, Napoli, Riano, 1936; Jacob Böhme, sua concezione morale, sua vita, importanza complessiva del suo pensiero filosofico, Napoli, Guf., 1940.

La medesima Nobile ha tradotto in italiano le opere del Böhme, La via verso Cristo e La storia di Giuseppe (Bari, Laterza, 1933-37).

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