Così si sta in sospeso; tutto è incerto, fatale, negli afosi giorni di luglio. Il passionato Avviso a stampa di Marat viene ad inculcare di astenersi sopratutto dalla violenza. Nondimeno i poveri affamati già cominciano a incendiare le Barriere della Città, ove si riscuote il Tributo sui commestibili; reclamando clamorosamente il vitto.
Il mattino del 12 luglio, di Domenica, le strade son tutte tappezzate di enormi affissi, con cui De par le Roi, «s'invitano i pacifici cittadini a rimanersene a casa», ad evitare ogni allarme e ogni assembramento. Perchè questo? Che cosa significano questi «manifesti di enorme formato»? E sopratutto che significa questo apparato di forza? Sono dragoni, ussari, che vengono con un gran tintinnio da tutti i punti cardinali in direzione della Place Louis Quinze, con una gravità inalterabile sul volto, quantunque salutati con nomignoli, con fischi, con proiettili anche. Besenval è con loro. Le sue Guardie Svizzere son già agli Champs Elysées, con quattro pezzi d'artiglieria.
I distruttori sono dunque piombati su di noi? Dal Ponte di Sèvres fino all'estrema Vincennes, da Saint-Denis allo Champ-de-Mars, noi siamo circuiti! L'allarme per il vago ignoto è in tutti i cuori. Il Palais Royal è divenuto un luogo di paurose interiezioni, di silenziosi cenni del capo. Si può immaginare che acuto dolore sparge il cannone del mezzogiorno (che il sole accende all'incrociarsi del suo meridiano), fatidico, come una voce inarticolata del destino. Queste truppe sono davvero venute per andar «contro i Briganti»? Dove sono i Briganti? Qual mistero aleggia nell'aria? Ascoltate! Una voce umana riporta articolatamente la disgraziata novella: Necker, il Ministro del Popolo, il salvatore della Francia, è congedato. Impossibile; incredibile! Sarebbe un tradimento della pace pubblica! Una tal voce sarebbe stata affogata nel bacino, se l'apportatore della novella non fosse stato lesto a fuggire. Eppure, amici, fatene quel conto che volete, ma la notizia è vera. Necker è andato via. Necker procede incessantemente verso il Settentrione, ossequente al segreto, fin dalla notte scorsa. Abbiamo un nuovo Ministero: Broglie il dio della guerra; l'aristocratico Breteuil e quel Foulon, il quale disse che il popolo poteva mangiare l'erba!
Onde si leverà gran rumore e nel Palais Royal e per tutta la Francia. Il pallore copre ogni volto; è un misto di tremore e di fremito insieme, che va crescendo per divenire uno scoppio di tuono; si scatenano le Furie, aizzate dalla Paura.
Ma ecco che Camillo Desmoulins si slancia dal Café de Foy; la sua fisonomia appare sibillina, i suoi capelli ondeggiano al vento; in ognuna delle mani stringe una pistola! Egli salta su di una tavola; i satelliti della Polizia lo tengono d'occhio; vivo non lo prenderanno, od essi pagheranno con la loro vita la sua vita. Questa volta egli parla senza balbettare: Amici! Dobbiamo noi morire come lepri scovate? Come pecore rincorse nell'ovile, chiedenti grazia coi belati, dove grazia non esiste, e le aspetta un coltello affilato? L'ora è giunta, l'ora suprema pel Francese, per l'Uomo, allorchè gli oppressori si cimenteranno con gli oppressi, e l'ultima parola sarà la Morte violenta o l'eterna Liberazione. Che quest'ora sia la benvenuta! Un solo, a me sembra, è il grido che fa al caso nostro: All'armi! E che tutta Parigi, tutta la Francia, con una gola come la gola del turbine, abbia un solo grido: All'armi! – «All'armi!», urlano in risposta innumerevoli voci, formando una sola immensa voce, che par quella d'un Demone urlante dall'aria: poichè in tutti i volti si accendono sguardi di fuoco, tutti i cuori ardono di furore. Con queste e con più adeguate parole, Camillo evoca la Forza degli Elementi in quell'ora suprema. – Amici, continua Camillo, occorre un segno che ci unisca! Delle coccarde; coccarde verdi – il colore della Speranza! – Come da uno stormo di locuste, le foglie verdi sono strappate dagli alberi, i nastri verdi dalle botteghe vicine, e quanto v'è di verde è fatto a ruba per le coccarde. Camillo scende dalla tavola ov'era montato, «soffocato dagli abbracci, bagnato dalle lagrime»; un pezzo di nastro verde gli vien passato ed egli lo attacca al suo cappello. E ora, alla bottega d'Immagini di Curtius; ai Boulevards; ai Quattro Venti: senza più riposo fin che tutta la Francia non sia in fiamme!
La Francia, per tanto tempo scossa e inaridita dal vento, è forse arrivata al giusto punto per prender fiamma. Quanto al povero Curtius, il quale, è deplorevole, ma non sarà che mal pagato, non può pronunziare due parole a proposito delle sue Immagini. Il Busto in cera di Necker e quello di d'Orléans, i soccorritori della Francia, vengono presi e coperti di crespo, come in una processione funebre, o alla maniera dei devoti supplicanti il Cielo, la Terra e magari il Tartaro, portati via da una multitudine varia. Quei busti sono un simbolo! Poichè in realtà l'uomo con le sue strane facoltà immaginative può far poco o niente senza simboli: tale è pei Turchi la bandiera del loro Profeta; anche i Manichini di vimini furono bruciati, e il Ritratto di Necker comparve un'altra volta alla punta d'una pertica.
In tal modo marcia questa moltitudine varia, che continuamente cresce di numero; son tutti armati di scuri, di bastoni e di oggetti diversi, e procedono truci, fra molteplici suoni, per le vie. Bisogna che tutti i Teatri siano chiusi, che tutte le danze, così sui palcoscenici come sulle zolle erbose, cessino! Invece di un Sabato Cristiano, invece della festa dei tabernacoli di guinguette, sarà un Sabato delle Streghe, e Parigi, rabbiosa, danzerà – con la musica d'un Demone!
Per altro, Besenval, con la cavalleria e la fanteria, si trova nella Place Louis Quinze. La gente torna verso casa al cadere del giorno, reduce da Chaillot o da Passy, ove si va a fare all'amore e a bere un po' di vinetto; ma ha l'aria meno gaia del solito. Passerà di qui la Processione del Busto? Eccola, ed ecco anche il Principe Lambesc che le si scaglia contro coi suoi Royal-Allemands! Piovono le palle e i colpi di sciabole; i Busti sono tagliati in due; e purtroppo anche le teste degli uomini. Una processione presa a colpi di sciabola non ha altro a fare che esplodere lungo tutte le strade, i viali, le Avenues delle Tuileries che incontra; e sparire. Un uomo inerme giace con la testa staccata dal busto: è una Garde Française, a giudicare dalla sua uniforme; si trasporti (o se ne rechi la novella) morto e sanguinante alla sua caserma, ove egli ha camerati ancora vivi!
Ma perchè adesso il vittorioso Lambesc non insegue anche a traverso il Giardino delle Tuileries i fuggitivi che si dileguano? Perchè non mostra ai passeggiatori della domenica come luccica la sua spada chiazzata di sangue; affinchè se ne parli, e le orecchie degli uomini ne siano tutte intronate? Rintronano infatti, ma, oibò, in tutta altra guisa. Il vittorioso Lambesc, in questa sua seconda carica alle Tuileries, non fa che rovesciare (non bisogna dire a sciabolate, perchè egli colpiva col piatto della spada) un uomo, un povero vecchio maestro di scuola che pacificamente si trascinava in quel luogo; ed è respinto da barricate di sedie, da getti di «bottiglie e bicchieri» con accompagnamento di esecrazioni e di sibili. Molto delicato è il còmpito del sedatore della folla; poichè il far troppo può essere così dannoso come il fare poco. Ognuna di quelle voci di basso, e, più, ognuna di quelle voci di soprano diffusa in tutte le parti della Città, ripercuote adesso una frenetica indignazione che si prolungherà per tutta la notte. Il grido: All'armi! rimbomba come un ruggito; i campanili con la loro voce metallica suonano a stormo come cala il sole; le botteghe degli armaiuoli sono scassinate, saccheggiate, le vie sono un mare vivente, tutto spumeggiante, agitato da tutti i venti.
Tale fu il risultamento della carica di Lambesc nel Giardino delle Tuileries; nessun effetto di salutare terrore nei passeggiatori di Chaillot; la sua ripercussione avviene solo nella insonnia della Frenesia e delle tre Furie, che pur non erano addormentate! Poichè queste Eumenidi sotterranee (favolose eppure così vere) si celano nella stagnante esistenza dell'uomo; – e all'occasione danzano brandendo le loro fosche torcie e scuotendo la loro capigliatura serpentina. Lambesc coi suoi Royal-Allemands non può che ritirarsi in caserma, seguito dalle bestemmie che gli fanno da musica di marcia; poi vien fuori di nuovo come un demente: le Gardes-Françaises, animate dallo spirito di vendetta, con la bestemmia sulle labbra e le ciglia corrugate, si slanciano dalla loro Caserma della Chaussée d'Antin e gli scaricano contro un diluvio di palle (uccidendo e ferendo); ed egli non può rispondere, e passa oltre.
La saggezza non alberga sotto i cappelli piumati. Se le Eumenidi si sono destate, e Broglie non ha dato nessun ordine, che può mai fare un Besenval? Allorchè le Gardes Françaises, coi volontari del Palais-Royal, vengono giù, avidi di ulteriore vendetta, nella Place Louis Quinze, non vi trovano nè Besenval, nè Lambesc, nè il Royal-Allemand, nè alcun soldato. Non v'è più ordine nella milizia. Nel lontano Boulevard orientale di Saint-Antoine arrivano gli Chasseurs-Normandie, polverosi, assetati dopo la faticosa cavalcata di tutto un giorno; e non riescono a trovare un bollettino d'alloggio, nè ad orizzontarsi in questa città delle confusioni; non sanno recarsi da Besenval, nè sanno d'altra parte ove egli si trovi. Normandie deve bivaccare colà, coperta di polvere e soffrendo la sete, – a meno che qualche patriota non voglia regalarle una tazza di liquore insieme a qualche consiglio.
Moltitudini in furore circondavano l'Hôtel-de-Ville, gridando: Armi! Ordini! I Ventisei Consiglieri Comunali con le loro lunghe toghe sono scesi ad unirsi agli altri nel caos furente; e mai più appariranno. Besenval cerca a fatica di districarsi per giungere allo Champ-de-Mars; e gli tocca di restar là «nella più crudele incertezza»: un corriere segue l'altro, a precipizio, alla volta di Versailles; ma nessuno di questi reca la risposta, poichè a mala pena gli riesce di tornare indietro, essendo tutte le vie bloccate dalle batterie e da picchetti di soldati, oltre che da un'infinità di carrozze che son là ferme per essere rovistate: questo fu il solo ordine di Broglie. L'Œil-de-Bœuf, udendo a distanza quello schiamazzo furioso, che aveva tutta l'aria d'una invasione, pensa sopratutto a conservare intatta la propria testa. Un nuovo Ministero, che ha, per così dire, un sol piede nella staffa, non può spiccare il salto. La frenetica Parigi è abbandonata a sè stessa.
Che è mai Parigi al cadere delle tenebre! Una Metropoli europea d'un subito scagliata lontana dalle sue antiche istituzioni e dai suoi antichi costumi, che va a scompaginarsi tutta nella tumultuosa ricerca del nuovo. La consuetudine e il costume non saranno più la guida dell'uomo; ogni uomo, per qual tanto che ha in sè d'inventiva, comincerà a pensare, o a farsi seguace di coloro che pensano. Settecentomila individui, d'un tratto, trovano che tutti i loro antichi sentieri, tutti i loro antichi modi di agire e di decidere si dileguano sotto i loro piedi. E così essi vanno fra lo schiamazzo e il terrore, senza sapere se correndo, o nuotando, o volando, a capofitto nella Nuova Era. Schiamazzo e terrore: dall'alto Broglie, il dio della guerra, preternaturale, minaccia con le sue palle di cannone infocate; dal basso un mondo preternaturale di Briganti minaccia coi pugnali e coi tizzoni ardenti: la follia regna sovrana.
Fortunatamente in luogo dei Ventisei sommersi, riunitosi il Club Elettorale, s'è costituito in «Municipalità provvisoria». Il mattino seguente questa Municipalità ottiene che il Prevosto Flesselles e qualche Échevin prestino il loro aiuto in molte cose. Pel momento decreta una cosa eccezionalissima: che d'ora in avanti sia arruolata «una Milizia Parigina». Partite, voi capi dei Distretti, per lavorare a questa grande opera, mentre noi qui sediamo vigili in Comitato Permanente. Che gli uomini validi, ogni brigata nel proprio rione, vegli e monti la guardia tutta la notte. Che Parigi intanto aspiri almeno a un sonno febbrile misto ai terribili sogni febbrili delle «violente mozioni del Palais Royal»; o di tanto in tanto, svegliandosi di soprassalto, guardi fuori, palpitante, con la sua berretta di notte, tutte quelle Pattuglie discordanti e mutuamente inintelligibili; guardi la fiamma delle lontane Barriere, che sale rosseggiante verso la volta della Notte.