La Corte si sente indignata della sconfitta; ma che perciò? Un'altra volta farà meglio. Mercurio discese invano; ora è venuto il tempo di Marte.
Gli dèi dell'Œil-de-Bœuf si sono ritirati nelle tenebre del loro nuvoloso Ida; e se ne stanno ivi a foggiare e manipolare quel che abbisogna, siano «biglietti d'una nuova Banca Nazionale» o munizioni da guerra, siano cose per sempre imperscrutabili agli uomini.
Frattanto, che vuol significare questo «apparato di truppe»? L'Assemblea Nazionale non può ottenere alcun aiuto pel suo Comitato di Sussistenze, e le vien solo notizia che a Parigi le botteghe dei fornai sono assediate; che nelle provincie la gente vive di «crusca e d'erba bollita». Ma in tutte le vie maestre s'innalzano nugoli di polvere al passaggio dei reggimenti col relativo traino dei cannoni: sono Panduri stranieri dal fiero aspetto; Salis-Samade, Esterhazy, Royal-Allemand; la più parte stranieri; presso a trentamila, che la paura può ingrandire fino a cinquanta; tutti diretti alla volta di Parigi e di Versailles! Già sulle alture di Montmartre si scava, si zappa, per fare qualche cosa che ha tutta l'aria d'una scarpata, d'una trincea. L'affluenza di Parigi alla volta di Versailles è arrestata da una barriera di cannoni sul ponte di Sèvres. Dalle Scuderie della Regina i cannoni sono puntati sulla stessa Aula dell'Assemblea Nazionale. L'Assemblea Nazionale ha fin rotto il sonno dallo scalpitare dei soldati, che si aggruppano, sfilano, senza uno scopo, o in apparenza senza scopo, tutt'intorno quell'ambito, a notte chiusa, «senza musica di tamburi, senza alcuna udibile voce di comando». Che significa ciò?
Saranno otto od anche dodici Deputati, con alla testa i nostri Mirabeau e i nostri Barnave, trasportati come in un turbine al Castello di Ham, mentre gli altri verranno ignominiosamente sparsi ai venti? Nessuna Assemblea Nazionale può fare la Costituzione coi cannoni puntati contro di essa dalle Scuderie della Regina! Che significa questa reticenza dell’Œil-de-Bœuf, rotta solo da cenni e alzate di spalle? Che mai foggiano e manipolano nel mistero di quel nemboso Ida? Queste sono le domande che rivolge il Patriottismo turbato, e non gli risponde che l'eco.
Domande ed eco abbastanza impressionanti per sè stessi; ora più che mai, mentre la carestia dell'anno alimentare, che va da un agosto all'altro, sta pigliando radici e assume sempre più l'aspetto della fame! «La crusca e l'erba bollita» faranno sì che i Briganti si riuniscano, recandosi in folla alla fattoria, al palazzo, per gridare adirati. Cibo! Cibo! È vano il mandare soldati contro costoro: alla vista dei soldati essi si disperdono, si dileguano come ingoiati dal suolo; e a un tratto si riuniscono altrove, per organizzare nuovi tumulti, nuovi saccheggi. Cosa spaventevole a vedersi e tanto più a sentirne parlare a traverso il riverbero di Venticinque Milioni di menti sospettose! I Briganti e Broglie, la Conflagrazione aperta, il Rumore soprannaturale generano un tremore folle in quasi tutti i cuori dei Francesi. Quale sarà la fine di tutto questa?
A Marsiglia, molte settimane addietro, i Cittadini hanno preso le armi, affine di «sopprimere i Briganti», e per altri propositi: il Comandante militare può farne quel conto che crede. In altri posti, dappertutto, non si potrebbe fare lo stesso? In una maniera vaga, nella frastornata Immaginazione Patriottica, comincia a far capolino, come un'ultima via d'uscita, l'ombra indistinta di una Guardia Nazionale. Ma figuratevi sopratutto la Tenda di legno nel Palais Royal! Ivi è un tumulto universale, come se si dissolvessero dei mondi; ivi più forte mugge la voce del Rumore, demente che fa ammattire; ivi più vigile affisa lo sguardo il Sospetto nella pallida e fosca Voragine del mondo, discernendo corpi e ombre: Reggimenti assetati di sangue accampati nello Champ-de-Mars, l'Assemblea Nazionale dispersa, palle da cannone roventi (per bruciare Parigi): – il folle Dio della guerra e le lingue sonanti di Bellona. Pel più tranquillo degli uomini la battaglia è un fatto inevitabile.
Inevitabile, dicono i cenni silenziosi dei Messeigneurs e di Broglie: inevitabile e breve! La vostra Assemblea Nazionale, arrestata d'un tratto nei suoi lavori costituzionali, potrà stancare fin che vorrà le orecchie regali con indirizzi e rimostranze; questi nostri cannoni sano debitamente allineati, le truppe son qua. La Dichiarazione del Re, coi suoi Trentacinque Articoli fin troppo generosi, fu pronunziata, ma niuno l'ascoltò: eppure resta ancora irrevocata: egli, proprio egli, l'eseguirà, seul il fera!
Quanto a Broglie, egli ha il suo quartier generale a Versailles, tutto come in assetto di guerra: scritturali: significanti ufficiali di stato maggiore, inclini alla taciturnità; piumati aiutanti di campo, esploratori, ordinanze che volano lontano o volteggiano sul posto. Egli stesso ha l'aria importante, impenetrabile; ascolta Besenval, Comandante di Parigi, e i suoi consigli ammonitivi e premurosi (perchè Besenval vi è tornato su più volte), con un silenzioso sorriso. Resistono i Parigini? esclamano con disprezzo Messeigneurs. Come una plebe avida di farina! Sono stati così tranquilli durante le ultime cinque generazioni, sottomettendosi a tutto. Il loro Mercier dichiarava, proprio in quegli anni, che una rivolta parigina era d'ora in avanti «impossibile». Bisogna appoggiare la dichiarazione regale del ventitrè giugno. I Nobili di Francia, valorosi, cavallereschi come in antico, si stringeranno intorno a noi come un sol uomo; – e quanto a quello che voi chiamate Terzo Stato e noi chiamiamo canaille di non lavati Sanculotti, di Patelins, di Scarabocchiatori, di Declamatori faziosi, – il bravo de Broglie «con una scarica di mitraglia (salve de canons)», ove occorra, saprà prontamente disfarsene. Così ragionano essi, nel loro nuvoloso Ida, celati agli uomini, – mentre gli uomini sono celati a loro.
Sì, Messeigneurs, la salva di cannonate è buona; ma ad una condizione: che anche il cannoniere sia fatto di metallo! Sfortunatamente però egli è fatto di carne; sotto il suo vestimento di cuoio, sotto la sua bandoliera, il vostro mercenario cannoniere ha le sue inclinazioni, i suoi sentimenti, un certo che di pensiero anche. E quella stessa canaille destinata alla mitraglia è fatta di suoi consanguinei, è carne della sua carne; in essa egli ha fratelli, ha padre, ha madre, e tutti questi vivono di crusca e di erba bollita. La sua stessa amante, non ancora «morta all'ospedale», lo trascina all'eterodossia militare, affermando che se egli spargerà sangue patriottico, sarà maledetto fra gli uomini. Il soldato che s'è visto rubare la paga dal rapace Foulon, che ha visto sciupare il suo sangue pei Soubise e per le Pompadour, che s'è visto chiudere le porte alla promozione inesorabilmente, quando non è nato nobile – non è scevro di rancore contro di voi. La vostra causa non è la causa del soldato, ma a quel che pare, soltanto la vostra: non è una causa nè divina nè umana.
Per esempio, il mondo può avere udito quel che è accaduto di recente a Béthune in occasione d'un «ammutinamento per via dei grani», come se ne verificano tanti: i soldati si trovavano schierati; alla parola «Fuoco!» – nessun grilletto venne mosso, e tutti i calci dei moschetti furono sbattuti con ira contro terra. I soldati rimasero attristati, in un atteggiamento che rivelava un misto di sentimenti; finchè «ciascuno di loro, preso a braccetto da un patriota benestante», fu subito condotto via per ricevere buon trattamento e carezze, insieme a un supplemento di paga, raccolto mediante sottoscrizione!
Nè le Gardes Françaises, il migliore reggimento della linea, hanno data prova di molta prontezza, ultimamente, nel far fuoco in istrada. Esse tornarono brontolando dalla casa di Réveillon, e da allora non hanno bruciata neanche una cartuccia; anzi, come vedemmo, neppur quando fu loro comandato. Un umore pericoloso alberga fra queste Guardie. Uomini notabili sono fra loro! Il Pitagorico Valadi fu un tempo un loro ufficiale. E chi sa mai tra quelle file, sotto quei feltri a tre punte e coccarde, che teste ferme si trovano, quali riflessioni si maturano – sconosciute al pubblico! Una delle teste più ferme è quella che noi discerniamo là, sulle spalle d'un tal Sergente Hoche. Lazare Hoche, tale è il suo nome, da ragazzo crebbe nelle Stalle Regali di Versailles; nipote di una povera erbivendola, era un fanciullo intelligente e aveva una speciale propensione per la lettura. Divenuto ora il Sergente Hoche, non può elevarsi maggiormente. La sua paga egli la spende tutta in candelette da veglia e in libri dall'edizione a buon mercato.
Tutto sommato, il miglior provvedimento par quello di consegnare queste Gardes Françaises in caserma. Così Besenval opina e ordina. Consegnate in caserma, le Gardes Françaises altro non fanno che formare una «Associazione Segreta», con l'impegno di non agire contro la Assemblea Nazionale. Corrotte dal Pitagorico Valadi, dal danaro e dalle donne! grida Besenval con moltissimi altri. Corrotte da chi voi vorrete, o meglio non suscettibili di corruzione; miratele come in lunghe file, dopo aver rotta la consegna, giungono coi loro Sergenti alla testa, il 26 giugno, al Palais Royal! Festeggiate con evviva, con doni e con un brindisi del patriottico liquore, fra gli abbracci scambievoli, dichiarano a viva voce che la causa della Francia è la loro causa! Così il dì seguente e gli altri consecutivi. È poi singolare che, a parte il loro umore patriottico e la rottura della consegna, esse serbano in tutto il resto «la più rigorosa disciplina»
Cominciano a divenire problematiche queste Guardie! Undici dei loro caporioni sono messi in prigione all'Abbadia, il che non giova a niente. Gli Undici imprigionati non hanno che a far cadere sull'imbrunire, «per mano d'un individuo», poche righe nel Café de Foy, ove il Patriottismo arringa nel tono più alto, sul suo tavolo. «Duecento giovani, che presto arrivano a quattromila», con apposite stanghe di ferro si precipitano verso l'Abbadia, sfondano tutte le porte che sono loro di ostacolo, e conducono via i loro Undici, insieme ad altre vittime militari, a cenare nel Giardino del Palais Royal, ad alloggiare nei «tetti da campo al Théâtre des Variétés», non essendovi pronto altro Pritaneo Nazionale. Tutto ben ponderato! E tanto esatti erano quei giovani, che, essendosi accertati che una delle vittime militari era stata imprigionata per un vero delitto civile, la ricondussero, protestando, alla sua cella.
Perchè non si ricorse a nuove forze militari? Sì, che vi si ricorse. Nuove forze militari arrivarono al galoppo, con le sciabole sguainate; ma il popolo dolcemente «si impadronì delle loro briglie»; i dragoni riposero nel fodero le loro spade, si tolsero il berretto in segno di saluto e stettero come statue di dragoni; senonchè, a dir vero, come qualche goccia di liquore fu recata loro, «bevvero al Re e alla Nazione con la più grande cordialità!»
Ed ora, domanderete voi di rimando: Perchè i Messeigneurs e Broglie, il gran dio della guerra, vedendo tali cose, non si soffermarono, mettendosi su un'altra via, qualunque si fosse? Sfortunatamente, come dicemmo, essi non potevano veder nulla. L'orgoglio che precede ogni caduta, l'ira, se non ragionevole, per lo meno perdonabile, naturalissima, aveano induriti i loro cuori e montati i loro cervelli; onde guidati dall'imbecillità e dalla violenza (due cattive alleate) essi precipitavano verso la loro ultima ora. Tutti i Reggimenti non son poi Gardes Françaises, nè tutti sono demoralizzati da un Pitagorico Valadi: si facciano venire nuovi Reggimenti non demoralizzati, come il Royal-Allemand, il Salis-Samade, lo Svizzero Châteaiu-Vieux, – che possono combattere e nello stesso tempo difficilmente possono esprimersi, eccetto che con le gutturali tedesche; che marcino questi soldati, facendo risuonare sulle strade maestre i carri dell'artiglieria. Sua Maestà deve tenere una nuova Seduta Reale, in cui si opereranno miracoli! Il soffio della mitraglia può all'occorrenza divenire un colpo di folgore, una tempesta.
In queste evenienze, prima che piovano le palle roventi, non possono i centoventi Elettori di Parigi, quantunque il loro Cahier sia da tempo finito, trovare opportuno di riunirsi quotidianamente, come un «Club Elettorale»? Si riuniscono dapprima in una «Taverna», – ove una numerosa «comitiva nuziale» allegramente cede loro il posto. Ma in seguito si riuniscono all'Hôtel-de-Ville, addirittura nel Palazzo Municipale. Flesselles, Prevosto dei Mercanti, coi suoi Quattro Échevins (Scabini, Assessori), non potè impedirlo, tale era la forza della pubblica opinione. Egli, coi suoi Échevins e i Ventisei Consiglieri Comunali, tutti nominati dall'Alto, non possono che restare silenziosi al loro posto, avvolti nelle loro lunghe toghe, scrutando con occhio atterrito quella specie di preludio d'una convulsione proveniente dal Basso, in cui essi medesimi saranno travolti!