Ma, per chi vive e lotta, spunta un altro mattino, il mattino del Quattordici. Sotto ogni tetto di questa città sconvolta è l'intreccio d'un dramma che non manca di tragico e che precipita verso la soluzione. E che affaccendarsi nei preparativi, e che tremiti, e che minacce, mentre cadono le lacrime dagli occhi dei vecchi! Oggi, figliuoli miei, voi dovrete mostrarvi uomini. Per la memoria dei torti subiti dai vostri padri, per la speranza che ai vostri figli sia fatta giustizia! La tirannia vi minaccia, lancia vampate di sdegno: per voi non v'è scampo, e non dovete contare che sulle vostre braccia! Oggi voi dovete agire o morire.
Fin dai primi albori un Comitato permanente, che non ha chiuso occhio, ha udito l'antico grido sedizioso, che ora diviene quasi frenetico: Armi! Armi! Il Prevosto Flesselles e gli altri traditori che sono fra voi pensino pure alle casse di Charville. Sono centocinquantamila i nostri e soltanto la terza parte di noi è armata nient'altro che d'una picca! Le armi sono la sola cosa di cui si ha bisogno; con le armi noi siamo invincibili; siamo una Guardia Nazionale che tutto può sfidare; senz'armi, siamo una canaglia che può spazzarsi con una scarica di mitraglia.
Fortunatamente la parola è detta, poichè non v'è segreto che possa mantenersi: – all'Hôtel des Invalides vi sono i moschetti. Colà andremo: il procuratore del Re Ethys de Corny e qualsiasi altra autorità si potrà prendere a prestito da un Comitato permanente, verrà con noi. Il campo di Besenval è là; forse egli non farà fuoco contro di noi; e dopo tutto se ci ucciderà, non ci resterà che morire.
Ma purtroppo il povero Besenval, con le sue truppe che si squagliano, non ha il menomo desiderio di far fuoco! Questa mattina alle cinque, mentre egli dormiva, dimentico di tutto, all'École Militaire, una «figura» gli apparve d'un tratto accanto al suo letto: «aveva il volto bello anzichè no; occhi che mandavano fiamme, il parlar rapido e corto, l'aria audace»: una simile figura tirò le cortine di Priamo! Il messaggio, l'ammonimento di quell'apparizione era, che la resistenza sarebbe stata vana, e che, se dovesse scorrere il sangue, guai a chi lo spargerebbe! Così parlò l'apparizione; e scomparve. «V'era in essa una specie d'eloquenza che impressionava». Besenval riconosce che avrebbe dovuto arrestarla, eppure non lo fece. Ma chi poteva essere quella figura dagli occhi infiammati, dal parlare rapido e corto? Besenval lo sa, ma non lo dice. Era forse Camillo Desmoulins? Era forse il pitagorico Marchese Valadi, infiammato dalle violente mozioni della notte al Palais Royal? La fama indica «il giovane Meillar»;, poi chiude per sempre le labbra su di essa.
In ogni modo, guardate, verso le nove del mattino, i nostri Volontari Nazionali che vanno in lunghe e numerose file, diretti al Sud, alla volta dell'Hôtel des Invalides, in cerca della sola cosa necessaria. Il Procuratore del Re Ethys de Corny ed altri funzionari son là; il Curato di Saint-Etienne du Mont marcia non pacifico alla testa della sua Parrocchia militante; i Curiali della Basoche, marciano anch'essi in abiti rossi; vengono poi i Volontari Nazionali che ammontano a diecine di migliaia, con un sol cuore e una sola mente. I moschetti del Re sono i moschetti della Nazione; pensa, o vecchio de Sombreuil, come farai a rifiutarli in questi estremi! Il vecchio de Sombreuil tenta di parlamentare, manda emissari; ma tutto è vano: si dà la scalata ai muri: nessun Invalido tira un colpo; le porte debbono essere sfondate. Il Patriottismo si slancia con impeto, tumultuosamente, nell'interno, percorrendo l'edifizio dalle fondamenta ai comignoli; attraversa camere e corridoi, rovista dappertutto, furiosamente, in cerca delle armi. Qual'è la cantina, qual'è il bugigattolo che può sfuggirgli? Le armi vengono trovate; son tutte sane e salve; impacchettate nella paglia, a quel che pare, nell'intento di bruciarle! Più rapace di leoni affamati sulla morta preda, la moltitudine, schiamazzando e vociferando si getta su di esse; lotta, si precipita per afferrarle, col rischio che il patriota più debole rimanga sopraffatto, contuso, schiacciato e fors'anche soccomba addirittura. Poi, col protrarsi di quel frastuono continuo, assordante, che poteva dirsi un'orchestra dai suoni più discordi, muta la scena: ventottomila archibugi completi, tratti dalle tenebre alla luce lampeggiante, sono sulle spalle d'altrettante Guardie Nazionali.
A Besenval non resta che guardare il luccichio di quei moschetti, come gli passano da presso. Si dice che le Gardes Françaises abbiano i cannoni puntati contro di lui dall'altra parte del fiume, pronti a far fuoco in caso di bisogno. Egli se ne sta immoto, «stupefatto», c'è di che lusingarsene, «del fiero contegno (fière contenance) dei Parigini». – Ed ora alla Bastiglia, o intrepidi Parigini! Ivi la mitraglia ancora minaccia: ivi tutti i pensieri, tutti i passi sono diretti.
Il vecchio De Launay, come accennammo, si ritirò «nel suo interno» poco dopo la mezzanotte di domenica. Da allora egli si vede paralizzato, ridotto alla stessa condizione in cui si trovano ormai tutti i gentiluomini militari, presi nel più triste conflitto delle incertezze. L'Hôtel-de-Ville «lo invita» ad ammettere i Soldati Nazionali, e ciò non è che un eufemismo per significargli di arrendersi. D'altra parte, gli ordini di Sua Maestà sono precisi. La sua guarnigione non è formata che di ottantadue vecchi Invalidi, rafforzati, è ben vero, da trentadue giovani Svizzeri; le sue mura hanno invero lo spessore di nove piedi, e non manca di cannoni e di polvere; ma, ohimè, quanto a vettovaglie, niente altro che la provvigione di un giorno. Eppoi la città è francese, la povera guarnigione in gran parte francese. O severo vecchio De Launay, bada a quel che fai!
Tutta la mattina fin dalle nove è stato ovunque un grido: Alla Bastiglia! Varie «Deputazioni di cittadini» sono qui venute desiderose d'armi, e De Launay le ha tutte congedate con parole dolci dal buco della serratura. Verso mezzodì, l'Elettore Thuriot de la Rosière ottiene udienza, e trova De Launay non solo contrario alla resa, ma disposto più volontieri a far saltare in aria la fortezza. Thuriot monta con lui sui merli; mucchi di ciottoli, di ferravecchi ed altri proiettili giacciono alla rinfusa; i cannoni sono debitamente allineati, in ogni cannoniera è un cannone, – solo tirato un po' indietro! Ma osserva all'esterno, o Thuriot: la moltitudine affluisce, sbucando da tutte le vie, tintinna furiosamente la campana d'allarme, tutti i tamburi battono la générale; il sobborgo Saint-Antoine irrompe, intero, come un sol uomo! Questa è la visione (spettrale eppur vera) che tu, o Thuriot, contempli in questo momento dal tuo Monte di Visione: essa è presagio d'altre fantasmagorie, d'altre realtà spettrali che urlano nel loro gergo fatidico, ma che tu non vedi ancora e vedrai solo nell'avvenire! «Que voulez vous?» disse De Launay, divenendo pallido a tale spettacolo, con un accento di rimprovero, di minaccia quasi. «Monsieur», soggiunse Thuriot elevandosi a un'alta sublimità morale, «che volete intendere? Ci pensate voi che io potrei precipitare voi e me da questa altezza?» Una altezza non minore di cento piedi, senza contare la profondità del fossato! A queste parole De Launay restò silenzioso. Thuriot si mostra da uno dei pinnacoli per rassicurare la moltitudine, che comincia a insospettirsi, a divenire inquieta; poi discende, e parte protestando e rivolgendo parole d'ammonimento anche agli Invalidi; sui quali, invero, egli non produce che una impressione varia, indeterminata. La mente dei vecchi non è dotata della maggiore chiaroveggenza; eppoi, si dice che De Launay sia stato prodigo di bibite (prodigue de boissons). Essi pensano di non far fuoco se non saranno provocati col fuoco e se potranno evitarlo; ma finiranno col regolarsi secondo le circostanze.
Guai a te, De Launay, se in quest'ora suprema tu non sei in grado, con una risoluzione energica, di dominare gli eventi! A nulla valgono le parole blande; è dubbia l'opportunità della mitraglia; ma l'ondeggiare in fra due è indiscutibilmente dannoso. Sempre più si gonfia la marea degli uomini: il loro mormorio infinito sale, sale sempre più alto e diviene imprecazione, accompagnata forse da colpi isolati di moschetto; i quali non possono avere effetto su quelle mura di nove piedi di spessore. Il ponte levatoio esterno era stato abbassato per Thuriot, e una nuova Deputazione di cittadini (è la terza e la più rumorosa) penetra per quella via nella Corte esterna. Con le parole dolci non si ottiene di rinviarla, e De Launay fa fuoco e ritira il suo ponte levatoio. Un lieve sprazzo di fuoco; – ma esso è bastato ad accendere il caos troppo combustibile, rendendolo un ammasso scrosciante di fuoco! L'insurrezione scoppia indomita alla vista del proprio sangue (poichè quello sprazzo di fuoco aveva fatto dei morti) e si manifesta con una scarica senza fine di moschetteria, insieme al furore, all'esecrazione. Dall'alto della fortezza lasciate che tuoni un gran cannone, spargendo la sua mitraglia, per mostrare ciò che potremmo fare. La Bastiglia è assediata!
Avanti dunque, o Francesi che avete un cuore nei vostri petti: ruggite con quanta forza avete nelle vostre gole di cartilagini e di metallo, o figli della Libertà; eccitate fino allo spasimo le facoltà più eccelse che sono in voi: l'anima, il corpo o lo spirito, poichè è giunta l'ora! E tu, o Luigi Tournay, carradore del Marais, vecchio soldato del reggimento Dauphiné, batti, batti i tuoi colpi su quella catena del ponte levatoio esterno, quantunque fischi intorno a te la grandine del fuoco! Mai sul mozzo o sul quarto della ruota la tua scure colpì così sodo. Demolisci, o uomo; butta giù fino al più profondo dell'Inferno: che tutto l'edifizio maledetto sprofondi, che la Tirannia sia ingoiata per sempre! Salito, dicono alcuni, sul tetto del Corpo di guardia; dicono altri, «su baionette conficcate nei crepacci del muro», Luigi Tournay seguita a picchiare, e il bravo Aubin Bonnemère (anche egli vecchio soldato) gli presta man forte: cadono le catene, s'infrangono; l'immenso ponte levatoio precipita fragorosamente (avec fracas). Gloriosa impresa; eppure non si è che alla parte esteriore. Le otto torri spaventose, con la moschetteria dei loro Invalidi, col loro pietrame e con le bocche dei cannoni, si librano in alto ancora intatte. S'apre un fossato d'impossibile transito, rivestito di pietra; il ponte levatoio interno ci sta dinanzi volgendoci le sue spalle: la Bastiglia si deve ancora prendere!
Descrivere questo assedio della Bastiglia (creduto uno dei più importanti della storia) è forse cosa che sorpassa il talento dei mortali. Chissà se dopo averne letta e riletta la descrizione si giungerebbe almeno a rendersi conto appena del piano dell'edifizio! Vi è la Spianata aperta alla fine della Rue Saint-Antoine, e le anticorti, Cour Avancée e Cour de l'Orme, e l'atrio arcato (ove sta combattendo Luigi Tournay); poi altri ponti levatoi, e ponti dormenti, e bastioni, e le otto torri spaventose: tutta una Massa labirintica, dall'aspetto torvo, di tutte le età, che rimonta da venti anni a quattrocentoventi anni addietro; – assediata, come dicevamo, in quest'ultima ora, per opera del Caos che torna di nuovo a imperare! Cannoni di tutti i calibri, gole di tutte le capacità, uomini dalle vedute più disparate, – di cui ognuno s'improvvisa ingegnere; raramente dalle guerre dei Pigmei con le Gru fu mai vista una simile anomalia. Il Pensionato Elie è a casa per adattarsi l'uniforme, poichè nessuno ascolterebbe il suo comando, se vestisse da privato; il Pensionato Hulin arringa le Gardes Françaises nella Place de Grève. Dei patrioti frenetici raccolgono i proiettili e li portano ancora caldi (o che appaiono caldi) all'Hôtel-de-Ville: Parigi, voi lo vedete, sul punto d'essere bruciata! Flesselles è «pallido fin sulle labbra», poichè il muggito della moltitudine cresce d'intensità. Parigi ha toccato l'apice della frenesia, che la travolge in tutti i sensi, in preda ad un panico folle. Ad ogni barricata di strada gorgogliano vortici minori, che vanno a rinforzare le barricate, e Dio sa quel che dovrà accadere; tutti questi vortici minori si gettano poi alla rinfusa nel grande Maelstrom di fuoco che flagella la Bastiglia.
E così tra il flagello sale alto il muggito. Cholat, mercante di vino, è divenuto un cannoniere improvvisato; Georget, del servizio della Marina, venuto di recente da Brest, maneggia il cannone del Re del Siam. Strana cosa (se non fossimo avvezzi a vederne di simili): Georget se ne stava iersera a refocillarsi nel suo albergo, ed il cannone del Re del Siam era stato cent'anni al suo posto, senz'avere nessun rapporto con lui. Ed ecco che nel momento opportuno si trovano insieme e fanno udire una musica eloquente. Poichè egli, nell'udire ciò che avveniva in quel luogo, balzò dalla diligenza di Brest e vi accorse. Le Gardes Françaises saranno anche qui con l'Artiglieria reale: ah, se le mura non fossero così spesse! Su dalla Spianata, e orizzontalmente da tutti i tetti e da tutte le finestre circostanti, rosseggia un diluvio di moschetteria, irregolare, senz'alcun effetto. Gl'Invalidi stanno appiattati, e fanno fuoco relativamente con comodo, dietro alle mura; a mala pena fa capolino qualche punta di naso a traverso le cannoniere. Noi cadiamo colpiti, e non facciamo alcuna impressione!
Che la conflagrazione bruci tutto ciò che è combustibile! Sono arsi i Corpi di guardia e i refettorî degli Invalidi. «Un forsennato parrucchiere con due torcie accese» era sul punto di appiccare il fuoco «al salnitro dell'Arsenale», se non fosse accorsa gridando una donna, e un patriota, con una certa infusione di filosofia naturale, non gli avesse fatta uscire l'anima dal corpo (assestandogli il calcio del moschetto sulla bocca dello stomaco), e non avesse poi capovolti i barili e arrestato l'elemento divoratore. Una bella signorina, presa mentre fuggiva dalle corti esterne, creduta erroneamente la figliuola di De Launay, sta per esser bruciata sotto gli occhi di De Launay; ella giace svenuta su un pagliericcio; ma ancora una volta è un patriota, il bravo Aubin Bonnemère, vecchio soldato, che si slancia precipitosamente e la salva. Si brucia la paglia, tre carrettate di paglia tirate fin lassù; si solleva un fumo denso, che rischia di soffocare lo stesso Patriottismo. Per tal modo Elie, abbruciandosi le ciglia, ebbe a trascinare via un carro, e un altro carro il «gigantesco merciaio» Réole. È un fumo d'inferno, una confusione di Babele, un fracasso che par venuta la fine del mondo!
Scorre il sangue, alimento di nuovo furore. I feriti vengono trasportati nelle case della Rue Cerisaie; i morenti lasciano la consegna di non cedere fin che la Fortezza maledetta non sia caduta. Ma, ohimè, come potrà cadere? Sono così spesse le sue mura! Tre Deputazioni arrivano dall'Hôtel-de-Ville; l'Abbé Fauchet (che faceva parte d'una di esse) può dire con quale coraggio di benevolenza quasi sovrumano. Esse fanno sventolare lo stendardo civico nell'atrio, e restano in piedi battendo il tamburo; ma senza niun effetto. In quel finimondo, De Launay non può udirle, non osa credere alla loro presenza; ed esse ritornano in preda ad una collera giustificata, con le orecchie ancora intronate dal fragore del piombo. Che fare? I pompieri son qua e dirigono il getto delle loro pompe sui cannoni degli Invalidi per bagnarne i foconi; senonchè, disgraziatamente, il getto non può raggiungere quell'altezza, e non riescono a produrre altro che nugoli di spruzzi. Individui che posseggono cognizioni classiche propongono l'uso delle catapulte. Santerre, il rumoroso birraio del sobborgo di Saint-Antoine, consiglia piuttosto che si dia fuoco all'edifizio, servendosi d'un «miscuglio di fosforo ed olio di trementina da lanciare lassù col mezzo di pompe ad aria compressa». Ma, caro Spinola-Santerre, l'hai tu bell'e pronto questo miscuglio? Ognuno vuol fare da ingegnere! Eppure quel diluvio di fuoco non accenna a declinare; sparano le donne, sparano i Turchi; infatti, v'è una donna (col suo innamorato) e un Turco; sono avviate le Gardes Françaises; dei veri cannoni e dei veri cannonieri. L'usciere Maillard si dà un gran da fare; il Pensionato Elie, il Pensionato Hulin tempestano fra mille.
Il grande orologio della Bastiglia cammina (senza che si possa udirlo) nella sua corte interna, a suo bell'agio, e un'ora segue l'altra, quasi niente di speciale per esso o pel mondo stesse per accadere! Battè l'una quando cominciò il fuoco: ora s'appressa alle cinque, e il fuoco non dirada ancora. Giù giù, nei loro sotterranei, i sette Prigionieri odono un rumor sordo, simile a quello di un terremoto, e i carcerieri danno loro risposte vaghe.
Guai a te, De Launay, guai a quei poveri cento Invalidi che sono con te! Broglie è distante e ha duro l'udito; Besenval ode, ma non può mandare aiuti. Una povera compagnia di Ussari in ricognizione s'è avanzata circospetta lungo i Quais, sino al Pont Neuf. «Noi siamo venuti a unirci a voi», dice il Capitano, accorgendosi che la folla è senza limiti. Un individuo dalla grossa testa e dalla figura di nano, affumicato, cisposo, si fa innanzi sconciamente, e schiudendo le sue labbra violacee poichè è dotato di facoltà sensorie, gracchia loro: «Smontate dunque, e rendete le armi!» Il Capitano degli Ussari è ben pago d'essere scortato fino alla barriera e rilasciato sulla parola. Chi era mai quel tozzo individuo? La gente risponde: egli è Marat, l'autore dell'eccellente e pacifico Avis au peuple! È grande invero per te, o notevole chirurgo di cani, questo giorno in cui emergi e nasci a nuova vita: eppure al tornare di questo giorno, dopo quattro anni....! Ma lasciamo ricadere le cortine del Futuro.
Che farà De Launay? Una sola cosa De Launay avrebbe potuto fare: precisamente quella che aveva detto di voler fare. Ve lo immaginate voi seduto fin dalle prime avvisaglie, con un cero acceso, a portata di mano del magazzino delle polveri, immobile come un antico Senatore romano, o come il sostegno d'una lampada di bronzo, in atto d'informare freddamente Thuriot e chiunque altro, con un leggero movimento dell'occhio, qual sarebbe la sua risoluzione? «Egli sederebbe colà innocuo fin che non fosse molestato; ma la Fortezza del Re non potrà, non dovrà, non vorrà in nessun modo esser costretta ad arrendersi, eccetto che al messaggero del Re: la vita d'un vecchio non ha valore, e si perda almeno con onore; ma voi, o canaglia schiamazzante, pensate che sarà mai, quando l'intera Bastiglia si lancerà verso il cielo!» Solo in questo atteggiamento statuario, di lampadoforo, si può bene immaginarlo, De Launay avrebbe potuto lasciare che Thuriot, i rossi Curiali della Basoche, il Curato di Saint-Étienne e tutta la marmaglia del mondo facessero ciò che loro talentava.
Eppure egli non potè fare così. Hai tu considerato come il cuore d'ogni uomo risponde tremulo al cuore di tutti gli uomini? Hai tu notato come è onnipotente la voce di parecchi uomini riuniti? come il loro grido d'indignazione paralizza l'anima forte? come il loro querulo mugolio fa sentire un'angoscia non mai provata? Il Cavaliere Gluck confessava che la nota ispiratrice del più nobile passaggio in una delle sue più nobili opere era stata la voce della plebaglia che egli aveva udito a Vienna mentre gridava all'imperatore: Pane! Pane! È grande l'insieme delle voci umane: l'articolazione dei loro istinti, che sono più veri dei loro pensieri: è quanto di più grande l'uomo possa incontrare fra i suoni e le ombre creati in questo Mondo del Tempo. Chi può resistere, traccia il suo sentiero in qualche modo di là dal Tempo; ma De Launay non era da tanto. Sgominato, egli ondeggia in fra due; spera, a traverso la sua disperazione; non vuol consegnare la sua Fortezza; dichiara che la farà saltare in aria; dà di piglio alle torcie per mettere in atto il suo disegno, e poi non ne fa nulla. O disgraziato vecchio De Launay: questa è l'agonia che precede la tua morte e la morte della Bastiglia! Carcere, carcerati e carcerieri, quali che siano stati, sono destinati a finire.
Sono quattr'ore che il mondo di Bedlam rugge: Mondo della Chimera che soffia sul fuoco! I poveri Invalidi si sono sprofondati sotto i loro muri merlati, o non fanno che sollevarsi coi moschetti capovolti; si son fatta con dei tovaglioli una bandiera bianca e vanno battendo la chamade o pare che la battano, giacchè non è possibile udir nulla. Anche gli Svizzeri che difendono la saracinesca si mostrano stanchi di far fuoco; appaiono disanimati tra quel diluvio di fuoco; viene aperta una cannoniera del ponte levatoio da qualcuno che pare voglia parlare. Appare l'usciere Maillard, l'uomo astuto! Sopra un'asse, che vacilla su quell'abisso murato, che si avanza dal parapetto ed è bilanciata dal peso dei Patrioti, egli volteggia con pericolo della vita: quale Colomba! verso quale Arca! Sii destro, o abile Usciere: un uomo vi cade e giace sfracellato nel fondo lontano, contro la muratura! Ma l'usciere Maillard non cade: procede destramente col passo sicuro e con la mano protesa. Gli Svizzeri mostrano una carta a traverso la cannoniera; il destro Usciere l'afferra, e torna sui suoi passi. Termini della resa: Perdono, immunità per tutti! Sono accettati? «Foi d'officier, parola d'ufficiale, – risponde il Pensionato Hulin o il pensionato Elie, poichè sono discordi i pareri se sia stato l'uno o l'altro – sono accettati». S'abbassa il ponte levatoio; l'usciere Maillard aggancia le sue catene, e il diluvio vivente si precipita nell'interno: la Bastiglia è caduta! Victoire! La Bastille est prise! .